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“Ero più curioso di voi”, la musica e la filosofia di Fabrizio De Andrè

COSENZA (CS) “Ero più curioso di voi”, il primo libro di Mario Iaquinta, studente già laureato in Comunicazione e DAMS e iscritto al corso di Laurea Magistrale in teoria della Comunicazione e Comunicazione Pubblica. Lo studio di discipline filosofiche, la collaborazione con Ponte Radio e la stesura di articoli su libri e tanto altro mostra come le tematiche trattate siano prima di tutto una passione. L’opera tratta la figura di Fabrizio De Andrè, tra i più grandi cantautori della musica italiana. Quando ormai tutto sembra scontato e la figura del cantante è conosciuta nei più piccoli particolari dagli intenditori, ecco che viene proposta una nuova rilettura: lo stretto legame tra la filosofia foucaultiana e le strofe di De Andrè. La musica diviene strumento non soltanto in grado di suscitare emozioni ma di far riflettere, di proporre attraverso le sue rime delle tematiche importanti, in modo da poter essere comprese da tutti. “Cosa sarebbe il mondo senza musica?”: l’incipit che apre il libro di Iaquinta mostra come le note possano entrare nelle nostre vite, cambiarle e aumentarne il valore. E questo viene confermato dalla lettura delle pagine dell’opera, perché questo è un libro che parla di canzoni ma che fa anche pensare cantando. Le spiegazioni che a mano a mano vengono fatte sono accompagnate da testi che rendono piacevole la lettura e che fanno riemergere ricordi. La passione dell’autore per il cantante si unisce a conoscenze linguistiche, filosofiche e letterarie che aiutano il lettore a memorizzare tutte quelle figure retoriche che risultano ostiche sui banchi di scuola.

de andrè

Ma veniamo al cuore dell’opera. Come mostrato nella prefazione, la prima domanda che ci si pone è cosa possano avere in comune De Andrè e Foucault, a cui segue, con grande sorpresa, la scoperta che i due, contemporanei, di cose da dirsi ne avrebbero avute davvero tante. E forse avrebbe arricchito il loro dialogo lo stesso Mario Iaquinta, che ha scritto un’opera che potrebbe apparire “folle”: non una follia così come viene intesa oggi ma quella “follia” del diverso, una follia nell’accezione positiva e creativa del termine, di chi cerca di vedere qualcosa che sta al di là del contingente, nascosto dalla superficie. “Folle” appare lo stesso rapporto tra canzone e filosofia, ma come ogni cosa che sembra a prima vista estranea, ci si accorge quando ormai è familiare, che in realtà non è così stravagante. Filosofia e musica vengono unite in un lavoro che acquista a poco a poco organicità e che mostra lo studio sistematico e meticoloso dell’autore.

Concetta Galati