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“Pane al Mondo”: Catanzaro dedica una mostra ai temi dell’Expo

Invito-Marca-20x15-DefSarà inaugurata giovedì 9 luglio alle ore 18 la mostra di Chiara Dynys “Pane al mondo” che affronta i temi di Expo. Oltre cinquanta opere per celebrare il pane, scelto come alimento per antonomasia, e la sostenibilità ambientale. Contro lo spettro dell’inquinamento.

Un invito a difendere la biodiversità e quella sostenibilità ambientale da cui passa la corretta ed equilibrata alimentazione. Nell’anno di EXPO e in aderenza ai temi suggeriti dall’esposizione universale, Chiara Dynys espone al MARCA di Catanzaro, dal 10 luglio al 9 settembre.

L’iniziativa, organizzata dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, guidata dal presidente Enzo Bruno, e dalla Fondazione Rocco Guglielmo, rappresenta il frutto di una collaborazione instaurata con il Museo Carlo Bilotti di Roma e  sarà presentata nella conferenza stampa che precederà l’inaugurazione della mostra, alle 17.30.

Artista lombarda da sempre legata da un’affinità elettiva con la terra di Calabria, come dimostrano le sue mostre alla Fondazione Rotella, la sua presenza nella collezione permanente del MAB di Cosenza – città per la quale sta preparando un’opera che verrà collocata proprio in Piazza Bilotti – e il progetto per un’installazione pubblica presso la sede dell’Università della Calabria a Rende.

Il percorso al MARCA parte proprio da Pane Al Mondo, coppia di opere gemelle che dà nome all’ intero progetto: uno dei due esemplari consta di 360 diverse forme di pane in alluminio e in dimensioni variabili, poggiate su un tappetto ellittico istoriato con l’immagine del planisfero; l’altra ripropone il modello del mondo in forma di arazzo, su cui poggia questa volta una spiga in metallo protetta da una boccia di vetro. Nasce così una riflessione sulle emergenze alimentari, sulle disparità tra i Paesi più ricchi e gli altri: con il cibo, trattato come oggetto prezioso, a schiacciare il mondo. Il pane pesa allo stesso modo su ogni Paese, figurando come l’indigenza dei più poveri sia prima o poi destinata a ricadere anche su chi oggi è più fortunato. Salvo tornare, appena evocato, nell’ immagine fragilissima di una spiga indifesa: rimando al simbolo scelto dalla FAO, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di politiche alimentari su scala globale.

Strettamente connesso al cibo è il concetto di sostenibilità ambientale. Da qui la scelta di esporre Poisoned Flowers, serie di fiori fantastici sbocciati in un ideale giardino dell’Eden. Si tratta di immagini reali, fotografate dall’artista, che attraverso il ricorso alla stampa lenticolare appaiono e scompaiono davanti allo spettatore, accentuando l’effetto onirico dell’insieme.

L’Accampamento dei fiori, sorta di traduzione tridimensionale di questo lavoro, è costituito invece da diverse “tende” realizzate in fusioni di metacrilato, all’interno delle quali sono appoggiate coppie di fiori che svaniscono nel loro stesso colore, quasi fossero fantasmi.Il rapporto con la luce gioca un ruolo chiave per Dynys; e proprio la luce, considerata come elemento plastico, è al centro di un’altra delle opere presentate al MARCA: Tenda di luce propone una riflessione sul tema della casa, al tempo stesso serra e nido, permeata da una benaugurale aura di sogno. Completano la mostra alcuni pezzi della serie Tutto, le sculture Love Hate e Solidi platonici.

 

 

 

 

Moda Movie: Le novità su moda e cibo

moda-movie-copia-e1431777947819Il già ricco programma di Moda Movie, che contempla oltre alle serate evento anche mostre, workshop e convegno a tema, si arricchisce per questa 19a edizione dell’introduzione di “Moda♥Cibo”, lo showcase che coniuga la creatività nella moda e nella gastronomia. Il 31 maggio dalle 17.30, in attesa della serata Evento Cinema (alle 20.30 nella sala congressi dell’hotel Ariha di Rende), a bordo piscina dell’albergo-ristorante di via Marconi spazio alle eccellenze della produzione enogastronomica calabrese con un’ampia esposizione e degustazione dei prodotti di Sapori Mediterranei, l’iniziativa inserita nel progetto Moda Movie volta alla valorizzazione delle specialità e specificità del territorio regionale il cui momento di convivialità godrà della presenza dello chef Manfredi Bosco. Fra un assaggio e l’altro non mancheranno i momenti di spettacolo introdotti dalla splendida Valeria Oppenheimer, fashion blogger, conduttrice televisiva e radiofonica. Il bordo piscina accoglierà una performance di moda con gli abiti da sposa dell’atelier Elisa De Bonis e le creazioni su seta dell’artista e designer cosentina Luigia Granata, allietata dalla musica dal vivo a cura di Alessandro Castriota Skanderbeg, piano e voce, e Carlo Cimino, contrabbasso. Elisa De Bonis, finalista a Moda Movie 2006, dopo varie esperienze ha deciso di continuare il proprio percorso lavorativo nella sua città creando una linea di abiti da sposa che realizza e vende nell’elegante atelier di Cosenza. Luigia Granata, esperta in cromoterapia e psicologia del colore, è direttore artistico dell’Ucai (Unione Cattolica Artisti Italiani) e responsabile dei laboratori di scultura per Exodus. La kermesse “Moda♥Cibo” vedrà anche l’esibizione del coro Euterpe di Rende, ufficialmente riconosciuto fra i cori della Galassia dell’Antoniano, istituito con l’intento di diffondere e veicolare attraverso le voci dei bambini valori universali quali la fratellanza, la solidarietà, il dialogo fra le diverse culture, in perfetta coerenza con il tema dell’edizione 2015, Crossing Cultures.

Wedding In Vetrina: gli eventi “unici” di Villa Fabiano

villa fab 2Il giorno del matrimonio merita di essere ricordato come il più dolce dei ricordi. Lo sa bene Villa Fabiano Best Western Hotel, ai primi posti delle strutture d’eccellenza in Calabria per la classe e la qualità, che si prepara ad un nuovo palinsesto di eventi all’insegna della raffinatezza e del buon gusto.

Classe, eleganza, qualità e personalizzazione rappresentano da sempre gli elementi che contraddistinguono la nota location calabrese, da sempre sinonimo di garbo e raffinatezza. La cura del cliente e la sua soddisfazione costituiscono la base per ciascun evento, che nasce  allo scopo di comprendere le esigenze delle future coppie al fine di realizzarle al meglio. L’impegno e il desiderio di creare nuove ed originali occasioni di incontro per la creazione del giorno perfetto, induce l’intero staff ad una costante ricerca di innovazione che punta sempre alla perfezione.

A tale scopo, Domenica 24 maggio, dalle ore 16,00 alle 19,00 previo appuntamento,  Villa Fabiano  aprirà le porte a tutte le coppie di futuri sposi che vorranno degustare un esclusivo aperitivo preparato per l’occasione dai migliori chef della zona. Un momento d’incontro rivolto a tutti coloro che vorranno avere prova della creatività  e dell’affabilità che caratterizza l’hotel ma anche un momento ideale per vivere l’emozione del giorno più bello e per scegliere, attentamente, ogni dettaglio, secondo un principio di personalizzazione che consente a ciascuna coppia di distinguersi dalle altre.

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Un calendario ricco di eventi per un’azienda che punta solo all’eccellenza. Per tutti i dettagli 0984 838620 – 0984 403636 – villafabiano.it – villafabianoclub.com.

Lia Giannini

 

 

 

 

 

 

Per l’anima dei morti

Tarsia

E’ possibile raccontare la storia di un popolo, conoscere il  passato, anche attraverso il cibo?

Se lo chiedono Fiorenza Gonzales ed Emilia Sannuto, giornalista ed appassionata di enogastronomia, esperto tecnico di oli vergini ed extravergini la prima, e storica dell’arte, storiografa la seconda.

Le tradizioni gastronomiche, perse o ancora in uso, ci permettono di ripercorrere usi e costumi di una determinata popolazione appartenente ad una certa area geografica.

Il viaggio delle nostre protagoniste inizia da Tarsia, uno dei più antichi borghi della bassa Valle del Crati che sorge nel punto in cui il fiume si apre verso la piana di Sibari, noto per essere stato sede, in località Ferramonti, di uno dei più grandi campi di concentramento dell’epoca fascista.

Il territorio a forte vocazione agricola ha vissuto e vive tutt’ora dei principali prodotti della terra: agli uliveti e vigneti presenti, si aggiungono piantagioni di cereali e coltivazioni di ortaggi e, nella vicina zona di Corigliano, agrumeti. Tutti protagonisti assoluti delle tavole degli abitanti, una popolazione di contadini, proprietari terrieri, mezzadri, oltre a famiglie di nobili provenienze.

Le ricette raccolte, alcune delle quali accompagnate da detti e proverbi, sono tratte maggiormente dalla rielaborazione della tradizione orale degli abitanti che raccontano anche un pezzo di vissuto legato soprattutto ad una società basata sulla suddivisione in classi. Le esposizioni che seguiranno saranno descrizioni di ricette usate in particolari ricorrenze dell’anno con un significato ben preciso.

Le ricette saranno talvolta accostate a detti, proverbi, canti, favole, brevi racconti, leggende, un insieme di forme di trasmissione delle usanze, dei riti, delle pratiche, dei gusti, dei comportamenti della popolazione di Tarsia.

 

Per l’anima dei morti

Perché l’anima dei morti riposi in pace e risalga direttamente in paradiso, ecco due ricette  che la tradizione vede ancora sulle tavole imbandite nelle giornate di commemorazione dei defunti perché associate ad un rituale in suffragio delle anime degli estinti.

Si è persa invece la tradizionale richiesta porta a porta da parte dei ragazzi appartenenti ai ceti meno abbienti i quali si recavano presso le famiglie più facoltose che offrivano loro fichi secchi (molto simile all’attuale richiesta “dolcetto o scherzetto” che sta imperversando anche oggigiorno nelle città )

 

Pitticeddre

Piccoli pani a forma di pitta che venivano distribuiti nel vicinato in suffragio dei defunti.

Ingredienti:

Farina, acqua, lievito madre e un po’ di sale.

Impastare fino a far risultare il composto liscio.

Fare lievitare. Impastare nuovamente e creare dei piccoli pani, fare il buco al centro, fare lievitare ancora ed infornare (possibilmente in un forno a legna).

 

Ciciri e laganeddra

Se ne cucinava una grande quantità che veniva distribuita ai meno abbienti. Lo scopo di questo gesto, la distribuzione ai poveri, era analogo ad una preghiera per i defunti o una messa a loro dedicata.

 

Ingredienti:

per l’impasto: acqua, farina, un pizzico di sale.

per il condimento: ceci, olio evo, pomodori pelati o freschi da sugo, aglio (o cipolla) tagliato finemente, basilico (a piacere), peperoncino (a piacere).

Preparazione:

Fare l’impasto per la laganeddra (tagliatella senza uova), un composto di farina, acqua e sale; lavorarlo molto, fino a farlo risultare compatto e liscio.

Tirare la sfoglia sottile, rotolarla su se stessa. Prendere un coltello e tagliare tanti tronchetti larghi non più di mezzo centimetro.

Intanto dopo essere stati a bagno per una notte, vengono fatti cuocere i ceci nella pignata (tipico contenitore in terracotta dalla forma di un’anforetta), nel camino, accanto alla brace.

Si prepara quindi un sugo leggero a base di pomodori pelati (o freschi) tagliati a cubetti con aglio o cipolla, peperoncino e basilico ( a piacere ).

Far cuocere in abbondante acqua bollente la laganeddra;  a cottura ultimata scolare non del tutto la pasta ed aggiungere mescolando uno per volta prima la salsa di pomodoro, poi i ceci lessati insieme alla loro acqua di cottura. Mescolare dolcemente per non rompere la pasta, lasciare riposare pochi minuti e servire.

 

Fiorenza Gonzales


A mangiar sano si inizia da piccoli

Catanzaro – Imparare fin da piccoli  cosa significa nutrirsi in modo corretto e quali sono gli stili di vita più sani per prevenire i rischi connessi al sovrappeso è stato l’obiettivo primario del progetto di educazione alimentare “Cibo piacere di conoscerti”,  promosso dall’ Unità Operativa Pediatria di Comunità e rivolto agli alunni di scuola primaria dell’Istituto Comprensivo “Don Milani – Sala”. Il percorso formativo si è sviluppato attraverso una serie di  incontri organizzati dall’ Assistente sociale Rossella Parentela e dall’Infermiera pediatrica Valentina Critelli, le quali,  in stretta collaborazione con le insegnanti, hanno intrapreso iniziative didattiche in continuità con gli obiettivi programmati nei laboratori antropologico e linguistico–espressivo, rivolte a fornire input agli alunni, attraverso il gioco, le favole, il role-playing, su una  corretta alimentazione. Il percorso,  che ha coinvolto gli alunni in divertenti attività ludiche e motorie finalizzate anche ad un incremento dell’attivita fisica, è culminato giorno 29 maggio in un  incontro con le famiglie. La sensibilizzazione dei genitori alla problematica prevenzione dell’obesità e corrette norme di alimentazione è, infatti, il presupposto indispensabile per far crescere i giovani in modo armonico ed in uno stato di benessere ed inoltre, conditio sine qua non, per il raggiungimento degli obiettivi. Presenti alla giornata conclusiva gli autori del progetto Parentela e Critelli che ne hanno illustrato le fasi; le insegnanti Concetta Passafaro, Vincenza Santopolo, Gisele Pace e Francesca Parentela che hanno collaborato con assiduità e dedizione; il Responsabile Scolastico Antonio Caliugiuri che ha ringraziato l’unità operativa Pediatria di Comunità ed i suoi rappresentanti per il costante e puntuale lavoro di grande levatura professionale svolto nella scuola; la Responsabile dell’U.O. Dr.ssa Rossella Anfosso, che ha fornito ai genitori presenti indicazioni circa una corretta ed adeguata prima colazione, che normalmente viene saltata dalla maggior parte dei  bambini,  una sana merenda non ipercalorica e la  necessità di far incrementare l’attività fisica ai bambini. La manifestazione è stata allietata dai canti e dal girotondo sugli alimenti eseguiti dagli alunni entusiasti del percorso educativo.

Recuperare piatti della memoria a scuola, l’impegno del polo alberghiero-agrario

ROSSANO (CS) – Da “U SOZIZZ ERI PEZZENT” alle “PALLUTTELLE I ROSAMARINA”, dai “QUINULLILT” di tradizione arbereshe al bicchiere di vino rosso ottenuto dalle uve coltivate nella “DIFISA”, dalle formule auguranti recitate davanti al fuoco del camino ai 13 tipi di frutta da portare in tavola. Ci sono parole, suggestioni e ricette che, da sole, sono capaci di rievocare atmosfere, sapori e tradizioni. Non è festa, se mancano sulla tavola. Eppure, qualche ricetta, così come qualche usanza, sembra essere in via d’estinzione. Al recupero della memoria a tavola, ci pensano gli studenti del polo scolastico alberghiero-agrario dell’istituto d’istruzione superiore “Ettore Majorana” di Rossano.

Gli studenti hanno portato il loro contributo in occasione del Terra Madre Day portato a scuola dalla condotta Slow Food Sibaritide Pollino guidata dal fiduciario Lenin MONTESANTO che ha colto l’occasione per complimentarsi con i ragazzi per il lavoro di ricerca e recupero portato avanti.

Con questa attenzione alle tradizioni enogastronomiche locali – dichiara MONTESANTO – la scuola offre un contributo prezioso e strategico alla riappropriazione della propria storia, delle proprie risorse e del proprio futuro. Passa da qui la costruzione quotidiana dello sviluppo sostenibile dei territori. Si fa più politica così, a tavola, che non nei comuni o in parlamento!

Mia nonna – scrive Fortunato ATTADIA della II C – mi ha raccontato spesso della sua vita passata. Ci ha tramandato molte cose, persino i sapori legati a momenti particolari della sua vita. Ancora adesso mia madre propone alcune pietanze che la nonna le ha magistralmente insegnato, come “U sozizz eri pezzent”, la salsiccia dei poveri che si prepara con fegato di maiale, polmone, grasso, aglio, pepe rosso e sale. Il tutto viene impastato e passato nell’intestino. Cotta con il finocchietto selvatico oppure con lagane e ceci.

Il nonno di Simona DEBORA della VA, insieme agli altri marinai, partiva a notte fonda per andare “a mare” e arrivare a destinazione il mattino successivo. Le prospettive della nottata erano quelle di riuscire a riempire la barca di pesci. Arrivati a destinazione si calava la rete e si lasciava in acqua per molte ore. I pescatori andavano sulla spiaggia per scaldarsi con il fuoco oppure andavano in ricoveri di fortuna. Dopo molte ore si ritornava in mare e si ritirava su la rete. In questo periodo dell’anno (novembre, dicembre) si pescava molto il “vucca lupo”, la sardella neonata. Dopo la pesca partiva per ritornare allo “scario” e tutte le mogli dei pescatori si recavano sulla spiaggia per aiutare i propri mariti a sistemare il pescato nelle cassette che allora erano ancora di legno e li aiutavano a ripulire la rete dalle rimanenze del pescato. Al ritorno a casa sulle tavole delle famiglie era tipico preparare e consumare piatti con il pescato del giorno precedente: piatto tipico “palluttelle i rosamarina”.

Ancora oggi, nei paesi albanesi come Vaccarizzo e San Cosimo – è la testimonianza di ANTONIO MORELLO della II A – restano vive e sentite tutte le tradizioni antiche. Gli abitanti di preparano festosamente e con anticipo alle ricorrenze di Natale e Pasqua, preordinando le pulizie generali della casa e confezionando i caratteristici dolci casalinghi, con pasta all’uovo, uva passa, noci e mandorle. A Natale, tradizionalmente, se non si è di lutto e per non fare “malaugurio”, si deve mettere sul fuoco il tegame per friggere Krustoli, quinullilt, cugliec e pasta Kumbeten. Tutti questi dolci, dopo essere stati fritti, vengono immersi e cosparsi di confettini colorati. È necessario che ci sia un maschio a calare nel tegame il primo dolce, per vedere se l’olio è pronto, e far friggere il resto degli impasti, evitando che l’olio si consumi oltremisura. Al termine della frittura, si attacca al muro del focolare un pezzetto di pasta pronunciando l’augurale: “ma mire mote se so sot” che si traduce in “domani meglio di oggi”. Oltre ai dolci, ci sono alcune pietanze tipiche che arricchiscono il cenone di Natale: gli spaghetti con i broccoli, che anticamente si preparano con pasta fatta in casa, “fillilt”, si cucina il baccalà in umido e fritto “bakallat me pumbadnora ote diganisur”, si friggono i broccoli immersi nella farina impastata con uova e per finire vengono servite le tredici varietà di frutta. Il tutto è innaffiato col generoso e robusto vino rosso delle diffise o della zona del ribello.

Aumentano gli italiani che chiedono di avere un pasto caldo

 

ROSSANO (CS) –  Nel 2006, nella mensa diocesana di Rossano, voluta dal vescovo Santo Marcianò, gli italiani erano una decina scarsi. In 7 anni di attività, la mensa diocesana di Rossano ha quintuplicato gli italiani che chiedono di avere un pasto caldo al giorno. Si tratta di persone di padri separati e che hanno perso il lavoro. Oltre agli stranieri, ci sono 30 italiani che consumano nella struttura ed altre 15 persone che, per vergogna, prendono il cibo e lo consumano a casa.