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Colpo al clan Grande-Aracri, Molinari: “Complimenti alle forse dell’ordine. Ora rafforzare presidi di giustizia”

Il senatore Francesco Molinari del Gruppo Misto, in qualita’ di Componente della Commissione Parlamentare Antimafia, esprime soddisfazione per l’operazione di ieri, che ha inferto un duro colpo al clan “Grande Aracri” di Cutro. Il senatore Molinari, coglie anche l’occassione per chiedere al Governo un rafforzamento dei presidi di giustizia:

Un nuovo, duro colpo è stato inferto alla cosca “Grande Aracri” con gli arresti di ieri mattina, grazie alla bontà del lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine, quegli uomini in prima linea che quotidianamente mettono a rischio la loro vita.francesco molinari

Un lavoro che potrebbe dare ancora risultati maggiori se solo il Governo desse seguito alle promesse che ha disseminato negli ultimi anni, vagheggiando aumenti degli organici nei presidi di legalità : tribunali, caserme e commissariati. Una grave mancanza che si sente soprattutto al Sud, una terra dilaniata e consumata – socialmente e economicamente – dal fenomeno mafioso. E che, grazie alla miopia (interessata ?) di una certa politica sta provocando l’allargamento a macchia d’olio del fenomeno mafioso anche al Centro-Nord, come – dopo l’operazione “Infinito” – il prossimo processo “Aemilia” sta a dimostrare.
Con la senatrice Mussini ci stiamo interessando da mesi su tale indagine e sulla sottovalutazione dello spostamento del dibattimento processuale in luoghi diversi da quelli dove si è verificata l’infiltrazione della cosca “Grande Aracri”, in Emilia. Eppure è stata netta la percezione, durante lo svolgimento della missione della Commissione Parlamentare Antimafia a Reggio Emilia e Modena, dell’escalation della ‘ndrangheta nella sua nuova forma, diretta a sviluppare un modello di “interscambiabilità delle metodologie comportamentali mafiose”, tramite il quale interagire con altre organizzazioni criminali (soprattutto di matrice camorristica).
Questa pericolosa evoluzione deve trovare pronta la società civile a reagire presso il “giudice naturale” come delineato dal nostro Ordinamento, senza escamotage pseudo tecnici e/o logistici che potrebbero depotenziare il fondamento democratico delle nostre istituzioni : come, purtroppo, la storia giudiziaria italiana ci insegna, spesso non è stato indifferente il luogo di svolgimento dei processi.
Occorre sventare il tentativo della criminalità organizzata radicarsi stabilmente nell’evoluzione della nostra società, in modo magari non cruento ma sicuramente più subdolo ; occorre respingere la visione di chi apprezza come inevitabile un certo tasso di corruzione e di malaffare quasi come se esistesse una variante discreta – “politicamente corretta” – dell’esercizio del potere.
Davanti all’invasività di questo condizionamento c’è la perdita del concetto stesso di Stato di diritto : ecco perché il processo “Aemilia” costituisce un passaggio rilevante e quasi obbligato per l’espulsione della ‘ndrangheta – come di ogni altra organizzazione criminale – dal tessuto sociale, sia della Calabria che dell’Emilia Romagna. Due terre così diverse che possono e devono essere accomunate da un destino diverso da quello attuale, per quanto insolito per la seconda.
Siamo chiamati, ognuno per il suo ruolo, a fare la propria parte : politica, istituzioni e  forze dell’ordine.
Non è un compito impossibile abbattere le mafie. Giovanni Falcone diceva : “La mafia è un fatto umano. E come ogni fatto umano, ha un principio, una sua evoluzione e quindi anche una fine.”