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Incidente sulla statale 18, un uomo perde la vita

CETRARO (CS) – E’ un uomo di 73 anni, Benedetto Antonio Quintiero, originario di Bonifati, nel cosentino, la vittima dell’incidente stradale che è avvenuto stamattina sulla strada statale 18 tirrenica, nel territorio di Cetraro. Lo scontro, le cui cause sono in via di accertamento, è avvenuto tra un’automobile Audi 80, condotta da un cittadino di Praia a Mare, e la motoape sul quale si trovava la vittima. Nell’incidente è rimasta ferita anche una donna, che era a bordo dell’auto.

Operazione antidroga, Fasano: «Legami con il clan Muto»

COSENZA – «Siamo soddisfatti per il lavoro svolto in pochissimo tempo e insieme alla dottoressa Fasano abbiamo raggiunto un buon risultato». Il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza Ottaviani si è detto soddisfatto dell’operazione condotta dai carabinieri di Scalea e coordinata dalla Procura di Paola, che ha portato al fermo di 25 persone per spaccio di droga nel Tirreno cosentino. Un’indagine che ha evidenziato il ruolo delle donne e anche di una ragazza minorenne. Sono emersi legami familiari con la cosca Muto di Cetraro ma su questo ci sono ancora indagini in corso. Anche il sostituto procuratore Fasano ha voluto rimarcare l’importanza del lavoro svolto. «Parliamo di un’indagine molto complessa e veloce. Lo spaccio riguardava soprattutto hashish e marijuana». L’indagine ha preso il via dall’arresto di una persona che ha portato poi a quattro mesi intensi di indagini. «Abbiamo riscontrato anche un reato di estorsione aggravata ai danni di uno degli indagati che è stata causata dai crediti derivanti dalla cessione dello stupefacente». E’ stato poi evidenziato nel corso della conferenza stampa «un ruolo molto attivo delle donne sia nei compiti di trasporto sia della cessione singola della droga». L’operazione ha infatti portato al fermo di ben sei le donne. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, i canali di approvvigionamento erano principalmente il territorio di Cetraro e anche Rosarno ma anche su questo aspetto ci sono indagini in corso. «Il provvedimento di fermo – prosegue la Fasano – è stato necessario per una velocità delle indagini durante le quali è emersa anche la preparazione di un furto a un supermercato che è stato sventato. Ci sono volti noti della criminalità locale e anche nuove leve. E’ emerso l’utilizzo di una ragazza minorenne, di quindici anni, non solo come consumatrice ma utilizzata per trasportare la droga. Al momento il reato rimane traffico di droga. Nell’organizzazione il ruolo attivo delle donne si giustifica con rapporti di parentela tra gli indagati». Lo spaccio avveniva nei locali della movida dell’Alto Tirreno cosentino. Dovranno inoltre essere approfonditi i rapporti con la cosca Muto di Cetraro: «Quello che emerge – conclude la Fasano – sono legami e rapporti di contiguità familiare e il ruolo di Mandaliti che è il referente del clan sul territorio».

Arbitro aggredito, sospesa la gara Rose-Cetraro

ROSE – E’ durata soltanto un tempo la sfida tra Rose e Cetraro valida per la tredicesima giornata del campionato di Prima Categoria – Girone A. Il match è stato sospeso dal direttore di gara, costretto a lasciare l’impianto anzitempo a causa dell’aggressione subita dai padroni di casa. Secondo quanto si è appreso, con il Cetraro in vantaggio di una rete siglata da Siciliano, l’arbitro, il signor Beltrano di Cosenza, ha comminato una espulsione a carico di un giocatore del Rose. A quel punto si sarebbe scatenato un putiferio. L’arbitro sarebbe stato attorniato dai calciatori di casa. Sarebbero volate parole grosse e, forse, anche qualche colpo proibito. A quel punto sono intervenuti i carabinieri che hanno scortato il signor Beltrano fuori dal campo sportivo. Dal suo referto dipenderanno le decisioni del giudice sportivo. Si preannunciano sanzioni pesanti.

Scossa di terremoto a Cetraro

COSENZA – Un terremoto di magnitudo ML 2.5 è avvenuto nella provincia di Cosenza alle 16:17. La scossa, con epicentro fra i comuni di Cetraro e Belvedere Marittimo, è stata localizzata ad una profondità di 11 km e avvertita nei limitrofi comuni di Acquappesa, Bonifati, Sangineto, Sant’Agata d’Esaro, Fagnano Castello, Malvito, Guardia Piemontese, Santa Caterina Albanese.

Il terremoto – come riportato dall’Istituto dall’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia – è il secondo della giornata. Alle 07:50 di questa mattina infatti si era verificata una prima scossa di magnitudo 2.2 a largo della costa tirrenica settentrionale (52 km di profondità), alla distanza di 12 km da Fiumefreddo Bruzio e 13 da Longobardi.

Disavventura a lieto fine per tre pescatori

CETRARO (CS) – Rimasti a secco di carburante, erano finiti alla deriva a bordo di una imbarcazione di circa quattro metri e mezzo, al largo della costa di Paola. La disavventura di tre pescatori, dispersi dalla serata di martedì, è terminata prima dell’alba di questa mattina, quando una unità della Guardia Costiera di Cetraro li ha intercettati e trainanti fino al porto. L’allarme era stato lanciato dai familiari dei tre, preoccupati per il mancato rientro dei congiunti. Subito sono scattate le operazioni di soccorso e due motovedette hanno preso il largo alla ricerca dell’imbarcazione. Nelle attività di ricerca è stato impiegato anche un elicottero della Guardia di Finanza, fino al felice esito delle operazioni.

I Kantiere Kairòs cantano in favore delle popolazioni terremotate

CETRARO (CS) – Sabato 10 settembre il Kantiere Kairòs si esibirà al Teatro Comunale F. Lanza di Cetraro in un concerto di beneficenza per la raccolta fondi a favore delle popolazioni terremotate dell’Italia centrale, promosso dall’Unità Pastorale di Cetraro (Parrocchia San Bernardo Abate, Parrocchia San Pietro Apostolo, Parrocchia San Marco Evangelista, Parrocchia Beata Vergine Addolorata e Parrocchia San Michele Arcangelo) e con il patrocinio del comune di Cetraro.
Durante la serata gli operai musicisti della band, capaci di trasformare ogni concerto in una grande festa musicale, presenteranno insieme ad alcune nuove composizioni il loro album “Il soffio”, già disponibile nei negozi tradizionali e in digital download, che sarà possibile acquistare anche durante il concerto per dare un contributo concreto e solidale, infatti i proventi della vendita dei dischi a Cetraro, saranno devoluti interamente per sostenere le popolazioni colpite dal sisma.

«In momenti terribili come questi è necessario rimanere vicino alle vittime del terremoto – spiega la band – sia con la preghiera che con le opere. Con la preghiera tutti noi possiamo manifestare la vicinanza personale consolando quanti soffrono, ma per ricostruire servono anche gesti concreti e la musica può farsi strumento per toccare le corde più sensibili ed evitare che si arresti  l’irrefrenabile macchina della solidarietà. Basta poco, ma basta farlo».

 

Peperoncino Jazz Festival, prosegue alla grande la XV edizione

CETRARO (CS) – Prosegue a ritmo incalzante la XV edizione del Peperoncino Jazz Festival, rassegna musicale itinerante nelle più belle località calabresi organizzata dall’Associazione culturale Picanto e diretta artisticamente da Sergio Gimigliano che, iniziata lo scorso 13 luglio, andrà avanti senza soluzione di continuità fino al prossimo 6 settembre, per poi concludersi con un’intensa “cinque giorni” all’insegna del III Calabria Jazz Meeting (momento di incontro e di confronto di tutti gli operatori del settore jazzistico calabresi) in programma dal 29 settembre al 2 ottobre a Cetraro.

Dopo le entusiasmanti tappe nel Basso Tirreno Cosentino (negli ultimi giorni le note del festival musicale più piccante d’Italia hanno letteralmente conquistato San Pietro in Amantea ed Amantea), DOMANI (venerdì 26 agosto) alle ore 22 l’evento confermatosi anche quest’anno uno dei migliori festival Jazz d’Italia all’esito del prestigioso referendum indetto dalla rivista specializzata Jazzit (Jazzit Awards) e realizzato con contributo dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria, degli enti Parco Nazionale del Pollino e Parco Nazionale della Sila, di ben 30 amministrazioni comunali e di importanti Sponsor privati (primo fra tutte Banca Carime, ma anche Confindustria Cosenza, Agis e Anec Calabria, Ottica Di Lernia, Gas Pollino, La Pietra Srl, Salumificio Montagna, Gelateria Capani, Simet Spa, Amarelli Srl, Skyline Costruzioni Burza, Nuovo Imaie ecc.) e con l’Alto Patrocinio dell’UNESCO, dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America e della Reale Ambasciata di Norvegia ha in programma, in Piazza Luigi Sturzo a Praia a Mare, un grandissimo evento, di cui sarà sarà protagonista una vera e propria icona del jazz internazionale: il sassofonista Rick Margitza, che torna in Italia dopo ben venti anni di assenza.

Impostosi negli anni Ottanta come uno dei protagonisti della New Wave jazzistica newyorkese, nel 1988 entra a far parte del progetto Davis Group di Miles, collaborando con lui nel suo ultimo periodo e prendendo parte alla registrazione di tre album storici quali “Armandla”, “Live Around The World” e “Live in Montreux”.

Strumentista eccelso, che si è imposto al grande pubblico per le sue qualità tecniche e stilistiche (un suono spiccatamente incisivo capace di veicolare un universo altamente lirico-poetico e fortemente moderno come il Miles Davis Group), Margitza, che nel corso della sua gloriosa carriera ha collaborato anche con altri grandi nome del jazz mondiale come Chick Corea, McCoy Tyner, Eddie Gomez e Tony Williams, ha realizzato anche numerose incisioni a proprio nome, dimostrando nel corso di tutto l’arco della carriera la propria classe di solista.

In questo tour italiano, che farà tappa a Praia a Mare, saranno al suo fianco tre eccellenti musicisti francesi: Manuel Rocheman al piano, Nicolas Moreaux al contrabbasso e Jeff Bourdreau alla batteria.

La serata, realizzata in joint-venture con il PraJazz (evento ideato e coordinato dall’Assessore Antonino De Lorenzo in collaborazione con il pianista Umberto Napolitano – che ne cura anche la direzione artistica – e organizzato dall’associazione culturale Nove Muse con il contributo dell’amministrazione comunale di Praia a Mare guidata dal Sindaco Antonio Praticò), sarà ad ingresso libero e, come nella migliore tradizione del festival musicale più piccante d’Italia, sarà arricchita dalla degustazione di prodotti tipici calabresi.

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Si segnala che in occasione della tappa a Praia, importante paese costiero il cui territorio è ricompreso nel Parco Nazionale del Pollino, il giorno seguente al concerto (sabato 27 agosto) gli spettatori del Peperoncino Jazz Festival potranno prendere parte, gratuitamente, all’escursione guidata a cura delle Guide Ufficiali del Parco Nazionale del Pollino in programma al Fiume Argentino, che costituisce uno dei 75 siti di interesse geologico all’interno dell’area protetta del parco calabrese entrato da pochi mesi nella Rete Europea e Globale dei Geoparchi sotto l’egida dell’UNESCO (per info e prenotazioni obbligatorie si potrà contattare Gaetano Sangineti telefonando al 349 5346434).

Franco Muto resta in carcere

CATANZARO – Rimane in carcere Franco Muto. Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato l’istanza di scarcerazione dei legali del “Re del Pesce”, arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Frontiera” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Sono invece tornati in libertà Rocco Trazza, Angelo Casella e Giuseppe Scornaienchi, tutti coinvolti nella medesima inchiesta.

Cetraro, scoperta maxi piantagione di marijuana

CETRARO (CS) – Quattro piantagioni per quasi tremilatrecento piante di marijuana, coltivate in terreni ampi quanto cinque campi da calcio immersi in una zona impervia nel comune di Cetraro, sono state scoperte dalla Guardia di Finanza di Cosenza, in sinergia con gli elicotteri del Reparto Aeronavale della Guardia di Finanza di Lamezia Terme. Nei giorni scorsi, diretti dalla Procura della Repubblica di Paola, i finanzieri della locale Compagnia e della Brigata di Cetraro hanno avviato una serie di ricognizioni nelle zone più interne della costa tirrenica guidati “dall’alto” dagli elicotteri del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Lamezia. Si tratta di località notoriamente inaccessibili, difficili da controllare da terra perché situate su costoni scoscesi o circondate dalla foltissima vegetazione, caratterizzate da condizioni climatiche favorevoli che rendono estremamente floride questo tipo di “colture”. Dopo aver percorso una serie di ripidi sentieri, facendosi largo tra la fitta vegetazione aprendosi qualche improvvisato varco tra i rovi, le Fiamme Gialle si sono trovate dinanzi ad una vera e propria distesa adibita alla coltivazione di migliaia di piante di marijuana, perfettamente irrigata grazie ad una efficiente rete di tubazioni che si estendeva per centinaia di metri e prelevava l’acqua da una vasca, probabilmente originariamente costruita per dissetare i capi di bestiame, ma prontamente reimpiegata per l’illecito scopo. Rigogliose ed attentamente curate, le piante di marijuana, di ottima qualità, sarebbero state pronte, a breve, per essere tagliate, essiccate e, dunque, immesse sul mercato all’ingrosso. Già nei primi momenti dell’operazione si è palesato il salto di qualità fatto dai narcos: oltre alle perfette condizioni di “salute” della marijuana, posizionata in maniera “scientifica”, sono stati utilizzati concimi particolari e molto costosi. Ma non solo. I coltivatori hanno dimostrato di saper curare anche varietà estremamente rare di marijuana, dotate di un elevatissimo grado di THC. Un esempio è il rinvenimento di piante che nell’ambiente vengono indicate come “Chocolope Kush”, un incrocio tra varie qualità di Cannabis, un ibrido tra i più potenti e dannosi per la salute, o la cosiddetta “Cataract Kush” che sui blog viene addirittura “sconsigliata” ai fumatori alle prime armi proprio per l’alto tasso di principio attivo. Su alcune piante, poi, campeggiava un’etichetta riportante la dicitura “El fuego” e, ancora, “Cannalope Kush”, “OG Kush”, “Cole Train”, “Golden Berry” ed “Exodus Kush”, nomi che, probabilmente, ai più non dicono nulla ma che per gli “addetti ai lavori”, esperti del settore, o semplicemente consumatori, rappresentano la palese diversificazione di un mercato, quello della marijuana, in continua espansione, in grado di assicurare enormi rendite alla criminalità organizzata. Marijuana di elevata qualità, quindi, che su strada, al dettaglio, può raggiungere e superare i 20 Euro al grammo. Il sequestro ha, così, consentito di sottrarre alle consorterie criminali cetraresi le circa 3300 piante di marijuana che avrebbero fruttato, al dettaglio, circa 5,5 milioni di euro. Le indagini sono ora volte a risalire alla proprietà dei terreni, oltre che all’individuare le responsabilità in capo ai coltivatori ,che, alla vista degli elicotteri, si sono dileguati nella fitta boscaglia. Il servizio testimonia proprio come i narcos cetraresi si siano saputi reinventare, coltivando non più un solo prodotto, ma allargando “l’offerta”, andando così a soddisfare anche la domanda dei clienti più esigenti. Immettendo sul mercato grosse partite di marijuana di molteplici qualità i trafficanti locali si garantiscono il monopolio dell’”erba”, un affare da milioni di euro. Il blitz delle Fiamme Gialle s’inserisce in una serrata attività di prevenzione e repressione della produzione e coltivazione di stupefacenti ,che, da anni, vede impegnate le Fiamme Gialle dell’Alto Tirreno cosentino in un settore, quello della cannabis, che sembra non conoscere crisi.

 

‘ndrangheta, sgominato clan Muto. Gratteri: «Si muoveva come una multinazionale»

COSENZA – A finire nei guai anche alcuni amministratori giudiziari ai quali era stata affidata l’Eurofish, una ditta confiscata a seguito di una maxi operazione condotta nel 2006 e che continuava ugualmente a rispondere agli ordini dei capicosca. Alcuni di essi sono noti a Cosenza per aver assunto il controllo della squadra di calcio nel 2003, quando la società silana venne commissariata dalla giustizia. Si tratta di Nicola Giuseppe Bosco e Gennaro Brescia, per i quali i magistrati avevano richiesto anche l’arresto, richiesta respinta dal Gip. Nel complesso dell’operazione, denominata “Frontiera” le manette sono scattate per 58 persone, tutte appartenenti al clan del re del pesce Franco Muto. 400 i militari impiegati per cingere d’assedio l’abitato di Cetraro e consentire l’arresto degli appartenenti al sodalizio criminale. In carcere anche i due figli di Franco Muto, Luigi e Mara. Esercitavano il monopolio sul pescato lungo il Tirreno cosentino, estendendo le proprie articolazioni anche sulle coste lucane e nel Cilento. Riuscivano a controllare ogni singola barca, stabilendo il prezzo di vendita del pesce e procedendo alla piccola e alla grande distribuzione. E chi non si piegava subiva delle ritorsioni, come capitato ad un grande supermercato della catena Conad, incendiato il giorno della inaugurazione. L’inchiesta, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ed avviata nel 2014, ha consentito di accertare anche legami con la camorra nella gestione dei traffici di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, che inondavano le località turistiche del Tirreno. La cosca inoltre aveva il monopolio commerciale anche nel settore delle lavanderie industriali cui ristoranti ed attività alberghiere erano obbligate a rivolgersi. I particolari dell’indagine sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa organizzata presso il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, alla quale sono intervenuti il comandante dei Ros Giuseppe Governale, i magistrati Nicola Gratteri, Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto della direzione distrettuale antimafia, il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza Fabio Ottaviani. Emersa anche l’inerzia delle istituzioni. A Cetraro il comune ha inaugurato dei locali che avrebbero dovuto ospitare l’asta del pesce. Scatole vuote rimaste malinconicamente inattive.«La cosca Muto si muoveva come una multinazionale, diversificava le proprie attività e gli interessi economici per avere il controllo assoluto del territorio, controllava quasi il respiro in questo territorio. Oggi abbiamo colpito i vertici di una delle famiglie più importanti della ‘ndrangheta della famiglia Muto di Cetraro che tra l’altro controllava il pescato di tutte le imbarcazioni che operavano sulla costa cosentina – ha spiegato Gratteri sottolineando che – ordinavano a tutti i pescatori che tipologia di pesce volevano, se non era quello imponevano di buttarlo in mare: controllavano questo pescato che rivendevano alla grande distribuzione e a tutti i ristoratori della fascia tirrenica cosentina». Tra gli indagati anche diversi amministratori giudiziari. «Infedeli, asserviti alle organizzazioni mafiose, perché beni confiscati continuavano a essere gestiti dalla cosca. Per questi amministratori giudiziari abbiamo chiesto misure interdittive, che non sono state accolte ma faremo appello perché queste persone devono andare in carcere – ha aggiunto Gratteri – Ai fini della credibilità dello Stato non è possibile che beni sequestrati alla mafia continuino a essere nella disponibilità dei mafiosi». I magistrati hanno dato esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 7 milioni di euro. Presente alla conferenza stampa anche il generale del Ros dei carabinieri Giuseppe Governale. Francesco Pirillo lo ha intervistato:

L’inchiesta calabrese si incrocia con quella condotta in Campania sull’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, assassinato il 5 settembre 2010. Le indagini infatti, consentivano di accertare la presenza di tentacoli della cosca Muto nell’area del Cilento e nel Vallo di Diano dove Franco e Luigi Muto e Pietro Valente, della cosca di Scalea confederata con i Muto, avevano stretto rapporti con Vito Gallo di Sala Consilina. Inoltre, una parallela attività investigativa avviata dai Carabinieri della Compagnia di Scalea, metteva in rilievo i traffici illeciti di cocaina, hashish e marijuana che il clan Muto gestiva sull’intera costa dell’alto Tirreno cosentino, dove poteva contare su un fiorente mercato legato alla presenza di migliaia di turisti nelle note località estive di villeggiatura, Scalea, Diamante e Praia a Mare. Durante l’inverno il mercato della droga rimaneva comunque attivo poiché i clienti arrivavano anche dalla vicina Basilicata e le dismesse abitazioni estive venivano usate come depositi di stupefacente. Sulla base degli elementi indiziari raccolti, in particolare dai militari della Compagnia di Scalea per i quali Gratteri e Luberto hanno speso parole di elogio per il lavoro effettuato, si delineava l’operatività del sodalizio mafioso facente capo a Francesco Muto, dedito principalmente ad attività di narcotraffico ed al pervasivo sfruttamento delle risorse del territorio di diretta influenza, attraverso una serie di attività fittiziamente intestate a prestanomi mediante le quali assumevano il controllo monopolistico di importanti settori commerciali, il principale dei quali era il settore ittico. Muto, considerato il re del pesce, era già stato condannato per aver avviato un vero e proprio controllo monopolistico dell’offerta e della domanda di pescato nell’alto tirreno cosentino, tramite l’impresa Eurofish intestata al genero Andrea Orsino. La Eurofish era già stata confiscata nel 2006 ma di fatto, è rimasta nella disponibilità dei Muto per come emerso dalle indagini. Secondo i magistrati vi sarebbe stata una documentata connivenza degli amministratori giudiziari, per cui la Eurofish ha continuato ad esercitare l’offerta di pescato in regime di monopolio, garantendosi l’esclusivo conferimento da parte delle flottiglie locali di pescatori e imponendo modalità, tempi e tipologia di prodotti ittici da immettere sul mercato. Sono inoltre emersi i rapporti con la grande e media distribuzione, con i ristoratori e con gli albergatori della riviera settentrionale cosentina, ai quali i prodotti ittici venivano distribuiti e commercializzati in assenza di concorrenza. Il controllo ‘ndranghetistico nel settore è stato ulteriormente assicurato dalla diretta gestione dei punti vendita al dettaglio e dalle imposizioni estorsive agli imprenditori più che si ribellavano al sistema. In questo ambito, Vito Gallo e Pietro Valente, per assicurare ai Muto la gestione della pescheria interna al Centro Commerciale di Sant’Arsenio (SA) e del supermercato di Scalea, entrambi a marchio Conad, mettevano in atto richieste estorsive ed attentati volti a convincere i titolari delle imprese a piegarsi al racket. Inoltre la cosca dei Muto, utilizzando vari congiunti e prestanome, ha avviato diverse rivendite di pesce assicurandosi così una significativa fetta dell’offerta al dettaglio di prodotti ittici, eludendo le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione ed agevolando la consorteria di ‘ndrangheta di appartenenza. Vi era poi un interesse nel settore delle lavanderie industriali. L’attività era gestita da Antonio Mandaliti, elemento di vertice della cosca Muto, ed era fittiziamente intestata alla moglie Maria Iacovo. Forniva le proprie prestazioni ai numerosissimi alberghi, ristoranti, resorts e villaggi turistici nel territorio criminalmente controllato dal sodalizio, imponendo contestualmente l’approvvigionamento di prodotti ittici presso l’impresa dei Muto. Ancora il clan gestiva i servizi di vigilanza e sicurezza dei locali di intrattenimento sulla riviera settentrionale tirrenica, attraverso una serie di fidati imprenditori di settore che hanno assicurato al sodalizio cosiddetto “degli zingari” di Cosenza ed agli stessi Muto, la ripartizione di tali attività, imponendo ai titolari di locali e discoteche il numero di buttafuori ed addetti, nonché il costo delle prestazioni di ciascuno di essi. L’indagine ha inoltre documentato, anche attraverso una serie di mirati interventi repressivi, un’intensa attività di narcotraffico realizzata dagli appartenenti alla cosca Muto principalmente su due piazze di spaccio individuate nei centri di Sala Consilina (SA) e Praia a Mare (CS), sfruttando diversificati canali di approvvigionamento, utilizzati in base al tipo di sostanza commercializzata. Tra i con stampa blitz mutorapporti in essere, vi era quello che legava i Muto al clan camorristico dei Nuvoletta di Marano di Napoli. Per quanto attiene la cocaina, è stato documentato, anche mediante diversi interventi di riscontro e sequestri, come la stessa, una volta approvvigionata, venisse custodita a Cetraro e poi ceduta, in quantitativi variabili, ai vari rappresentanti di zona, operativi nella gestione di singole piazze di spaccio. Sono stati inoltre accertati, soprattutto nella stagione estiva, gli interessi della cosca Muto anche per la coltivazione di canapa indiana sugli estesi contrafforti appenninici dei comuni interni della provincia settentrionale tirrenica cosentina. Nell’estate del 2015 veniva infatti localizzato un significativo appezzamento di terreno coltivato con canapa indiana, nel comprensorio del comune di Buonvicino (CS) e nella mattinata del 29 settembre 2015 venivano tratti in arresto 3 soggetti che si erano recati a mietere il raccolto, successivamente quantificato in complessive 336 piante con la massima percentuale di principio attivo. Nel corso della perquisizione, all’interno di un manufatto, venivano rinvenute e sequestrate numerose armi e munizioni, tra le quali un fucile a canne mozze, cinque pistole (tutte armi con matricola abrasa), un pugnale da caccia, 4 ordigni artigianali, esplosivo da cava e miccia detonante. La centralità della cosca di Cetraro nel mercato dello stupefacente dell’alto Tirreno è stato confermata, come già detto, da pregresse indagini della Compagnia di Scalea. Le attività investigative hanno infine consentito di individuare anche un gruppo di fuoco dedito alle rapine presso uffici postali ed istituti di credito del territorio controllato dalla cosca Muto, documentando finanche le fasi precedenti ad uno di questi assalti, programmato presso l’Ufficio Postale di Sangineto. Il 4 giugno 2015, nell’imminenza della rapina, le forze dell’ordine procedevano ad un intervento preventivo che consentiva l’arresto in flagranza di 7 rapinatori ed il sequestro di armi con matricola abrasa complete di munizionamento, giubbetti antiproiettile, indumenti per il travisamento, materiali da sfondamento e 2 autovetture di provenienza furtiva. Questo l’elenco completo degli arrestati: Antonio Abbruzzese, Carlo Antonuccio, Gianluca Arlia, Pierpaolo Bilotta, Agostino Bufanio, Giulio Caccamo, Giuseppe Calabria, Pietro Calabria, Vincenzo Campagna, Giuseppe Candente, Gino Caroprese, Enzo Casale, Angelo Casella, Simone Chiappetta, Fedele Cipolla, Franco Cipolla, Alessandro De Pasquale Gianfranco Di Santo, Giuseppe Natale Esposito, Gaetano Favaro, Giuseppe Fiore, Pier Matteo Forestiero, Amedeo Fullin, Antonietta Galliano, Cono Gallo, Vito Gallo, Agostino Iacopo, Maria Iacovo, Simone Iannotti, Emanuel La Scaleia, Guido Maccari, Alessandra Magnelli, Filippo Martelliani, Francesco Muto, Luigi Muto, Mary Muto, Carmine Occhiuzzi, Luca Occhiuzzi, Andrea Orsino, Alfredo Palermo, Valentino Palermo, Sara Passariello, Antonio Pignataro, Sabrina Silvana Raimondo, Maurizio Rango, Vittorio Reale, Andrea Ricci, Francesco Giuseppe Riente, Simona Maria Assunta Russo, Luigi Sarmiento, Giuseppe Scornaienchi, Salvatore Sinicropi, Mariangela Tommaselli, Eupremio Rocco Trazza, Alexander Tufo, Pietro Valente e Fabrizio Vitale. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Distrettuale del tribunale di Catanzaro, Giovanna Gioia. Gli arrestati sono accusati a vario di titolo di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina.

Pier Paolo Bilotta
Pier Paolo Bilotta
Alexander Tufo
Alexander Tufo
Francesco Giuseppe Riente
Francesco Giuseppe Riente
Andrea Ricci
Andrea Ricci
Vittorio Reale
Vittorio Reale
Filippo Matellicani
Filippo Matellicani
Emanuel La Scaleia
Emanuel La Scaleia
Amedeo Fullin
Amedeo Fullin
Gino Caroprese
Gino Caroprese
Vincenzo Campagna
Vincenzo Campagna