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Tutti i numeri di Fiera InMensa

fiera inmensaSi spengono gli ultimi echi della Fiera di San Giuseppe, rimangono solo i venditori di piante in Piazza Amendola a ricordare il tradizionale appuntamento appena terminato. E la città ritorna alla sua normalità, tirando le somme di questa caratteristica settimana per tutta la cittadinanza e valutando la scelta di spostare nella parte nuova la collocazione degli stand.

Ugualmente riprendono le proprie attività le associazioni e i volontari che hanno partecipato a Fiera InMensa. Un appuntamento parallelo a quello “mercantile”, che sposta l’attenzione dai prodotti alle persone e si prefigge quindi di offrire servizi di prima necessità agli ambulanti, in particolare migranti, ma anche di fungere da ponte di contatto tra culture che si incontrano e si mischiano.

Per il comitato organizzatore è il tempo della quiete dopo la tempesta. “Quella a cavallo di San Giuseppe è una settimana davvero concitata e frenetica ma Fiera InMensa è ormai un appuntamento imperdibile. Non è solo un’occasione importante per chi arriva da fuori, ma è diventata nel tempo un riferimento anche per molti cittadini di Cosenza e dell’hinterland”.

Sono infatti moltissimi i ragazzi che partecipano all’iniziativa buona parte dei quali convogliati tramite le parrocchie della diocesi e le associazioni del territorio. Giovani che mettono a disposizione il proprio tempo e il proprio impegno per far funzionare gli ingranaggi di questa “macchina dell’accoglienza e della solidarietà”. Ma la manifestazione coinvolge anche adulti e intere famiglie che si prodigano per rendere più piacevole il passaggio in città a chi conduce una vita in viaggio.

Questi alcuni numeri dell’XI edizione di Fiera InMensa: 5 serate di servizio, oltre 500 volontari impegnati, circa 750 pasti serviti a sera, 15 associazioni e realtà organizzate coinvolte, 25 parrocchie della diocesi e dell’hinterland, 7 computer con cuffie e microfono, circa 50 connessioni a sera, 4 centesimi al minuto per chiamare in Bangladesh e 27 per il Senegal, circa 100 posti letto predisposti, 5000 punti dati alle mense dell’Unical (quindi 5000 tra merendine, frutta, acqua e succhi di frutta). E ancora 250 kg di riso, più di 2000 pezzi di pollo, circa 700 tra secondi e contorni ogni sera preparati dalle parrocchie, in base ai turni.

Numeri importanti che riescono però a raccontare poco dell’atmosfera che si respira nei capannoni delle ex officine della Ferrovia della Calabria. L’allegria dei colori, dei suoni, della varietà linguistica dei migranti, provenienti principalmente dal continente africano, contagia tutti nonostante la stanchezza delle giornate di lavoro. “La fatica per la preparazione, i problemi organizzativi, le difficoltà logistiche svaniscono subito con una stretta di mano, una pacca sulla spalla, un sorriso, la condivisione di un pasto. Lo scambio di uno sguardo racchiude storie, viaggi, terre lontane, affetti, preoccupazioni e speranze”.

Il servizio internet point offre un’occasione importante per favorire la comunicazione con i paesi d’origine. La navigazione sul web viene offerta gratuitamente, mentre il collegamento telefonico avviene tramite gestori a prezzi agevolati. “Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di osservare che i migranti si aggiornano con le tecnologie infatti quest’anno erano dotati di smartphone, quasi tutti avevano il proprio account Skype oppure avevano le sim per telefonare al proprio paese a costi molto più convenienti. Inoltre sono usatissimi i social networks che permettono loro di mantenere contatti con parenti e amici in tempo reale. Vengono consultati i quotidiani e le tv dei paesi di origine e anche i video che riguardano la propria terra. Il desidero è quello di essere aggiornati”.

Uno scambio che non si esaurisce nell’offerta di un singolo servizio, perché Fiera InMensa non è solo mensa o dormitorio, ma coniuga anche elementi culturali e sociali di grande rilievo. Le attività di animazione, i concerti, i dibattiti, gli incontri, le mostre, i libri sono elementi paralleli alle attività di accoglienza. “Sono stato in vari posti in Italia e anche all’estero, ma non ho mai trovato un’accoglienza come questa. Fiera InMensa è come una vacanza, una settimana in cui il giorno lavori e la sera puoi scambiare due chiacchiere, puoi conoscere persone nuove, puoi confrontare punti di vista, hai anche possibilità di contatto con il tuo paese, puoi rilassarti senza la preoccupazione di mangiare, dormire, ecc”.

Un’esperienza quasi unica nel suo genere, quindi, che si muove principalmente grazie al contributo e al sostegno volontario delle persone e delle organizzazioni che partecipano. Un modello da perfezionare ma decisamente vincente, esempio vero di impegno civile e sociale che si manifesta nel prendersi cura dell’altro concretamente. Un appuntamento che i cittadini più attenti aspettano già per il prossimo anno.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

 

L’altra faccia della Fiera di San Giuseppe

fiera inmensaMarzo è per i cosentini il mese della tradizionale Fiera di San Giuseppe, un appuntamento secolare, che si fa risalire ai tempi di Federico II di Svevia, ma che ha ormai perso le sue caratteristiche storiche, assumendo negli anni il volto variegato dei venditori che da ogni parte d’Italia e del mondo si ritrovano nella città bruzia in questo periodo.

Ed è proprio agli ambulati che si rivolge l’attenzione di Fiera InMensa, un’iniziativa che da oltre 10 anni raccoglie decine di associazioni e liberi cittadini di Cosenza e dell’hinterland intorno ai bisogni e alle necessità di quanti arrivano in città per la Fiera, in particolare migranti. Servizi che nel tempo si sono ampliati e diversificati, arrivando oggi ad offrire la mensa serale, il dormitorio, l’internet social point, l’assistenza medica e legale. Attività che vengono puntualmente affiancate dall’animazione nelle serate dal 14 al 19 marzo con intrattenimento culturali e ricreativi.

Cuore pulsante di questa prodigiosa macchina dell’accoglienza è l’area dei Capannoni delle ex officine della Ferrovia della Calabria, tra Viale Mancini e Via Popilia, zona che quest’anno si trova ulteriormente al centro della scena, dopo la decisione dell’amministrazione comunale di trasferire la sede della Fiera dal tradizionale centro storico al centralissimo Viale Mancini.

Un appuntamento che non è solo accoglienza rispetto alla soddisfazione delle esigenze primarie degli ambulanti, ma che soprattutto si concretizza come momento di scambio e di riflessione su numerose tematiche culturali e politiche. Un incontro che è intreccio e condivisione di esperienze.

Per dare avvio all’XI edizione di Fiera InMensa, è stato organizzato un momento di dibattito sul tema “INVISIBILI. Storie di migranti prima e dopo il viaggio dall’Africa Subsahariana attraverso la Primavera Araba”, una presentazione a più voci, a cui hanno preso parte persone provenienti da diverse zone dell’Africa.

L’introduzione di Flavia Aiello, esperta in lingua e cultura swahili, accompagna il pubblico lungo la storia ricca e tormentata del continente africano, una narrazione che ripercorre tappe dolorose di conquista e colonialismo da parte degli europei, ma anche di slanci verso l’indipendenza. Un filo rosso, quello del viaggio, che viene ripreso da tutti gli interventi: Carlos Ake e Fusseini Kpekpassi provengono dal Togo, Parfait Pmembe dal Congo-Brazzaville, Mohamed Ben Soltan dalla Tunisia, Ahmed Berraou dal Marocco. Ciascuno ha un proprio percorso che lo ha portato al di qua delle acque del Mediterrano. Ciascuno è testimone di una storia che è personale, ma anche emblematica della comunità di appartenenza.

L’immigrazione viene analizzata e sfaccettata da molteplici punti vista, così come diversi sono i motivi che spingono tante persone ad abbandonare la propria terra per cercare altrove qualcosa che garantisca maggiori opportunità. Dai racconti emerge un fenomeno che si discosta totalmente dalle immagini con cui ci bombardano i mezzi di comunicazione: su tutto spicca l’esigenza di modificare il nostro immaginario, rivalutando l’identità e la soggettività dei migranti e l’unicità dei percorsi di migrazione.

Ciascuno ha un viaggio da ricordare e da raccontare, un bagaglio di esperienze e di vita da condividere. Un viaggio che non è solo spostamento da un territorio ad un altro, ma diventa contaminazione ed arricchimento, soprattutto se si permette ai migranti della nostra città di uscire dall’invisibilità e approdare al riconoscimento.

 

 

Mariacristiana Guglielmelli