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Cosenza, doping e truffa: ai domiciliari il titolare di una farmacia

COSENZA – Due persone di Cosenza, un farmacista di 63 anni ed il presidente di un’associazione sportiva dilettantistica di ciclismo di 67 anni, sono finite agli arresti domiciliari in esecuzione di un’ordinanza restrittiva emessa dal Gip del tribunale di Cosenza Giusy Ferrucci su richiesta del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Giuseppe Visconti, dell’aggiunto Marisa Manzini e del procuratore capo Mario Spagnuolo.  L’ordinanza è stata eseguita dai carabinieri del Nas e del comando provinciale del capoluogo bruzio. I due soggetti arrestati sono accusati di aver messo in commercio attraverso canali illeciti, farmaci dopanti destinati ai ciclisti dell’associazione. Le indagini hanno inoltre evidenziato responsabilità penali a carico di altri cinque indagati a piede libero tra cui un medico di base, fratello del farmacista, a cui risalgono i ricettari con cui venivano prelevati i farmaci; una dipendente della farmacia accusata di esercizio abusivo professionale e sanitaria, non essendo risultata in possesso dei titoli necessari ad esercitare all’interno della farmacia stessa; tre ciclisti dell’associazione accusati di aver acquistato e utilizzato illecitamente i farmaci dopanti. Inoltre è stato disposto il sequestro preventivo della farmacia ubicata nella frazione Sant’ippolito di Cosenza ed il sequestro per equivalente di 734 mila euro, somma pari all’entità della truffa stimata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale.

Al C.F.T. di Catanzaro un seminario su “Sport, Etica e Doping”

CATANZARO – Al Centro Federale Territoriale di Catanzaro, uno dei venti poli di eccellenza finalizzati alla preparazione tecnico-sportiva di giovani calciatori e calciatrici che sono stati attivati in diverse parti d’Italia, come da programma avviato dalla FIGC e sviluppato attraverso il Settore Giovanile e Scolastico, continuano, accanto agli allenamenti che si tengono ogni lunedì, gli incontri educativi rivolti ai ragazzi, alle loro famiglie, ai dirigenti e ai tecnici.  Nel pomeriggio di ieri, presso l’aula conferenze FIGC, si è svolto il workshop sul tema “SPORT, ETICA E DOPING”. Ad aprire il momento formativo è stato il Coordinatore federale SGS Calabria, Massimo Costa, che ha delineato gli obiettivi del progetto dei CFT. Un progetto innovativo, avviato nel 2015, che si svilupperà fino al 2020, con la creazione di un totale di 200 Centri Federali Territoriali,  che sarà in grado di coinvolgere migliaia di ragazzi e ragazze di tutto il Paese e creare una forte sinergia tra i tecnici e le società del territorio e la struttura federale. I Centri Federali Territoriali, come ha spiegato il Coordinatore SGS, intendono rappresentare il polo territoriale di eccellenza per la formazione tecnico-sportiva di giovani calciatori e calciatrici di età compresa tra i 12 e i 14 anni, al fine di definire un indirizzo formativo ed educativo centrale, avere un monitoraggio tecnico e sociale dell’intero territorio italiano, tutelare il talento e contrastare l’abbandono dell’attività sportiva da parte dei giovani, dando corpo a un percorso tecnico-sportivo coordinato che supporti lo sviluppo delle potenzialità dei giovani. Di seguito, Costa ha presentato alla platea lo staff del CFT, composto da un gruppo affiatato di professionisti e tecnici competenti, per poi dare spazio alle relazioni. Il responsabile tecnico del CFT, Andrea Verrengia ha parlato di sport e di etica e della loro stretta correlazione, del comportamento più idoneo e corretto che sia istruttori che ragazzi devono adottare, di fair play, di stili di vita sani e, dunque, di corretta alimentazione. Saverio Catalano, medico del CFT, ha relazionato sull’etica del medico. La psicologa Vittoria Froiio si è occupata degli aspetti psicologici legati all’uso del doping. Ha preso parte al workshop anche Luigi Mancuso, membro della commissione nazionale antidoping, che ha dato un importante contributo soffermandosi sull’argomento doping di cui ha approfondito diversi aspetti. L’attività dei Centri Federali Territoriali è sostenuta dal partner tecnico PUMA e dagli sponsor Ferrero, attraverso il progetto di responsabilità sociale Kinder +Sport Joy of Moving, FIAT e Eni.

Doping bodybuilding, pillole per cani per “pompare” muscoli

FOGGIA – C’erano anche compresse per cani, utili per aumentare la massa muscolare, tra le 1549 confezioni di medicinali dopanti sequestrate nelle 13 perquisizioni compite da Guardia di Finanza e polizia in palestre e abitazioni di body builder delle province di Foggia e Cosenza. I controlli hanno portato, oltre all’arresto del titolare di due palestre in Calabria e a sei denunce, al sequestro dei farmaci contenenti principi attivi dopanti (compresse, fiale, boccette, bustine e 97 siringhe), di 69 documenti cartacei attestanti la commercializzazione illecita di medicinali dopanti, di due telefoni cellulari e sette supporti multimediali, tra cui 2 pc, e di oltre a 700 euro in contanti. Sono stati perquisiti e denunciati quattro titolari di palestre, di cui tre operanti nel foggiano (Foggia, Cerignola e Manfredonia) ed il quarto, residente ed operante in provincia diCosenza, Vincenzo Dattoli, che è stato arrestato. Dattoli è titolare di due palestre, a Cassano allo Jonio e Spezzano Albanese (e non a Sibari come era stato riferito in precedenza). Secondo l’accusa, Dattoli aveva contatti con un body builder di Foggia di 38 anni (denunciato) con il quale gestiva il mercato di prodotti dopanti. «L’indagine della Guardia di Finanza e della questura di Foggia, coordinata dalla locale Procura – ha dichiarato il dirigente della squadra mobile Roberto Pititto – nasce dalla morte del body builder foggiano, Gianni Racano deceduto il 17 aprile scorso e sull’eventuale commercio parallelo delle sostanze dopanti».

CICLISMO/ Otto anni di squalifica a Reda per doping

ROMA – La Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping ha emesso la sentenza nei riguardi di Francesco Reda (tesserato Fci) a cui sono stati contestati gli artt.2.1 2.2 del Codice Sportivo Antidoping. Il 33enne corridore cosentino, trovato positivo all’Epo Nesp dopo il sorprendente secondo posto agli ultimi tricolori in linea alle spalle di Vincenzo Nibali, e’ stato condannato a 8 anni di squalifica a partire dal 14 gennaio 2016 e, detratto il periodo di sospensione cautelare sofferto, (60 giorni), con scadenza il 14 novembre 2023. La sentenza inoltre annulla il risultato ottenuto dal calabrese nel campionato italiano del 27 giugno 2015 a Superga (Torino) e lo condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria di 600 euro, oltre alle spese del procedimento quantificate forfettariamente in 400 euro. Professionista dal 2007, Reda rischiava la radiazione, visto che era gia’ stato squalificato per due anni (pena ridotta poi a 14 mesi) il 28 febbraio 2013 per problemi durante un controllo antidoping fuori competizione prima del Gran Premio Citta’ di Camaiore e la mancata verbalizzazione dell’impossibilita’ di fornire un campione di urine.

In nome di Marco, le verità sul caso Pantani

La prima volta che ho visto mio padre commosso è stato dopo una scalata vincente di Pantani”. La confessione mi è arrivata un mese fa. Spiega in una riga quanto affetto si nutriva e si nutre per Marco Pantani. Ancora oggi, a distanza di nove anni da quel 14 Febbraio 2004 (data della sua morte, non del suo suicidio), la storia del Pirata commuove ed irrita. Scendono lacrime perché Pantastique non può più vincere una tappa, confermare la sua grandezza gettando via prima la bandana e poi l’orecchino, imporre agli avversari di guardare il tocco finale dei suoi capolavori, esibire palesemente la sua sofferenza. Ci si indigna perché Pantani è stato acclamato come un fuoriclasse nel suo periodo dorato e ripudiato nel momento stesso in cui un controllo tarocco sul suo livello di ematocrito ne ha decretato la caduta.

La verità sul caso Pantani è stata dirottata perché Marco era personaggio scomodo, uno da “pane al pane e vino al vino” che si lamentava per tutti quei controlli sul sangue che facevano dei ciclisti delle cavie da laboratorio. Per fortuna, sua madre Tonina, l’amico e giornalista Francesco Ceniti e il suo avvocato viaggiano in “direzione ostinata e contraria”. Ospiti della libreria Ubik di Cosenza, per la presentazione del libro (scritto dalla signora Pantani e dal giornalista) “In nome di Marco”, hanno avuto la possibilità di contraddire le tante falsità scritte e dette sul ciclista e di confidare ulteriori aspetti della vita di Pantani.

Dalle loro toccanti parole (la madre, in preda alla commozione, ha cercato di dire il meno possibile), il ciclista romagnolo è stato riconsegnato come un uomo che sin da bambino scalava le montagne ed aiutava i più bisognosi. Un esempio anche per chi era incapace di salire in bici e guardava le gare alla tv. Sua madre però non gli perdonerà mai di essersi lasciato abbindolare da quella “porcheria” chiamata cocaina. Con le loro parole è possibile riabilitare l’ uomo e lo sportivo che in tanti (Candido Cannavò compreso) hanno offeso e a cui una moltitudine di persone dovrebbe chiedere perdono. Fra i primi: Lance Armstrong. Il cannibale, intimorito a suo tempo dalla potenza del Pirata, ha svuotato il sacco: ha ammesso di essersi dopato e di essere stato protetto da un sistema che non punisce i veri dopati, sfruttandone la valenza economica.

Occorre quindi ordinare i pezzi e riscrivere la storia del Pirata nella maniera più autentica possibile (Philippe Brunel, nel libro-inchiesta “Gli ultimi giorni di Marco Pantani”, lo ha fatto egregiamente). Pantani non è mai stato trovato positivo ad un controllo anti-doping. A Madonna di Campiglio il suo valore di ematocrito non era superiore alla norma (50). Doveva, per regolamento, scegliersi una provetta, ma ciò non gli è stato permesso. Quando il suo corpo è stato ritrovato senza vita nella stanza D5 del Residence le Rose di Rimini, le indagini sono state svolte con fretta e superficialità (era comodo pensare che c’era un morto di overdose). Nessun rilevamento di impronte. Nessun accertamento su una ferita alla fronte, su una sotto l’arcata sopraccigliare e su una tumefazione al setto nasale (visibili sul cadavere di Pantani), su una pozza di sangue sul pavimento, un pezzo di lenzuolo macchiato, un kleenex usato. Nessun approfondimento del perché, alle due segnalazioni del Pirata alla reception: “ci sono due uomini che mi stanno disturbando”, non ci sia stata alcuna risposta. Nessuna spiegazione sul filmato della scientifica (intenta a raccogliere indizi nella stanza d’albergo) ricco di buchi. E poi, come riesce a morire un uomo, mangiando autonomamente una quantità di coca sei volte superiore al consentito ?

L’ elenco potrebbe continuare e tenere svegli fino all’alba. E’ dovere della magistratura e dei giornalisti (categoria che ha omaggiato Pantani di indifferenza) accertare cosa sia veramente successo in quella stanza D5. Partendo da una premessa, da una colpa che Tonina Pantani non potrà mai perdonare a suo figlio: quella di aver vissuto gli ultimi anni dissolvendosi tra la droga, le brutte amicizie e le prostitute, perché era insormontabile la montagna della vergogna.

Le tante lacrime versate in questi ultimi anni sono state rimpiazzate dalla rabbia. Ma non è troppo tardi per restituire la dignità all’uomo vinto, abbattuto. Non è troppo tardi per tornare a commuoversi per una vittoria, per risalire in sella ad una bicicletta e divertirsi ad imitare “Pantadattilo”.

Nas arrestano preparatori e atleti per doping

COSENZA – E’ stata smantellata dai carabinieri del Nas di Cosenza  un’organizzazione divisa in cellule dislocate in varie regioni del sud costituita da titolari di palestre, preparatori ed atleti di body building che truffava il Servizio sanitario nazionale e commerciava illecitamente ormoni della crescita tra cultori del body building con ricette rubate.

Sono stati seguiti 9 arresti (7 in carcere e 2 ai domiciliari), 5 divieti di dimora, 2 obblighi di dimora e 80 perquisizioni.

Armstrong & Armstrong

lance armstrong

Ci sono due Armstrong, Neil e Lance, altrettanto famosi.
Neil è arrivato sulla luna in astronave, Lance ci sarebbe arrivato in bicicletta se solo ci avessero messo un traguardo.
Neil e il piccolo passo per l’uomo, Lance ed un passo troppo grande per essere umano.
Neil che rideva delle tesi complottistiche sul suo allunaggio, Lance che di ridere ha ben poco verso chi su di lui ora ha solo certezze.
Neil morto e celebrato come eroe nazionale, Lance che per la sua malattia eroe nazionale lo è stato ancor prima di vincere 7 Tour, e che adesso è come morto.
Neil nella leggenda, dato che se ci sia stato davvero o no  sulla luna forse non si saprà mai.
Lance nella polvere, la stessa sotto cui ancora si nasconde chi lo ha aiutato, compiaciuto, coperto nell’organizzare un bluff messo in scena per 7 anni di fila. E forse nemmeno di questi sentiremo mai parlare.

Ma sempre a proposito di uomini sulla luna: ce n’era uno che si chiamava Astolfo, che sulla luna ci arrivò in groppa a un ippogrifo, per recuperare il senno perduto del suo amico Orlando.  Il senno perso stava proprio là, in mezzo alle lacrime, ai sospiri, alle delusioni terrestri.

Neil è morto, e Lance credo che oggi abbia davvero pochi amici, tantomeno disposti ad andare a recuperare sulla luna quanto di più caro ha perso.

E poi c’era Marco Pantani, che in questa storia forse c’entra, forse non c’entra, ma mi piace farcelo entrare.
Marco Pantani che è stato fermato molto prima di poter vincere sette Tour.
Marco Pantani accusato e mai colpevole sulla base di una legge fatta per i cavalli e non per gli uomini.
Marco Pantani che aveva molte persone che gli hanno voltato le spalle, piuttosto che amici compiacenti.
Marco Pantani la cui storia non è stata raccontata e ben remunerata da Oprah Winfrey.
Marco Pantani che è morto da solo e senza nessuno che lo aiutasse a recuperare quanto perso, in un residence di una Rimini invernale e spettrale.