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Comunità in partecipazione diretta-Comitato di cittadini Rende: «Volevamo votare con le preferenze»

RENDE (Cs) – «La nuova riflessione del nostro Comitato riunitosi a Rende ha avuto come oggetto questa la legge elettorale per le elezioni politiche (il cosiddetto “Rosatellum”) convenendo che resta la peggiore legge della storia repubblicana italiana sia ai fini del funzionamento dell’istituto parlamentare, sia della stessa forma di governo: una riforma elettorale che permettesse di scegliere il candidato era necessaria.  Attraverso la previsione di liste interamente bloccate viene dunque sottratto agli elettori ogni potere di scelta dei candidati. D’altronde nessuna delle riforme maggioritarie dal 1993 al 2017 è riuscita ad equilibrare la rappresentanza del corpo sociale e gestione della sfera pubblica. Invero si evincono un dubbio criterio di assegnazione del premio di maggioranza e, appunto, il limitato potere di scelta dei candidati da parte degli elettori che hanno generato un sistema politico fallimentare nella prospettiva bipolare utilizzando lo strumento delle coalizioni, eccessiva frammentazione delle forze in campo con i relativi fenomeni di trasformismo parlamentare e, infine, il distacco crescente che oggi si registra tra corpo elettorale e istituzioni  che sta conducendo al sempre più diffuso astensionismo elettorale. Crisi politica, vuoto democratico! Così come, sullo sfondo, sarebbe ugualmente auspicabile l’abbinamento della nuova legge elettorale ad un intervento legislativo su un funzionamento dei partiti migliore di quello attuale: una legge generale sui partiti politici in grado di affrontare i problemi, tuttora irrisolti dagli altri interventi, del finanziamento e del metodo democratico nella vita interna dei partiti». Queste le parole del portavoce del Comunità in partecipazione diretta – Comitato di cittadini di Rende.

 

Parco acquatico Rende, comitato cittadino: «Cattedrale nel deserto»

RENDE (CS) – «Noi italiani, popolo di poeti, santi e navigatori, di cattedrali “opere d’arte” ne abbiamo costruite tantissime nella nostra storia plurisecolare. Negli anni dopo la seconda guerra mondiale, però, quelli della cementificazione smisurata, abbiamo disseminato, soprattutto al Sud, piccole e grandi opere pubbliche e private lasciate a marcire nel degrado per lo più in zone desolate o quasi: le cosiddette “cattedrali nel deserto”, uno spreco di risorse economiche che avrebbero potuto essere impiegate diversamente». Con questa nota il Comitato di cittadini “Comunità in partecipazione diretta” interviene sul parco acquatico di Rende.

«Quando, anche per più volte al giorno, percorrendo la statale 107, costeggio quello che dovrebbe diventare il Parco acquatico di Rende – dice nella nota il portavoce Carlo Rinaldo – , anch’essa opera terminata ma chiusa, la mente mi ritorna sempre alle tante volte che ho affrontato nei miei studi l’argomento delle “cattedrali nel deserto”, con tutte le sue sfaccettature di ricadute negative storiche, sociali e politiche sul nostro deturpato territorio». ​​​​«Gli elevati costi di gestione rispetto ad una struttura di proprietà comunale ma che il Comune non può mantenere ed obiettivamente difficilmente inquadrabile precisamente nell’utilizzo che potrebbe farne un imprenditore, fino ad oggi hanno scoraggiato chiunque a proporsi per prenderla in gestione e giustamente al Comune conviene tenerla chiusa, per minimizzare i costi. Uscire da questa impasse è sicuramente difficile come è però anche tristissimo avere costantemente sotto gli occhi questa opera piuttosto grande chiusa ricettacolo di zanzare, per la costruzione della quale per il momento solo gli insetti possono ringraziare!»

Foto: Calabrianews24