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Il ciclista e l’artista Pino Faraca ospite della Commissione cultura

COSENZA – Quando si parla di Pino Faraca non si sa dove finisce il ciclista e dove inizia l’artista. Perché in lui le due dimensioni hanno sempre convissuto, rappresentando quasi due universi paralleli. Da quando un brutto incidente lo portò via anzitempo dal mondo delle corse in bicicletta, non ha più montato le due ruote, ma la bicicletta ha continuato a stare al centro del suo pulsare, anche quello artistico, all’interno del buen retiro che Pino Faraca ha fissato nel centro storico, nel suo studio-galleria d’arte in Vico IV Santa Lucia.

E’ lì che continua a dipingere biciclette, corse e scene dal giro, con la passione di sempre, quella stessa passione che, acclamato beniamino dei suoi orgogliosi concittadini, gli aveva permesso di scalare montagne e di rituffarsi a perdifiato per ripide discese che allungavano il suo sguardo sorpreso sulle valli dei percorsi ciclistici di quel Giro d’Italia di cui sarebbe potuto essere protagonista per tanto tempo ancora.

Mossi da questo intento, i consiglieri comunali della Commissione cultura che ha ospitato Pino Faraca a Palazzo dei Bruzi, più da artista che non da ciclista, ma le due anime non fanno altro che mescolarsi diventando imprescindibili l’una dall’altra, ha rivolto un appello al Sindaco Mario Occhiuto, per far sì che, in occasione del passaggio a Cosenza della prossima edizione del Giro d’Italia, in programma per l’8 maggio del 2013, quando la città dei Bruzi sarà sede di partenza della tappa Cosenza-Matera, la figura di Faraca, il ciclista, ma anche il pittore, venga ricordata adeguatamente, come ambasciatore della città di Cosenza nel resto del Paese per il contributo che il ciclista cosentino ha dato alla corsa rosa più acclamata d’Italia e per quel che continua a dare al ciclismo anche da artista.

L’appello è stato lanciato al Sindaco dal Presidente della Commissione Claudio Nigro e da Mimmo Frammartino, Maria Lucente, Giovanni Quintieri, Massimo Bozzo e Pino Spadafora che hanno con i loro interventi nella seduta che ha ospitato Faraca sostanziato la loro richiesta.

Il Poeta Cosentino Franco Pasqua In Commissione Cultura

franco pasquaCOSENZA – Il Presidente Claudio Nigro ha introdotto la seduta della commissione cultura che ha ospitato Franco Pasqua, che nel presentare il poeta e scrittore cosentino lo ha definito “un talento naturale della nostra città che adopera nelle sue poesie e negli scritti un linguaggio colto, così come il suo modo di scrivere risulta colmo di profondi pensieri, mentre la sua poesia, in particolare – ha aggiunto Nigro – riflette stati d’animo di una vita interiore per niente facile. Ma è proprio nella scrittura e nella poesia che Pasqua ha trovato la chiave per affrancarsi da questo destino così amaro.”
Quando prende la parola davanti alla commissione cultura di Palazzo dei Bruzi Franco Pasqua lo fa con un candore disarmante dicendosi estremamente contento per l’invito ricevuto dal Comune “perchè questo – dice – ha il sapore di un incontro speciale che esula da tutti gli altri, perché è un incontro che arricchisce. Quello che conta è sempre l’uomo.” E racconta ancora di quella volta che l’ormai suo amico Giorgio Squarotti venne a Cosenza per una conferenza all’Accademia cosentina. Qualche tempo dopo, l’ennesima lettera del lungo epistolario e nella quale Squarotti
lo ringraziava “per essere venuto a contatto con la sua viva umanità e spontaneità fino a rimanerne arricchito.” Pasqua ha portato in commissione quasi tutti i suoi libri, da “Dissolvenze” ai due volumi di “A futuro inganno”, da “Il seme degli astri”, anche questa una raccolta di poesie come “Dissolvenze” e “Mantelli di luna”, alla sua ultima fatica, “Il seme della luce”, ancora un giallo, come quelli ripresi dagli albi dell’Intrepido. Libri “spietatamente veri” li definisce Pasqua, perché parlano della sua infanzia negata e della adolescenza non vissuta, del suo sradicamento dalla vita scolastica. Avvenimenti ricordati dal poeta e scrittore con grande naturalezza. Compagno di classe alle elementari di personalità importanti della vita cittadina come lo scrittore Coriolano Martirano, l’avvocato Ernesto D’Ippolito e il magistrato Tommaso Arnoni, Franco Pasqua, grazie alle letture e alla scrittura, da perfetto autodidatta, ha siglato il suo riscatto, alimentato dal desiderio di reagire alla coercizione di dover abbandonare le aule scolastiche perché la famiglia non aveva i mezzi per mantenerlo a scuola. Al termine della seduta, la Commissione cultura, su sollecitazione di Maria Lucente, d’accordo anche Mimmo Frammartino e gli altri componenti, ha ripreso in mano la proposta che altri, in passato, avevano già formulato, per attribuire a Franco Pasqua la laurea honoris causa. Sarebbe il giusto sigillo alla storia di un piccolo grande uomo. E in attesa che quest’ultimo atto si compia, la commissione ha donato a Franco Pasqua una targa con lo stemma della città di Telesio. Di buon auspicio per il conseguimento del titolo accademico.

Il Musicista Cosentino Mario De Lio In Commissione Cultura

de lio commissione cultura
Mario De Lio In Commissione Cultura

Pianista, tastierista, compositore, arrangiatore ed anche qualcosa di più.

Il giovane musicista cosentino Mario De Lio sta aspettando da tempo la sua grande occasione che ora potrebbe essere in dirittura d’arrivo. A patto che, finalmente, il difficile mondo della musica leggera riesca ad accorgersi di lui e del suo talento. Un talento che la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta dal consigliere comunale Claudio Nigro, ha voluto sottolineare dedicando a De Lio una delle sue sedute volte a riconoscere le potenzialità degli artisti locali. Relatore della proposta di ospitare in commissione Mario De Lio è stato il consigliere Mimmo Frammartino che ha illustrato il percorso artistico del musicista cosentino.

E’ l’aria di famiglia che gli ha fatto respirare musica a pieni polmoni. E Frammartino ha, in un puntuale amarcord, ripercorso con la memoria le gesta musicali del nonno del giovane compositore, quel Mario De Lio senior che, insieme a Mario Lombardi e Franco Mazzitelli, diede vita allo storico “Trio folk calabrese” e che fu autore di “U’ baruni mitrullu”, commedia in vernacolo che può essere considerato un vero e proprio cult del genere.

“Lo Spirito Santo, il quartiere abitato storicamente dalla famiglia De Lio – ha ricordato Frammartino – ha da sempre rappresentato una fucina di musicisti o aspiranti tali. Il giovane Mario De Lio è, infatti, figlio e nipote d’arte, segno che buon sangue non mente. Ed anche Gianfranco De Lio, il padre di Mario, non è estraneo agli ambienti musicali cosentini.”

I sogni di Mario De Lio sono abbastanza ambiziosi; dirigere l’Orchestra del Festival di Sanremo e realizzare un musical, con artisti tutti calabresi e di Cosenza, dall’orchestra al corpo di ballo, dai cantanti agli attori, alle maestranze.

Il progetto è già pronto. Un musical sull’emigrazione, dal titolo “Fratelli d’Italia, ma figli di Calabria”. Mancano, però, i fondi, ma sia Mario che il padre Gianfranco non demordono. Quel musical s’ha da fare!

Mario De Lio studio di registrazione
Mario De Lio - studio di registrazione

L’attore cosentino Adolfo Adamo ospite della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi

“I sogni sono sogni, non è importante che si realizzino, l’importante è averli”.

Del pensiero di Calderòn de la Barca ne ha fatto quasi una massima di vita. Eppure di sogni l’attore cosentino Adolfo Adamo ne ha avuti tanti, alcuni solo cullati, altri realizzati e vissuti ad occhi aperti. Ora che ha appena compiuto i cinquant’anni si ritrova a fare il bilancio della sua esistenza, quasi interamente coincisa con il calcare le tavole del palcoscenico, perché lui il teatro l’ha avuto sempre nel sangue.

Adolfo Adamo è tornato nella sua Cosenza da un pezzo, dopo estatiche peregrinazioni nei migliori teatri italiani, incontri importanti che ne hanno cambiato la vita, come quando si trovò per un provino al cospetto dell’inarrivabile Vittorio Gassman che stava mettendo insieme il cast di uno spettacolo, “Quattro risate in famiglia”, di cui curava la regia e interpretato dal figlio Alessandro e da Ugo Pagliai.

Al momento di sostenere il provino, Adolfo Adamo, vinto dalla timidezza, pensò di non sottoporvisi e spiegò la sua decisione al grande mattatore Gassman che aspettava l’incipit del pezzo che aveva preparato. Gli confidò che gli bastava stringergli la mano, piuttosto che tediarlo ancora dopo aver già ascoltato quasi 140 aspiranti.

Dopo qualche giorno si vide arrivare la telefonata di Paola, dell’Olimpo ’84, la società che si occupava dei provini. Pensò a uno scherzo. Invece, tutto vero. Gassman lo aveva scelto, fidandosi del suo istinto.

L’aneddoto, carico di significati, è stato raccontato da Adolfo Adamo, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi che ha ospitato l’attore cosentino nell’ambito della rassegna dedicata agli artisti della città, “Nemo Propheta in patria”.

“Una lezione di teatro” l’ha definita il Presidente della Commissione Claudio Nigro che ha molto apprezzato l’esposizione che della sua carriera ha fatto Adamo nel corso dell’audizione. E’ stato come ripassare al ralenti le immagini di una vita, punteggiata sì da successi, ma anche da qualche amarezza, per esempio quella di non aver potuto rappresentare a Cosenza, al contrario di quanto avvenuto per altre piazze calabresi, l’atto unico “Serendipity”, che è un po’ la summa autobiografica del suo percorso artistico.

La Commissione cultura vuole rimediare ed ha preso un impegno, quello di far sì che “Serendipity” possa essere rappresentato quanto prima anche a Cosenza. “Bisogna avere attenzione verso chi fa apprezzare nel resto del Paese l’immagine della nostra città – ha detto nel suo intervento Mimmo Frammartino . Adolfo Adamo – ha aggiunto Frammartino – inseguiva un sogno, quello di diventare attore di teatro e l’ha realizzato. Oggi rappresenta una risorsa per la città e la regione.”

Dopo i successi teatrali colti tra la fine degli anni ’80 e i ’90, accanto a registi come Mario Prosperi, Franco Molè e soprattutto con Giuliano Vasilicò, uno dei padri delle avanguardie teatrali degli anni ’70 e dal quale venne diretto in molti lavori, come “Congiungimenti” e “Il compimento dell’amore” di Robert Musil, Adolfo Adamo è stato corteggiato anche dal cinema, lavorando con registi del calibro di Pupi Avati, Pasquale Squitieri e Vittorio De Sisti. Venti anni dopo la sua “fuga” a Roma, il bisogno di ritornare.

La second life di Adolfo Adamo ha il nome di una parola composta, edutainment, educare intrattenendo. E così l’attore che calcava le scene di palcoscenici nazionali tra i più importanti si prende ora cura, nelle scuole, di formare gli spettatori del domani, perchè è giusto cominciare dai bambini se si vuole contare in futuro su un pubblico attento che apprezzi l’arte scenica e non si lasci traviare all’infinito dalle degenerazioni della tecnologia o dalle lusinghe della fiction televisiva, dove l’emissione della voce o il controllo delle vocali diventano un optional.

Del rigore dello stare in scena e del controllo della voce, come della cura del particolare Adolfo Adamo ha fatto quasi una ragione di vita, da quando frequentò a Roma lo studio Fersen, una sorta di “Actor’s studio” in riva al Tevere dove conobbe altri attori come Flavio Insinna ed Enrico Brignano. Poi vennero la laurea al Dams, una promessa fatta ai genitori, ma anche al padre putativo, il regista teatrale Giuliano Vasilicò , alla cui figura di uomo e di artista ha dedicato anche la sua tesi di laurea, e il dottorato di ricerca in “Psicologia della programmazione e intelligenza artificiale.”

Portatore sano di cultura, come ama definirsi, Adolfo Adamo è un avamposto della parola e lo ha dimostrato anche ieri in commissione cultura dove ha raccontato il suo percorso artistico commentando le immagini di alcuni video: un corto, che è il prologo di un suo testo teatrale, in cui veste i panni di un homeless che vaga per la metropoli e al quale si uniscono, in una sorta di rituale sciamanico, altri reietti della società, e “Un dialogo improbabile”, altro corto a sfondo didattico, scritto insieme al prof.Jacques Guenot e presentato alla 65° mostra internazionale del Cinema di Venezia e nel quale Adamo presta la sua voce a personaggi della storia come Pitagora e Confucio.

Attore teatrale nel senso più autentico – le luci della ribalta sono quelle che più dei riflettori televisivi o cinematografici gli illuminano il cuore e gli accendono la passione – oggi Adolfo Adamo si ritiene molto fortunato per le intense esperienze vissute sulla scena ed ama definirsi “portatore sano di cultura”.

Con le sue duemila repliche all’attivo può ritenersi più che soddisfatto.

Gli manca solo la ciliegina sulla torta. Quel “Serendipity” a Cosenza che gli potrà far apparire il ritorno a casa ancora più dolce.

 

Il cabarettista Emanuele Gagliardi alla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi

COSENZA – La Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, nell’ambito delle iniziative volte a tributare un riconoscimento a quei talenti locali, ha ospitato il cabarettista calabrese Emanuele Gagliardi.

L’artista è approdato al cabaret dopo una formazione teatrale classica. Non fa mistero nel riconoscere di aver avuto due mentori: il primo Ennio Scalercio, regista cosentino formatosi a sua volta all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” e l’altro, Totonno Chiappetta, che lo ha avviato sulla strada dell’umorismo e della comicità made in Calabria.

Gagliardi considera l’arte made in Calabria una sorta di specie protetta da difendere ad ogni costo, contro ogni tentazione esterofila. E lo ha ribadito con forza anche davanti alla Commissione cultura. L’audizione di Gagliardi è iniziata con un’introduzione del Presidente della commissione Claudio Nigro che ha apprezzato la scelta dell’attore ed umorista cosentino di restare a lavorare e a fare spettacolo nella sua terra, anziché percorrere la strada dell’emigrazione artistica. Relatore della proposta di ospitare in commissione cultura Emanuele Gagliardi è stato il consigliere comunale Michelangelo Spataro che ne ha seguito passo passo la carriera.

Uno spaccato di questo sketch Gagliardi lo ha offerto anche ai componenti la commissione cultura che lo hanno molto apprezzato.

L’altra faccia di Gagliardi è il suo impegno nel sociale dove la sua vena attoriale e comica è messa al servizio dei meno fortunati. “Ho recitato e continuo a recitare – ha affermato l’attore – anche in ambienti difficili, come le carceri, dove ho attivato laboratori teatrali”. O anche per i ragazzi albanesi o rumeni ai quali declama i versi di “A’ Livella” di Totò o le gesta di Jugale. Eppure i suoi primi passi Gagliardi li aveva mossi portando in scena alcuni personaggi di Cechov ( ne “La domanda di matrimonio” “L’orso” o “Il tabacco fa male) o di Ibsen in “Casa di bambola”. Decisivo nella sua conversione, l’incontro con Totonno Chiappetta.

Riconoscimento all’artista Pierpaolo Furlano dalla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi

foto pierpaolo furlano in commissione cultura
Pierpaolo Furlano in Commissione Cultura

COSENZA – Un’infanzia dedita all’arte, la laurea all’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro da 110 e lode e la doppia partecipazione alla Biennale di Milano e Torino con l’esposizione di una sua scultura raffigurante un Cristo di cartone alto due metri e quindici. Si tratta di Pierpaolo Furlano, giovane artista poliedrico cosentino, che ha ricevuto un riconoscimento per il complesso della sua attività artistica da parte della Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi.

Dopo il saluto introduttivo del Presidente della Commissione cultura Claudio Nigro che ha subito definito Pierpaolo Furlano “un artista di valore”, è intervenuto nelle vesti di relatore, il consigliere comunale Pino Spadafora che di Furlano ha esaltato le qualità non solo artistiche, ma anche umane.

Anche Mimmo Frammartino si è unito al coro degli elogi per Furlano, esprimendo compiacimento per la sua presenza in commissione cultura. “Sappiamo di aver invitato un giovane talentuoso al quale, per capacità e spessore delle sue opere,
nessun traguardo è precluso. La commissione cultura si farà carico con il Sindaco Occhiuto della necessità di dare a Furlano la possibilità di creare un’opera artistica per Cosenza.”
Subito dopo, il giovane artista ha ripercorso, con l’aiuto di alcune fotografie, le tappe del suo cammino professionale, mostrando ai componenti la commissione un nutrito compendio delle sue opere. Ciò che maggiormente ha colpito i presenti sono state le tavole anatomiche illustrate da Pierpaolo Furlano e a lui commissionate da diversi ospedali italiani, ma anche dall’Università di Parigi e dall’Università di Tor Vergata a Roma. Tavole che molto spesso sono utilizzate nella pubblicazione di atlanti medici.
Tra le più recenti soddisfazioni di Pierpaolo Furlano, anche l’inserimento di una sua opera, raffigurante un Cristo, al concorso, indetto dalla Regione Lombardia, dal titolo “Crocifissi d’autore” che ha selezionato in tutto 47 opere. L’opera di Furlano ha ricevuto gli apprezzamenti del Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

una delle opere di Pierpaolo Furlano
una delle opere di Pierpaolo Furlano

La Commissione Cultura assegna riconoscimento a Marcello Arnone

COSENZA –  “Un passante nel mondo del cinema”. L’autodefinizione è dell’attore cosentino Marcello Arnone, diventato, dopo quasi 25 anni di ruoli da caratterista, una delle facce più richieste dai registi quando c’è da assegnare una parte da duro, sia esso un killer o più semplicemente un guerriero.
A Marcello Arnone la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, ha voluto assegnare un riconoscimento quale atto che intende premiare un’attività artistica costellata di tantissime partecipazioni ad altrettante produzioni cinematografiche e televisive.
Nel corso della seduta, introdotta dal Presidente Nigro, la relazione sull’attore Marcello Arnone è stata tenuta dal consigliere comunale Giuseppe Mazzuca che ne ha ripercorso la carriera anche con l’ausilio della proiezione di alcune delle scene dei film più significativi interpretati dallo stesso Arnone.
Durante il dibattito che ne è seguito è intervenuto anche il consigliere Mimmo Frammartino che ha manifestato la soddisfazione dell’intera commissione cultura “per i traguardi raggiunti da un cosentino doc come Marcello Arnone del quale vanno senz’altro apprezzate la caparbietà con la quale è riuscito ad inserirsi in un contesto difficile come quello cinematografico, ma anche la passione per la settima arte.

Il cosentino Giuseppe Ateniese ospitato in Commissione Cultura

Cosenza – La Commissione consiliare cultura torna a riunirsi dopo la pausa estiva e, nel prosieguo dell’iniziativa finalizzata a conoscere e valorizzare i nostri concittadini che si sono affermati nel campo delle professioni, tanto da poter essere definiti delle eccellenze, ha ospitato questa mattina il professore Giuseppe Ateniese.
Il suo profilo è stato tracciato dal presidente Claudio Nigro che, nel fare gli onori di casa, ha evidenziato il percorso seguito da Ateniese, dagli studi di informatica all’Università di Salerno, passando per il dottorato a Genova, per giungere  alla lunga esperienza internazionale, in particolare al Dipartimento di Informatica della Hopkins University  di Baltimora, una delle sedi accademiche più prestigiose degli Stati Uniti d’America. Decisamente strategico il settore nel quale il prof. Ateniese sviluppa i suoi studi e le sue ricerche, essendo quello relativo alla crittografia e sicurezza dei dati informatici. E  nell’attualità del fenomeno Wikileaks e del suo braccato fondatore, guardiamo al nostro concittadino come ad un anti Assange, e la delicatezza del suo lavoro ci appare in tutta la sua immensa portata.
Ma Giuseppe Ateniese è ‘anti’ anche nelle scelte professionali, e conseguentemente di vita, che ha fatto quando – in assoluta controtendenza al fenomeno cosiddetto della ‘fuga dei cervelli’ – lui ha deciso di tornare in Italia. È l’aspetto sul quale punta nella sua presentazione il consigliere-relatore Domenico Frammartino. “Giuseppe Ateniese – dice – è un cervello di ritorno, e per questo tanto più apprezzabile, perché ha deciso di mettere le sue ricerche al servizio del suo Paese e, indirettamente, anche di tanti calabresi”. E’ vero, perché l’Università La Sapienza di Roma, dove oggi insegna e prosegue le ricerche, è frequentata da tantissimi calabresi “e – ci racconta lo stesso Ateniese – è una gratificazione particolare quando ho di fronte allievi calabresi, molto preparati, e so che sto contribuendo alla loro formazione”.
“Certo – ci racconta – la scelta di tornare in Italia non è stata fatta a cuor leggero. L’America riconosce un ruolo più alto ai ricercatori, anche sul piano della retribuzione, considerandoli in funzione dello sviluppo economico, del business che possono favorire. In Italia c’è un’altra concezione, legata più allo studio, all’aspetto culturale che non allo sviluppo dell’economia, e quindi minori investimenti”. E in questo il professore Ateniese – legato alla città dai suoi affetti familiari, il padre Pasquale è un funzionario in pensione del Comune di Cosenza – individua il vero gap della ricerca italiana, ed europea in genere, rispetto a quella americana che nel settore investe somme altissime.
“Agli studenti che vogliono specializzarsi nel settore informatico, ma ai giovani in generale – è il messaggio del prof. Ateniese – dico che in prima battuta bisogna andare all’estero, formarsi lì, farsi le ossa come suol dirsi, aprire la mente, apprendere nuove lingue, confrontarsi con un’altra cultura. E’ bello però avere l’opportunità (e per lui è stato il programma ministeriale ‘Rientro dei cervelli) di tornare, anche se a condizioni meno vantaggiose. Non tutto è denaro!”

La commissione cultura ospita il M° Antonella Barbarossa, una vita al servizio della musica

Il viaggio della Commissione consiliare cultura tra i talenti artistici figli della nostra terra, e della nostra città in particolare, ha segnato una tappa importante nell’ultima riunione che, presieduta da Claudio Nigro, ha ospitato il M° Antonella Barbarossa, da un ventennio alla guida del Conservatorio Torrefranca di Vibo Valentia, e con una personale carriera di concertista e direttore d’orchestra (oltre 700 le performance) che l’ha vista portare la sua arte al cospetto di autorevolissime personalità oltre che di un pubblico sempre molto attento e coinvolto dal suo talento.

Personalità autorevole, e non solo sul piano professionale, è anche quella del M° Barbarossa, che nel nostro panorama intellettuale oltre che musicale, ha sempre spiccato per il suo attaccamento alla Calabria e per l’appassionata difesa dei giovani musicisti. Alla loro formazione, infatti, è stato sottolineato nelle accoglienti parole della Commissione cultura – dal presidente Nigro alla vice presidente Maria Lucente, al consigliere relatore Mimmo Frammartino – si sta dedicando anima e corpo da anni tanto da riuscire a formare una orchestra, diretta emanazione della istituzione musicale che dirige, che fuori dai confini regionali, e nazionali, raccoglie con giusto orgoglio gli applausi alla competenza tecnica e alla raffinata capacità interpretativa.

La commissione cultura che – ha annunciato il consigliere Frammartino – ha in mente per la fine dell’anno una importante manifestazione al teatro Rendano per dare un pubblico riconoscimento ai talenti che da mesi ormai stanno arricchendo le discussioni all’interno dell’organo consiliare, ha approcciato con la riverenza che si deve ad una musicista come la Barbarossa il breve, ma intenso viaggio, nella sua carriera aiutato dal bel filmato realizzato dal Centro Jazz Calabria Editore. Un modo per entrare nella suggestione di un mondo, quello dello musica, e nella sensibilità di un’artista che traspare anche nel gesto generoso con il quale dirige i suoi orchestrali. Atmosfera, dunque, del tutto particolare in questa commissione cultura, che ha favorito anche un approccio affettivo alla discussione, come quello di Maria Lucente, legata da un profondo rapporto d’amicizia alla musicista, che ha rivendicato a queste riunioni di commissione anche il merito di far emergere una dimensione umana, affettiva e culturale che spesso rimane nascosta. Una dose di sana emotività c’è pure nell’intervento di Mimmo Frammartino che ha ricondotto la conoscenza di Antonella Barbarossa alle prime sue esibizioni concertistiche, annunciatrici del grande talento che nel tempo si sarebbe manifestato in tutta la sua pienezza.

Potenza dell’arte direbbe qualcuno, in fondo la stessa Antonella Barbarossa attribuisce ai musicisti il compito di curare l’anima e magari ci riescono anche quando non suonano alcuno strumento. Intanto la politica approfondisce la conoscenza delle nostre migliori sensibilità culturali e non è fatto di poco conto, come evidenzia in un saluto Fabio Pepe, ordinario di flauto al Torrefranca di Vibo e affermato concertista.

Si dice soddisfatta del suo percorso Antonella Barbarossa che, nel suo intervento in commissione, ricorda il direttore d’orchestra Piero Bellugi, scomparso il giorno prima, che Cosenza e il suo Teatro Rendano ebbero l’onore di ospitare per una produzione. Una permanenza che lasciò il segno nei professori della Philharmonia Mediterranea, che raccolsero a piene mani gli insegnamenti di uno dei più grandi interpreti della musica classica del Novecento.

“Siamo tutti figli del secolo trascorso – afferma il M° Barbarossa – e forse è arrivato il momento di rendere omaggio ai migliori artisti del 900”. E se c’è un posto al quale la Barbarossa attribuisce il compito e la capacità di dare forza alla grande tradizione musicale del nostro paese, attraverso il talento dei suoi giovani, quello è proprio il sud che non deve trattenere i talenti ma deve anche saper dare loro la giusta possibilità di occupazione.

Fonte: Comune di Cosenza