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Mendicino, in scena “Elektra”, storia di ossessione e di vendetta

MENDICINO (CS) – La vendetta. Vivere in attesa che si compia. Il desiderio di giustizia e la memoria del massacro domestico. Si gioca sul terreno della rabbia e dei ricordi la partita dell’Elektra di Hugo Von Hofmannsthal, lo spettacolo con la regia di Americo Melchionda che il circuito Diteca nord ha portato in scena al teatro comunale di Mendicino. Livida, solitaria, assetata di sangue, Elektra vive portando i segni di un corpo decadente. La psiche devastata dall’odio e l’organizzazione della vendetta rendono più tragica e potente l’esistenza di una donna prigioniera di ossessioni e di ricordi. L’azione negata rende Elektra simile ad Amleto. La follia e l’ossessione dei ricordi avvicinano il testo alle tematiche della psicoanalisi freudiana che iniziano a farsi spazio nella Vienna di fine Ottocento. Donatella Venuti, nel ruolo di Clitennestra, ci porta nel mondo dei sogni. Fatto di carne e di parole il rapporto tra la superba Maria Milasi (nel ruolo di Elektra) e la bravissima Kristina Mravcova ( nel ruolo di Crisotemide). Il gioco fraterno che sa di vita e di morte viene squarciato dall’arrivo di Oreste (Alarico Melchionda), il fratello creduto morto. Emozionante il riconoscimento di Oreste da parte di Elektra a seguito del quale l’algida donna si scioglie in lacrime e si rende conscia che la vendetta potrà essere realizzata. Luci e suoni che danno i brividi rendono l’atmosfera spettrale. La vendetta consumata da Oreste che uccide Clitennestra e Egisto, e la danza delirante fanno da apripista al tragico epilogo in cui Elektra cade e muore tra le braccia della sorella. Commistione di teatro e video, nella cornice di una scenografia essenziale si consuma il dramma di uno spettacolo che fa del video il mezzo per rendere trasparenti le sfaccettature psicologiche dei protagonisti. Gli applausi scroscianti del pubblico sanciscono la riuscita di una serata che vede il gradito ritorno sul palcoscenico di Mendicino di Maria Milasi e Kristina Mravcova. Gelidi testimoni di una tragedia infima ed attuale si esce dalla sala.

Rita Pellicori

Mendicino, sabato in scena Elektra

MENDICINO  (CS) – L’Elektra di Hugo Von Hofmannsthal è lo spettacolo che il Circuito DITECA Nord propone sabato 11 novembre al Teatro Comunale di Mendicino.

L’allestimento è della Compagnia Officine Jonike Arti per la regia di Americo Melchionda.
La tragedia, scritta nel 1904 da Hugo Von Hoffmannsthal (Vienna 1874 – 1929), riprende il dramma del matricidio compiuto da Oreste e atteso con violenta determinazione da Elettra. L’Elettra di Hofmannsthal sembra accostarsi maggiormente all’Elettra di Sofocle, per struttura di composizione e per rilevanza data ad alcuni personaggi piuttosto che ad altri. Il mito di Elettra nella scrittura di Hofmannsthal si sviluppa in chiave psicanalitica, rende le figure femminili protagoniste assolute, deforma i legami familiari.
Al di là di ogni canone classico, la ricerca che sta alla base dello spettacolo, nell’imporre il raggiungimento della verità di un difficile dramma umano, predilige l’utilizzo di piani espressivi eterogenei che rappresentano un valido punto di partenza per restituire al pubblico la visione di una suggestiva rivisitazione del celebre mito. Su un impianto che non sacrifica la drammaturgia di Hofmannsthal, la messinscena alterna e sovrappone alla recitazione degli attori in scena inserti video che offrono una particolare articolazione del dramma verso una resa di autentico impatto emozionale e di stimolante ricerca formale.
Commistione di teatro e video, di prosa e filmati. Un tentativo di esprimere il non detto, di catturare lo sguardo dello spettatore su dettagli, primi piani, atmosfere.
Durante lo spettacolo, inglobati dentro un’essenziale scenografia, vengono proiettati a singhiozzi, innesti video che, senza intaccare l’unità dell’evolversi della storia, rivelano “altro” creando una fusione tra interpretazione attoriale e interpretazione registica. Il dramma si consuma senza interruzioni tra un mezzo espressivo e l’altro.
I filmati si ispirano agli antefatti del testo, esprimono le deformazioni dei personaggi, tradiscono il disordine ambiguo del dramma. Il contrasto tra Elettra e Clitennestra, che occupa la parte centrale della tragedia, viene reso in video per catturare le complesse sfaccettature dei personaggi ma anche per tentare di cogliere attraverso i movimenti di macchina lo stato d’essere di ambientazioni e suggestioni. Utilizzando il linguaggio cinematografico, il ritmo della scena inesorabilmente rarefatto si compone attraverso forti chiaroscuri fotografici. Emerge così, in una tetra atmosfera di decadente attesa, la profonda lacerazione tra Elettra e la madre “che divora la sua stessa progenie”.
Musiche e suoni contemporanei svuotati da ogni facile sentimentalismo diventano gelidi testimoni di una tragedia che diventa intima, inesorabilmente attuale: il matricidio come cronaca terrificante di un destino umano.