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“Sistema Rende”, Principe sentito dal Gip. Presentata istanza di scarcerazione. Tutti respingono le accuse

CATANZARO – È durato oltre tre ore l’interrogatorio di garanzia dell’ex sottosegretario del Pd ed ex sindaco di Rende Sandro Principe, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul “sistema Rende”. Durante l’interrogatorio l’esponente politico del Pd si è detto estraneo alle accuse.
Assistito dall’avvocato Franco Sammarco, Principe ha risposto alle domande del Gip Carlo Saverio Ferraro che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. In aula anche il sostituto della Dda, Pierpaolo Bruni.
Non ci sono accuse, intercettazioni, incontri, fatti attribuibili a Sandro Principe – afferma Sammarco – Mi pare che dal punto di vista giuridico e giudiziario siamo al di là del consentito“. L’avvocato ha inoltre annunciato di aver già depositato istanza di scarcerazione al Tribunale della Libertà. Hanno respinto ogni addebito anche gli altri indagati. L’interrogatorio di Pietro Ruffolo, ex assessore provinciale di Cosenza ed ex assessore al Bilancio del Comune di Rende, è durato circa un’ora durante la quale Ruffolo ha risposto alle domande del gip Carlo Ferraro e ha precisato che non aveva nessun potere per assumere persone nelle cooperative, anche perché fino al 2005 non aveva incarichi politici e svolgeva la sua attività professionale in banca. Ruffolo ha detto di non conoscere i vari Ettore Lanzino, Adolfo D’Ambrosio e altri se non solo per aver letto le cronache sui giornali. I legali di Ruffolo, gli avvocati Franz Caruso e Francesco Tenuta, hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari per il ne bis in idem perché si tratta – secondo la difesa – degli stessi fatti già contestati in una precedente inchiesta in cui il politico venne coinvolto anni fa. Dopo Ruffolo, sono stati sentiti l’ex sindaco Umberto Bernardo, l’ex consigliere provinciale Giuseppe Gagliardi e l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli. Tutti hanno respinto le accuse esprimendo totale estraneità ai fatti contestati.

Oppido Mamertina, tornano le processioni dopo lo stop biennale per l’inchino

OPPIDO MAMERTINA (RC) – Da 4 aprile prossimo nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi si potranno svolgere regolarmente le processioni religiose dopo lo stop, durato quasi due anni, imposto dal vescovo Francesco Milito in seguito all’inchino, cioè un dondolamento della sacra effigie, che sembrerebbe essere stato rivolto verso la casa del presunto boss Beppe Mazzagatti, in occasione della processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido nel luglio di due anni fa. È stato lo stesso vescovo ad autorizzare il ripristino dei riti con un apposito documento. La prima processione che avrà luogo sarà quella della Madonna dell’Annunziata, protettrice della diocesi, in programma per il prossimo 4 aprile, appunto. I riti pasquali, poichè già concessi, si erano svolti regolarmente anche lo scorso anno. Nell’atto di monsignor Milito, valido per tre anni, allo scadere dei quali sarà messa in atto una verifica, si parla anche della preparazione dei componenti dei Comitati che organizzano le feste e dei portatori delle sacre effigi.

 

Detenzione e spaccio di cannabinoidi, assolto dal Tribunale di Castrovillari

CASTROVILLARI (CS) – Il ventinovenne rossanese V.V., assistito dall’avvocato Giuseppe Vena, è stato assolto dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Castrovillari, perchè il fatto non sussiste. Il giovane era accusato di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo cannabis indica ritrovata dagli uomini dell’arma nel corso di una perquisizione nell’aiuola antistante il portone d’entrata della sua abitazione in diversi vasi, nonchè all’interno di un barattolo in vetro nell’abitazione stessa. Dopo l’arresto, l’avvocato Vena munito di procura speciale chiedeva di definire il giudizio penale nelle forme del rito abbreviato, smontando nell’arringa difensiva le accuse rivolte all’imputato, sostenendo che le piantine sequestrante non avessero ancora raggiunto la maturità tale da garantire l’effetto drogante. Per questa ragione, udite e valutate le fonti di prova, il gip ha assolto il giovane da ogni accusa.

 

 

 

Rosarno, rapinatori colti sul fatto dai Carabinieri

ROSARNO  (RC)- Una rapina sventata per una casualità. È quanto accaduto nel reggino nella giornata di oggi. Alcuni malviventi erano in procinto di introdursi in un negozio della catena “Splendidi splendenti” ma, nonostante il passamontagna calato sul viso, vedendo passare una pattuglia dei Carabinieri, hanno tentato la fuga. Il loro tentativo di sfilarsi il passamontagna e di darsela a gambe non è servito a molto, poichè i Carabinieri sono riusciti a bloccarli quasi subito di fronte all’esercizio commerciale, situato in una delle vie del centro. Antonio Furuli, 39 anni, già noto alle forze dell’ordine e, a quanto sembra, affiliato alla cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco, e Salvatore Pisano, 29 anni, sono finiti in manette. Un colpo sfortunato, dunque, che non si è aggiunto alle già cinque rapine che nel corso dell’ultimo anno hanno riguardato lo stesso negozio e per le quali cinque persone sono state messe agli arresti dai Carabinieri di Gioia Tauro.

 

Forza un posto di blocco e urta un carabiniere. Arrestato

NICOTERA (VV) – Ha forzato a bordo della sua auto un posto di blocco dei carabinieri e poi, forse, resosi conto della sciocchezza, è tornato indietro, ma nel farlo ha urtato leggermente uno dei militari che non riportato ferite gravi. Un disoccupato di 24 anni è stato arrestato e posto ai domiciliari, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L’episodio è accaduto questa notte nel centro abitato di Nicotera, dove i carabinieri, nel corso di un controllo, hanno intimato l’alt all’auto di grossa cilindrata a bordo della quale viaggiava il giovane. Il ventiquattrenne, però, avrebbe deciso di forzare il posto di blocco, ma prima ancora che i militari si mettessero sulle sue tracce ha deciso di tornare sui suoi passi. Giunto nei pressi del posto di blocco la collisione tra la sua auto e uno dei carabinieri.

Rossano, muore sul colpo investito da un camion. Arrestato l’autista dopo una breve fuga

ROSSANO (CS) – Un uomo di 86 anni, Antonio Toscano, è stato investito stamani mentre attraversava la strada a Rossano da un camion che stava effettuando una manovra in retromarcia. L’anziano, sbalzato sull’asfalto per il violento impatto con il mezzo pesante, è morto sul colpo. L’autista dell’autocarro, dopo qualche minuto, è fuggito dal luogo dell’incidente. Sul posto sono intervenuti i sanitari del servizio 118 che hanno constatato il decesso di Toscano. Intervenuti anche i carabinieri che, grazie alla testimonianza di alcuni presenti, sono riusciti a rintracciare e ad arrestare il camionista. Si tratta di un uomo di 42 anni di Lamezia Terme, posto ai domiciliari con l’accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso. Sottoposto al test sull’uso di alcol e droga, è risultato negativo. L’uomo, dipendente di una ditta di Belcastro (Catanzaro), è stato rintracciato dai carabinieri della Compagnia di Rossano a Corigliano Calabro, mentre percorreva la statale 106. Secondo quanto avrebbe riferito agli investigatori, non si sarebbe accorto della presenza dietro al suo furgone del pensionato. L’arresto è scaturito dalla vecchia normativa, in quanto in questo caso non è applicabile il nuovo reato di omicidio stradale appena entrato in vigore.

Rende, era pronto a uccidere. Bloccato dai carabinieri

LUZZI (CS) – I carabinieri della radiomobile della compagnia di Rende hanno arrestato a Luzzi, nel Cosentino, in contrada Cavoni, D. G., 40 anni, residente ad Acri. L’uomo, bloccato a bordo della propria auto, sarebbe stato trovato in possesso di una mazza da baseball e un fucile da caccia calibro 12, intestato al padre. I militari avrebbero ricevuto l’allarme dai familiari del 40enne, il quale sarebbe uscito da casa manifestando la volontà di uccidere un cittadino rendese per motivi passionali, ritenendolo amante della moglie. D. G. è stato dunque arrestato e trattenuto presso la camera di sicurezza della compagnia di Rende, in attesa del rito direttissimo, mentre il padre è stato denunciato in stato di libertà per omessa custodia del fucile.

Rende, incendiata l’auto dell’Assessore Toscano. La solidarietà del mondo politico

RENDE (CS) – Un paio di giorni fa, l’auto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Rende, Vittorio Toscano, è stata incendiata da ignoti. La vettura, una Volkswagen Turan, è stata completamente distrutta dalle fiamme, proprio sotto l’abitazione dell’uomo, dopo essere stata cosparsa di liquido infiammabile. Sull’accaduto stanno indagando i Carabinieri della compagnia di Rende per identificare i presunti responsabili di quello che pare essere stato un atto intimidatorio. Nel frattempo, molti sono stati i messaggi di solidarietà indirizzati a Vittorio Toscano da parte del mondo politico, non solo locale ma anche regionale. Per tale ragione, l’Assessore del Comune rendese ha voluto ringraziare personalmente, tramite una dichiarazione rilasciata a mezzo stampa quanti gli hanno dimostrato conforto e vicinanza.

Gli atti intimidatori ledono nel profondo l’immagine di una Città bella come la nostra Rende al di là della persona a cui questi sono stati rivolti” ha affermato Toscano. “Come società civile non possiamo assolutamente permetterci di far identificare il territorio come luogo di azioni violente ed antidemocratiche. A tali avvenimenti le istituzioni e il mondo politico devono reagire continuando le attività di crescita e sviluppo assicurando alla cittadinanza il loro corretto svolgimento nella legalità e nel rispetto dello Stato. Ringrazio per la vicinanza dimostratami il Sindaco Marcello Manna, il Presidente del Consiglio, la Giunta, i Consiglieri tutti di maggioranza e minoranza, il corpo dei Vigili Urbani, i dipendenti comunali, tutte le forze politiche del territorio, il Nuovo Centro Destra nella persona del Vice Ministro allo Sviluppo Economico e coordinatore Regionale NCD Antonio Gentile, il sottosegretario ai Beni Culturali e deputato calabrese Dorina Bianchi, il Vice Presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Gentile, il coordinatore Provinciale e cittadino di Rende. Inoltre ringrazio Il Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta Arturo Bova, il Comando dei Carabinieri di Rende, i Vigili del Fuoco, i giornalisti e i tantissimi cittadini e gli amici che dalle primissime ore hanno fatto sentire il loro sostegno ed il loro sincero affetto. Ciò dimostra che l’interazione vera tra esseri umani permette di sviluppare una società libera e pronta al cambiamento“.

Rende, quartieri al buio: manomessi quadri elettrici Enel

RENDE (CS) – Individuato il motivo per cui in questi giorni alcuni quartieri di Rende sono rimasti al buio: dietro tale disagio si nasconde la mano dolosa di ignoti. È quanto si legge in un comunicato diffuso dal Comune di Rende, che esclude qualsiasi problema di natura tecnica e generale nell’impianto di illuminazione pubblica, affermando che sono stati manomessi i quadri elettrici e i contatori dell’Enel in via Botticelli, via Vanni (di fronte al cimitero), via Ungaretti  e via Don Minzoni.

L’amministrazione comunale di Rende è pronta a presentare formale denuncia e rafforzare gli eventuali controlli sui siti presi di mira e sugli altri potenzialmente sensibili. Il problema non sono soltanto le azioni vandaliche, ma soprattutto la sicurezza e l’incolumità degli abitanti di Rende, costretti per lunghe ore a muoversi senza illuminazione nei quartieri in cui vivono o lavorano.

Cosa ancora più grave si è verificata al di fuori del Municipio. Anche in questo caso ignoti hanno manomesso e interrotto l’erogazione del gas dell’impianto centralizzato della casa comunale, che per legge si trova fuori dalle mura del palazzo di città. Il mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento del Municipio nei giorni passati è da attribuirsi, presumibilmente, ad un’azione manomissoria. Un fatto grave che desta molta preoccupazione anche fra i dipendenti comunali.

“Non sono – ha sottolineato il sindaco di Rende, Marcello Manna – episodi isolati. Abbiamo il fondato timore che possa esserci una logica dietro queste azioni vandaliche e non il semplice desiderio di arrecare danno a beni che appartengono alla collettività. Agiremo con fermezza e intensificheremo i controlli sull’intero territorio. Io stesso presenterò formale denuncia, affinché si indaghi subito rispetto a quanto accaduto. Mi auguro che i responsabili vengano individuati nel più breve tempo possibile”.

Operazione contro la ‘ndrangheta a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA – A Reggio Calabria, chiunque voglia intraprendere un’attività economica o commerciale, non deve rivolgersi soltanto allo Stato o agli enti locali per le relative autorizzazioni amministrative, ma deve ottenere soprattutto il nulla osta da parte delle cosche che controllano il territorio e che formano il cosiddetto sistema Reggio. Uno scenario inquietante ma che corrisponde alla realtà secondo quanto accertato dalla Polizia di Stato che ha condotto questa mattina una vasta operazione contro le cosche facenti capo alle famiglie De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino e Araniti. Agli ordini del capo della squadra mobile reggina Francesco Rattà, su direttive del questore Raffaele Grassi, gli agenti hanno eseguito 19 provvedimenti cautelari, tra cui 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora, su ordine della Direzione distrettuale antimafia. I reati contestati gli arrestati vanno dall’associazione mafiosa, al concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di materiale esplosivo, intestazione fittizia di beni e rivelazione del segreto d’ufficio. Eseguite anche numerose perquisizioni. Tra gli arrestati c’è anche l’avvocato Giorgio De Stefano, che in passato aveva già scontato un condanna a tre anni e mezzo di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Attualmente era libero. Secondo gli investigatori, ha sempre rappresentato, e rappresentava tuttora, il faro della cosca De Stefano, capace di elaborarne alleanze e strategie, con un’impronta tipicamente manageriale, in grado di individuare le attività criminali più lucrose da mettere in atto. Alle forze dell’ordine è giunto anche il plauso del Ministro dell’Interno Alfano: “A Reggio Calabria gli uomini della Polizia di Stato, coordinati eccellentemente dai magistrati, hanno inferto un colpo durissimo al crimine organizzato, con una serie di arresti e di importanti sequestri. I destinatari di questi provvedimenti – aggiunge il titolare del Viminale – sono tutti esponenti di cosche di spicco locali e in particolare, tra le persone ai domiciliari, figura pure una donna, indagata per il reato di rivelazione di segreti d’ufficio con l’aggravante di finalità mafiosa, commesso durante il periodo nel quale era un impiegata interinale presso l’Ufficio del Gip di Reggio Calabria. Tutto questo è frutto del lavoro instancabile della nostra Squadra-Stato”. La donna a cui il Ministro Alfano si riferisce è Maria Angela Marra Cutrupi di 52 anni che lavorava, come impiegata a tempo determinato e con mansioni esclusivamente esecutive, all’ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria. La donna avrebbe informato alcuni indagati dell’esistenza di un’inchiesta a loro carico. Questa notte è stata arrestata con l’accusa di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio aggravata dalla circostanza di aver agevolato la ‘ndrangheta. Assieme a lei – e con la stessa accusa – è finito in manette anche il marito Domenico Nucera, a cui la donna avrebbe rilevato le informazioni coperte da segreto, apprese negli uffici giudiziari, che sarebbero poi state riferite da quest’ultimo al fratello Carmelo Salvatore Nucera.

Continua con successo la nostra azione di contrasto alla malavita organizzata. Questa mattina, infatti, è stata messa a segno un’ulteriore operazione di successo a Reggio Calabria che ha colpito numerose cosche reggini tra cui De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino e Araniti aderenti al cartello Condelliano. Auspichiamo che sia stato assetato un duro colpo al cosiddetto “Sistema Reggio” che mortifica l’economia e blocca lo sviluppo perchè costringe alla stretta morsa delle estorsioni e del pizzo. Per questo rivolgo i miei ringraziamenti alla polizia e alla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria  per l’ottimo lavoro. Operazioni come questa dimostrano che è possibile ribellarsi alle estorsioni grazie al supporto e al sostegno dello Stato“. Questo il commento di Dorina Bianchi, sottosegretario ai Beni Culturali e deputato calabrese del Nuovo Centrodestra.