Archivi tag: consigli del mese

[#Nerd30Consiglia] Mononoke, Medicine Seller

Anche questo mese torna la rubrica in cui vi consigliamo un anime poco conosciuto.

Questa volta tocca a Mononoke, anime sperimentale in 12 episodi prodotto da Toei Animation, scritto da Chiaki J. Konaka (Serial Experiments Lain, Texhnolyze), Michiko Yokote, Ikuko Takahashi e Ishikawa Manabu, con regia di Kenji Nakamura.

LA TRAMA

La storia segue le vicende di uno strano personaggio senza nome conosciuto come “Il farmacista” e la sua lotta contro esseri conosciuti come “Mononoke”, creature simili a spiriti che compaiono nel mondo umano, nati dall’unione tra uno yokai e la negatività di alcune emozioni umane. Per riuscire a battere un mononoke, il farmacista ha bisogno di conoscere le tre parti che lo compongono, ovvero Forma (Katachi, il tipo di mononoke), Verità (Makoto, l’origine dell’odio che lo ha generato) e Ragione (Kotowari, l’evento che fa nascere la voglia di uccidere del mononoke). A quel punto potrà estrarre la sua katana ed esorcizzare lo spirito.

mononoke1

 

IL COMMENTO

Mononoke è un anime veramente molto particolare, sia per la sua veste grafica che per i temi trattati. La serie è divisa in 5 archi narrativi, ognuno con i propri temi e con personaggi differenti, tranne ovviamente per il farmacista, che in ogni arco dovrà affrontare un mononoke diverso, che incarna solitamente un sentimento negativo scaturito da un essere umano prima della sua morte.

Quello che più colpisce di questa serie è la forza del racconto, che se seguito attentamente riesce a far immergere totalmente nella narrazione, grazie ad una gestione della tensione veramente magistrale. La grandezza di questo anime sta anche nella profondità con cui vengono trattati i vari archi narrativi, utilizzando il paranormale per parlare di quelle che sono le debolezze dell’animo umano, come odio e rancore. Ovviamente non starò qui a parlarvi dei singoli archi, lascio a voi il compito di viverli. Questa è una serie che, nonostante la lentezza della narrazione, riesce a lasciare il segno e a far riflettere. Lasciatemi aggiungere che un personaggio come il farmacista è veramente difficile da trovare, uno dei più carismatici che si siano mai visti.

 

mononoke2

 

APPARATO TECNICO

Sul piano tecnico abbiamo una serie che colpisce con il suo stile grafico particolarissimo, fortemente collegato alle tradizioni giapponesi e in particolare al “Kabuki”, un tipo di rappresentazione teatrale nata in Giappone del XVII secolo. Infatti Mononoke ha un comparto tecnico fortemente teatrale e unico nel suo genere, grazie anche ad un utilizzo di inquadrature grandangolari ricche di linee geometriche, che immergono lo spettatore in un’atmosfera surreale.

mononoke3

 

La regia di Nakamura riesce ad enfatizzare ogni singola scena con dei movimenti lenti e precisi, accompagnati da delle animazioni veramente molto buone e in linea con la particolare veste grafica. Le musiche sono eccezionali e hanno un grande merito nella gestione della tensione e delle scene emotivamente più forti.

Un plauso al grande Takahiro Sakurai, che doppia il farmacista con il suo solito carisma.

 

mononoke4

 

CONCLUDENDO

Mononoke è una di quelle serie che utilizzano l’animazione per sperimentare nuove tecniche grafiche e narrative, quindi merita la visione anche solo per questo. Con questo anime Toei Animation ha dimostrato di potersi staccare dai soliti Dragon Ball e One Piece e creare qualcosa di memorabile.

Antonio Vaccaro

[#Nerd30Consiglia] Haibane Renmei

Rieccoci al consueto appuntamento con la rubrica in cui vi consigliamo un anime poco conosciuto, ma che, come spesso accade, riesce a raggiungere livelli nettamente superiori alla media degli anime mainstream.

Stiamo parlando di Haibane Renmei, anime del 2002 in 13 episodi, prodotto da studio Radix, con regia di Tomokazu Tokoro, adattamento di un set di doujinshi, scritto e illustrato dal grande Yoshitoshi ABe, uno dei padri di capolavori quali Serial Experiments Lain e Texhnolyze. Anche con questa serie il buon ABe riesce, tramite la sua narrazione, a toccare argomenti estremamente profondi e a far riflettere lo spettatore, questa volta su temi collegati alla religione e allo smarrimento esistenziale, oltre a toccare velatamente e con grande raffinatezza l’abusatissimo tema del suicidio.

TRAMA

haibane renmei2

La serie comincia con due scene. Una riguarda una giovane ragazza che cade dal cielo con un corvo che tenta di salvarla, non riuscendoci. L’altra incentrata su un gruppo di Haibane (esseri simili ad angeli) che trovano un bozzolo in una stanza e si preparano alla sua rottura. Appena viene scalfito ne esce una massa enorme di liquido che porta fuori la ragazza che stava sognando di cadere. Questa viene portata nella stanza degli ospiti e viene accudita dalle altre Haibane, che la chiamano Rakka (caduta), poiché è uso comune per le Haibane portare il nome del sogno fatto nel bozzolo. Rakka viene accudita da Reki, una delle più anziane, soprattutto nel momento in cui le sue ali spuntano dalla sua schiena (evento particolarmente doloroso). Le viene poi posata sulla testa un’aureola e fissata momentaneamente con del fil di ferro. (fonte: wikipedia)

IL COMMENTO

haibane renmei 3

Se dovessi sintetizzare in una parola l’anime in questione, quella sarebbe “poesia”. Questo perché Haibane Renmei possiede una grande quantità di significati, nascosti dietro una narrazione comunque molto godibile anche da chi è alle prime armi con l’animazione giapponese. Ha una struttura tipicamente slice of life, se non fosse che i protagonisti hanno le ali e l’aureola e vivono in una sorta di purgatorio, dove probabilmente dovranno rimediare a un qualche errore commesso nella loro vita passata. Il termine “probabilmente” non è utilizzato per puro caso, infatti l’anime ha il grandissimo pregio di lasciare tanto spazio allo spettatore di trarre le proprie conclusioni. Del resto la vita umana si fonda sull’incertezza di trovare il proprio posto nel mondo e sull’incertezza che esista una vita dopo la morte, sta ad ognuno di noi vivere cercando di trovare una risposta, che sia quella giusta o meno, ma che almeno possa portarci a trovare una nostra pace interiore. Haibane parla di accettazione, di se stessi come del proprio passato, perché gli errori sono fatti per non essere ripetuti e finché si è in vita si ha ancora tempo.

 

Chi riconosce i propri peccati allora non ha peccato. Ora dimmi, sei un peccatore?

 

L’anime inoltre utilizza delle metafore molto interessanti, come quella delle mura invalicabili che circondano la città di Glie, da cui nessuno può uscire o entrare tranne dei corvi, quasi a voler simboleggiare l’oscurità che entra ed esce dall’animo umano, perché la vita è un alternarsi di gioie e dolori.

haibane renmei 4

L’interesse per la vicenda di Rakka e Reki è veramente assoluto, come lo è l’umanità di tutti i personaggi, con la loro forza e la loro debolezza. Ognuno di loro potrebbe essere una versione animata di noi stessi, perché anche il nostro cuore ha bisogno di emozioni, allo stesso modo in cui ha bisogno di aria per respirare.

Haibane Renmei andrebbe implementato nei programmi delle scuole, perché è un’opera che trascende il mezzo animato per diventare arte pura e semplice, un bellissimo tuffo nell’animo umano.

APPARATO TECNICO

Sul piano tecnico abbiamo una serie non trascendentale, ma che ha veramente tutto al proprio posto. La regia è veramente ottima, con un utilizzo di inquadrature che lasciano molto spazio ai personaggi e alle loro sensazioni. Animazioni non eccezionali, ma per il tipo di opera non c’era sicuramente da aspettarsi qualcosa di stratosferico. In ogni caso il character design di Akira Takata è perfettamente in linea con quello di ABe, quindi abbiamo dei personaggi semplici ma molto caratterizzati sul lato estetico. Il comparto musicale è veramente superbo, con delle musiche estremamente emozionanti, che danno il loro contributo per il godimento generale dell’opera.

IN CONCLUSIONE

rakka

Haibane Renmei è l’ennesimo capolavoro di un autore immenso come ABe, uno che è sempre riuscito a infondere la propria poetica nelle sue opere. Attendiamone il ritorno nel mondo dell’animazione con il suo “Despera”, annunciato un paio d’anni fa.

Antonio Vaccaro

 

[#Nerd30Consiglia] Sword of the stranger

Torna la rubrica mensile dei consigli con il primo appuntamento dell’anno.

Questa volta vi consigliamo Sword of the stranger, un film anime prodotto dallo studio Bones con regia di Masahiro Andō.

Trama: Nel Giappone feudale un avido signore locale ospita presso una delle sue fortezze alcuni inviati dell’imperatore Ming. Gli scopi degli ospiti stranieri sono ignoti, anche se si adoperano nella costruzione di uno strano marchingegno. Inoltre, con l’aiuto degli uomini del loro protettore, i Ming danno una caccia spietata ad un bambino, che sembra rivestire un ruolo cruciale nei loro piani. Il fanciullo in questione si chiama Kotaro e per sfuggire ai propri inseguitori è costretto a lasciare il tempio presso cui era ospitato: adesso gli rimane un solo amico, il suo cane Tobimaru. Per sua fortuna si imbatte nel samurai vagabondo “Senza Nome” (Nanashi), che prima lo salva dai suoi inseguitori, dopo di che decide di aiutarlo a raggiungere un luogo sicuro. Durante il viaggio i due diventano amici e “Senza Nome” si rivela un combattente estremamente abile, qualità che da sola potrebbe non bastare a salvarli. Questo perché gli stranieri Ming si fanno ogni giorno più determinati e pericolosi, mentre anche il signore feudale della zona comincia ad interessarsi alla faccenda, per tornaconto personale. La resa dei conti sarà feroce e sanguinaria… (fonte Wikipedia)

sword of the stranger

Sword of the stranger è senza ombra di dubbio un film riuscitissimo, questo grazie alla semplicità della trama e alla maestosità dei combattimenti di spada, tra i migliori mai visti in un anime. Sicuramente il lato più interessante della trama è lo sviluppo del rapporto tra il nostro “Senza Nome” e il piccolo Kotaro, che con il passare dei minuti si evolve in maniera estremamente raffinata. Sword of the stranger può infatti vantarsi di una sceneggiatura veramente accattivante che, pur non essendo nulla di originale, riesce comunque a trascinare lo spettatore con un ritmo dosato alla perfezione, in cui si susseguono momenti di calma e dialogo a momenti di lotta, questi ultimi resi memorabili dal grandissimo lavoro dello studio Bones. Il film ha inoltre il pregio di avere uno dei combattimenti finali più belli che si siano mai visti in un anime e, nonostante duri pochi minuti, si respira aria di poesia per tutta la sua durata.

Piano Tecnico

Proprio sul piano tecnico questa pellicola riesce a dare il meglio di se, grazie a delle animazioni veramente incredibili, rese ancor più memorabili da una regia estremamente dinamica nelle scene di spada. Quello che colpisce dei combattimenti è un grande studio sul piano delle coreografie, che riescono dare alla scena una dinamicità che raramente si può vedere in un film anime. Oltre a questo abbiamo delle inquadrature di grande mobilità, che seguono alla perfezione il combattimento, riuscendo a rendere perfettamente chiara l’azione.

sword

Il character design di Tsunenori Saito riesce a rendere molto bene le espressioni dei personaggi, in particolare in alcuni bellissimi primi piani.

 

sword 2
Le musiche sono molto belle ed evocative e riescono a dare un tocco di epicità ai combattimenti.Ottimo il doppiaggio italiano, ma non c’è da meravigliarsi, dato che il film è stato distribuito da Dynit, quindi una garanzia quando si tratta di trasporre un anime nella nostra lingua.

In conclusione

Sword of the stranger è un fantastico film d’intrattenimento, adatto a chiunque voglia godersi dei combattimenti di spada di un livello mai visto, ma che può garbare a chiunque voglia un film semplice ma allo stesso tempo godibile. Il film è disponibile su VVVVID.

Antonio Vaccaro

[#Nerd30Consiglia] PlanetES

La fantascienza è un genere molto controverso. A volte capita di sentire persone dire «consigliami un film, però qualsiasi genere tranne fantascienza!», quasi come se il genere non avesse nulla da dare. Io invece sono dell’avviso che la fantascienza sia il genere che più si avvicina alla realtà dentro il nostro cuore. Un genere che a volte va a toccare i nostri sogni, le nostre paure, le nostre debolezze e soprattutto va a toccare la smisurata sete di conoscenza che ha sempre accompagnato il genere umano. Se c’è un anime che riesce ad essere tutto questo, quello è PlanetES.

PlanetES è un anime del 2003, composto da 26 episodi e tratto dall’omonimo manga di Makoto Yukimura, da cui si discosta negli avvenimenti, mantenendo comunque lo stesso spirito dell’opera originale. L’anime è prodotto dalla collaborazione tra Bandai e Sunrise ed è stato reso disponibile solo recentemente sulla piattaforma di streaming legale VVVVID con un ottimo doppiaggio italiano. Un anime che ha riscosso enormi consensi e al momento si trova in sesta posizione tra i migliori anime di tutti i tempi secondo l’utenza di Animeclick, con una media voto di 9,085 su 10.

La trama è molto semplice: Anno 2075. La Terra è ormai circondata da detriti spaziali di ogni tipo. Di questo problema si occupa la sezione detriti, in cui lavorano i due protagonisti, Hachirota “Hachimaki” Hoshino e Ai Tanabe. Il loro compito è quello di raccogliere detriti per impedire che si verifichino incidenti nello spazio.

consigli-novembre-1

PlanetES può essere definito come uno “Slice of life di fantascienza”. Il futuro descritto nell’opera è estremamente realistico e non viene difficile credere che possa essere un possibile futuro “reale”.  La cosa è confermata anche dal narratore, che all’inizio di alcuni episodi spiega che sono passati appena 100 anni dal primo allunaggio dell’Apollo 11.

Nonostante il contesto, ci troviamo di fronte ad un’opera che ruota soprattutto intorno ai personaggi, riuscendo a creare una forte empatia con lo spettatore. Oltre ai due straordinari protagonisti, ci troviamo di fronte a personaggi secondari caratterizzati alla perfezione, in particolare il tecnico Yuri, personaggio che non si può non amare. Partendo dai personaggi, gli autori vanno a toccare quelle che sono le principali domande che da sempre l’uomo si è posto: «chi siamo?», «qual è il nostro destino?». Inoltre l’anime si concentra su tematiche come la solitudine (espressa con la metafora dell’immensità dello spazio) e l’amore. In particolare quest’ultimo tema è trattato magnificamente:

l’amore vero è un qualcosa di immune al tempo e allo spazio.

Inoltre PlanetES insegna una lezione fondamentale: non bisogna mai smettere di viaggiare con la propria nave, ma tutti abbiamo bisogno di un porto sicuro in cui tornare.

Oltre a trattare queste tematiche introspettive, nella seconda parte vengono trattati temi attualissimi come il terrorismo e il capitalismo.

Insomma, stiamo parlando di un’opera veramente eccezionale.

consigli-novembre-2

Per quanto riguarda il comparto tecnico e visivo, ci troviamo di fronte ad un’opera che non ha nulla da invidiare ad un film hollywoodiano. Un realismo nella messa in scena veramente incredibile. Sul piano visivo c’è una grandissima cura nel design delle navi, delle stazioni e delle tute spaziali, oltre a delle animazioni veramente magnifiche. Oltre a questo abbiamo un comparto sonoro eccezionale, con il tipico silenzio dello spazio che sembra quasi assordante. Grande fonte di ispirazione è sicuramente 2001: Odissea nello spazio, con l’assenza di suono che fa comprendere quanto lo spazio sia inospitale e quanto noi siamo piccoli al suo cospetto. La regia di Gorō Taniguchi in quel senso prende molto spunto da quella di Kubrick in 2001, riuscendo ad enfatizzare le scene nello spazio in modo veramente impeccabile.

Un anime che crediamo possa soddisfare chiunque, non solo gli amanti della fantascienza di stampo spaziale (che rimarranno estasiati dal suo realismo e dalla sua accuratezza scientifica).

Antonio Vaccaro

 

[#Nerd30Consiglia] Zankyō no Terror”

Settembre è appena iniziato e purtroppo si ritorna a scuola, all’università o a lavoro. Vacanze finite insomma! Ma diciamolo, qualcosa di positivo questo mese lo ha: ovviamente i consigli di Nerd30! Ad Agosto non vi abbiamo abbandonati e vogliamo che il faticoso nono mese dell’anno inizi col botto quindi, in questa consueta recensione mensile, lasceremo una parte del giudizio a voi.

L’anime che andremo ad analizzare è uno dei più criticati e controversi dell’anno 2014, Zankyō no terror, prodotto dallo Studio MAPPA (Ushio e Tora) e diretto da Shin’ichirō Watanabe, regista proveniente da nientemeno che Cowboy Bebop.
Beh, ma allora, visto il cast tecnico, qual è il problema di questo titolo? Perché è entrato così tanto nel mirino della critica? Iniziamo col dire che quando si parla di “Zankyō no Terror” gli spettatori si dividono in due parti: chi lo trova intenso e appassionante e chi, invece, lo delinea come un prodotto sotto la media.
Ovviamente, noi di Nerd30 lo consigliamo e e continuate a leggere capirete il perché.

zankyo-2
In una Tokyo alternativa, il quartiere di Shinjuku viene messo in subbuglio da un attacco terroristico che provoca danni consistenti. L’unico indizio è un video caricato in rete, in cui i due colpevoli, mascherati, si presentano col nome di Sphinx. Dietro le maschere non ci sono altro che due ragazzi, Nine e Twelve, protagonisti della storia, che hanno deciso di risvegliare la Nazione impigrita, conducendo un gioco su larga scala che arriverà a coinvolgere l’intero Giappone, e non solo.
La trama è avvincente e innovativa, si va a toccare, infatti, un tema a cui di questi tempi si è particolarmente sensibili, ovviamente affrontato con molta maestria e delicatezza. Nonostante la tematica complessa, si sta molto attenti a non esasperarla, infatti intorno ai due personaggi principali è costruita una storia incentrata sulla preziosità e sull’importanza dell’esistenza che non permette loro di far del male ad altri esseri viventi. Lo scopo degli Sphinx è semplicemente: far aprire gli occhi attraverso il terrore e la paura, al fine di far risvegliare il Paese da un letargo imposto dalla società. Modo discutibile, ovviamente, ma bisogna conoscere la storia da cui esso è scaturito.
Fatte queste premesse, perché “Zankyō no Terror” è da sempre nel mezzo di molte discussioni? Partiamo dal presupposto che la storia è incredibilmente coinvolgente: i protagonisti presentano in fretta le loro personalità, contrastanti ma indispensabili per completarsi l’un l’altra. Forti di questo primo punto, anche le vicende continuano con decisione e in modo intrigante e, già dai primi episodi, vedremo uno scontro a distanza fra gli Sphinx e Kenjirō Shibazaki, ispettore che dà loro la caccia. Ci riporta alla mente lo scontro fra Light ed L in Death Note.

zankyo-1Critica fra le più rilevanti del pubblico riguarda la psicologia dei personaggi, ritenuta piatta e senza evoluzione. Nonostante molti tratti dei personaggi siano dei cliché, non si può dire che essi non subiscano una crescita durante gli avvenimenti. Bisogna notare, infatti, che tutti coloro che sono in ballo nella storia subiscono un cambiamento in funzione di altri personaggi, quasi come se ci fosse uno scambio reciproco fra le diverse personalità, come se una influenzasse l’altra e viceversa. A questo proposito, fondamentale è il ruolo della giovane Lisa Mishima, personaggio che può sembrare inutile, quasi di contorno, ma c’è da dire che senza la sua presenza Nine e Twelve non si sarebbero mai evoluti; inoltre, a differenza di quanto si dice, la ragazza è uno dei personaggi più interessanti dell’anime visto che della sua storia si sa veramente poco e, nonostante possa sembrare qualcosa di negativo, inserito nel determinato contesto di questo titolo, funziona benissimo. “Zankyō no Terror” è quindi un prodotto dal forte carattere psicologico, ma gli amanti dell’azione non hanno nulla da temere: la trama è frenetica al punto giusto, con inseguimenti, corse contro il tempo, esplosioni, non manca veramente nulla. Si ha, quindi, un perfetto connubio fra matrice introspettiva e un sostenuto temperamento degli eventi.
Ovviamente non è tutto rose e fiori, tanti i difetti e le incongruenze, quali avvenimenti dal dubbio senso, retroscena spiegati in modo non esattamente chiaro e un villain, vecchia conoscenza degli Sphinx, messo lì quasi per forza. Un’opera non può essere perfetta e queste sono le motivazioni principali che hanno fatto storcere il naso alla critica, suscitando grossi malumori per quello che poteva essere un vero capolavoro. Allo stesso tempo, però, non si può dire che “Zankyō no Terror” non sia un’opera di alto livello, basti pensare che in undici episodi è difficile raccontare una storia del genere, e nonostante tutte le imprecisioni, l’opera è ben riuscita.
Dal punta di vista tecnico, il lavoro grafico è sublime, con dinamiche fluide, luci inserite nei giusti punti e regia impeccabile; inoltre la colonna sonora è una delle migliori dell’anno 2014, con opening ed ending degne del titolo e musiche che abbracciano perfettamente gli eventi.
Beh, ora sta a voi capire da quale parte della critica volete schierarvi. Basta guardare l’opera con occhi semplici e con la consapevolezza di volersi divertire, come sempre.
Buona visione!

 


Paolo Gabriele Pakoro De Luca

~Redattore~

Appassionato da sempre di anime, manga, telefilm e videogiochi e sin da piccolo interessato al mondo del giornalismo.
Oltre che essere redattore di Nerd30, ne è entrato a far parte come intervistatore pazzo. Dunque, se qualcuno vi intervista a caso, è lui.

[#Nerd30Consiglia] 5 cm per Second

Sarà anche Agosto, ma Nerd30 non va in vacanza, soprattutto per quanto riguarda i consigli del mese che, in questo caso, vi faranno chiudere in camera a piangere amaramente. In questo ottavo mese dell’anno il titolo raccomandato è del 2007, di produzione Comix Wave Inc. e arrivato in Italia appena un anno dopo il rilascio: 5 cm Per Second è una storia d’amore dai toni intensi ma che punta più alla drammaticità che ai sentimentalismi. Non temete voi che avete il cuore di pietra, non dovrete assistere a sdolcinature.

Il film è diretto da Makoto Shinkai, regista tra i più famosi nel sol levante, noto soprattutto per il suo stile estremamente realistico, sia sul piano della psicologia dei personaggi, sia su quello tecnico. I suoi lavori più noti sono senza dubbio Viaggio verso Agartha, Il giardino delle parole5 cm per second. Il film si basa principalmente su un tema già utilizzato da Shikai in uno dei sui primi cortometraggi OAV, La voce delle stelle (Hoshi No Koe), ovvero l’amore a distanza, che questa volta viene affrontato in una salsa più realistica.

5 cm per second 2

La trama si sviluppa in tre episodi, incentrati su tre momenti della vita dei due protagonisti, Takaki Tōno e Akari Shinohara, amici per la pelle. Quando Takaki è costretto a trasferirsi alla fine delle scuole elementari, i due bambini tenteranno di colmare la distanza in un modo o nell’altro, per poi perdere i contatti.
Evidentemente legati sentimentalmente l’uno all’altra, i due ragazzi si vedranno allontanati dagli eventi della vita che li costringeranno a perdere quella che poteva concretizzarsi in una storia felice. In particolare, le vicende si sviluppano per la maggior parte intorno a Takaki, ragazzo complesso che non ha mai dimenticato l’amicizia con Akari, non riuscendo a proseguire la sua vita in maniera serena. Profondamente innamorato di lei, vedremo già in piena adolescenza che il protagonista subirà un moto di chiusura che parte dall’interno e lo porterà a rifiutare i rapporti sentimentali che non includono la sua amica. Nonostante apprezzi la compagnia di Kanae, compagna di scuola cotta di lui, Takaki non riuscirà mai a scavalcare il muro invalicabile di nome Akari, pensiero costante della sua vita ma troppo lontano, in tutti i sensi. Da qui si capisce bene come il ragazzo perderà tutta la sua spensieratezza adolescenziale e come il baricentro della sua esistenza rimanga in equilibrio sul filo del rasoio, un po’ tendente alla sua amata e un po’ tendente alla sua vita.

5 cm per second 3

Come si evince già da queste premesse, “5 cm Per Second” risulta essere un anime intricato che non si ferma al semplice aspetto sentimentale. Non è infatti una semplice storia d’amore quella descritta, ma una condizione di esistenza del povero Takaki, che ha assimilato all’interno del suo animo l’essenza della protagonista, tanto da sentirla come facente parte della sua realtà interna e della sua introversione.
Questa situazione, appunto, si concretizza nell’ultimo atto dell’opera, forse il più alto e particolarmente toccante: i due protagonisti saranno ormai adulti, ognuno con le proprie vite e starà a loro capire come gestire questa situazione, sarà soprattutto Takaki a dover decidere come continuare la propria vita: se intrappolato nel passato, vivendo con il mero ricordo di Akari, o riprendendo in mano il suo esistere e assimilare al suo presente le vicende trascorse.
Titolo, quindi, dalla forte impronta drammatica che mostra come sia possibile che una semplice persona, anche di passaggio, possa stravolgere un’intera vita, semplicemente per il fatto di esserci stata. Non è sempre facile lasciare andare qualcuno e “5 cm Per Second” lo mette ben in mostra, non tralasciando nemmeno un minimo particolare che, nella sua piccolezza e nella sua semplicità, può significare tanto.

Shinkai, con grande sapienza, riesce a coinvolgere lo spettatore in un vortice di sensazioni in cui chiunque possa rispecchiarsi. Si può inoltre notare come il regista sia affezionato al concetto di tempo, considerandolo come l’unica forza capace di alterare o annullare i sentimenti più profondi, un enorme oceano da navigare controcorrente, ma che giorno dopo giorno ci permette di migliorare nella navigazione. Interessantissima la metafora del razzo spaziale che parte per una missione della durata di numerosi anni, durante i quali anche Takaki percorrerà il suo viaggio interiore. Proprio la gestione temporale è uno dei grandi pregi della narrazione di Shinkai, proprio perché lo spettatore riesce a sentire il peso del tempo che passa tra i vari atti. Per questo motivo 5 cm per second potrebbe essere definito come un’esperienza quadrimensionale. Naturalmente non stiamo parlando di un’opera perfetta. Se si dovesse trovare un difetto al film sarebbe il finale, che probabilmente non soddisferà tutti, ma rientra nello stile di Shinkai, quello di voler costruire dei finali che lasciano spazio allo spettatore.

Sul piano puramente tecnico si parla di eccellenza su quasi tutti i fronti. La regia di Shinkai è fatta di grande maestria nella composizione delle inquadrature, sia grandangolari, in cui possiamo ammirare dei fondali veramente impressionanti, quasi tangibili nella loro cura maniacale, sia ravvicinate, in cui notiamo uno stacco dei piani veramente sublime, con l’esaltazione del soggetto in primo piano e uno sfocato di una morbidezza incredibile sia davanti che dietro al soggetto. Proprio quest’ultimo tipo di inquadrature riescono a creare una forte empatia con i protagonisti, che sono spesso ripresi in momenti di riflessione, con la loro voce a narrare le loro sensazioni, creando una totale immersione nella vicenda. Nel caso di riprese panoramiche si nota come Shinkai utilizzi spesso dei lens flare, ovvero delle luci abbaglianti presenti nell’inquadratura, curate quasi come fossero reali.

lens

Proprio la fotografia è tra le cose che più colpiscono della pellicola, con dei colori vivacissimi e un sapiente utilizzo delle ombre e dei riflessi di luce. Animazioni fluidissime, grazie al grande numero di fotogrammi utilizzati. Probabilmente questa cura incredibile sul piano tecnico riduce notevolmente il minutaggio del film, che si assesta su poco più di 60 minuti. Le musiche sono estremamente malinconiche e contribuiscono ad esaltare ogni scena in cui vengono utilizzate. Grande il lavoro dei doppiatori italiani, che riescono a dare le giuste “intenzioni” ai personaggi, in particolare Federico Zanandrea su Takaki, che con la sua recitazione riesce a dare al personaggio un’aura estremamente riflessiva, proprio come si addice al personaggio.

Concludendo, 5 cm per second è un film veramente ben riuscito, con una grande forza emotiva e con una confezione grafica tra le migliori mai viste in una produzione nipponica.

Vi state ancora chiedendo il significato del titolo? Sì, anche questo ha un significato importante e sta a voi scoprirlo.
Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca
Antonio Vaccaro

[#Nerd30Consiglia] Basilisk

Anche questo mese torna la rubrica dei consigli di Nerd30 con un anime che meriterebbe maggiore notorietà, ma di cui si sente parlare pochissimo in giro, nonostante sia un vero capolavoro. Uno di quegli anime che vanno dritti al cuore dello spettatore e a cui nessuno può restare indifferente, vista la straordinaria bellezza della storia che si dipana episodio dopo episodio. Stiamo parlando di Basilisk, serie anime del 2005 composta da 24 episodi, prodotta dallo studio Gonzo, tratta dall’omonimo manga di Masaki Segawa, a sua volta tratto da romanzo Kōga Nimpōchō dello scrittore giapponese Futaro Yamada. L’anime è disponibile in streaming legale su VVVVID in giapponese con i sottotitoli in italiano.

La trama è la seguente: dopo quattrocento anni di guerre, i clan di Shinobi Iga e Koga sono vincolati da un patto di non aggressione firmato nell’era Tokugawa. Gli eredi delle due casate, Oboro di Iga e Gennosuke di Koga desiderano unirsi in matrimonio ma la loro unione sarà ostacolata. Infatti, Ieyasu Tokugawa decide di risolvere il problema di successione della sua stirpe una volta per tutte. Affida un figlio a ciascun clan e indice un torneo: solo uno dei partecipanti potrà rimanere in vita. (fonte VVVVID)

Commento: Basilisk si apre con un’agghiacciante frase che è la sintesi di quello che troveremo poi nell’anime.

«Amore mio, ti prego… muori!»

basilisk 2

La trama shakespeariana inserita in un contesto storico estremamente accurato rendono Basilisk un’opera che fonde tematiche sentimentali all’azione, creando un contrasto eccezionale e riuscendo a dosare alla perfezione la tensione durante tutti i 24 episodi. Un ritmo per cui è impossibile annoiarsi durante la visione.

Come si può capire dalla trama, Basilisk è un anime storico basato sui ninja. Negli ultimi anni associare il termine “ninja” ad “anime” significava parlare di Naruto, opera che ha monopolizzato la tematica sugli shinobi. In realtà i ninja di Basilisk sono molto più fedeli a quelli realmente esistiti, non disdegnando l’utilizzo di qualche potere incredibile. Proprio i poteri sono uno dei punti di forza di Basilisk, tutti particolari e diversissimi tra loro. Anche i poteri oculari tipici di Naruto sono presenti in quest’opera, ma in una salsa molto più terrificante. Parlando dei personaggi, sono tutti caratterizzati abbastanza bene, in particolare i due protagonisti, a cui il destino ha riservato una prova terribile. Oltre a questo è incredibile notare come ogni loro scelta sia perfettamente coerente con il loro carattere, infatti non capiterà mai di pensare «questo comportamento non è in linea con il personaggio». Ottimo il villain principale, ovvero Tenzen, personaggio che nasconde un segreto terrificante che verrà svelato appieno solo negli episodi finali.

basilisk 3

Una sceneggiatura veramente magnifica, che merita più di una visione per riuscire a collocare bene i personaggi all’interno dei rispettivi clan. Questo forse l’unico difetto di un anime che, se fosse un film hollywoodiano, potrebbe gareggiare per il premio Oscar.

Comparto tecnico: Sul piano tecnico Basilisk è curato in modo egregio da uno studio Gonzo in grande spolvero. Una regia veramente impressionante, con una grande cura dei dettagli e una gestione della tensione della scena che riesce a far presa sullo spettatore. Ottima la scelta di ambientare buona parte degli scontri in un contesto notturno o comunque poco illuminato, aumentando l’impatto visivo dei combattimenti ed esaltando le scene di dialogo. Con la luce soffusa ad illuminare i personaggi, abbiamo l’impressione di osservare dei predatori pronti ad uscire dall’ombra per attaccare la propria preda. Il design dei personaggi è veramente accattivante, infatti non capita di rado di rimanere incantati ammirando la bellezza estetica di alcuni characters, sia maschili che femminili. Animazioni di ottima qualità, soprattutto per quanto riguarda i combattimenti, che scorrono con una fluidità eccezionale. Notevole il comparto sonoro, sia per quanto riguarda gli effetti, sia sul piano del doppiaggio, in cui si distingue soprattutto il grande Shō Hayami su Tenzen, voce estremamente caratteristica, già sentita su un altro grande villain come Aizen (Bleach). La colonna sonora è poco varia ma estremamente funzionale per le scene in cui viene utilizzata. Una nota di merito per la bellissima opening.

Concludendo, Basilisk è un anime che resta nel cuore, adatto sia agli patiti del combattimento, sia agli amanti del sentimentale. Una storia eccezionale che vi lascerà con il fiato sospeso e per cui probabilmente verserete non poche lacrime.

Antonio Vaccaro

https://youtu.be/MdmcWWbEdiY

I consigli di Nerd30: Serial Experiments Lain

Ritorna la nostra rubrica di consigli con un anime che in un certo senso rappresenta un punto di svolta sia per l’animazione giapponese, sia per lo spettatore medio degli anime. In questo momento vi starete chiedendo “che c’entra lo spettatore medio?”. La risposta è semplice: questo anime è un ottimo trampolino di lancio per passare allo stadio di “spettatore di qualità”, ovvero quell’appassionato di animazione giapponese che riesce a sopportare anche l’eccessiva lentezza narrativa a favore di una visione più matura, non confondendo il concetto di “lentezza” con quello di “noia”. Forse il più grande problema di chi si approccia a produzioni che fanno dell’introspezione il loro punto di forza. Stiamo parlando di Serial Experiments Lain, anime sperimentale psicologico del 1998, prodotto dallo studio Triangle e diretto da Ryūtarō Nakamura. L’anime conta 13 episodi ed è distribuito in Italia da Dynit, sia in home video che sulla piattaforma di streaming legale VVVVID.

lain2

Trama: alcune studentesse ricevono una serie di strane e-mail, inviate da una ragazza che si è suicidata poco tempo prima. Il contenuto della mail recita:“mi sono voluta liberare del mio corpo, perché qui c’è Dio”. Lain Iwakura, una dei destinatari dell’e-mail, rimane molto incuriosita dal messaggio. Grazie ad un NAVI (una sorta di computer futuristico) decide di connettersi al Wired (l’equivalente di internet) per cercare risposte. Lain scopre quindi l’esistenza di un’altra se stessa, fisicamente identica ma diversissima caratterialmente. Da questo momento in poi si dipaneranno una serie di eventi assurdi che accompagneranno la vita della giovane Lain.

Commento: “13 episodi che sembrano 1000” è il primo pensiero che passa per la mente di chi ha visto Lain. Per alcuni sarà a causa della lentezza nella narrazione. Non li biasimo, non è affatto semplice guardare Lain.”

Io invece credo che questo anime abbia la profondità di 1000 episodi concentrati in 13.

Lain nasce in un periodo in cui internet iniziava ad assumere l’importanza che ha raggiunto oggi. Probabilmente gli autori di questo anime hanno voluto esternare il loro timore verso un’invenzione che ha rivoluzionato e unito il mondo, ma che nel contempo ha allontanato l’uomo dalla realtà che lo circonda, in particolare oggi, con l’utilizzo dei social network. Lain offre una semplice spiegazione a questo fenomeno: su internet possiamo essere chi vogliamo. La rete offre infinite possibilità per rifugiarsi da una vita che il più delle volte non ripaga i nostri sforzi, anche sul piano affettivo, grazie alla possibilità di stringere legami anche a lunghissime distanze. Si potrebbe dire che internet ha abbattuto il concetto di “distanza” a favore di una connessione globale, quasi come se ogni singolo utente fosse uno dei tanti neuroni che compone il cervello del mondo (nell’anime viene fatto capire che il numero di abitanti del pianeta è paragonabile a quello dei neuroni di un cervello umano). L’uomo potrebbe aver raggiunto il limite delle sue possibilità evolutive, limite che tenta di trascendere attraverso il mondo della rete. Tutto questo porta ad una semplice domanda: “Un giorno internet andrà a sostituirsi alla normale vita quotidiana?”. Immaginate un mondo in cui ogni persona è connessa alla rete, abbattendo la barriera della connessione tramite supporto hardware (la capacità di interagire con la rete senza un computer o uno smartphone). Internet diventerebbe la nostra realtà. A quel punto, se dovesse esistere qualcuno capace di controllare l’immensità della rete, allora avremmo la concretizzazione del concetto di Dio.

lain gif

Lain è questo e molto altro ancora.

Sul piano tecnico abbiamo delle animazioni molto buone, ma in linea con tutte le produzioni sperimentali. In Lain è la regia il vero punto di forza, con inquadrature e colori estremamente distorti, che vogliono simboleggiare una realtà per certi versi “irreale”. Questa distorsione la ritroviamo nelle ost, un altro punto di forza di questa serie. Altra nota di merito per la bellissima opening, canzone che non ci si aspetterebbe da un anime di questo genere.
Ottimo il doppiaggio italiano.

Insomma, ci troviamo di fronte ad un anime da 10 pieno, un vero capolavoro dell’animazione nipponica.

Ora, se siete tra quelli che puntano al puro intrattenimento, che considerano un capolavoro Fairy Tail, o che abbandonano un anime al primo episodio perché “non si capisce nulla”, probabilmente questo anime non fa per voi. Se invece cercate qualcosa di più dagli anime, allora Lain sarà pane per i vostri denti.

Antonio Vaccaro