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[I Consigli di Nerd30] Colorful, un filo sottile tra la Vita e la Morte

La vita e la morte, due temi che da sempre tormentano la mente dell’uomo e su cui sono stati eseguiti studi e ricerche per poter trovare la ricetta dell’immortalità. Molti artisti e grandi menti hanno tentato di dare una loro interpretazione di questi due grandi ingranaggi che caratterizzano la nostra esistenza, così come hanno tentato anche semplici uomini, nel loro piccolo, una personale ricerca di risposte.
E vita e morte sono solo due delle molte tematiche di Colorful, film d’animazione giapponese del 2010, ispirato al romanzo omonimo di Eto Mori. L’opera è stata prodotta dalla Sunrise e dalla Ascension, sotto la regia di Keiichi Hara.
Ancora non edito in Italia, si spera che, un giorno, possa arrivare anche nel nostro Paese.

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Colorful è la storia di un’anima arrivata alla fase finale della morte, a cui viene offerto di reincarnarsi nel corpo di un adolescente suicida. L’anima, quindi, macchiatasi di una grave colpa nella precedente vita, tornerà a vivere, senza memoria, sotto le sembianze di Kobayashi Makoto. In questo nuovo viaggio dovrà ricordare, entro un tempo limite, il suo errore e scoprire perché l’adolescente in cui si è reincarnato ha deciso di togliersi la vita. L’essenza vitale di un’altra persona si troverà, quindi, a dover affrontare la difficile vita quotidiana del ragazzo.
Colorful ha tutte le carte per essere considerato un capolavoro.

Può sembrare una conclusione affrettata, ma andiamo ad analizzare quali sono, a nostro avviso, gli elementi che lo rendono tale. 

La forza del film sono i temi trattati: al centro delle vicende ruotano, ovviamente, la vita e la morte, mai analizzati direttamente, ma con grande sottigliezza e strategia. Lo spettatore, a conoscenza della loro costante presenza nel film, è come se non li percepisse, mettendoli quasi in secondo piano.
Vita e morte, in una sorta di piramide gerarchica, sono le tematiche chiave dell’opera, eppure sono inserite così delicatamente da rendere alla portata di tutti dei temi tanto profondi.

A dominare concretamente la scena, poi, sono altri contenuti molto sentiti, soprattutto per la complessa società in cui viviamo: primo fra tutti, tangibile già nei primi minuti del film, è il terribile mondo claustrofobico in cui, giorno per giorno, ogni individuo è costretto a vivere secondo schemi e obblighi già disegnati. Pressione che il Giappone percepisce particolarmente. Coloroful ci rende partecipi, quindi, delle conseguenze negative dell’oppressione sociale. La vita porterà ogni personaggio dell’opera a tentare qualche tipo di ribellione, in ogni sua forma, ed è proprio così che l’anime sviluppa i restanti temi: lo sfogo si concretizza con la prostituzione giovanile, contenuto attualissimo, soprattutto in Giappone; troviamo il tema del bullismo, quasi invisibile ma percepibile grazie ad alcuni personaggi;  infine quello dell’inevitabile emarginazione. Molto peculiare, e particolarmente sottile, è il tema del viaggio, rappresentato dalle suggestive scene tra le antiche stazioni del Tamaden, vecchia linea ferroviaria, metafora che, inserita al centro dell’opera, rende tangibile la voglia di fuggire da tutte queste restrizioni.


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In un film con così tanto da dire, i personaggi non possono che essere caratterizzati alla perfezione e in ogni minimo particolare. Il protagonista subirà un’evoluzione talmente graduale da non far quasi percepire che il corpo di Makoto è vissuto da un’altra entità; le vicende porteranno il personaggio principale a interessarsi sempre di più della vita dell’adolescente, facendoci quasi pensare che a vivere in quel corpo sia Makoto stesso. Partiamo dal presupposto che, oltre al ragazzo, in questo anime tutti i personaggi hanno un ruolo primario per la storia: è proprio il non essere fossilizzato su un unico protagonista che rende gli eventi dinamici. Fra i più importanti ricordiamo la famiglia di Makoto che, dopo la tragedia, è tornata molto unita, anche se c’è ancora qualche attrito; Purapura, messaggero divino dall’evidente psicologia umana; Hiroka, ragazza vivace dal carattere opposto a quello di Makoto, di cui egli è segretamente innamorato. Per scoprire qualcosa in più, conviene guardarlo.


Dal punto di vista tecnico, Colorful non ha nulla che non vada. La regia, le dinamiche, la fluidità dei movimenti, tutto perfettamente realizzato in modo impeccabile. Molte scene che ritraggono paesaggi sono realizzate talmente egregiamente da sembrare la riproduzione su tela di un artista. E’ sempre un piacere guardare qualcosa con una grafica di tale portata. La colonna sonora, inoltre, si adatta a ogni situazione e a ogni scena in cui è inserita, suscitando profonde emozioni.


Concludendo, Colorful è un’opera dalla grande monumentalità che non ha nulla da invidiare all’acclamatissimo Studio Ghibli. Con una delicatezza straordinaria, il film ci insegna quanto la vita sia preziosa e di come essa non debba mai essere buttata via, rinnovando, giorno per giorno, la voglia di essere parte del mondo.
Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca