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Il Primo Maggio la Cgil di Cosenza torna in piazza per ridare voce ai “lavoratori”

Cosenza – La Cgil di Cosenza torna in piazza il primo maggio per ridare voce ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari, a chi ha perso il posto, ai cassintegrati, agli esodati, a tutte quelle persone che vivono una situazione sempre più drammatica.
D’altronde la Camera del lavoro bruzia ha sempre legato le celebrazioni del primo maggio alla denuncia di una mancata crescita che caratterizza il nostro territorio. Quello che oggi ci preoccupa più che in passato è l’assenza di una prospettiva, di una speranza che venga invertita la rotta. I numerosi gesti di disperazione degli ultimi tempi costituiscono la spia di un disagio diffuso che mette a rischio la coesione sociale, anche nella nostra provincia. Un disagio che oggi necessita di risposte immediate.
La Cgil, dal canto suo, ha storicamente abbinato la protesta a proposte concrete, basti considerare il Piano del lavoro presentato nei mesi scorsi a Roma che contiene progetti pensati per il Mezzogiorno e la Calabria: misure contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle aree interne, interventi sulla green economy, insediamenti industriali di colossi dell’energia, lotta alla criminalità organizzata, valorizzazione dei giovani e delle donne. Una serie di idee, insomma, capaci delineare un futuro migliore e che dà grande spazio a tematiche quali il reinserimento dei cassintegrati e un welfare più diffuso e incisivo.
Nell’anno del suo centenario, la Cgil di Cosenza intende rilanciare il Piano del lavoro e tutta un’altra serie di proposte proprio in occasione del primo maggio con una manifestazione organizzata a partire dalle 10.30 di piazza della Vittoria. La giornata sarà chiusa dal concerto di Eugenio Bennato, un cantautore del Sud e per il Sud.
La Camera del lavoro di Cosenza è convinta che ripartire dal lavoro si deve e si può, per questo motivo lancia un appello a tutti i cittadini e alle forze politiche e sociali affinché mercoledì diano forza alla Cgil e, soprattutto, alle donne e agli uomini che da cento anni sono l’anima del sindacato.