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“Terra libera Calabria” aderisce al comitato “No triv”

trivellazioniCATANZARO (CZ) – Il decreto Sblocca Italia del governo e il suo art. 31  ha dato  il via libera ai  lavori di trivellazione, sia marini che terrestri. Ciò che ci lascia perplessi  è la mancanza di  limiti e vincoli. Il rischio concreto, perciò, è che si possano generare azioni scellerate  con impatto ambientale devastante. Non capiamo la necessita’ di azioni così invasive a fronte dell’esistenza di  fonti di energia alternative a cui poter ricorrere, assolutamente innocue per la salubrità ambientale. Riteniamo, perciò,  inutile e deleterio continuare ad insistere sugli idrocarburi fossili come il petrolio, soprattutto a fronte delle  enormi  e distruttive conseguenze sull’ ambiente che possono scaturire  dal suo utilizzo. Questa terra di catastrofi ne ha già contate  fin troppe  a causa  dell’esplosione  di alcuni pozzi petroliferi in mare aperto.La distruzione della fauna e della flora marina, lo sconvolgimento dell’ ecosistema, scombussolamento della crosta terreste e aumento di terremoti e maremoti, sono solo alcune delle conseguenze delle trivellazioni. I cittadini hanno la possibilita’ di far sentire la propria voce, pacificamente, per evitare che si mettano in atto inziative che avranno, come unico effetto,  danni irreversibili per il pianeta.  Il  referendum abrogativo  del 17 Aprile per fermare le trivelle è l’unica e ultima speranza. E’ per questo che “Terra Libera” ha deciso di aderire al comitato “No triv”, sulla base della forte convinzione che rappresenta un passaggio importante per la nostra regione, se si vuole puntare sulla valorizzazione delle bellezze naturali. Lanciamo un appello alle coscienze dei cittadini,  confidando in una massiccia partecipazione alla consultazione del  17 Aprile, votando “SI”  al referendum abrogativo . Un attimo che vale la salvezza del pianeta

Unione Mediterranea: incostituzionalità e rischi per l’ambiente, impugnare il decreto sblocca-Italia

REGGIO CALABRIA – Il Circolo territoriale Calabria di Unione Mediterranea lancia un appello e chiede di impugnare il decreto sblocca-Italia.

«Il 12 novembre – si legge nel comunicato stampa –  scadono i termini per le Regioni di impugnare il D.L. n. 133 del 12 settembre 2014 concernenti “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive” , più noto come decreto “Sblocca-Italia”.

Il 23 novembre si vota per eleggere il nuovo Consiglio regionale. La Calabria è chiamata ad esprimersi in merito a due questioni fondamentali ed in antitesi fra loro.

Come evidenziato da diversi costituzionalisti, il decreto Sblocca Italia svuota di capacità decisionale e legislativa le stesse Regioni e gli enti locali. In questo violando anche diversi articoli della costituzione, ledendo in primis il diritto all’esercizio della democrazia, sancito dall’articolo 118 della nostra Costituzione. Se di fatto ancora non è stato modificato l’articolo 117 della stessa, il quale prevede fra come elementi di legislazione concorrente la politica energetica ed il governo del territorio, con il  ddl 1429 che interviene anche sul titolo V della Costituzione, il decreto lo scavalca, con la definizione di “carattere di interesse strategico, di pubblica utilità, urgente ed indifferibile” tutto ciò che riguarda la petrolizzazione di vaste aree del territorio, anche solo in odore di idrocarburi, asservendo il 17 % circa della regione per opere collegate e connesse per la “ricerca, coltivazione, estrazione, trasporto” di idrocarburi ed energia. Legittimando anche “variazioni urbanistiche” ed “espropri”, violando qui nello specifico nuovamente l’articolo 117 e l’articolo 42 sul “diritto di proprietà”».

Prosegue il comunicato: «vengono violate anche due leggi che sanciscono il diritto degli enti locali ad esercitare la democrazia, nello specifico Art. 1, comma 78, legge 239/2004: “Il permesso e la ricerca di cui al comma 77 (permesso di ricerca e la concessione di coltivazione degli idrocarburi) sono rilasciati a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le amministrazioni statali, regionali e locali interessate”.

Art. 34, legge 99/2009, di modifica del comma 77 della su indicata legge, ribadisce che: “Il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma (…) è rilasciato a seguito di un procedimento unico al quale partecipano le amministrazioni statali e regionali interessate”; e di modifica del comma 78 della suddetta legge, ribadisce che: “L’autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo, alla costruzione degli impianti e delle opere necessarie (…) è concessa (…) a seguito di un procedimento unico al quale partecipano le regioni e gli enti locali interessati”.

Va da sé che anche il procedimento unico per la ricerca e la coltivazione non è accettabile, in quanto prevede che la sola supposizione che in una area vi siano idrocarburi sia solidi che liquidi, può avviare un procedimento di esproprio e di ricerca prorogabile fino a 12 anni. Se poi la ricerca ha esito positivo, la concessione può protrarsi oltre i 40 anni. Una schiavitù infinita che devasterebbe irrimediabilmente la nostra regione.

Una eventuale apparente ricaduta positiva viene espressa dall’art. 36 riguardante le royalties, in quanto prevede che i fondi investiti per l’occupazione, la bonifica e il reinvestimento nell’attività produttiva vengono esclusi dal Patto di Stabilità Interna, di fatto una programmazione negoziata, dove la condizione è che le risorse vadano ad incrementare l’attività delle società titolari delle concessioni. Atteso che non sono previsti aumenti delle royalties, rimanendo al 30%, ed atteso che attualmente queste sono fra le più basse al mondo, ed atteso che il crotonese ancora sta aspettando sia la bonifica, sia le maggiori entrate ai sensi del D. Lgs. 25 novembre 1996, n. 625 e modifiche, di chi è effettivamente il vantaggio?»

La nota si conclude: «considerando anche che sono state espresse già le VIA per 5 richieste di ricerca lungo la costa ionica, 3 interessano la Calabria, con soggetto proponente la Global MED LLC, con un coinvolgimento di una area che va dal comune di Strongoli fino a quello di Belcastro, attraversando l’area protetta di Isola Capo Rizzuto, dove insiste il rischio del fenomeno di subsidenza paventato da alcuni studiosi, e che le osservazioni a tali concessioni possono essere poste entro il 21 dicembre 2014 da parte anche di associazioni e cittadini, ai sensi del D.Lgs 1502/05 e ss.mm. e ii, e che tale diritto verrebbe negato qualora fosse approvato il decreto 133 (sblocca italia), si chiede con forza a tutti gli amministratori del territorio, in particolare ai componenti della Giunta Regionale, di impugnare il decreto davanti alla Corte Costituzionale, per garantire il diritto all’esercizio della democrazia e alla leale collaborazione fra Stato e Regioni e alla partecipazione del cittadino alla vita produttiva e sociale, per dare un senso agli organi eletti».

La commissione cultura esamina il decreto “sblocca Italia”

 

assessore Caligiuri

Si è riunita questa mattina la Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni, presieduta dall’Assessore Mario Caligiuri. Nel corso della seduta è stato esaminato il Decreto legge “Sblocca Italia” per quanto attiene il settore cultura, esprimendone parere positivo. Tra gli altri argomenti, la Commissione ha provveduto a designare un rappresentante regionale presso il Consiglio Superiore per i Beni Culturali. Il Presidente Caligiuri ha poi riferito in Commissione dei contatti avvenuti con il Sottosegretario ai Beni Culturali Francesca Barracciu per favorire una più intensa collaborazione tra Ministero e Regioni. Alla riunione hanno partecipato gli assessori Mario Caligiuri (Calabria), Massimo Mezzetti (Emilia-Romagna), Silvia Godelli (Puglia) e Caterina Miraglia (Campania).

L’investimento della Diga cerca posto nel decreto “Sblocca Italia”

GIMIGLIANO (CZ) – L’investimento della Diga sul Fiume Melito nel Comune di Gimigliano, ritenuto indispensabile e prioritario da ben 51 sindaci, deve trovare posto e spazio nelle risorse che saranno previste nel decreto “Sblocca Italia” che il Governo si appresta a varare nel prossimo Consiglio dei Ministri del 29 agosto. Grazioso Manno, presidente del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese soggetto titolare del progetto della Diga, rilancia la vicenda facendo forza proprio sulla segnalazione dell’opera fatta da 51 primi cittadini che sottoscrivendo la lettera inviata tempestivamente a Matteo Renzi, hanno ravvisato, in questa importante opera, un ruolo strategico per la nostra regione per realizzare un grande bacino idrico nella Calabria centrale, sfruttando le ingenti risorse di acqua della Sila con evidenti vantaggi sociali, infrastrutturali, economici e occupazionali. Insieme alla lettera, a suo tempo, è stato inviato il progetto di fattibilità economico-finanziario, che descrive un quadro completo di ciò che rappresenta l’opera, e di come si intende, attraverso l’impostazione di un finanziamento integrato, coinvolgere operatori pubblici e privati, per la realizzazione di tutti gli investimenti che riguardano le opere di adduzione e derivazione dei fiumi, la realizzazione della centrale idroelettrica e le opere di derivazione a valle dei fabbisogni potabili, irrigui e industriali. La realizzazione della Diga sul Melito sarebbe, infatti,  in grado di assicurare sviluppo a un vasto territorio, proprio valorizzando una delle risorse che ha la Calabria e cioè l’acqua per poterla poi utilizzare al triplice scopo potabile, irriguo e idroelettrico. In un colpo solo, si innesca un meccanismo virtuoso in grado di dare un contributo alla crescita omogenea e uniforme su tutto il territorio nazionale come auspicato, e da noi condiviso, dal Presidente del Consiglio.