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Cosenza: Il 4 luglio Consiglio comunale

Cosenza – La surroga dei consiglieri Massimo Lo Gullo e Carmine Manna, entrambi del PDL, ora assessori della Giunta Occhiuto, sarà il primo atto del Consiglio comunale convocato, dal presidente Luca Morrone, per giovedì 4 luglio alle ore 16.00.

L’Ordine del Giorno prevede inoltre le “Comunicazioni del Sindaco” per affrontare, poi, una serie di questioni rimaste in sospeso dalle precedenti sedute:

  1. Ordine del giorno su: «Proposta di modifica della modalità adottata nella nomina degli scrutatori nell’ultima tornata elettorale» (su richiesta del Consigliere Frammartino, pervenuta il 31/1/2013 – prot. Uff. Presid. n. 4).

  2. Regolamento comunale per la tutela degli animali.

  3. Richiesta di «fissazione di una seduta urgente di Consiglio comunale per discutere delle seguenti questioni: 1) ROM; 2) Metropolitana; 3) Lavori via Romualdo Montagna; 4) Stato del Reparto di Pediatria dell’Ospedale dell’Annunziata; 5) Stato della città dei ragazzi; 6) Cooperative tipo B » (su richiesta dei Consiglieri: Ambrogio, Perugini, Formoso, Lucente, Paolini, Bartolomeo, Falcone e Mazzuca, pervenuta il 10/4/2013 – prot. Uff. Presid. n. 20).

[N.B: le due prime questioni (ROM e Metropolitana) sono state già trattate nella seduta consiliare del 24 aprile 2013 e le successive tre questioni (Lavori via Montagna, Città dei Ragazzi e Cooperative B) sono state già trattate nella seduta consiliare del 28 maggio 2013].

  1. Richiesta di «fissazione di una seduta del Consiglio comunale, previa consultazione con la Conferenza dei Capigruppo, dedicata alla discussione dello stato di realizzazione delle linee programmatiche della Amministrazione» (su richiesta dei Consiglieri: Ambrogio, Perugini, Formoso, Lucente, Paolini, Bartolomeo, Falbo, Mazzuca e Nucci pervenuta il 10/4/2013 – prot. Uff. Presid. n. 21).

  2. Proposta formulata dalla Consigliera Lucente, con nota pervenuta il 6/5/2013 (prot. Uff. Presid. n. 29), recante all’oggetto: «Discussione proposta di legge di iniziativa popolare: testamento biologico ed eutanasia legale – Associazione Luca Coscioni».

  3. Richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19 del Regolamento del C.c., per discutere della «crisi dei rifiuti che ha investito negli ultimi periodi la nostra città» (su richiesta dei Consiglieri: Ambrogio, Perugini, Formoso, Lucente, Paolini, Mazzuca e Perri, pervenuta l’8/5/2013 – prot. Uff. Presid. n. 32).

  4. Concessione diritto di superficie a favore dell’A.T.E.R.P. di Cosenza per intervento E.R.P. in località “Donnici Superiore”.

  5. Richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19, comma 3 del Regolamento del C.c., per discutere sullo «stato di degrado e di abbandono delle frazioni (Donnici Inf. e Sup., Borgo Partenope e Sant’Ippolito) e di alcuni particolari quartieri (via Popilia, Gergeri, Casali e Centro Storico) della città» (su richiesta dei Consiglieri: Ambrogio, Lucente, Falcone, Savastano, Paolini, Mazzuca, Bartolomeo, Falbo e Nucci, pervenuta il 31/5/2013 – prot. Uff. Presid. n. 47).

  6. Richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19, comma 3 del Regolamento del C.c., per discutere sull’argomento «Problematiche relative all’impianto di depurazione sito in contrada Coda di Volpe di Rende» (su richiesta dei Consiglieri: frammartino, mazzuca, cipparrone, Lucente, nucci, spataro, perri e manna, pervenuta il 5/6/2013 – prot. Uff. Presid. n. 51).

  7. Richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19, comma 3 dello Statuto e art. 3 comma 4 del Regolamento del C.c., per discutere sull’argomento «Problematiche del cimitero di Cosenza: Analisi e prospettive» (su richiesta dei Consiglieri: bozzo, manna sacco, spataro, de cicco, mazzuca, ambrogio, frammartino e lucente, pervenuta il 5/6/2013 – prot. Uff. Presid. n. 52).

Di nuovo inserimento invece i seguenti argomenti:

  1. Richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19, comma 3 dello Statuto, per discutere sulle «Intenzioni reali dell’Amministrazione riguardanti il trasferimento del CONI provinciale» (su richiesta dei Consiglieri: Ambrogio, Perugini, Formoso, Lucente, Nucci, Lo Gullo, Mazzuca, Paolini, Perri, Spataro, Bartolomeo e Falbo, pervenuta il 18/6/2013 – prot. Uff. Presid. n. 53).

  2. Richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19, comma 3 dello Statuto, e dell’ art. 3 comma 4 del Regolamento del Consiglio comunale, concernente «Eventi franosi su Colle Mussano – Cimitero di Cosenza: stato attuale e prospettive di recupero» (su richiesta dei Consiglieri: Nucci, mazzuca, Paolini, Perri, Spataro, Bartolomeo, Falbo, Lo Gullo, pervenuta il 19/6/2013 – prot. Uff. Presid. n. 54).

La poetessa Giuliana Franco in Commissione Cultura

COSENZA – Senza la poesia non potrebbe quasi vivere, rappresentando per lei un’urgenza irrinunciabile: Giuliana Franco, poetessa ed eclettica artista di Cosenza, città dove vive dall’età di cinque anni, pur essendo nata a Frosinone, fa parte di quella schiera di artisti e poeti cui la Commissione cultura ha voluto dare una meritata visibilità per il lavoro attento di diffusione dell’arte e della cultura portato avanti sul territorio. E così Franco è stata nei giorni scorsi ospite dell’organismo consiliare presieduto da Claudio Nigro.

In veste di consigliere relatrice, Maria Lucente ha, nel suo intervento, messo in luce la poliedrica attività di Giuliana Franco. Stimolante l’impegno che la poetessa ed artista cosentina ha profuso e continua a profondere all’interno della sezione locale dell’U.C.A.I. (Unione Cattolica Artisti Italiani) il cui fine ultimo è l’incontro tra artisti e intellettuali della città sul terreno della condivisione di un percorso spirituale in grado di stabilire un significativo connubio tra Arte e Fede.

L’eclettismo della Franco è un susseguirsi di libri di poesie (tra gli altri “Orizzonti di…versi” e “L’ineguagliabile viaggio”) e di opere d’arte che sconfinano nella digital art, segmento nel quale si è ritagliata un suo apprezzabile spazio, applicandola anche ad opere che descrivono angoli e scorci della Cosenza storica.

La ricerca di cui si rende protagonista, proprio per la propensione a star bene in collettivi artistici, suscita la condivisione e l’apprezzamento di altri artisti che non hanno voluto farle mancare il loro sostegno e la loro presenza anche nella seduta nel corso della quale Giuliana Franco ha ricevuto il consueto riconoscimento della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi.

Anche se ogni artista non ama mai parlare di sé stesso, Giuliana Franco si è prodotta nello “sforzo” di descriversi, definendosi un po’ come l’Albatros di Baudelaire, una lirica nella quale viene descritta la condizione del poeta deriso nella società borghese.

Albatros o meno, Giuliana Franco si dice attraversata dal fuoco sacro dell’arte, mostrando assoluta consapevolezza del fatto che i poeti sono sempre artefici del proprio destino, nel bene e nel male. Scrive da quando era adolescente, essendo cresciuta accanto allo zio, il poeta cosentino Ciccio Pasqua. Poi, nel 2002, la decisione di rompere gli indugi e di diventare poetessa a sua volta per l’impossibilità di resistere all’impulso di esprimere pensieri, raccontare emozioni e percorsi di vita.

“La poesia ci mette in connessione con la nostra interiorità, ma anche con gli altri – dice – e tutto si sublima in poesia.”

Sul versante più artistico, Giuliana Franco è convinta che l’opera d’arte dia un senso al tempo che passa e non appartenga a chi la realizza, ma a chi la fruisce. Tutto vero. E, a dimostrazione di questo assunto, i suoi estimatori crescono, a cominciare dalle presenze in commissione cultura che ha visto radunarsi, attorno a lei, un bel numero di operatori culturali che apprezzano l’arte in forma collettiva, senza protagonismi individuali o competizioni di sorta.

 

Il poeta Gianfranco Aloe in commissione cultura

Cosenza – “Anche i bancari hanno un’anima”. Era il titolo di una commedia musicale di successo, scritta da quei grandi umoristi che rispondono al nome di Italo Terzoli ed Enrico Vaime e che rappresentò uno dei cavalli di battaglia della premiata ditta Garinei e Giovannini.

Quel titolo calza a pennello per Gianfranco Aloe, un passato da bancario, da politico militante e ora, in una sorta di “second life”, scopertosi fine scrittore e poeta di vaglia, capace di versi di grande profondità ed emotivamente molto coinvolgenti.

Ma i suoi versi, almeno finora, non ha ritenuto di doverli pubblicare “perché – dice – è difficile vendere libri, solo gli amici potrebbero acquistarli”.

Una scelta che probabilmente dovrà rivedere, anche sulla spinta e dietro l’incoraggiamento che riceve quotidianamente da quegli amici potenziali acquirenti e ieri dalla Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, che ha ospitato Gianfranco Aloe nell’ambito della rassegna rivolta a far emergere e valorizzare i talenti del nostro territorio.

Innegabile il talento di Aloe, espresso a piene mani nel racconto “Fratelli di fatto” che per la verità ha trovato pubblicazione su un periodico di cultura giovanile e che si è aggiudicato, meritatamente, il primo posto al Premio Letterario Internazionale “Arte solidale tra Musica e Memoria” 2011, promosso dall’Associazione culturale “Gueci” di Anna Laura Cittadino.

Ieri, dopo un breve saluto introduttivo del Presidente della Commissione cultura Claudio Nigro, è stata la Vicepresidente Maria Lucente a leggere per intero il breve, ma intenso racconto.

La lettura dei versi del poeta cosentino è stata affidata, nell’incontro in commissione cultura, a Rossella Gaudio, che da attrice consumata ha dato ancora più anima alle poesie di Gianfranco Aloe: “Vedo”, e l’inedita “E…venti”.

Prima di lei anche il giovane poeta Davide Carpino, con il quale Gianfranco Aloe condivide un pezzo del suo cammino nelle iniziative dell’Associazione solidale “La Terra di Piero”, aveva letto i versi di un’altra poesia, dal titolo “Rimorsi”.

Dopo aver ringraziato la commissione, Gianfranco Aloe ha spiegato di “vivere per gioco la poesia” che trasuda impegno civile, solidarietà ed anche denuncia.

Contaminare la città di cultura – ha aggiunto – è l’unico modo per farci uscire dalla nostra condizione di crisi e talvolta di subalternità. E il ruolo della poesia può in questo senso essere di grande aiuto.”

Ne sono convinti più che mai anche i consiglieri Maria Lucente e Mimmo Frammartino, che hanno espresso apprezzamento a Gianfranco Aloe. La Lucente “per la sua capacità di raccontare, ma anche di mescolare sapientemente la poesia con la sociologia e la psicologia” e Frammartino perché “Aloe rappresenta una delle risorse della città di cui bisogna andare orgogliosi”.

Il Saggista e Scrittore Emilio Tarditi Ospite della Commissione Cultura al Teatro “Rendano”

COSENZA – Quel che si dice un cittadino attivo, da sempre. Emilio Tarditi, saggista e scrittore di lungo corso, ha tratto ispirazione per i suoi innumerevoli scritti dalla sua  irrinunciabile cosentinità e dal suo essere legato a filo doppio alle sue origini, alla cultura, alle tradizioni e alle istituzioni della città dove è nato e che ama di un amore viscerale, al punto da dedicarle buona parte della sua produzione letteraria.

Un cursus honorum non da poco e che ha fatto scattare nella commissione cultura di Palazzo dei Bruzi la scintilla di una seduta straordinaria, tenutasi, sotto la Presidenza del consigliere comunale Claudio Nigro e con i componenti l’organo consiliare al gran completo, nella buvette del Teatro “Rendano”, quasi a solennizzare l’occasione.

Strenuo sostenitore del revisionismo storico, “la storia va riscritta e riletta più volte”, teorizzatore all’infinito dell’osmosi tra amministratori e cittadinanza, “uno degli obiettivi fondamentali della vita pubblica”, Tarditi ha più di un cruccio, un concentrato di idee che, se accolte, avrebbero una portata rivoluzionaria, pur nella loro normalità e semplicità di enunciazione, anche se tradurle in fatti concreti è molto più difficile di quanto non si creda.

Considera la questione meridionale “una dannazione” e il turismo in Calabria “un’occasione sprecata”. Quest’ultima vexata quaestio l’ha messa a fuoco nel suo saggio “L’illusione turistica”, del 2005, nel quale ha raccolto le lezioni tenute all’Università della Calabria al corso di Scienze turistiche.

Della sua Cosenza si è occupato più volte. Più di dieci anni fa nel volume “Cosenza città continovata”, un titolo dal sapore rinascimentale, mutuato da una definizione che della città dei Bruzi diede Leandro Alberti, immaginandola come una città che continua anche oltre i suoi naturali confini, in un abbraccio con i Casali e gli altri comuni vicini. E quel libro, infarcito di rimandi a figure illustri  della città (Giacomo Mancini, Florindo Antoniozzi, Luigi Gullo, Salvatore Giuliani, ecc.) è stato ricordato, nell’apertura dell’incontro al teatro “Rendano”, sia dal Presidente della Commissione cultura Claudio Nigro, sia dal consigliere comunale Mimmo Frammartino che ha proposto di tributare ad Emilio Tarditi l’omaggio per la sua produzione letteraria che ha in Cosenza il leit-motiv dominante.

“Con la sua penna – ha detto Frammartino – Emilio Tarditi, da sempre attento all’evoluzione urbanistica della città, ferma alcuni scorci di vita cittadina come quando si sofferma a descrivere piazze, strade e vicoli della sua Cosenza, persino i suoi fiumi: il Busento che per Tarditi è fiume misterioso, ed il Crati che è senza enigma. O quando ancora descrive i seminaristi malinconici all’uscita dal seminario cosentino nel cuore del centro storico.”

Spaccati di storia urbana cosentina non sganciati dalla vita civile. Quelli che ritroviamo anche nella sua ultima fatica “Dal Volga al Busento- Cronache cosentine di fine millennio”, pubblicato dall’editore Pellegrini, che sarà presentato ufficialmente in settembre, ma di cui ieri al “Rendano” si è parlato abbondantemente in anteprima.

“Un vero e proprio omaggio alla città – ha detto ancora Frammartino-  e che gli amministratori dovrebbero leggere tutto d’un fiato.

“Dal Volga al Busento, – lo ha spiegato lo stesso Tarditi – è un titolo scelto per sottolineare il movimento dei tanti cittadini dell’Est verso l’Italia subito dopo la caduta del muro di Berlino. Una migrazione alla quale non fu estranea neanche Cosenza che nelle sue piazze e nelle sue strade accolse i tanti “esuli” russi e polacchi arrivati a bordo di vecchie carcasse di autobus a vendere per strada mercanzie della più diversa estrazione. La prefazione del libro è di Walter Lupi, unico normalista dell’Università della Calabria.

Tarditi nel suo nuovo libro delinea anche una città urbanisticamente possibile, quella Cosenza protesa a diventare una città diversa, “piccola, ma aggraziata – dice l’autore – aperta alle innovazioni e alla modernità, in cui una nuova urbanità possa concepire soddisfacenti modelli di comportamento ed una più raffinata civiltà possa affermarsi.”

Per Tarditi la vera novità della Cosenza di oggi è il Mab, il Museo all’aperto fortemente voluto da Carlo ed Enzo Bilotti, e per il quale lo scrittore cosentino delinea anche un accostamento che potrebbe sembrare fuori misura, ma in effetti non lo è. Tarditi immagina che le opere en plein air collocate nel salotto buono della città bruzia, per la portata metafisica di alcune di esse, soprattutto quelle di De Chirico, possano ricordare in parte la città di Ferrara.

Nel libro edito da Pellegrini le cronache della storia urbana di Cosenza si intrecciano poi con le memorie dei viaggiatori. “Dal Volga al Busento” sembra, infatti, attraversato da un’aura da Grand tour, se è vero come è vero che alle cronache di storia urbana si affiancano i ricordi dei grandi viaggiatori del passato che incrociarono Cosenza sul loro cammino: da George Gissing a Duret de Tavel, da Giacomo Casanova ad Alexandre Dumas padre.

Non sempre positivi i giudizi che di Cosenza danno i grandi viaggiatori. Per lo più si tratta di giudizi tranchant. E se l’ufficiale napoleonico De Tavel non è affatto tenero per delle annotazioni di costume che, se possono non piacere, sono comunque lo specchio abbastanza fedele della stratificazione sociale della città, non va meglio con Casanova che, pur attratto dalle belle donne cosentine, dipinge gli abitanti di Cosenza come bruti. Nel volume c’è anche spazio per un’altra “magnifica ossessione” di Emilio Tarditi, consegnata dalla commissione direttamente all’attenzione del Sindaco Occhiuto: la battaglia di civiltà per l’abbattimento dell’ex Jolly. Una bruttura che deturpa il centro storico e che lo scrittore cosentino vorrebbe si eliminasse del tutto.

Apprezzamento per il lavoro svolto da Emilio Tarditi ha espresso anche la Vice Presidente della Commissione Maria Lucente per il quale lo scrittore “è un intellettuale serio, sobrio, dotato di grande sensibilità ed anche semplicità, così come è anche saggista e poeta attento e scrupoloso.”

Palpabile l’emozione e la soddisfazione di Tarditi per il tributo riservatogli dalla commissione cultura.

“Nella propria città – ha detto – non sempre c’è il riscontro positivo all’azione degli uomini che si impegnano nel silenzio e con modestia, confrontandosi con la realtà quotidiana.”

Ecco perchè il riconoscimento del Comune gli arriva particolarmente gradito, soprattutto perché ha un sapore diverso, avendo egli operato in assoluta libertà, al di là di ogni appartenenza, di logiche di schieramento o, peggio ancora, di faziosità.

A Tarditi ha sempre premuto fare la parte del cittadino, propositivo e non fazioso. Una scelta di campo che ne ha contrassegnato sempre l’agire, diventando quasi una sua cifra di riconoscibilità.

Il percussionista cosentino Leòn Pantarei in Commissione cultura

COSENZA – Personalità quasi sciamanica, grande affabulatore e musicista colto, portabandiera della contaminazione tra linguaggi musicali di diversa estrazione. Si potrebbe continuare all’infinito per delineare la figura di Leòn Pantarei, al secolo Leonardo Vulpitta, percussionista cosentino.

Dopo trenta dischi e un percorso musicale che lo ha portato a spaziare dal pop al reggae, dalla musica dub al raggamuffin anni ’90, fino ai progetti più recenti, maturati nell’alveo meramente jazzistico, logico attendersi anche un’attenzione delle istituzioni della città nella quale è nato e cresciuto. Ci ha pensato la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, a rendere il giusto tributo alla sua attività artistica, riservandogli una calorosa accoglienza culminata nell’attribuzione di un premio al complesso del suo percorso di musicista.

Ad introdurre l’ospite, il consigliere Mimmo Frammartino che ne ha ricordato i primi successi: “Vulpitta trasmette emozioni di grande respiro”. Ne ha ricordato ancora il premio attribuitogli dal referendum JazzitAwards 2012, ideato dalla rivista diretta da Luciano Vanni, che lo ha incoronato primo tra i percussionisti e collocato tra i dieci migliori strumentisti italiani, e ancora le collaborazioni con Pino Daniele e con Mariella Nava, Mango e Teresa De Sio.

Uno dei pochi in grado in tutta Italia di suonare le tablas indiane, difficile strumento al quale l’ha instradato un altro grande come Shalil Ustad Al Shankar, per Pantarei Leòn “suonare le percussioni è davvero tutto. E’ sensualità, capacità di immergersi nella diversità delle culture, dar vita ad una sorta di koinè dei dialetti espressivi.”

Seduto in platea Checco Pallone, anch’egli percussionista cosentino, tra le colonne dei “Dedalus”, che ha un legame empatico e di vecchia amicizia con Pantarei Leòn e che dovrebbe sfociare in un disco a breve.

Una carrellata di immagini suggella l’incontro a Palazzo dei Bruzi. Sono le immagini che si riferiscono ad un concerto del progetto più recente di Leonardo Vulpitta che ha dato vita alla formazione etno-jazz degli “Omparty” di cui Pantarei Leòn è cofondatore insieme al chitarrista Pasqualino Fulco e della quale fanno parte anche il sassofonista Alberto La Neve e il contrabbassista Carlo Cimino.

Le altre immagini fissano, invece, una vera e propria sarabanda al Piccolo Teatro dell’Università in cui allievi, docenti ed intellettuali della più diversa estrazione vengono “traviati” da Leòn sulla strada di un ammasso di suoni apparentemente assordanti, ma celebranti una sorta di rito liberatorio dal quale sono poi scaturite le premesse per l’organizzazione del lavoro futuro. Una specie di rave in stile “Les Tambour du Bronx”, dove anche le pentole e le padelle alimentano da par loro il set percussivo.

 

Il direttore del Conservatorio “Giacomantonio” Antonella Calvelli in commissione cultura

COSENZA – Da tre anni alla testa del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, la pianista Antonella Calvelli non si è mai crogiolata solo e soltanto nel ruolo di direttore, ma considerando la musica un’esigenza insopprimibile, ha alternato e continua ad alternare la guida di una delle più importanti istituzioni musicali del territorio con l’attività concertistica, mettendosi continuamente in gioco, com’è nel suo modo di essere.

Antonella Calvelli è stata ospitata dalla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, su proposta del Consigliere Mimmo Frammartino che ha introdotto l’incontro ricordando il percorso formativo seguito dal direttore del Conservatorio cosentino. “Una personalità – ha detto Frammartino – si apprezza anche per la formazione che ha seguito e che, nel caso specifico,  risale ad illustri figure di insegnanti.” Antonella Calvelli ha avuto, infatti, alcuni fondamentali punti di riferimento: dal maestro Rodolfo Caporali, allievo di Alfonso Rendano, ad Anna Maria Pennella, uno dei nomi più prestigiosi del pianismo europeo, a Riccardo Brèngola, violinista di indubbio valore con il quale ha approfondito il repertorio cameristico.

Quando le tocca prendere la parola, Antonella Calvelli si dice “onorata e lusingata”, anche per il riconoscimento che la Commissione cultura le ha tributato, consegnandole il premio riservato alle eccellenze espresse dal territorio. “Considero un vero privilegio – ha detto – essere alla guida di una delle più importanti istituzioni musicali della città, dopo un percorso che mi ha visto prima allieva del Conservatorio dall’età di 10 anni e poi docente, a 18 anni. Ecco perchè dico che la mia città è stata generosa con me.”

Nel corso dell’incontro è stato, infine, proiettato un video del concerto tenuto da Antonella Calvelli, insieme all’Orchestra del Conservatorio, nel 2009 al Piccolo Teatro dell’Università: l’esecuzione del IV concerto di Beethoven per pianoforte e Orchestra.

 

Il giornalista Marcello Romanelli in Commissione cultura

COSENZA – Un mix tra Rino Barillari, Enrico Papi e Roberto D’Agostino. Una sorta di depositario assoluto del gossip alle nostre latitudini, assiduo frequentatore di party, feste e lounge bar, sempre a caccia dello scoop o del volto noto in trasferta cosentina di cui raccontare, con dovizia di particolari, il più recente dei concerti o, meglio ancora, il dopo concerto o il dopo teatro.

E’ il giornalista Marcello Romanelli, cronista della “dolce vita” cosentina, come Rino Barillari, the king dei paparazzi, lo era di quella romana raccontata da Fellini nell’omonimo film. Se Marcello oggi ha maturato un’esperienza unica nel settore lo deve anche al suo mentore Barillari alle cui cure fu affidato dal direttore del “Messaggero” quando, dopo la repentina chiusura del “Quotidiano della sera” per il quale scriveva e si era trasferito da Cosenza a Roma, mandò una lettera al celebre e autorevole quotidiano romano per chiedere di essere utilizzato per le pagine di “rosa”, perché quel modo di fare giornalismo era entrato nel suo dna e perché di tornare in Calabria non voleva proprio saperne. Non era certo neppure che quella mail, indirizzata al “Messaggero”, fosse arrivata a destinazione, ma il “miracolo”, sorprendentemente, si avverò.

La singolare esperienza Marcello Romanelli l’ha raccontata in Commissione cultura a Palazzo dei Bruzi nel corso di un incontro durante il quale il giornalista è stato premiato dall’organismo consiliare presieduto da Claudio Nigro. Le funzioni di relatrice sono state svolte dalla Vice Presidente Maria Lucente

Visibilmente commosso e quasi incredulo di fronte al riconoscimento assegnatogli, Marcello Romanelli ha ringraziato i membri della commissione cultura di Palazzo dei Bruzi. Il giornalista era accompagnato da una cospicua rappresentanza della  redazione del suo giornale “Info night”, una vera e propria squadra che non gli ha fatto mancare il suo sostegno.

 

 

 

 

 

Le gemelle Fusco, giovani pianiste cosentine, in Commissione cultura

Cosenza – Studio, rigore, esercizio continuo e dedizione. E il pianoforte come scelta di vita. Giovanna e Maria Francesca Fusco sono due sorelle gemelle cosentine, di 21 anni, che hanno da sempre coltivato la passione per la musica. Ad alimentarla, oltre alla famiglia, la musicista Giusy Caruso che, quando erano ancora bambine, ne comprese il talento portandole con sé all’Accademia Musicale della Calabria “Francesco Saverio Salfi”. Da lì tutto ebbe inizio: rassegne musicali, diversi concorsi per giovani musicisti, i primi concerti.

Del talento delle gemelle Fusco si è accorta anche la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi che ieri le ha ospitate nell’ambito della rassegna dedicata agli artisti emergenti.

Per Maria Lucente, che ha avviato la seduta al posto di Claudio Nigro, Maria Francesca e Giovanna Fusco sono due giovani musiciste della nostra città che meritano di essere valorizzate. La loro cifra distintiva è data da impegno, studio e assoluta semplicità.

Giovanna e Maria Francesca Fusco si sono dette orgogliose e onorate di ricevere un riconoscimento dalla loro città. Precocissimo, dall’età di 8 anni, il loro approccio all’ascolto e alla pratica della musica, quando una pianola ricevuta in regalo ha dischiuso loro un mondo nuovo, quello dei suoni e dei tasti bianchi e neri del pianoforte da cui non si sono più separate. Lo studio del pianoforte è – per loro stessa ammissione “un arricchimento anche sul piano umano, perché aiuta a sviluppare la sensibilità”.

Oltre alla loro specialità, che resta il pianismo a quattro mani, hanno coltivato, ognuna per proprio conto, anche quella dei duetti strumentali, esperienza che si è andata col tempo consolidandosi, affiancando altri strumentisti, come violinisti e flautisti o accompagnando diversi cantanti.

Nel corso dell’incontro in commissione cultura le gemelle Fusco hanno mostrato anche un video che le ritraeva insieme durante uno dei concerti del ciclo “Pianoforte in studio” nel quale hanno eseguito, nel 2010, una versione del brano “Oblivion” di Astor Piazzolla e un altro pezzo appartenente alla tradizione classica napoletana, che Giovanna e Maria Francesca hanno da tempo inserito nel loro repertorio.

Al termine, il consueto riconoscimento della Commissione cultura, questa volta moltiplicato per due e che le sorelle Fusco hanno dedicato ai genitori seduti in prima fila, ma anche alla loro insegnante Giusy Caruso.

Tributo allo storico cosentino Coriolano Martirano dalla Commissione cultura al Teatro “Rendano”

Cosenza – “Cosenza è una città che è nel mio spirito, nella mia anima e nella quale sono fiero di vivere. Tra i diversi riconoscimenti ottenuti nel corso della mia attività, i due ricevuti dal Comune costituiscono per me il ricordo più bello perché me li ha dati la mia città che amo con tutto il mio cuore”.

C’è un misto di commozione e riconoscenza e tutta la sua dedizione alla città nelle parole dello storico e scrittore Coriolano Martirano, ospite ieri al Teatro “Rendano” della Commissione cultura del Comune di Cosenza, riunitasi in seduta straordinaria per conferire ad una delle personalità di maggior spicco del mondo culturale cosentino un riconoscimento che ha il valore di un doveroso tributo nei confronti di chi, con i suoi studi, l’instancabile ricerca e la sua produzione letteraria, ha fortemente contribuito all’affermazione dell’immagine della città di Cosenza nel resto del Paese. Il Premio conferito a Martirano dalla Commissione cultura segue quello del Pilerio attribuitogli dall’Amministrazione comunale e dal Sindaco Mario Occhiuto l’11 luglio dello scorso anno, in occasione del suo ottantesimo compleanno.

La cerimonia di ieri è stata aperta dall’introduzione del Presidente della Commissione cultura Claudio Nigro che ha preliminarmente letto un messaggio indirizzato a Martirano dal direttore artistico del “Rendano” Isabel Russinova, trattenuta a Roma da impegni di lavoro. Subito dopo ha ricordato gli aspetti più significativi dell’attività dello storico, segretario perpetuo dell’Accademia cosentina, “una delle personalità – ha aggiunto Nigro – che hanno dato e continuano a dare lustro alla nostra terra.”

L’incontro con Martirano è stata anche l’occasione per presentare in anteprima, con qualche giorno di anticipo sulla presentazione ufficiale programmata per la prossima settimana sul Terrazzo della casa editrice Pellegrini, l’ultimo libro dello scrittore, “Il luogo delle anime”, incentrato sulla suggestiva ipotesi, tutt’altro che peregrina, del passaggio di Dante a Cerenzia, in occasione di un suo viaggio, quasi una fuga, da Napoli in Calabria, per sfuggire a una condanna. Il Sommo Poeta, secondo quanto va sostenendo Martirano nel suo romanzo storico, avrebbe seguito il Vescovo di Siena a Cerenzia, nel versante crotonese della Sila, e una volta all’interno di un’Abbazia avrebbe scoperto un nascondiglio dove è segretamente custodito l’archivio sottratto da Tiberio al Tempio di Gerusalemme, sequestrato poi da Alarico e di cui entrarono in possesso i monaci dell’Abbazia. L’ipotesi di Martirano accredita non solo la presenza di Dante a Cerenzia, ma anche che i luoghi dell’entroterra crotonese potrebbero aver ispirato al Sommo Poeta il suo capolavoro “La Divina Commedia”.

Il relatore Mimmo Frammartino ha ricordato il gemellaggio istituzionale tra Cosenza e Padova cui diede impulso, da amministratore, agli inizi degli anni novanta, prendendo spunto dall’incontro tra le due squadre di calcio. In occasione di quel ponte ideale tra Calabria e Veneto, Coriolano Martirano fece riassaporare alla consistente comunità dei cosentini residenti a Padova l’orgoglio di appartenenza, contribuendo a rinsaldare il legame con le loro radici. La lectio magistralis di Martirano su “Telesio studente a Padova” fu applauditissima e molto apprezzata dal fior fiore degli studiosi patavini.

Lo scrittore, autentico ambasciatore della cosentinità, ha avvertito il bisogno di ringraziare. “Il mio ringraziamento – ha sottolineato Martirano – non nasce come un obbligo, ma come un affettuoso abbraccio. Quello di stasera è uno dei momenti della mia vita destinati a restare vivi per sempre, per la stima che porto al Municipio della mia città perché il Comune è sicuramente la più importante nell’architettura delle istituzioni dello Stato.” Martirano ha ammesso la sua curiosità di storico che spesso entra in contrasto con la storia ufficiale ed indaga fatti per così dire minori o episodici. Cosenza è una fucina di microstorie e Martirano spiega il perché.

Cosenza è l’unica città del Regno delle Due Sicilie che ininterrottamente dal 1200 al 1800 è libera e non feudata e che per tutto questo tempo si è amministrata da sola, sempre nel pieno rispetto delle leggi dello Stato. Quella indipendenza che rappresenta una necessità dello spirito è ancora oggi nella nostra anima. Mi sono dato il compito e l’impegno di consolidare nello spirito dei cosentini l’indipendenza e la libertà.”

Un compito perseguito con impegno, assoluta dedizione negli studi e nella ricerca, ma anche con umiltà e modestia, come ha sottolineato la moglie dello scrittore, Maria Cristina Parise Martirano che sul punto non sempre si trova d’accordo, ma che ha la piena consapevolezza di avere di fronte un grande uomo e se dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, c’è gloria anche per lei!

La Compagnia del Sorriso in Commissione Cultura

COSENZA – Un’avventura nata un po’ per passione, un po’ per gioco, ma anche per vincere una scommessa, quella di ribaltare i luoghi comuni sul quartiere di via Popilia e ribadire con fierezza l’appartenenza al territorio e alla sua matrice identitaria.

E’ l’esperienza delle mamme alla ribalta della Compagnia teatrale del Sorriso, un gruppo teatrale amatoriale, coordinato da Luisa Cinelli, un’insegnante di inglese che si occupa anche di regia, nato 4 anni fa, nell’ambito di un progetto PON avviato nel VII circolo didattico di via Giulia.

Dapprima il progetto era sorto per avvicinare le mamme alla scuola attraverso il teatro e in special modo attraverso uno spettacolo interpretato dai loro figli.

Poi la cosa piacque e piacque così tanto da invogliare a proseguire quel percorso in autonomia.

La peculiarità della Compagnia del sorriso è data dal fatto che dalle attrici alla regista sono tutte donne e, in barba ad ogni forma di superstizione, sono in tutto 17, tra casalinghe e ragazze del quartiere di via Popilia.

Le mamme alla ribalta della Compagnia del Sorriso sono state ricevute a Palazzo dei Bruzi in Commissione cultura.

All’incontro con le componenti della compagnia teatrale cosentina hanno partecipato, oltre al Presidente della commissione cultura Claudio Nigro e alla Vice Presidente Maria Lucente, anche il Presidente del Consiglio comunale Luca Morrone e i consiglieri comunali Francesco De Cicco, Mimmo Frammartino, Roberto Bartolomeo e Francesco Spadafora.

Tre le commedie portate in scena dalla Compagnia del Sorriso, diventate dei piccoli cult: “Biancaneve e i 4 nani” (rappresentato ben 11 volte), rivisitazione in vernacolo della celebre fiaba dei fratelli Grimm; “Nobili e povaromi”, rappresentato 4 volte e modellato su “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta e, infine, “Giulietta e Romeo” che ha riproposto il cavallo di battaglia di Shakespeare, cucinato in salsa cosentina.

La Compagnia del sorriso non si avvale di maestranze esterne, ma si occupa anche degli aspetti tecnici degli allestimenti: dalle scene ai costumi, dalle coreografie, alle musiche, alle luci. Tutto all’insegna del fai da te, affidato al buon senso e alla partecipazione volontaria delle donne del gruppo teatrale.

E’ sempre Luisa Cinelli che spiega come si sia appassionata al vissuto personale delle mamme-attrici. Un vissuto non facile da gestire e da capire, considerata la loro estrazione sociale.

“Mi sono incuriosita, ho trovato di fronte a me un bacino ricchissimo, fatto di donne spesso molto sole e con le quali ho avviato un rapporto di auto-mutuo soccorso che ha finito per contagiare anche me. Ora si è creata una bellissima rete sociale che in una società dove prevalgono gli individualismi è il sintomo di un agire controcorrente che funziona e dà buoni risultati.”

La compagnia non solo si autofinanzia, ma devolve ciò che incassa in beneficenza, cosa accaduta anche il 22 marzo scorso con la replica più recente dello spettacolo “Biancaneve e i 4 nani”, rappresentato al Palazzetto dello Sport di via Popilia.

Un esempio di inclusione sociale da seguire, che diverte chi ne è artefice, facendogli dimenticare i disagi di una vita ad ostacoli.