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“Amo la vita Storia di un malato di Sla” di Giacomo Guglielmelli: esistere e non sopravvivere

COSENZA – Una sala gremita ieri, presso la sede dell’Ordine provinciale dei Medici chirurghi e Odontoiatri nel centro di Cosenza, ha accolto l’invito degli organizzatori della manifestazione “Anatomia di un evento: segni e storie del Natale”, in occasione della quale si è tenuta nel pomeriggio la presentazione del libro “Amo la vita Storia di un malato di Sla” (Comet Editor Press, 2012).

Il libro, scritto da Giacomo Guglielmelli poeta e scrittore , nasce dall’incontro dello stesso con Cristian Filice, giovane 37enne che da quattro anni convive con la diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica, lungo una testimonianza che colpisce ed emoziona, ma soprattutto fa riflettere sul valore e le priorità che spesso nella quotidianità (non) si danno alle cose.

Il libro infatti, racconta la storia di Cristian e – riprendendo le parole della dott.ssa Agata Mollica che ha moderato gli interventi della presentazione –  il “superamento della dimensione della malattia verso l’apertura al mondo”.

Oltre la dott.ssa Mollica, erano presenti al dibattito, l’autore del libro, Don Giacomo Panizza che ne ha scritto la prefazione, il presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni e lo stesso Cristian Filice.

Ad introdurre l’incontro, una scena tratta dal celebre film “Natale in casa Cupiello”, interpretato da Eduardo De Filippo, a richiamare le ragioni dell’evento che ha ospitato la presentazione, ovvero la volontà dell’ordine di celebrare il Natale con una manifestazione che, attorno al senso della natività e del presepe, innescasse delle riflessioni sul cambiamento del modo di “vivere” questo periodo dell’anno.

Il presepe, la famiglia, l’intimo degli affetti che spesso indispensabile per affrontare le difficoltà; cui nel caso di Cristian, protagonista del libro, si sono uniti a una rete di relazioni affettive esterne al nucleo famigliare rivelatisi indispensabili per affrontare la quotidianità con addosso il fardello di una malattia invalidante. In questa rete di affetti rientra proprio lo stesso autore del libro, Giacomo Guglielmelli che offre il proprio supporto a Cristian da diverso tempo e che, con il libro, ha deciso di dare un ulteriore input a questo suo “ruolo” donando– come ha dichiarato lo stesso autore – “voce a chi voce non può avere, in modo che l’esperienza narrata accomuni e coinvolga anche chi non la vive in prima persona”. Quello dell’autore è un vero e proprio invito a “condividere e rivolgersi al prossimo”, indipendentemente dalle proprie credenze religiose.

L’esperienza della condivisione e del racconto come accrescimento personale e apertura verso l’esterno, è stato il concetto ripreso anche nell’intervento di Don Giacomo Panizza, personalità celebre per il suo impegno sociale in Calabria da circa quarant’anni. “Per vivere appieno le esperienze è necessario sapere darvi un nome, saperle raccontare, dunque sapere leggere e scrivere”, per questo è necessaria la massima apertura e il massimo sostegno affinché anche chi “non sa di saper leggere le cose belle della vita” ne divenga capace.

Don Giacomo ha sottolineato come spesso si tenda a dare tutto per scontato, senza porsi troppe domande su ciò che si ha intorno, sul senso delle cose, sul senso della vita; chi soffre una malattia da questa prospettiva possiede una marcia in più, perché supera la barriera del “consueto” e “coglie il da farsi senza poterlo fare”. E’ qui, nel modo in cui si affronta il quotidiano, che risiede la sottile differenza tra vivere e sopravvivere; riprendendo le parole del sacerdote: “esiste una logica dell’esistere, diversa da quella del sopravvivere: e questo è nel libro, l’esistenza e non il sopravvivere. La malattia fa vedere cose diverse, realtà diverse; aiuta a focalizzare non su quanto tempo si ha nella vita, ma su quanta vita c’è nel tempo che abbiamo”.

A concludere la presentazione, la testimonianza del protagonista del libro, portavoce del messaggio in esso veicolato, di cui è saltata subito all’occhio la tenacia e la determinazione nel combattere la malattia, ma anche il pregiudizio e l’indifferenza che purtroppo spesso si manifesta anche a livello istituzionale, con una società che non è in grado di tutelare chi per forza di cose non può condurre una vita “normale”.

“La malattia è la prigione del mio corpo, ma io non mi rassegno, voglio vivere, amo la vita”.Queste le parole di Cristian che ha poi proseguito: “spesso comprendiamo il valore delle cose nel momento in cui stiamo per perderle, quando invece sarebbe sufficiente viverle giorno per giorno; in questo senso la Sla mi ha consentito di andare oltre, di non dare le cose per scontare e capire che nella vita ci sono dei doni, il primo fra tutti la famiglia”. Il ruolo della famiglia e degli affetti che è fondamentale, e che acquista ancor di più un valore se rapportato a chi è affetto da patologie pervasive.

Un messaggio forte ed importante quello trasmesso ieri nel corso dell’incontro che è stato accolto in maniera particolarmente partecipata dai presenti nel pubblico, tra cui è importante citare Maurizio Casaddio, presidente dell’AISLA/RC, il quale, tra l’altro, ha contribuito alla stesura del libro con la propria testimonianza dal punto di vista del malato.

 

Giovanna Maria Russo

Al Rendano la Locandiera di Goldoni: il successo di Nancy Brilli

È un esordio brillante quello della stagione di prosa cosentina. Sabato 15 dicembre il Rendano ha ospitato La Locandiera di Goldoni, diretta da Giuseppe Marini che, per la prima volta alle prese con l’opera goldoniana, ne firma la regia e accoglie anche il consenso della città bruzia, unica tappa calabrese della tournée. La scenografia di Alessandro Chiti fa la differenza e salta subito all’occhio. La “trovata” dei pannelli girevoli, rigorosamente bianchi sullo sfondo nero, consente un fluire costante degli ambienti che, di fatto, variano solo sensibilmente sulla base di una scena fissa. L’attualità dell’opera è vivacizzata anche dai costumi disegnati da Nicoletta Ercole: fedeli all’epoca di Goldoni eppure vicini ai vezzi contemporanei. L’incedere è costante, ma privo di ansie. Nancy Brilli, nei panni di Mirandolina dopo otto anni di assenza dalle scene, incarna fedelmente, con le dovute modulazioni del caso, quella modernità concepita dal librettista veneziano. È una donna strategica e narcisista che gode dell’ammirazione maschile e non può farne a meno. È cinica, calcolatrice e si compiace del corteggiamento “utile” e insistente del Marchese di Forlipopoli e del Conte di Albafiorita. Il primo (interpretato da un Fabio Bussotti che piace particolarmente) cerca di conquistarla con l’altisonanza di parole e maniere “ridicole” tra finta protezione e tirchieria che imprimono all’opera la vena più comica. Il secondo, invece, (che sulla scena è Maximilian Nisi), punta tutto sullo sperpero ostentato: cosparge la locandiera di doni preziosissimi ai quali lei, ovviamente, non si sottrae. L’equilibrio viene spezzato dall’arrivo del Cavaliere di Ripafratta. La misoginia del Cavaliere (Claudio Castrogiovanni) stuzzica l’orgoglio della locandiera che non accetta l’indifferenza e i modi rustici di un uomo che non ha mai amato una donna. «Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata» ammette la donna che ancora una volta escogita e colpisce. Si insinua nella debolezza del tenebroso, si fa complice di lui nella “crociata” verso la libertà priva di legami. E il Cavaliere abbocca. Ma una volta appagata la fame di vanità, Mirandolina “soffre” i suoi stessi inganni: la locanda si scalda con uno scontro tra uomini innamorati e una donna astuta che li dirige abilmente. L’ingannevole groviglio si sbroglia, solo formalmente, con una promessa: per proteggere se stessa e i propri affari, alla fine la donna concede la mano a Fabrizio (Andrea Paolotti) il cameriere sempre presente, gelosissimo e tormentato. La borghesia avanza, la nobiltà decade, ma la decisione è amara: la locandiera, in fondo, non sarà sposa per amore e la guerra tra i sessi non ha vinti né vincitori.

 

Beatrice Anna Perrotta

 

Alla ricerca del confine

COSENZA – In quello spazio dimezzato da un’intangibile ma netta linea che divide e fonde il cielo con il mare si va ad insinuare lo sguardo attento e analitico di Antonio Armentano che con le sue foto restituisce perfettamente le coordinate del confine, quello più estremo, l’orizzonte.

Da sempre emblema della separazione, del limite sul quale sorge e tramonta il sole ma dalla simbologia ambivalente, il suo essere impercettibile e lontanissimo produce l’illusione dell’infinito e al tempo stesso rappresenta la vicinanza, la sovrapposizione o addirittura la coincidenza tra aria e acqua.

Le foto di Armentano parlano da sole, agiscono all’interno di una dimensione che è un continuo oltrepassamento, si muovono nel visibile ma mostrano ciò che più di impercettibile esista, il suo occhio indaga sulla profondità del mistero cercando di arrivare al confine per immortalarne la sua sconfinata bellezza .

Ma nei suoi scatti c’è anche dell’altro, ci sono storie che parlano di nuvole sempre in viaggio, di terre diverse, di venti che indicano la direzione, storie che raccontano di ciò che si può arrivare a vedere e di ciò che sfugge alla nostra vista, che raccontano quel posto dove il cielo e il mare cominciano a parlare senza interruzione e il mondo finisce.

Vedere questi scatti è un’occasione per rallentare e fermarsi a guardare verso l’orizzonte, lasciare che lo sguardo si perda nell’infinito dei riflessi che salgono dal mare, specchiarsi in quelle luci, abbandonarsi all’oltre senza difendere più i confini, senza avere necessariamente una terra su cui approdare. Un modo per bloccare il tempo e rimanere fermi in equilibrio tra cielo e mare, immobili nella contemplazione, sospesi.

La mostra “Confini di mare” di Antonio Armentano è stata inaugurata ieri pomeriggio nella galleria d’arte L’Impronta e rimarrà esposta fino all’11 gennaio.

Gaia Santolla

 

Presentato il libro in ricordo di Lea Garofalo: quando il “coraggio di dire no” non basta

COSENZA – Si è tenuta ieri presso la libreria Ubik di Cosenza, la presentazione del libro “Il coraggio di dire no. Lea Garofalo la donna che sfidò la ‘ndrangheta” dedicato alla storia di Lea Garofalo – vittima della ritorsione dell’ex compagno, pregiudicato appartenente a una cosca del crotonese – scritto dal giornalista Paolo De Chiara e pubblicato dalla Falco editore. Presenti al dibattito, moderato dal direttore responsabile del Quotidiano della Calabria Emanuele Giacoia, l’on. Angela Napoli componente Commissione Antimafia, Paolo Pollichieni direttore del Corriere di Calabria, l’editore Michele Falco e l’autore.

A circa un mese dal ritrovamento dei resti della giovane donna – che inizialmente si era pensato fosse stata sciolta nell’acido – sparita nel 2009 nel milanese dove si rifugiava per scampare ai suoi persecutori, esce questo libro che, nel ripercorrere le tappe della tragica vicenda, racconta lo spaccato di una società, spesso “impotente” o talvolta “distratta” dalla burocrazia, a tal punto da non essere in grado di tutelare una donna perseguitata, solo perché si era opposta all’ambiente malavitoso, cui pure “apparteneva” sin dalla nascita.

Questa l’unica colpa di Lea: l’essere nata in un contesto distorto e governato da logiche al di sopra della sua tolleranza; l’aver amato e poi rinnegato l’uomo sbagliato. Seppure il colpevole della scomparsa di Lea non sia esclusivamente l’esecutore materiale del delitto, ma tutto un gioco di forze di cui la donna si è ritrovata ad essere pedina. Perché Lea, perseguitata, è stata anche abbandonata; e non solo dalla sua stessa famiglia, ma l’abbandono più pesante che la donna ha subito è quello dello Stato.

E’ su questo doloroso aspetto che si sono concentrati gli interventi della presentazione, a cominciare da quello dell’on. Angela Napoli: “si parla troppo di legalità e antimafia, ma la vera lotta all’illegale non esiste; esiste invece una ‘zona grigia’, linfa vitale offerta alla ‘ndrangheta che si serve di essa”; questo per dire, riprendendo le parole della Napoli, che responsabile della morte della donna è in primis lo Stato, che non è stato in grado di tutelarla. Una vera e propria condizione di abbandono che si è incarnata nell’erroneo “status” conferito a Lea la quale, seppure non fosse direttamente coinvolta in nessun reato, è stata sempre considerata una collaboratrice di giustizia anziché una testimone. Questo ha comportato un diverso trattamento della sua causa, nonché un rilevante contraccolpo psicologico che subisce colui che è costretto a nascondersi di continuo cambiando vita e abitudini; condizione che per Lea è divenuta insostenibile al punto da decidere (dopo 7 anni di protezione provvisoria) di abbandonare il programma di protezione, andando incontro alla morte.

E ancora con le parole dell’on. Napoli, che segue da vicino vicende consimili a quella di Lea, “lo stato non può abbandonare colui che rifiuta lo status di collaboratore di giustizia, lavandosene le mani. Il testimone è una risorsa e la sicurezza gli dev’essere garantita a vita”.

A seguire l’intervento del giornalista Paolo Pollochieni, che aprendo sul libro ne ha sottolineato la puntualità e “cattiveria” che conducono il lettore ‘oltre’ la cronaca dei fatti: “negli ultimi tempi, si è passati dalla politica del negazionismo, alla massima popolarità della ‘ndrangheta, sino al rischio di veicolare informazioni sbagliate: non è il caso del libro di De Chiara; in esso emerge, al di là dell’inchiesta sulla storia della Garofalo, l’approccio ‘incostante e dilettantistico’ delle istituzioni, troppo spesso non in grado di insinuarsi nelle meccaniche malavitose e di far luce nella cosiddetta ‘zona grigia’”. Il direttore ha poi proseguito: “quella di Lea era una battaglia persa. Ma a perdere non è stata solo Lea, ma noi tutti e con noi le stesse istituzioni, inadeguate a seguire la vicenda. E’ questo il vero dramma”.

“E’ necessario denunciare questa condizione, sensibilizzare la società stessa, raccontare ciò che gli altri non raccontano, seppure con difficoltà”. Questa la testimonianza dell’editore Michele Falco, che ha preso la parola subito dopo Pollichieni: “parlando delle vicende come quella che ha coinvolto Lea, spesso emerge un disagio, che è quello di chi non si sente in grado di cambiare le cose: disagio che però, non sarà mai rassegnazione”.

Subito dopo la parola è passata brevemente al giovane nipote di Lea Garofalo, Rosario Garofalo che nel ringraziare i presenti per l’attenzione conferita alla vicenda, ha brevemente “raccontato” Lea dal di dentro dell’ambiente familiare.

A concludere gli interventi l’autore, Paolo De Chiara che, nel ripercorrere alcune tappe salienti dell’inchiesta racchiusa nel suo libro, ha rimarcato sulle responsabilità e le “colpe” delle istituzioni e della magistratura che non sono riusciti a “prelevare” Lea da un ambiente insano, permeato dalla ‘ndrangheta e che l’ha condotta alla morte a soli 35 anni.

La presentazione si è conclusa con l’esibizione della cantautrice calabrese Francesca Prestia che ha cantato “La Ballata di Lea”, pezzo con il quale aveva vinto, nel corso della scorsa edizione di “Musica contro le mafie” il premio Menzione Speciale.

 

Giovanna Maria Russo

Mostra di Mandara Kè: Tra Pietre e Sogno

COSENZA – Ieri sera l’Acquario Bistrot ha accolto la mostra di  bijoux e accessori firmati Mandara Kè.

Le parole chiave della mostra sono state fantasia e sogno, tradotte in gioielli artigianali  in pietre dure e argento, che colpiscono al primo sguardo per l’alto contenuto tecnico e artistico.

L’esposizione ha accolto bracciali, collane, orecchini e tanto altro, offrendo uno sguardo diverso sul mondo dell’artigianato e dando modo ai presenti di apprezzare gli accessori non come semplici bijoux ma come ornamenti della personalità di chi li sceglie.

L’artista, Marida Longo, ci spiega come ogni modello sia “unico e irripetibile per il legame profondo che viene a crearsi tra il gioiello e la persona. Tra le pietre e gli uomini esiste un primordiale dialogo, invisibili energie che si fondono, ed ogni loro incontro svela infinite affinità e corrispondenze”.

Il percorso artistico di Marida Longo ha toccato le forme d’arte più varie, dalla pittura alla scultura, dal decoro al restauro ligneo. Si diploma in “Modellatore e Decoratore di Ceramica” per poi conseguire, nel 1998, il secondo diploma di “ Tecnico Restauro Legno” presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Calabria, dove ha lavorato per un anno nei laboratori di restauro, acquisendo manualità ed esperienza nel settore.

Il marchio Mandara Kè nasce nel 2005, quando l’artista inizia la lavorazione di bijoux in perline per poi affinare la sua tecnica e sperimentare nuove creazioni in agata, giada, ametista e cristalli.

“Mandara Kè è una frase tratta dal Sutra del Loto – continua la Longo –  Secondo la tradizione indiana, ogni volta che si verifica un evento straordinario, un fiore raro di Mandara sboccia nel cielo e i suoi petali piovono sul mondo per riempirlo di bellezza e profumo”. Un motivo di ispirazione che permette a Marida Longo di modellare il bello puntando su un’ispirazione orientale, dettata dalla forza delle pietre.

La serata si è conclusa con tre piccoli rituali magici con lo scopo di richiamare le forze benigne di amore, fortuna e felicità. Un evento suggestivo, immerso in un’atmosfera accogliente e condito con ottima musica in sottofondo.

Per maggiori informazioni sulla linea Mandara Kè, visitare la Pagina Facebook .

 

 

 

 

 

 

 

 

Miriam Caruso

Cosenza: mostra d’arte “Across the space across the time” al Museo Civico dei Brettii e degli Enotri

Quest’anno L’Associazione Vertigo Arte, per la sesta edizione di Tornare@Itaca, ha inteso portare avanti un progetto dal titolo “Across the space across the time”.

Esso si riallaccia a una interessante questione dibattuta nel Nord Italia da alcuni studiosi riguardo alle diverse vicende artistiche italiane dell’ultimo trentennio, penalizzate probabilmente nella stretta tra l’invadenza di correnti internazionali quali Arte Povera e Transavanguardia e una sostanziale indifferenziazione e distrazione che ha caratterizzato gli anni Ottanta – Novanta.

E’ un fenomeno, che coinvolge l’intero territorio italiano, già indagato in una prospettiva essenzialmente settentrionale, da critici come il torinese Edoardo Di Mauro.

Vertigo Arte ne vuole spostare per prima l’attenzione alle realtà del Centro-Sud e il proposito è quello di presentare un ampio e significativo spaccato nazionale, certamente non esaustivo né definitivo, ma naturalmente opinabile e aperto, di quel fenomeno così vivo e variegato, affinché si avvii un generale dibattito teso a una più attenta lettura dell’arte italiana di fine millennio.

Il viaggio di Tornare@Itaca è il viaggio dell’arte in una ricerca incessante, in un desiderio di scoprire, svelare e svelarsi che motiva la ricerca artistica.

E’ il viaggio che dalle regioni meridionali della penisola risale al Nord; quel Nord che affascina come le sirene di Ulisse.

Nord e Sud come metafore, come estremi che si contrappongono e si riconoscono. (dal testo in catalogo di Mimma Pasqua)

L’importanza di questo progetto, oltre al rigore della sua impostazione, consiste nel fatto di gettare un ponte tra importanti presenze artistiche che, ad onta delle difficoltà, hanno continuato a lavorare nell’Italia centro – meridionale, e l’omologa realtà del settentrione. Operazione che mi è riuscita solo in minima parte nelle due edizioni de “Un’Altra Storia”, non per cattiva volontà, ma per limiti economici e logistici.

Tornare@Itaca opera un congiungimento organico tra l’arte del sud con quella del resto del paese, fornendo un contributo fondamentale a questa operazione di rilettura e rivisitazione del recente passato, quanto mai vivo ed attuale anche al presente.(dal testo in catalogo di Edoardo Di Mauro)

La finalità di Vertigo Arte è dunque, nell’occasione, quella di sostenere, integrare e ampliare codesta diversa ricerca, riservando come detto particolare e specifica  attenzione alle realtà del centro-sud, sicuramente  non prive di significative personalità e capacità (in parte già felicemente espressesi), nonché di  stimolanti esperienze aggreganti, molte ancora da sviscerare e verificare, impegnandosi affinché un nuovo aspetto di quel progetto germogli proprio dal Meridione, considerato da sempre nella ricerca artistica contemporanea fuori dal dibattito nazionale, e trovi sponda, collaborazione e integrazione in una visione nazionale nelle citate realtà e nei loro protagonisti. (dal testo in catalogo di Franco Gordano)

Sul fiume Lao per imparare il soccorso fluviale, corso per i vigili del fuoco della Calabria

SCALEA (CS): Dieci vigili del fuoco, provenienti dai cinque comandi della regione, a quota 1000 e oltre: lungo il corso mediano del fiume Lao, in provincia di Cosenza, stanno seguendo il corso regionale SAF-Fluviale. Giunto alla XXI edizione, il corso è stato organizzato dalla Direzione regionale dei Vigili del Fuoco per la Calabria.  Due istruttori nazionali specializzati SAF e tre tutor stanno formando gli operatori vigilifuoco per l’abilitazione nelle tecniche di soccorso in ambiente fluviale e alluvionale.

La difficoltà del corso è stata aggravata dalle condizioni meteo: temperature intorno allo zero e acque molto fredde lungo il fiume Lao. Con i suoi  50 km di lunghezza e per l’abbondanza delle sue portate medie annue (oltre 12 mc/sec), il Lao rappresenta uno degli scenari più frequentati dell’intera Italia meridionale per il rafting ed è riconosciuto come uno dei tre poli di interesse nazionale per l’addestramento dei vigili del fuoco al soccorso in acque interne.

 

Il video

 

La Fotogallery

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“La Primavera del Cinema Italiano”

Sarà Emir Kusturica la star internazionale ospite del gran gala finale del “Festival Cinematografico della Calabria- La Primavera del Cinema Italiano”. Il regista bosniaco dell’indimenticabile “Arizona Dream” sarà tra i protagonisti del festival. Uno degli interpreti più ispirati del cinema contemporaneo. Una grande stella, tra i suoi successi più recenti il documentario dedicato alla figura mitica del campione mondiale Maradona. Il regista Kusturica sarà ospite dell’ultima serata del cartellone, sabato 22 dicembre.

Sarà, invece, l’affascinate Catherine Spaak  ad aprire il “Festival Cinematografico della Calabria- La Primavera del Cinema Italiano”.  Attrice, scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva sarà ospite della prima serata del festival, venerdì 14 dicembre, alle ore 18, sul palco del Supercinema Modernissimo di Cosenza. Una serata dedica ai 50 anni de “Il Sorpasso” , il capolavoro di Dino Risi che  consacrò la Spaak, talentuosa interprete di origine francese, stella del cinema italiano. Durante la serata a Catherine Spaak sarà consegnato il Premio Federico II.  A seguire la proiezione della copia restaurata del film.

Il Festival continuerà sabato 15 dicembre, con una lunga maratona di proiezioni di film e l’incontro con il regista Claudio Giovannesi  che presenterà la pellicola  “Ali ha gli occhi azzurri”, che ha ottenuto il premio della giuria all’ultima edizione del Festival di Roma.  Il regista di “Fratelli d’Italia” (documentary-film del 2010 sull’immigrazione e l’integrazione culturale) e de “La casa sulle nuvole” aprirà la sezione  “Set Italiani” con il suo ultimo lavoro “Ali ha gli occhi azzurri”,  al Cinema San Nicola di Cosenza, alle ore 20.

In programma domenica 16 aprile, alle ore 12, per la sezione “Primavera off” in Piazza XI Settembre, un incontro al Mab con la celebre attrice teatrale e cinematografica Nancy Brilli. Un chill out con la protagonista dello spettacolo “La locandiera” che aprirà la stagione di prosa del Teatro Rendano. Per l’occasione “La Primavera del cinema italiano” le consegnerà il prestigioso Telesio d’argento.

A seguire nel pomeriggio, alle 17.30, La Primavera del Cinema si sposterà negli spazi della libreria Ubik  per la sezione “Parole di Celluloide”. La kermesse quest’anno si arricchisce di momenti dedicati alla letteratura e al cinema, come l’incontro con Don Dario Viganò. Il Presidente della Fondazione Ente dello spettacolo presenterà il suo ultimo libro “La maschera del potere”, a seguire la proiezione del video.

Questi sono solo alcuni dei grandi nomi che attraverseranno il red carpet de “La Primavera del Cinema Italiano” 2012.

Dal 14 al 22 dicembre, attori e registi di fama nazionale e internazionale popoleranno le nove giornate, tra proiezioni di film, incontri- dibattiti, presentazioni di libri, concerti ed eventi glamour. Una full immersion nelle nuove tendenze del grande schermo.

Le star che calcheranno il red carpet de “La Primavera del cinema italiano”:

Catherine Spaak, Claudio Giovannesi, Veronica Polacco, Marco Brandizi, Nancy Brilli, Don Dario Viganò, Chiara Ottaviani, Giacomo Battaglia, Luigi Miseferi, Mimmo Calopresti, Giacomo Scarpelli, Filiberto Scarpelli, Michele Placido, Vinicio Marchioni, Claudia Gerini, Jasmine Trinca, Emir Kusturica, Fabio Mollo, Thony, Margherita Mannino, Carolina Crescentini, Giovanna Taviani, Salvatore Striano, Silvia D’Amico, Tatiana, Galdo, Elena Fonga.

Cosenza sarà lo scenario di una kermesse che si distingue per la sua originalità nel panorama nazionale: un festival con su due comode scarpe da tennis! L’inconfondibile logo che lancia un evento fuori dagli schemi e che promuove i nuovi talenti del cinema italiano, questa volta sotto il sole del Sud.

Il programma della kermesse è stato presentato nella sede di Confindustria Cosenza, in via Tocci.  Al tavolo dei relatori: il Presidente della Fondazione Calabria Film Commission Gianluca Curti, il delegato della Presidenza regionale ai rapporti con la Film Commission  Giuseppe Agliano, il Presidente della Fondazione Carical, Mario Bozzo; l’assessore alla comunicazione del comune di Cosenza, Rosaria Succurro; il presidente di Confindustria-Cosenza Renato Pastore. Il programma della manifestazione è stato presentato dal direttore artistico del festival Alessandro Russo e  dal presidente dell’associazione culturale “Le Pleiadi” Giuseppe Citrigno.

Ad ideare la manifestazione l’Associazione culturale “Le Pleiadi”, il suo Presidente, Giuseppe Citrigno e il direttore artistico, Alessandro Russo. Organizzato dalla Fondazione Calabria Film Commission all’interno del Primo Festival cinematografico della Calabria. Realizzato  a valere sui fondi dei nuovi eventi culturali innovativi- Por Calabria- FESR 2007/2013 Asse V – linea di intervento 5.2.3.1.

“Siamo riusciti a mettere in campo in poco tempo un progetto ambizioso, vincendo un bando europeo – spiega nel suo intervento il Presidente Curti – La Film Commission che io coordino ha incontrato, in questi mesi, grandi professionalità del territorio. A Reggio Calabria, come a Catanzaro e a Cosenza abbiamo riunito eventi cinematografici prestigiosi e abbiamo stilato un piano di costi riuscendo a risparmiare il 30% della spesa. I tre festival avranno così la serenità di un sostegno economico per tre anni di progettualità.”

“Si tratta di un progetto di altissima qualità- spiega Giuseppe Agliano – che la Regione Calabria ha voluto sostenere attraverso la Film Commission. Il primo festival cinematografico della Calabria è rientrato in uno dei sette grandi eventi che saranno finanziati dall’UE. I tre festival che compongono il progetto conserveranno le loro identità e al contempo godranno di una rete che supporterà tecnicamente ed economicamente.”

“La Primavera del cinema torna e all’interno di un grande progetto regionale – questo il commento di Giuseppe Citrigno patron della manifestazione- a conferma che nelle precdenti edizioni abbiamo seminato bene. E’ doveroso, inoltre , ringraziare l’amminiostrazione comunale  di Csoenza che è da sempre al fianco del festival  fornendo alcune location.  Come il Cinema A. Tieri e il gran gala finale che sarà allestito sul palco dello storico Teatro Alfonso Rendano”.

“Saranno nove giornate intense tra dibattiti, proiezioni di film, mostre fotografiche, concerti ed eventi speciali – dichiara il direttore artistico Russo – E quest’anno avremo anche una star internazionale, il regista bosniaco Emir Kusturica che chiuderà il festival il 22 dicembre. Uno special guest che sarà ospite di una serata in cui si rifletterà sul futuro del cinema europeo e sul ruolo della Calabria come ponte sul Mediterraneo.”

Le sei pellicole in concorso, proiettate al Cinema Citrigno e al Cinema San Nicola, sono tra le novità più interessanti del panorama nazionale.

“Posti in piedi in paradiso” di Carlo Verdone; “Magnifica presenza” di Ferzan Ozpetek; “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana; “Viva l’Italia” di Massimiliano Bruno, “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì ed “E’ nata una star” di Lucio Pellegrini.

Tutti potranno vedere i film in concorso nelle sale, durante le nove giornate del festival, al prezzo simbolico di un euro. A giudicare le pellicole e a decretare il vincitore dell’edizione 2012, anche quest’anno sarà il pubblico in sala, compilando apposite schede di gradimento. La kermesse prevede, inoltre, la proiezione di altri film fuori concorso:

“Il sorpasso” di Dino Risi; “Itaker- Vietato agli italiani” di Tony Trupia; “Ali ha gli occhi azzurri” di Claudio Giovannesi,“Grande grosso e Verdone” di Carlo Verdone; “Ciliegine” di Laura Morante; “Terra Matta” di Costanza Quatriglio;  “Piazza Garibaldi” di Davide Ferrario; “Quel che resta” di Laszlo Barbo; “Stromboli terra di Dio” di Roberto Rossellini ( copia restaurata dalla cineteca di Bologna); “PierPaolo Pasolini- Le ragioni di un sogno” di Laura Betti; “Tormenti” di Filiberto Scarpelli; “Cesare deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani; “La guerra dei vulcani” di Francesco Patierno; “Il mundial dimenticato” di Lorenza Garzella, Filippo Macelloni; “Arizona Dream ” di Emir Kusturica; “Zero a zero” di Paolo Geremei; “1960” di Gabriele Salvatores; “I piccioni di Venezia” di Francesco Pasinetti; “Maradona” di Emir Kusturica; “Workers” di Lorenzo Vignolo; “Una bella vacanza” di Fabrizio Corallo; “Due amici” di Francesco Gallo e Francesco Vilotta; “The world will note” di Matteo Scarfò; “Mi manca Riva” di Giuseppe Gagliardi.

Un festival che non dimentica la solidarietà. 1 euro, il costo simbolico del biglietto. L’intero incasso sarà devoluto alla comunità colpita dal terremoto di Mormanno.

“Le novità dell’edizione 2012 non si fermano qui! – promettono il presidente dell’associazione “Le Pleiadi” Giuseppe Citrigno e il direttore artistico de “La Primavera del Cinema Italiano”, Alessandro Russo – Sorprese che prevediamo graditissime al pubblico”.

Tornano anche le prestigiose mostre fotografiche ospitate dalla kermesse.

Mercoledì 19 dicembre, alle ore 18, negli spazi del Cinema Citrigno, il celebre regista Mimmo Calopresti, inaugurerà la mostra fotografica “Il Cinema secondo PierPaolo Pasolini”. Ideata  e prodotta dalla Cineteca di Bologna.

A seguire, nella sala due del Citrigno, per la sezione “Conversazioni sul cinema” il regista Calopresti affronterà la poetica di Pasolini grazie al saggio di “Corpus Paolini” e il film di Laura Betti “ Pier Paolo Pasolini le ragioni di un sogno”.

A chiudere la serata, alle ore 21, un omaggio allo sceneggiatore Furiso Scarpelli con la proiezione al Cinema Citrigno  del film “Tormenti” del regista Filiberto Scarpelli per la sezione “Set italiani”.

In programma, Domenica 16 dicembre, anche la proiezione dell’anteprima del film di Max Mazzotta “Fiabeschi torna a casa”, alle ore 20.30, al Cinema San Nicola. A seguire, il concerto di Mazzotta accompagnato dalla sua band.

Lunedì 17 dicembre per la sezione “Panorami doc”, “Terra matta” di Costanza Quatriglio, proiettato alle ore 18.30, al Cinema San Nicola. In programma anche l’incontro con la produttrice Chiara Ottaviano.

Il festival continua martedì 18 dicembre , con la sezione “Parole di celluloide”, alle ore 17, nella sede di Confindustria con la presentazione del libro “Clint Eastwood” interverranno: Alessandro Canadè e Alessia Cervini.

Al Supercinema Modernissimo, invece, alle ore 18.30, in programma la proiezione speciale della pellicola “Quel che resta” regia di Laszlo Barbo.  In scaletta anche l’incontro con gli interpreti del film, Battaglia e Miseferi.

A seguire, nella stessa sala, alle 20.30,  per la sezione “Evento” la proiezione della copia restaurata del capolavoro di Roberto Rossellini “Stromboli Terra di Dio”.

Giovedì 20 dicembre, per la sezione “Proiezione speciale” il film “Cesare non deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani.  A seguire l’incontro- dibattito con la regista Giovanna Taviani nella casa circondariale di Cosenza, alle ore 10.30. Un evento in collaborazione con la L.I.D.U.

La serata conclusiva del festival si svolgerà, sul palco del Teatro Rendano, con il tradizionale red carpet e la passerella di star ospiti della cerimonia di consegna del Premio Federico II. La prestigiosa statuetta che rappresenta l’ottagono, simbolo della storia della città di Cosenza.

Mostra Fotografica “Bambini, Anima del Mondo”

La Camera di Commercio di Cosenza, in collaborazione con la Fondazione Movimento Bambino e la Fondazione Ferrero, sono i promotori di una mostra fotografica sul variegato mondo dell’infanzia dal titolo “BAMBINI, Anima del Mondo”, che si terrà nella sede camerale di Cosenza dal prossimo lunedì 17 dicembre 2012 sino al 15 gennaio 2013. La tappa calabrese della mostra darà il via ad un lungo viaggio per il mondo, dopo che il prossimo 29 gennaio 2013 approderà a Roma nelle sale del Senato della Repubblica e, successivamente, nella sede europea di Strasburgo.

La rassegna, che si propone di riconoscere e rendere nota la sapienza dei bambini, sarà strutturata in 70 pannelli fotografici con testi, tra i quali la Carta di Alba redatta dalla Fondazione Movimento Bambino sulla tutela dell’infanzia e pubblicata nel libro “Bambini” di Alessandra Santelli e Maria Rita Parsi. Le foto della Santelli sono frammenti di viaggi, momenti, scoperte di un mondo che appartiene ai bambini e che tenta di contenerli nei suoi confini. I testi che accompagnano le istantanee sono attinti da un’opera di Maria Rita Parsi, “Il pensiero bambino” che rappresenta un manifesto sulla filosofia bambina.

Questa raccolta di parole e immagini non è solo artistica, ma anche scientifica, giuridica e politica. La mostra rappresenta un’operazione di conoscenza, di rivendicazione di un diritto fondamentale: il diritto all’infanzia, ovvero quel principio pacificamente rivoluzionario che conferisce autorevolezza a chi, nel mondo, così com’è strutturato, non ha alcuna autorità. > La Camera di Commercio – dichiara il Presidente Gaglioti – ha ritenuto offrire il suo appoggio morale e organizzativo ad un’ iniziativa che rientra negli interessi generali del sistema economico in termini di “sano” sviluppo dell’economia provinciale, che nasce e inizia dai bambini>. Prosegue ancora sostenendo che, > L’ente camerale opera all’educazione alla legalità con azioni in stretta sinergia con la Prefettura mediante la sottoscrizione di un protocollo d’intesa e con il coinvolgimento con le scuole di  ogni ordine e grado>.

All’evento inaugurativo della mostra prenderanno parte tutti gli organismi sociali e professionali interessati, insieme alle più alte autorità civili, militari e religiose.

Week end al Cinema: I consigli di 8@30

Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato

Jackson torna nella Terra di Mezzo per raccontare la storia di Bilbo

La storia racconta il viaggio del protagonista Bilbo Baggins, coinvolto in un’epica ricerca per reclamare il Regno Nanico di Erebor governato dal terribile drago Smaug. Avvicinato dal mago Gandalf il Grigio, Bilbo si ritrova al seguito di tredici nani capeggiati dal leggendario guerriero Thorin Oakenshield. Il viaggio li conduce per terre piene di pericoli e avventure, abitate da Goblin e Orchi e implacabili Wargs. La loro meta principale è raggiungere l’Est e le aride Montagne Nebbiose, ma prima dovranno sottrarsi ai tunnel dei Goblin, dove Bilbo incontra una creatura che gli cambierà la vita per sempre… Gollum. Qui, da solo con Gollum, sulle rive del lago seminterrato, l’ignaro Bilbo Baggins non solo si scoprirà così ingenuo e coraggioso al punto da sorprendere persino se stesso, ma riuscirà a impossessarsi del “prezioso” anello di Gollum che possiede qualità inaspettate ed utili… un semplice anello d’oro, legato alle sorti della Terra di Mezzo in modo così stretto che Bilbo non può neanche immaginare.

Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato nei cinema di Cosenza:

Modernissimo: 16:00 – 19:00 – 22:00

Andromeda River: Versione 3D: 17.30 – 21.00 – 21.30 (Versione NO 3D: 16.00 – 18.30)

Tutto tutto niente niente

In bilico tra comicità e orrore la nuova commedia con Antonio Albanese
Tre storie, tre personaggi con un destino che li accomuna: la politica con la “p” minuscola. Cetto La Qualunque, il politico “disinvolto” che abbiamo imparato a conoscere, questa volta alle prese con una travolgente crisi politica e sessuale (in lui le due cose viaggiano sempre di pari passo). Rodolfo Favaretto, che rincorre il sogno secessionista di un nordista estremo, e che per vivere e combattere la crisi commercia in migranti clandestini. Frengo Stoppato, un uomo stupefacente, in tutti i sensi, che torna dal suo buen retiro incastrato da una madre ingombrante, con un sogno semplice semplice: riformare la chiesa e guadagnarsi la beatitudine. Un ritratto folle ma non troppo dell’Italia di questi anni, in una girandola di situazioni paradossali e travolgenti.

Tutto tutto niente niente nei cinema di Cosenza:

Andromeda River:16:45‎ – ‎19:00‎ – ‎20:45‎ – ‎22:30‎

Citrigno: 16,30 – 18,30 – 20,30 – 22,30