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Lavoravano in nero in un ristorante, multato il titolare

VIBO VALENTIA – I finanzieri del neo istituito Gruppo di Vibo Valentia, nel corso di un controllo in materia di sommerso da lavoro, hanno scoperto 4 lavoratori in nero impiegati all’interno di un noto ristorante della frazione Marina del capoluogo.

L’operazione, che ha avuto origine dallo sviluppo di una attività informativa, svolta con il coordinamento del Comando provinciale, ha permesso di constatare la presenza, nel ristorante, di ragazzi di giovane età intenti a prestare attività lavorativa dipendente, principalmente come camerieri, in assenza di un regolare contratto di lavoro.

Le Fiamme gialle hanno quindi elevato sanzioni amministrative per circa 7.000 nei confronti del titolare dell’attività, il quale ha successivamente proceduto alla regolarizzazione delle posizioni lavorative accertate.

Asp di Cosenza, i dipendenti dichiarano lo stato di agitazione

COSENZA- È giunta ieri nelle mani del Prefetto di Cosenza, la dichiarazione dello Stato di Agitazione dei dipendenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza. Il documento a firma dei sindacati Cgil Cisl Uil, insieme a Fials e Fsi, denuncia il disinteresse dei vertici dell’Azienda alle richieste provenienti dai sindacati che sollecitavano la convocazione un tavolo di contrattazione per l’applicazione dei provvedimenti atti a valorizzare la professionalità dei dipendenti.

Oggi, le stesse OO.SS. insieme alla RSU, sono state convocate per discutere soltanto uno dei problemi posti all’attenzione di S.E. il Prefetto.

I sindacati sono però determinati a portare avanti le istanze per la valorizzazione e il riconoscimento delle professionalità dei dipendenti anche attraverso l’applicazione della legge Madia e di tutte le altre procedure necessarie a consentire a tanti lavoratori, che si trovano in condizioni di precarietà, di vedersi riconosciuta finalmente la dignità.

Ora il prossimo passo spetta all’Azienda Sanitaria, che celermente potrà attivarsi per aprire il dialogo con le Organizzazioni Sindacali su tutti i temi già ampiamente sollecitati dagli stessi

Minacciava e picchiava violentemente i suoi dipendenti, un arresto ad Acri

ACRI (CS) – Una storia terrificante quella verificatasi nelle campagne di Acri, dal mese di maggio 2017 ai primi di gennaio del 2018.

La storia di tre giovani, due cittadini afghani (in possesso del permesso di soggiorno per motivi umanitari) e un cittadino rumeno, i quali, in stato di indigenza, per 8 mesi hanno dovuto subire le angherie e le minacce del loro “datore di lavoro”, un 52enne di Acri, titolare di un’azienda edile, il quale, approfittando del loro stato di bisogno, li sfruttava quotidianamente facendoli lavorare per 14 ore (7 giorni su 7, dalle 5 del mattino alle 19 di sera, con una sola pausa verso le ore 13 per consumare un frugale pasto adagiati a terra).

Le indagini dopo un’aggressione

Le indagini sono state avviate a seguito dell’aggressione subita da uno dei due ragazzi afghani, un 23enne, il quale, nel pomeriggio del 6 gennaio 2018, si era recato presso l’abitazione del suo datore di lavoro chiedendo la paga spettante. L’uomo, non tollerando la sfrontatezza del ragazzo nell’avanzare la  richiesta, rispondeva con insulti, minacce e, successivamente, all’insistenza del giovane, si armava di badile e lo aggrediva violentemente colpendolo al cranio e lasciandolo esanime in una pozza di sangue.

Il tempestivo intervento dei Carabinieri della Stazione di Acri consentiva di salvare la vita al giovane che, a causa del grave trauma cranico subito, veniva sottoposto a cure intensive dai sanitari dell’Ospedale di Acri prima e di Castrovillari poi.I successivi accertamenti dei militari dell’Arma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, portavano alla luce la grave situazione che ormai durava da mesi. Secondo quanto ricostruito a seguito delle serrate indagini, il 52enne, titolare di un’impresa individuale, dal mese di maggio 2017, sfruttava, quale manodopera in “nero”, i tre giovani impiegandoli, con orari massacranti e senza giorni di riposo, in lavori edili, nella coltivazione dei campi e nella custodia di animali, il tutto nella più totale assenza di indumenti di lavoro idonei ed apparecchiature mediche in caso di infortunio.

Per tali gravissimi fatti il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cosenza ha disposto nei confronti del 52enne la misura cautelare degli arresti domiciliari per i reati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” e “lesioni personali aggravate”.

 

 

 

Cosenza, dipendenti regionali infedeli indagati dalla Procura (VIDEO)

COSENZA – Sette dipendenti della Regione Calabria, impiegati negli uffici di Cosenza, sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alle forze di polizia dal Gip del tribunale bruzio su richiesta della Procura guidata da Mario Spagnuolo. Sono indagati di truffa aggravata ai danni di Ente Pubblico. In particolare, i militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, nel corso di una minuziosa attività di appostamento, osservazione e controllo del personale, hanno accertato le condotte illecite di alcuni dipendenti pubblici consistenti sia nel far attestare falsamente la propria presenza in servizio, sia nell’allontanarsi dal posto di lavoro senza autorizzazione. L’attività investigativa, condotta anche con l’installazione di microtelecamere opportunamente occultate poste a presidio degli ingressi della struttura e del locale adibito a timbratura dei “badge” e attraverso pedinamenti ed osservazioni occulte, ha consentito di rilevare gli effettivi comportamenti dei dipendenti infedeli che, o omettendo la timbratura o cedendo il proprio “badge” ad altri colleghi, riuscivano a risultare presenti al posto di lavoro mentre in realtà si allontanavano illegittimamente. Gli impiegati, attraverso ingressi tardivi ed arbitrari allontanamenti a piedi od in auto, si assentavano durante l’orario di lavoro, senza autorizzazione, per dedicarsi ad attività di carattere privato quali soste prolungate al bar o a casa, oppure per fare acquisti presso vari esercizi commerciali. Le condotte illecite accertate dai finanzieri, oltre al danno economico cagionato, rappresentano un grave nocumento all’efficenza del servizio offerto all’utenza nonché al buon andamento della pubblica amministrazione, compromettendo il legittimo affidamento e la fiducia che la collettività ripone in chi svolge funzione pubbliche.

Può un dipendente rifiutare di lavorare nei giorni festivi? L’avvocato risponde

In vista delle prossime festività natalizie si ripropone il tema, sempre “caldo”, del contrasto tra l’eventuale interesse del datore di lavoro alla prestazione lavorativa anche nei giorni di festività infrasettimanali ed il diritto del lavoratore a godere di tempo libero, in tali giorni, da dedicare a sé e alla famiglia.

Secondo l’indirizzo della giurisprudenza di legittimità, ormai consolidato in materia, il datore di lavoro non può obbligare i suoi dipendenti a lavorare durante le festività, celebrative di ricorrenze religiose o civili, se queste sono infrasettimanali.

Sono numerosi i casi in cui i giudici, sia di merito che di legittimità, hanno riconosciuto in favore dei lavoratori un diritto soggettivo che consente loro di scegliere se recarsi a lavoro o meno, senza subire alcuna sanzione disciplinare.

Una delle prime pronunce della Corte di Cassazione risalente al 1997 – vertente sull’astensione al lavoro nella giornata dell’8 dicembre da parte di alcuni lavoratori di un’acciaieria e sul loro diritto a percepire, in ogni caso, la retribuzione per il giorno festivo non lavorato – evidenziava che in occasione delle festività infrasettimanali (celebrative di ricorrenze civili o religiose) a tutti i lavoratori indistintamente è riconosciuto il diritto soggettivo di astenersi dal lavoro in base all’articolo 2 della L. 260/1949: con la conseguenza che, nel caso in cui in una delle festività individuate dalla legge il lavoratore non svolga alcuna attività lavorativa, anche se ciò dipenda dal suo rifiuto, il dipendente ha pur sempre diritto alla normale retribuzione.

Anche recentemente la Suprema Corte con la sentenza n. 22482/2016 è tornata sull’argomento evidenziando come l’articolo 2 attribuisca un diritto soggettivo del lavoratore di astenersi dal lavoro in dette festività, nell’escludere che la decisione datoriale unilaterale possa imporre la prestazione di lavoro, nel richiedere che la rinuncia a detto diritto possa intervenire solo in forza di un accordo tra datore di lavoro e lavoratore.

Nel panorama giurisprudenziale di legittimità si rivengono alcune, minoritarie, pronunce che considerano tale diritto derogabile ad opera dei contratti collettivi, consentendo alla contrattazione collettiva di imporre al lavoratore lo svolgimento della propria attività nei giorni festivi. Si può citare al riguardo la sentenza n. 4435/2004 in cui i giudici della Corte di Cassazione hanno stabilito che “Premesso che, di regola, al lavoratore è riconosciuto il diritto soggettivo di astenersi dal lavoro in occasione delle festività infrasettimanali celebrative di ricorrenze civili o religiose, e che la giornata del 15 agosto, celebrativa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, è considerata festiva ai sensi dell’art. 1 del d.P.R. 28 dicembre 1985, n. 792, allorquando la contrattazione collettiva applicabile preveda, come eccezione alla regola legale, che l’attività lavorativa possa essere svolta anche nei giorni festivi, subordinando la fruizione della festività alle esigenze aziendali, la sussistenza di tali esigenze costituisce il presupposto per l’applicazione del regime di eccezione (contrattuale) in luogo della regola (legale), sicché il datore di lavoro, che invochi l’applicazione della norma contrattuale, deve provare la sussistenza del presupposto di fatto, e cioè delle esigenze aziendali”.

Tuttavia, la giurisprudenza prevalente, e anche la più recente, è conforme nel considerare tale diritto come un diritto di cui le organizzazioni sindacali in sede di accordi collettivi non possono disporre, in assenza di uno specifico mandato ad esse conferito dal lavoratore, essendo il riposo nelle festività infrasettimanali rinunciabile solo mediante il mutuo consenso fra il lavoratore ed il datore di lavoro.

Posti tali principi, recentemente una sentenza di merito (Tribunale di Firenze, Sez. lav., 24 maggio 2017, n. 511) nell’affrontare l’annoso problema dei confini del diritto del lavoratore di astenersi dal prestare attività lavorativa nelle festività infrasettimanali a fronte di interessi pubblici o privati di particolare rilevanza spesso sottesi all’attività esercitata dal datore di lavoro, nel costante tentativo di ricerca di un giusto contemperamento tra le due opposte posizioni, ha risolto il problema conformandosi sostanzialmente all’ormai consolidato orientamento della Suprema Corte secondo cui spetta al lavoratore un vero e proprio diritto soggettivo di astensione dal lavoro nella giornata festiva, implicante la facoltà di rifiutare insindacabilmente l’effettuazione della prestazione, mantenendo il diritto alla normale retribuzione globale fissa; tale diritto è indisponibile per le organizzazioni sindacali, ma ha carattere disponibile per il lavoratore, unico titolare.

Alla luce di quanto sinora espresso si può certamente rispondere in maniera affermativa al quesito iniziale, in quanto il rifiuto dei dipendenti di prestare servizio in una giornata festiva non può esimere il datore di lavoro dal versamento della normale retribuzione, in quanto il diritto del dipendente di astenersi dall’attività lavorativa in presenza di determinate festività discende direttamente dalla legge ed ha carattere generale.                                                                                 

Avv. Luca Gencarelli

Furbetti del cartellino, sette impiegati arrestati

MELITO PORTO SALVO (RC) – Si sarebbero allontanati dal posto di lavoro senza effettuare la timbratura del badge o scambiando il proprio badge con altri dipendenti. Sette impiegati del Comune di Melito Porto Salvo sono stati arrestati e posti ai domiciliari in esecuzione di altrettante ordinanze nell’ambito dell’ operazione denominata “Ubiquitas”, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e condotta stamane dalla Compagnia Carabinieri di Melito Porto Salvo, dai Carabinieri Forestali e da personale del Corpo di Polizia municipale del Comune del reggino. I dipendenti comunali sono ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di truffa aggravata ai danni dell’ente e falsa attestazione della propria presenza in servizio mediante modalità fraudolente.

Abuso d’ufficio, falso e truffa, 41 dipendenti della regione Calabria rinviati a giudizio

CATANZARO – Quarantuno dipendenti della Regione Calabria sono stati rinviati a giudizio dal gup di Catanzaro, Giovanna Gioia, per abuso d’ufficio, falso e truffa perché assentatisi arbitrariamente dal posto di lavoro. Secondo l’accusa, i dipendenti, in servizio nei dipartimenti Avvocatura, Attività produttive, Cultura, Politiche energetiche, Bilancio e Lavori pubblici, dopo aver timbrato il cartellino di ingresso si sarebbero allontanati per dedicarsi ad attività private. Il processo é stato fissato per 19 febbraio. A inchiodare alle loro responsabilità i 41 dipendenti le telecamere nascoste piazzate dalla Guardia di finanza. Dopo l’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, avviata nel 2014, la Regione Calabria decise di licenziare 4 dipendenti, di sospenderne altri 5 e di emettere provvedimenti più lievi per altri 41 impiegati coinvolti nell’inchiesta. Poche settimane fa altri tre dipendenti, già condannati in primo grado col rito abbreviato, sono stati assolti dalla Corte d’appello di Catanzaro.

Calabria, un occupato su quattro è dipendente della Pubblica amministrazione

CATANZARO – Secondo una ricerca del centro studi ImpresaLavoro su elaborazione di dati Istat e della Ragioneria Generale dello Stato, in Calabria un occupato su quattro è dipendente della Pubblica amministrazione.
Nella regione, secondo quanto evidenziato dalla ricerca, coloro che risultano alle dipendenze del pubblico impiego rappresentano il 22,03% del totale dei lavoratori. A seguire, nella classifica nazionale, c’è la la Valle d’Aosta, con il 21,01%. In vetta alla classifica si posizionano le regioni del Mezzogiorno, con un’incidenza dell’impiego pubblico ben superiore alla media nazionale (13,99%): Sicilia (19,95%), Sardegna (19,30%), Molise (18,06%), Campania(17,89%), Basilicata (17,87%) e Puglia (17,42%), seguite a distanza ravvicinata dal Friuli Venezia Giulia (16,62%) che registra uno dei valori più alti del Centro Nord. In coda alla classifica le regioni più industrializzate come Lombardia (9,44%), Veneto (10,80%), Emilia-Romagna (11,59%) e Piemonte (11,90%).

 

Arrivano gli stipendi per i dipendenti della provincia di Vibo. Magorno : “grazie a Lotti per l’impegno”

Vibo Valentia ( VV) – “Un primo importante passo verso la risoluzione di una vertenza drammatica che coinvolge centinaia di persone e il futuro della qualità dei servizi di un ampio territorio. Arriva l’accredito dei primi 2,3 milioni di euro per la Provincia di Vibo. A nome di tutto il Partito democratico, e mio in particolare, ringrazio il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti per l’impegno profuso”. E’ quanto afferma il segretario regionale del Partito democratico calabrese, on. Ernesto Magorno, nell’apprendere la notizia e i ringraziamenti della dottoressa Gambino a nome dei dipendenti tutti per impegno profuso ringrazia il sottosegretario Lotti. “Per quanto concerne gli stipendi dei dipendenti, le risorse sono state sufficienti a pagare la mensilità di dicembre e le tredicesime – spiega Magorno -. Devono ancora essere liquidati gli stipendi di gennaio, febbraio e marzo 2016. Serve, quindi, un  ulteriore sforzo da parte del Governo e della deputazione calabrese democratica che segue con apprensione la vicenda dei dipendenti delle Province. Siamo certi – dice ancora Magorno – che il governo ed in particolare il sottosegretario Lotti che ha già dimostrato in maniera concreta la propria vicinanza alla nostra regione, sapranno attuare ulteriori interventi concreti a sostegno di questa problematica vertenza”.

“I dipendenti delle province di Vibo e Crotone vittime di riforme pasticciate”, l’indignazione dell’On. Santelli

Roma ( Rm) – “Il caso dei dipendenti della Provincia di Vibo e Crotone è frutto di riforme pasticciate. Purtroppo questo governo s’impegna in riforme più sulla carta che reali e dell’inseguimento del ‘titolo giornalistico d’effetto’ che sembra essere l’unico traguardo che Renzi insegue lasciando sul campo problemi enormi e grandi contraddizioni”. Questo quanto si legge in una nota del coordinatore regionale di Forza Italia Jole Santelli.  “La legge Del Rio- prosegue la nota-  è stata fatta in fretta e male ed oggi si paga il dazio di un modo di legiferare fallimentare. Purtroppo tale riforma è fatta anche sulla pelle dei dipendenti che reclamano i loro diritti e non hanno neanche potuto incontrare il Premier Renzi che strombazza ipocritamente d’aver abolito le Province.”