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Presentato il libro in ricordo di Lea Garofalo: quando il “coraggio di dire no” non basta

COSENZA – Si è tenuta ieri presso la libreria Ubik di Cosenza, la presentazione del libro “Il coraggio di dire no. Lea Garofalo la donna che sfidò la ‘ndrangheta” dedicato alla storia di Lea Garofalo – vittima della ritorsione dell’ex compagno, pregiudicato appartenente a una cosca del crotonese – scritto dal giornalista Paolo De Chiara e pubblicato dalla Falco editore. Presenti al dibattito, moderato dal direttore responsabile del Quotidiano della Calabria Emanuele Giacoia, l’on. Angela Napoli componente Commissione Antimafia, Paolo Pollichieni direttore del Corriere di Calabria, l’editore Michele Falco e l’autore.

A circa un mese dal ritrovamento dei resti della giovane donna – che inizialmente si era pensato fosse stata sciolta nell’acido – sparita nel 2009 nel milanese dove si rifugiava per scampare ai suoi persecutori, esce questo libro che, nel ripercorrere le tappe della tragica vicenda, racconta lo spaccato di una società, spesso “impotente” o talvolta “distratta” dalla burocrazia, a tal punto da non essere in grado di tutelare una donna perseguitata, solo perché si era opposta all’ambiente malavitoso, cui pure “apparteneva” sin dalla nascita.

Questa l’unica colpa di Lea: l’essere nata in un contesto distorto e governato da logiche al di sopra della sua tolleranza; l’aver amato e poi rinnegato l’uomo sbagliato. Seppure il colpevole della scomparsa di Lea non sia esclusivamente l’esecutore materiale del delitto, ma tutto un gioco di forze di cui la donna si è ritrovata ad essere pedina. Perché Lea, perseguitata, è stata anche abbandonata; e non solo dalla sua stessa famiglia, ma l’abbandono più pesante che la donna ha subito è quello dello Stato.

E’ su questo doloroso aspetto che si sono concentrati gli interventi della presentazione, a cominciare da quello dell’on. Angela Napoli: “si parla troppo di legalità e antimafia, ma la vera lotta all’illegale non esiste; esiste invece una ‘zona grigia’, linfa vitale offerta alla ‘ndrangheta che si serve di essa”; questo per dire, riprendendo le parole della Napoli, che responsabile della morte della donna è in primis lo Stato, che non è stato in grado di tutelarla. Una vera e propria condizione di abbandono che si è incarnata nell’erroneo “status” conferito a Lea la quale, seppure non fosse direttamente coinvolta in nessun reato, è stata sempre considerata una collaboratrice di giustizia anziché una testimone. Questo ha comportato un diverso trattamento della sua causa, nonché un rilevante contraccolpo psicologico che subisce colui che è costretto a nascondersi di continuo cambiando vita e abitudini; condizione che per Lea è divenuta insostenibile al punto da decidere (dopo 7 anni di protezione provvisoria) di abbandonare il programma di protezione, andando incontro alla morte.

E ancora con le parole dell’on. Napoli, che segue da vicino vicende consimili a quella di Lea, “lo stato non può abbandonare colui che rifiuta lo status di collaboratore di giustizia, lavandosene le mani. Il testimone è una risorsa e la sicurezza gli dev’essere garantita a vita”.

A seguire l’intervento del giornalista Paolo Pollochieni, che aprendo sul libro ne ha sottolineato la puntualità e “cattiveria” che conducono il lettore ‘oltre’ la cronaca dei fatti: “negli ultimi tempi, si è passati dalla politica del negazionismo, alla massima popolarità della ‘ndrangheta, sino al rischio di veicolare informazioni sbagliate: non è il caso del libro di De Chiara; in esso emerge, al di là dell’inchiesta sulla storia della Garofalo, l’approccio ‘incostante e dilettantistico’ delle istituzioni, troppo spesso non in grado di insinuarsi nelle meccaniche malavitose e di far luce nella cosiddetta ‘zona grigia’”. Il direttore ha poi proseguito: “quella di Lea era una battaglia persa. Ma a perdere non è stata solo Lea, ma noi tutti e con noi le stesse istituzioni, inadeguate a seguire la vicenda. E’ questo il vero dramma”.

“E’ necessario denunciare questa condizione, sensibilizzare la società stessa, raccontare ciò che gli altri non raccontano, seppure con difficoltà”. Questa la testimonianza dell’editore Michele Falco, che ha preso la parola subito dopo Pollichieni: “parlando delle vicende come quella che ha coinvolto Lea, spesso emerge un disagio, che è quello di chi non si sente in grado di cambiare le cose: disagio che però, non sarà mai rassegnazione”.

Subito dopo la parola è passata brevemente al giovane nipote di Lea Garofalo, Rosario Garofalo che nel ringraziare i presenti per l’attenzione conferita alla vicenda, ha brevemente “raccontato” Lea dal di dentro dell’ambiente familiare.

A concludere gli interventi l’autore, Paolo De Chiara che, nel ripercorrere alcune tappe salienti dell’inchiesta racchiusa nel suo libro, ha rimarcato sulle responsabilità e le “colpe” delle istituzioni e della magistratura che non sono riusciti a “prelevare” Lea da un ambiente insano, permeato dalla ‘ndrangheta e che l’ha condotta alla morte a soli 35 anni.

La presentazione si è conclusa con l’esibizione della cantautrice calabrese Francesca Prestia che ha cantato “La Ballata di Lea”, pezzo con il quale aveva vinto, nel corso della scorsa edizione di “Musica contro le mafie” il premio Menzione Speciale.

 

Giovanna Maria Russo

“Vento Noir”: la Provincia omaggia i visitatori del Festival del Giallo

COSENZA – Ottimo risultato quello raggiunto dal primo Festival del Giallo organizzato nella città di Cosenza con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale, conclusosi ieri sera con l’incontro all’Auditorium “Guarasci” dell’attore Giampaolo Morelli protagonista delle fiction “L’ispettore Coliandro” e “La donna della domenica”.

Più di 2000 visitatori infatti hanno varcato la soglia del Palazzo Prefettura a piazza XV Marzo per partecipare ai diversi lezioni, dibattiti, presentazioni e incontri letterari organizzati con scrittori italiani e stranieri, attori e addetti del settore e, perché no, visitare la mostra dedicata al 50esimo compleanno del celebre e amato Diabolik.

Il tributo che la Provincia ha voluto offrire alla cultura del genere noir, molto apprezzato e diffuso a livello nazionale si è tradotta anche nella pubblicazione di antologia di racconti patrocinata dall’ente , dal titolo Vento Noir, curata dalla giornalista Cristina Marra e edito dalla casa editrice Falco di Cosenza.

L’antologia è stata presentata – e distribuita in omaggio ai presenti  – lo scorso sabato nel corso di un incontro cui hanno preso parte, oltre alla curatrice, l’editore Michele Falco, l’Assessore alla cultura della Provincia di Cosenza, Maria Corigliano e alcuni degli autori, che hanno raccontato come i loro racconti si raccordano alla tematica del “vento” richiamata appunto dal titolo del libro. Un viaggio lungo luoghi e atmosfere tinte dalle fosche trame del mistero, da Firenze a Reggio Calabria, lungo racconti intricati in cui il vento – scirocco, tramontana, e così via – si insinua nelle vicende, le aggroviglia o le risolve assumendo sempre e comunque un ruolo principe nella soluzione dei racconti. A raccontare l’apporto dato a questa pubblicazione, e spesso quello che è stato il primo approccio con il genere noir, gli scrittori Patrizia Debicke van der Noot, Diego Zandel, A. Cinzia Marra, Filippo Ambroggio, Enzo Restivo, Assunta Morrone; presente anche Andrea Carlo Cappi, padrino della manifestazione.

Nello stesso pomeriggio in cui è stato protagonista Vento noir, la Sala degli specchi ha ospitato una kermesse del giallo tutta al femminile, con Alessia Gazzola, autrice di “Un segreto non è per sempre” (Longanesi) e Margherita Oggero, autrice di”Provaci ancora Prof”(Mondadori) portato in tv con il volto di Veronica Pivetti, con largo seguito.

Il programma di sabato si è concluso con un incontro dal titolo indagando su “La città di provincia nella fiction televisiva”, talk show con l’attore Guido Caprino interprete della fiction tv “Il Commissario Manara”.

Nella giornata di domenica, prima del gran finale con Morelli, la manifestazione ha ospitato altri importanti eventi come la rivelazione della misteriosa identità del celebre Johnny Rosso, autore dei “Super brividi Mondadori” e il riconoscimento alla carriera a Luigi Pellegrini, storico editore di Cosenza.

 

 

Giovanna M. Russo

 

L’India raccontata dalle parole e dagli occhi di Jessica Lopez

COSENZA – Solo 128 pagine per raccontare un altro mondo, vicino e lontano, un’altra filosofia di vita nella quale cultura e religione si fondono fino a non distinguersi , una terra dalla bellezza misteriosa custode di un segreto che è rimasto tale da oltre 5000 anni, un luogo che è un non luogo in cui acquisisci identità sempre nuove e provvisorie.
Questo è quello che fa la filmaker cosentina Jessica Lopez nel suo saggio Passaggio nell’India dravidica edito da Falco Editore, presentato ieri alla Casa delle culture di Cosenza.

Si addentra nella filosofia induista mettendosi continuamente in discussione, abbandonando ogni sua abitudine e interiorizzando i paesaggi del Sud dell’India di oggi ci racconta la città, i templi, gli dei e i sacrifici che convinvono in un’armoniosa contraddizione al profumo di cannella.
Prendendoci quasi a braccetto ci conduce nella maestosità dei templi, ci fa diventare spettatori privilegiati dei rituali religiosi, ci fa sentire l’odore forte delle spezie riuscendo a penetrare in quelle che sono le difese, molto spesso degenerate in pregiudizi, occidentali.
La sua diventa una scrittura visiva con la quale riesce a narrare e a farci vedere contemporaneamente meditazione e rumori caotici, progresso e povertà, miseria e beatitudine.

Durante la presentazione sono stati proiettati anche alcuni documentari realizzati sempre dall’autrice , “Il cibo degli Dei” 16 minuti – India 2010), “Il sorriso dei beati” (27 minuti.- India 2008), “Il gusto superiore” (29 minuti – Francia 2007), la telecamera sostituisce la penna, le immagini le parole, ma il risultato è sempre unico. Le immagini scorrono alcune lente altre più veloci, gli enormi occhi dei bambini, il fascino innato delle donne rese ancora più belle dal trucco che è qualcosa di molto più profondo del semplice concetto estetico infatti designa un completamento, la muta saggezza degli anziani, ma ancora i colori, la molteplicità delle figure divine con più volti e diverse braccia che diventa un’immagine quasi consolatoria visto che il nostro di dio continuiamo ad ucciderlo senza pietà.

Trascinandoci in una dimensione quasi estatica Jessica Lopez è riuscita a mostrarci un’India splendida e misera, un fiore di loto che pur affondando le sue radici nel fango esprime nel suo dischiudersi la bellezza della promessa spirituale.

Gaia Santolla