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Successo per la commedia in vernacolo lametino “L’amicu di sordi”

LAMEZIA TERME – I soldi prima di tutto. Questo il filo conduttore della commedia “L’amicu di sordi” andata in scena sabato e domenica scorsi al Politeama nell’ambito della seconda rassegna di teatro in vernacolo “Vacantiandu” promossa dall’associazione teatrale “I Vacantusi”. La commedia in due tempi è stata presentata dalla compagnia “Padre Giovanni Vercillo” di Lamezia Terme, liberamente ispirata da una delle ultime opere di Peppino de Filippo.
Protagonista della commedia è il bravissimo Raffaele Paonessa nei panni di Don Ciccio, l’avaro per eccellenza, che vive un attaccamento morboso al denaro che si riflette in un atteggiamento padronale nei confronti di tutto ciò che gli sta intorno, a partire dagli affetti familiari: la moglie Donna Rosa (Lidia Macrì), la figlia Mariuccia (Luisa Vaccaro), il fratello Vincenzo (Biagio Colacino), il veterinaio di fiducia (Gianluca Muraca) i due poveri servi Peppe e “Ngiannina” (Francesca Cataudo e Pino Persico). Tutti i componenti della famiglia sono praticamente assoggettati da Don Ciccio che, pur di risparmiare, li priva dell’acqua e del cibo, considerando le persone come delle cose. Tutto è in funzione dei soldi e quindi del risparmio.
L’avarizia è la protagonista assoluta della prima parte la commedia, mentre nella seconda tutti i piani egoistici di Don Ciccio svaniscono: fallisce il suo tentativo di imporre alla figlia Mariuccia il matrimonio di interesse con il nipote del Barone Milone (Fabrizio d’Andrea); morirà il suo amato gallo “Giacomino” che considerava molto più utile dei suoi familiari e infine fallisce anche il tentativo di vendere la moglie a Don Carlo (Pietro Mete) in cambio della sua vasta tenuta. Alla fine Mariuccia va via con Vittorio, i servi se ne vanno, la moglie indignata per essere stata barattata con una proprietà va via di casa: rimane lui da solo con il fratello Vincenzo, quel fratello che tante volte aveva maltrattato e che gli svela la ragione di quel triste epilogo: lui non aveva amici, era solo “amicu di sordi”. Alla resa dei conti, Don Ciccio sarà costretto a separarsi definitivamente dal suo unico amore, il denaro.
Nelle quasi tre ore di spettacolo, ricche di scene esilaranti, giochi di parole e doppi sensi, il pubblico si è divertito come non mai, applaudendo ai bravissimi interpreti: Francesca Cataudo (Ngiannina), Biagio Colacino (Don Vincenzo), Giovanni Paolo d’Ippolito (Vittorio), Fabrizio d’Andrea (Il Barone), Lidia Macrì (Donna Rosa), Pietro Mete (Don Carlo),  Gianluca Muraca (Il Dottore), Raffaele Paonessa (Don Ciccio), Pino Persico (Peppe), Luisa Vaccaro (Maria).
Il gruppo teatrale è intitolato a Padre Giovanni Vercillo, amico e maestro prematuramente scomparso.