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Storia e fascismo. Doppio seminario – incontro sul tema

COSENZA – Oggi pomeriggio, alle ore 17,00, nell’ex convento di San Domenico (a Piazza Tommaso Campanella, Cosenza) si terrà un l’incontro dibattito, promosso dall’Associazione culturale “Civica-Amica”, sul tema La memoria del fascismo, tra storie trascurate e idiozie dure a morire”.

L’evento, aperto a tutti, studiosi di storia e non, sarà introdotto da Gilda De Caro, presidente di “Civica-Amica”. Presenta e coordina i lavori Anna Longo, vice caporedattore Cultura del Giornale Radio Rai. All’incontro interverranno Francesco Filippi, storico della mentalità e formatore, nonchè presidente dell’Associazione di Promozione Sociale Deina, e Carlo Spartaco Capogreco, professore di Storia Contemporanea dell’Università della Calabria e consigliere scientifico del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano.

L’incontro dibattito scaturisce da due eventi editoriali concomitanti e significativi: la ristampa del saggio “I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943)”, di Carlo Spartaco Capogreco, Einaudi 2019 e la pubblicazione del saggio “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che ancora circolano sul fascismo”, di Francesco Filippi, Bollati Boringhieri 2019. 

Come prosecuzione ideale dell’evento, domani mattina dalle ore 11,00, nell’Aula “Francesco Solano” dell’Unical, si terrà poi un nuovo seminario del ciclo “Pagine di Storia”, che prenderà avvio proprio a partire dal saggio di Filippi, “Mussolini ha fatto anche cose buone”.

Dopo i saluti del direttore del Dipartimento “Culture Educazione e Società”, Roberto Guarasci, e l’introduzione dello stesso Capogreco, interverranno l’autore del libro e i docenti dell’Unical Walter Nocito (DISPES), Romolo Perrotta (DiCES.) e Aljoša Volčič (Di.M.E I. ).

Presentato il libro “ I Bucaneve di Ravensbrück” di Anna Laura Cittadino

ROMA – La prestigiosa Sala  del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati particolarmente affollata, lo scorso venerdì 17 marzo, ha decretato il pieno successo della presentazione del libro “I Bucaneve di Ravensbrück” ,quarta  fatica letteraria dell’autrice rendese Anna Laura Cittadino.

Sapientemente guidati dallo storico e scrittore Gabriele Fabiani,  che ha condotto e moderato l’evento, i qualificati relatori, la dott.ssa Nuccia Martire (scrittrice) e Paola Pica (scrittrice),  hanno descritto il contenuto ed il profondo significato umano, sociale e storico  del libro secondo varie sfaccettature.

Il  talento dell’attrice Diana Iaconetti ha contribuito a creare un’ atmosfera eccezionale e indimenticabile grazie a una emozionante interpretazione di alcuni brani contenuti nel libro.
Presente e soddisfatta  l’Autrice che ha  visto un’ attenzione e un coinvolgimento palpabili da parte del numeroso pubblico intervenuto, con il quale ha scambiato commenti  e autografato copie del libro.
L’intreccio del romanzo converge verso un percorso di verità e consapevolezza a cui i due protagonisti, sembrano tendere nei dialoghi. Percezioni e sensazioni scorrono fra loro fluide, a grappoli  o solitarie come continuità di un’altra dimensione. Dopo essere rimaste acquattate nelle caverne remote della memoria, guadagnano la superficie attraverso un processo di ipnosi regressiva. Rivivono, attraverso la penna dell’autrice, la straziante vicenda dello sterminio degli zingari durante il periodo oscuro in cui Nazismo e Fascismo conobbero il potere. L’opera muove, quindi, i passi dall’idea di stimolare attenzione – e con essa la memoria, vera e unica arma di difesa dal ripetersi di altre atrocità – su fatti mai abbastanza ripetuti ai nostri occhi e alle nostre orecchie, e che mai, seppur conosciuti, potranno risultare ridondanti al lettore provvisto d’una dose minima d’umanità.

“Fascisti di un altro millennio?” Lunedì alla Ubik

fascisti di un altro millennio libroCOSENZA – Lunedì 9 marzo alle ore 18:00, presso la Ubik di via Galliano 4 Cosenza, si terrà la presentazione del libro “Fascisti di un altro millennio? Crisi e partecipazione in CasaPound Italia” (ed. Bonanno, 2015) di Bulli Giorgia; Albanese Matteo; Castelli Gattinara Pietro; Froio Caterina.

Questo libro è un’inchiesta su CasaPound, sulla storia, le ideologie, la struttura, le pratiche e le strategie di un movimento atipico, analizzato attraverso interviste, osservazione, analisi dei documenti e della comunicazione di CPI a Roma e nel resto d’Italia.

Introduce e modera: Giulio Citroni;

Discutono:

– Claudio Dionesalvi (mediattivista)

– Francesca Veltri (Università della Calabria, dip. Scienze Politiche e

sociali)

– Giorgia Bulli (Università di Firenze, dip. Scienze Politiche e sociali)

Le iniziative del Collettivo Autogestito Casarossa40

LAMEZIA TERME (CZ) – Venerdì 20 febbraio si è tenuta, presso il Parco Peppino Impastato, un’assemblea dal tema“Fascisti ripuliti, come la Lega Nord sdogana i fascisti del nuovo millennio”, organizzata dal collettivo Casarossa40. Ospite privilegiato è stato Saverio Ferrari, giornalista e scrittore che da anni ormai si occupa di studiare il fenomeno delle organizzazioni neofasciste in Italia e non solo e che attraverso l’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre, con cui Ferrari collabora, offre uno strumento di analisi e di informazione prezioso.

L’assemblea ha visto la ricostruzione e l’analisi del fenomeno che vede le formazioni di estrema destra Casapound e Forza Nuova convergere e coagularsi intorno alla Lega di Matteo Salvini. Lamezia da questo punto di vista, rappresenta una sorta di laboratorio, essendo stato uno fra i primi territori del sud a registrare questa unione, insieme a realtà partitiche presenti sul territorio (come il MTL). Operazione di pulizia si diceva, nel tentativo di proporsi quali formazioni democratiche di destra sociale e soprattutto di organizzazione rivoluzionarie e antistitemiche: emblematico il tentativo di appropriarsi di “figure” rivoluzionarie che storicamente sono patrimonio della sinistra rivoluzionaria (Che Guevara su tutti). Tentativo che però ad una analisi più approfondita, non nasconde il carattere profondamente xenofobo, intollerante e razzista (che spesso sfocia in violenza e le ultime aggressioni registrate a Cremona e Milano ai danni di attivisti dei centri sociali lo confermano) delle organizzazioni le quali si rifanno in maniera per niente velata al fascismo quando non direttamente al nazismo. Anche i riferimenti iconografici non sono da meno. Forza Nuova ha come riferimento storico le Guardie di Ferro rumene, organizzazione nazista e collaborazionista che si macchio di atroci crimini durante la seconda guerra mondiale. Non a caso la sezione lametina è intitolata a Corneliu Zelea Codreanu Guardia di Ferro della prima ora. O ancora la sede di Casapound di Cremona è intitolata Stoccafisso: nel “ventennio” infatti, quando una ordinanza del re rese illegale il manganello, gli squadristi usarono lo stoccafisso essiccato ugualmente duro e offensivo.

L’evento fa parte della rassegna organizzata dal Collettivo dal titolo “25APRILE1945-25APRILE2015. SCARPE ROTTE EPPUR BISOGNA ANDARE – 70 ANNI DI LOTTE TRA E VECCHIE E NUOVE RESISTENZE“ caratterizzato da un percorso politico di avvicinamento alla giornata del 25 aprile che offra e aggiunga al carattere commemorativo della giornata, anche uno strumento di conoscenza e di approfondimento oltre che strettamente politico di azione di contrasto delle nuove destre neofasciste.

Nelle precedenti assemblee si è parlato di anarchici calabresi che hanno svolto un ruolo fondamentale nei processi rivoluzionari di inizio 900 nel Sudamerica (dibattito con Oscar Greco, ricercatore all’Unical); nelle prossime si parlerà del ruolo dei contadini rivoluzionari nel sud e l’antagonismo politico durante l’occupazione delle terre (con Pino Fabiano, giornalista e scrittore), del ruolo delle donne nelle nuove resistenze da Kobane alla Palestina (con Nando Primerano, scrittore ed attivista del CSOA A. Cartella e con la presenza di una militante combattente del Rojava). Tutta la “rassegna resistente” è arricchita con cene ed aperitivi sociali, mostre fotografiche, workshop e musica.

Il percorso porterà quindi ad una giornata del 25 aprile “costruita” insieme con altre forze democratiche ed antifasciste cittadine (spazi sociali, collettivi, ecc…) con l’intento di caratterizzarla come momento di sintesi e, soprattutto, di ripartenza per un percorso antifascista condiviso.

Morto Renzo Gabriele, telegrafista di Mussolini

ROGLIANO (CS) – E’ morto a Rogliano, suo paese natale, l’ultimo telegrafista di Benito Mussolini, l’ultraottantenne Renzo Gabriele.

Per l’intera durata della Repubblica sociale italiana (settembre 1943 – aprile 1945), operò nell’ufficio postale della segreteria particolare del duce, a Bogliaco, sul lago di Garda.

A diciotto anni, nel pieno del conflitto bellico, Renzo Gabriele partì per il servizio militare di leva. Fu destinato, prima a Pistoia, con le mansioni di radiotelegrafista, poi a Brescia, dove frequentò la scuola militare. Alla scuola bresciana il quartiere generale di Mussolini chiese un telegrafista in grado di svolgere compiti di estrema delicatezza. La scelta cadde sul soldato calabrese che, ben presto, guadagnò la fiducia dei suoi superiori e la simpatia dello stesso Mussolini. Nel dopoguerra, Gabriele fu direttore dell’ufficio postale di Rogliano e di Cosenza. Con altri fondò, nel suo paese, la sezione del Msi. Fu sindacalista nazionale della Cisnal Poste e Telecomunicazioni.

Al Musmi di Catanzaro, presentazione del libro di Antonio Gioia su “Guerra, Fascismo, Resistenza”

E’ stato ospitato nel salone del MUSMI – Museo Storico Militare di Catanzaro, il convegno per la presentazione del libro di Antonio Gioia “Guerra, Fascismo, Resistenza.  Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia”, edito da Rubbettino nella collana Università. All’incontro sono intervenuti, con l’autore, Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro; Silvana Afeltra, dirigente scolastico Liceo Scientifico “Siciliani” di Catanzaro; Maria Bordino, dirigente scolastico Istituto d’istruzione superiore “De Nobili” di Catanzaro; Antonino Ceravolo, Istituto d’istruzione superiore “Einaudi” di Serra San Bruno; Elena De Filippis, dirigente scolastico Liceo Classico “Galluppi” di Catanzaro; Antonio Cavallaro, della Rubbettino Editore. Il libro del prof. Gioia, docente del liceo De Nobili di Catanzaro, parte dall’analisi di 32 manuali di storia pubblicati dopo l’emanazione, nel 1996, del decreto dell’allora ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, con il quale è stata modificata la suddivisione annuale del programma di Storia. Il prof. Gioia ha quindi esaminato le “nuovissime edizioni” dei manuali aggiornati con i nuovi  programmi, tracciandone le caratteristiche con l’obiettivo di riflettere sul rapporto tra storia e storiografia, oltre che di sollevare nuovi spunti di dibattito, come quello sulla attuale “rivoluzione digitale” o, ad esempio, sulla condizione dei giovani e degli studenti, anche grazie alla “riscoperta” di un’indagine realizzata tra nel 1957 dal Resto del Carlino.

 Il periodo sul quale si concentra l’attenzione del prof. Gioia è quello tra il 1940-1945, un passaggio cruciale della storia d’Italia: con l’entrata in guerra, la crisi del regime e la caduta del fascismo, il 25 luglio e l’8 settembre 1943, la continuità ambigua del Regno del Sud e la rottura ambiziosa della Repubblica Sociale Italiana, il complesso fenomeno della Resistenza, la guerra civile e la resa dei conti. “Il periodo storico complesso e difficile che va dalla nascita del Fascismo alla seconda guerra mondiale alla Resistenza, è uno dei temi più importanti per il nostro Paese – ha detto il prof. Gioia -, per certi aspetti è ancora presente, per altri aspetti è stato rimosso.  La complessità è data proprio da questa ambivalenza. Il libro non è un racconto su quel periodo storico, ma è una analisi su come i manuali scolastici pubblicati tra il 1997 e il 2009 raccontano questo periodo. Dopo il decreto del ministro Berlinguer, i manuali hanno adottato delle nuove periodizzazioni, ma mentre alcuni testi mantengono permanenze di 40 anni dalla prima adozione, altri si sono rinnovati non soltanto nell’impianto grafico, ma anche nei contenuti”. Nel corso del dibattito il prof. Gioia ha affrontato anche il tema dell’oggettività della storia: “Un’oggettività che non può esistere, perché i fatti ricostruiti vengono osservati da punti di vista diversi e può essere messa in discussione addirittura l’autenticità di alcuni documenti. Bisogna piuttosto parlare di ricostruzione corretta. Ho seguito le polemiche sulla “storia di parte” che sarebbe raccontata da alcuni manuali, ma devo dire che per molti la preoccupazione è legata all’argomento di attualità, quello più politico. Invece bisognerebbe riflettere sul fatto che non vengono trattati argomenti più vicini, anche distanti 40 o 50 anni, e ciò significa trascurare una parte significativa della storia dell’Italia Repubblicana. La riflessione dovrebbe riguardare maggiormente questo problema e più in generale la didattica sulla storia”.  Una storia che, per l’autore, “è una passione ed è una cosa viva, che soprattutto trasmette uno straordinario senso di umanità: tutti apparteniamo, infatti, alla stessa storia”.   “Il libro di Antonio Gioia – ha detto Wanda Ferro – riproponendo il periodo forse più controverso della nostra storia, gli anni che vanno dal ’40 ed al ’45 con al centro il Fascismo, la guerra e la Resistenza, si pone non soltanto come una importante sintesi di avvenimenti che hanno caratterizzato il secolo scorsodeterminando le sorti del nostro Paese, ma diventa un fondamentale dibattito storiografico con una serie di citazioni che producono l’effetto di una grande tavola rotonda intorno alla quale si siedono tutti coloro che la storia l’hanno scritta e raccontata.  L’autore, oltre  a documentare, diventa uno spirito critico che guarda a chi la storia la legge e l’apprende nel periodo delle conoscenze, e poi non sempre trova modo di approfondirla, se non con il sistema usa e getta delle trasmissioni televisive. È un messaggio di vero amore verso la storia, un invito a tutti, e specie ai più giovani, a non limitarsi allenozioni scolastiche, ma ad andare alla ricerca dei propri convincimenti oltre il limite ristretto delle sintesi obbligate per chi deve riassumere in un manuale didattico secoli di avvenimenti che avrebbero, ciascuno, necessità di analisi profonde e complete.  Ancora una volta, grazie al lavoro importante di Antonio Gioia, si ripropone l’eterna contrapposizione tra la verità storica e la storia come viene scritta e tramandata dagli studiosi e dai protagonisti.  Uno dei primi capitoli che sono andata a leggere è quello relativo alla Repubblica di Salò, dove è centrale il tema di un revisionismo storico avviato, dopo brevi interventi negli anni ’80, sul finire del ‘900 e che trova una momento di assoluta deflagrazione nelle parole di Luciano Violante, da Presidente della Camera nel maggio del ’96, quando dice: “occorre sforzarsi di capire i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà”.  La storia delle guerre la scrivono quasi sempre i vincitori, ed assume contorni reali quando al dolore ed alla devastazione si sovrappone una definitiva pacificazione. Io appartengo ad una generazione che quella  epoca l’ha ritrovata nei libri di storia o nel racconto degli anziani, ma una generazione ancora successiva alla mia è cresciuta anche sulle note di una mirabile canzone di un grande cantautore, intellettualmente di sinistra, quel Francesco De Gregori che nel 2001 con “Il cuoco di Salò”, scatenò un dibattito dalla cultura alla politica, usando espressioni come “qui si fa l’Italia o si muore” oppure “dalla parte sbagliata”. Un grande critico musicale prese le difese di De Gregori parlando di un racconto dell’ingenuità che accompagnò e seppellì i protagonisti di una delle stagioni più disperate della nostra storia, vissuta, appunto “dalla parte sbagliata”.  Alcune di queste espressioni le ritroviamo anche nel libro di Antonio Gioia e sono utili a comprendere quanto sia lodevole l’intento dell’autore di affermare il principio di una sfida della “società della conoscenza”, che io interpreto come un dovere di raccontare sempre tutta la verità, di non nascondere crimini commessi dai vincitori per mantenere vivo l’odio dei vinti. Ad orrori come l’olocausto, le deportazioni o le foibe – conclude Wanda Ferro – nessuna giustificazione potranno mai dare né il cuore, né la ragione, ma ogni racconto deve assumere la dignità di verità storica e lasciare spazio alla volontà di approfondimento. Ogni volta che i nostri giovani scopriranno le ragioni controverse della storia dai cantautori o dai format televisivi, vorrà dire che stiamo costruendo una società che avrà perso molti dei suoi valori”.