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Ci ha lasciato Ernesto Corigliano, avvocato gentiluomo con la passione per la politica ed il pallone

COSENZA – E’ venuto a mancare a Cosenza, all’età di 96 anni, Ernesto Corigliano, decano degli avvocati cosentini. Ricoprì la carica di consigliere regionale, nelle liste della Democrazia Cristiana, nel primo consiglio eletto nel 1970 e fu componente della Commissione che ne elaborò lo Statuto. Ha ricoperto anche la carica di assessore regionale, in particolare fu il primo ad assumere una delega allo sport. Del resto il calcio era la sua grande passione. Ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità all’interno della Figc e nella Lega calcio ed è stato componente del gruppo dirigente del Cosenza Calcio che centrò negli anni sessanta la prima, storica, promozione in serie B. Cordoglio è stato espresso dal sindaco Mario Occhiuto, anche a nome della giunta comunale: «Se ne va una parte significativa della storia di Cosenza, un uomo lungimirante vissuto a cavallo tra i due secoli che tanto ha dato alla nostra città, lasciando in ricordo il suo forte senso identitario. Protagonista della vita politica cittadina e regionale, sempre sensibile alle attività culturali e particolarmente legato alle vicende del Cosenza calcio, la figura dell’avvocato Corigliano ha contribuito a formare un percorso civico di spessore attraverso doti di garbo e conoscenza. Giungano alla famiglia, e in particolar modo all’amatissima figlia Maria Francesca, le nostre più sentite condoglianze».

Processo Telesis, condannato l’ex parlamentare Bonaventura Lamacchia

LamacchiaCOSENZA – L’ex parlamentare e presidente del Cosenza Calcio Bonaventura Lamacchia ed il fratello Ernesto Lamacchia, sono stati condannati dal Tribunale di Cosenza a sei mesi di reclusione per tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso, con pena sospesa, e al pagamento delle spese processuali. Bonaventura ed Ernesto Lamacchia erano imputati nel processo “Telesis”, scaturito da una operazione della Dda di Catanzaro che, nel 2010, smantellò una cellula di ‘ndrangheta che faceva capo al clan Bruni. Il collegio giudicante, presieduto da Enrico Di Dedda, ha invece assolto i carabinieri Francesco Romano e Massimiliano Ercole perché il fatto non sussiste. I due militari dell’arma erano accusati di concorso esterno in associazione mafiosa ed all’epoca dei fatti furono sottoposti ad un breve periodo di carcerazione preventiva. Entro novanta giorni saranno rese note le motivazioni.