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Filorosso al fianco di Luigi de Magistris con Daniela Ielasi

COSENZA – Dopo l’ufficialità della candidatura di Sergio Gimigliano, imprenditore turistico e patron del Peperoncino Jazz Festival, Luigi de Magistris incassa un’altra adesione importante dal mondo della cultura per il suo progetto elettorale da candidato governatore della Calabria.

Anche la community del Filorosso infatti ha deciso di scendere in campo al fianco di de Magistris annunciando anche la candidatura a consigliere di Daniela Ielasi. Questo il comunicato stampa:

«Abbracciamo con entusiasmo il progetto politico di Luigi de Magistris Presidente per la Calabria e ci impegneremo direttamente e con tutte le nostre energie affinché il cambiamento che da sempre auspichiamo per la nostra regione diventi finalmente realtà. Non abbiamo dubbi che questa sia la decisione giusta, di de Magistris conosciamo il percorso amministrativo da sindaco di Napoli, le scelte di rottura, la capacità di governo; apprezziamo il metodo con cui, dal basso, sta coinvolgendo le calabresi e i calabresi, le associazioni e i movimenti, ridando senso alla Politica in una terra in cui la politica è sempre stata distante o troppo vicina, alternando indifferenza o incompetenza a clientele e malaffare.

La politica regionale non ci hai mai appassionato più di tanto, non abbiamo mai partecipato attivamente a una campagna elettorale, l’abbiamo sempre vissuta come una dinamica troppo lontana da noi, troppo scollata dai problemi reali dei calabresi, troppo autoreferenziale per andare a fondo alle questioni e risolverle definitivamente per il bene comune. Abbiamo ogni volta l’impressione che il rito elettorale debba compiersi inesorabile, senza che nulla cambi mai davvero, chiunque vinca le elezioni. Tanti come noi sono andati sempre a votare, perché il voto è un diritto e va esercitato, ma sempre senza troppa passione, mentre la rassegnazione ha prevalso nella maggiorparte dei calabresi, che alle ultime regionali ai seggi non si sono neanche avvicinati.

Questa volta no, questa volta è diverso. Non ci sono più alibi, non ci sono scuse, non ci sono né se né ma. C’è una forza civica e popolare che si è messa in cammino, una forza che può ribaltare davvero la Calabria, ma solo se ognuno si sente coinvolto, se ciascuno secondo le proprie possibilità e capacità contribuisce a renderla vincente. Non abbiamo niente da perdere se non le nostre catene, per questo parleremo con tutte e tutti, andremo ovunque potremo, nessuno dovrà sentirsi escluso, ognuno potrà diventare parte attiva di questa rivoluzione. Noi ci saremo con una nostra candidata, Daniela Ielasi, una donna, una calabrese, una lavoratrice, che non si è mai tirata indietro combattendo con coraggio tante battaglie politiche e personali.

Come Filorosso siamo nati e cresciuti in una università che nella denominazione ma soprattutto nella missione, ha vocazione regionale. L’Università della Calabria vedeva la luce negli stessi anni in cui veniva ufficialmente istituita la Regione, allo scopo dichiarato di formare la nuova classe dirigente calabrese. Dopo mezzo secolo possiamo dire che quella missione non si è (ancora) compiuta, tanti, troppi, i giovani “formati” che hanno portato altrove sogni e competenze. Eppure l’Unical ha contribuito a plasmare la nostra coscienza di “calabresi”, e la forza del Filorosso è stata proprio la presenza di tanti giovani provenienti dalle città ma soprattutto dai paesi, dalle aree più interne della Calabria.

Questa forza la metteremo al servizio della Calabria, perché se è vero che la nostra presenza da 25 anni sul territorio è una ricchezza, è pur vero che questa ricchezza non ci basta più. Se non cambia la realtà intorno a noi, tutta la bellezza che produciamo non sarà sufficiente né duratura. Se siamo stanchi di passare come una terra “arretrata” o “senza speranza”, di comparire nei telegiornali solo per fatti di cronaca nera o giudiziaria, di essere ignorati o umiliati dalla politica nazionale, abbiamo un’occasione storica per mostrare al mondo che non siamo perduti, che siamo rimasti in Calabria per scelta e non per collusioni, che qui è possibile costruire speranza e futuro, che lo stiamo già facendo, che questo è un posto bellissimo dove vivere e dove i sogni a volte si avverano».

 

Rende, l’analisi del voto secondo Filorosso

RENDE (CS)  – Riceviamo, e di seguito pubblichiamo, le riflessioni del gruppo Filorosso Unical sulle recenti elezioni amministrative di Rende.
 
«Leggiamo in queste ore dichiarazioni e analisi del voto amministrativo di Rende che hanno dell’incredibile. C’è una gara a chi la spara più grossa, si straparla di “vittoria del civismo”, di “sconfitta della vecchia politica”, addirittura di “liberazione”. Visto che noi, a differenza di altri, ci abbiamo messo la faccia, misurandoci direttamente con il consenso e riscuotendo anche un discreto successo (171 voti di preferenza in una tornata elettorale in cui erano candidate pure le pietre sono un risultato straordinario), pensiamo di poterla sparare anche noi qualche riflessione.
La prima riflessione è per il sindaco rieletto, a cui facciamo i nostri più sinceri auguri di buon lavoro: ora che il debito è risanato (?) potrà dare cenni di vita e uscire finalmente dall’immobilismo che l’ha caratterizzato nel passato quinquennio. Ad essere completamente sinceri, la battuta a caldo la notte della vittoria lo fa sembrare un sindaco divisivo, il suo primo pensiero non è andato alla città e ai cittadini, bensì agli avversari. Un sindaco eletto è il sindaco di tutti, Marcello, non il sindaco dei suoi elettori (anche perché sarebbero una minoranza).  
Seconda riflessione: l’amministrazione uscente quest’anno era guidata dall’avvocato Manna non da altri. Vorrebbero riportarci d’un colpo a cinque anni fa, come se il “nuovo” promesso dovessimo ancora sperimentarlo, come se cinque anni di non governo non ci fossero mai stati. Come se si trattava di scegliere tra conservazione e cambiamento, come se la conservazione stavolta non era l’amministrazione uscente. La “liberazione” come la chiamano alcuni è avvenuta cinque anni fa (forse non la ricordano perché non c’erano), quando ha vinto il primo sindaco nella storia di Rende non indicato dal “principato”.
Noi c’eravamo e quel passaggio lo abbiamo fortemente voluto. Ma stavolta no, dopo cinque anni devi giudicare se un sindaco è valido o meno. Invece si è capovolta la narrazione, gli elettori hanno finito per esprimere un giudizio non sul passato recente, fatto di incuria e sciatteria, ma su un trapassato morto e sepolto, che non sarebbe mai tornato. Con percentuali tutt’altro che bulgare e un’affluenza di poco superiore al 50%, la città ha scelto di tenersi il pacco a occhi chiusi. Senza conoscere – ammesso che ve ne fossero – finalità alte, visione e progetti per la città che verrà e consegnando quasi una delega in bianco al sindaco (il che è molto pericoloso).
Terza riflessione: sulla sconfitta della vecchia politica e la vittoria del civismo. Quella che ha appena vinto le elezioni amministrative non è una compagine “nuova”, non ci sono energie giovani e incontaminate, non entrano rivoluzionari in consiglio comunale, non ha trionfato il movimentismo o il civismo. Ha vinto una conventicola composta da esponenti di Forza Italia e Fratelli d’Italia, con la complicità di vecchi e logori protagonisti del PD, che adesso guardano con ottimismo allo scranno più ambito della Regione Calabria (a cui è andato il secondo pensiero del sindaco la notte della vittoria). Ha vinto un nuovo sistema Rende, già ben consolidato, con i suoi interessi, le sue clientele, le sue zone d’ombra e le sue anime belle.
Insomma, quello di Rende è il classico caso in cui si vince non per meriti propri ma per demeriti altrui, e su questi non possiamo tacere. Primi fra tutti la frammentazione cronica della sinistra e l’incapacità di alcuni leader e leaderini di fare un passo indietro per il bene comune. Che Manna avrebbe vinto lo avevamo capito già all’indomani del voto del 26 maggio, quando le urne hanno affidato a Sandro Principe l’impossibile compito di rappresentare l’alternativa: come poteva un “condottiero d’altri tempi” intercettare le speranze di cambiamento che pure si erano manifestate al primo turno bloccando l’uscente al 31%? Difronte a una figura così compromessa, il discorso politico è passato definitivamente in secondo piano.
Veniamo a noi. Non senza difficoltà, abbiamo deciso comunque di rispettare la scelta della coalizione guidata da Mimmo Talarico fino al ballottaggio. Pur non condividendo l’accordo politico, non siamo riusciti a indicare un’alternativa, perché alternativa non c’era. Non si poteva tornare indietro, né si poteva dire (come qualcuno ha fatto mostrando ancora una volta la propria inconsistenza politica) che l’elettorato è libero di scegliere. L’elettorato è sempre e comunque libero di scegliere, ma chi si candida a rappresentare i cittadini non può abdicare alla scelta: quando si intraprende una strada, bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo, anche quando il fondo non ci piace per niente. Come ha fatto Mimmo, a costo di attirarsi critiche aspre e volgari.
Noi abbiamo ottenuto un risultato straordinario considerato il quadro di partenza, inficiato da parentele e candidature zero voti: la nostra candidata ha raccolto preferenze in tutti i quartieri della città, segno che il messaggio è stato recepito in maniera capillare. E’ un piccolo punto fermo dal quale ripartire, poiché rappresenta una speranza, la fiducia in una nuova Rende, che non ha legami forti con questo territorio, né con le sue famiglie e i suoi cognomi, se non quelli costruiti negli anni praticando altre forme di vita, di relazioni, di comunità. Questo pezzo di città, che pure esiste, non è ancora caratterizzante e non ha avuto la forza evocativa sufficiente per emergere rispetto alla dinamica del consenso interessato. Nonostante la presenza dell’Università, Rende non brilla in quanto ad innovazione politica nel panorama calabrese.
Comunque ne è valsa la pena. Anche se questo non è il nostro mondo, lo abbiamo attraversato con dignità, imparando qualcosa in più sugli uomini e sulle relazioni. Abbiamo parlato a tanti, abbiamo raccontato le nostre storie, abbiamo trasmesso contenuti, forse abbiamo insinuato anche qualche dubbio. Ora torniamo a costruire le istituzioni del comune, le nostre reti dal basso, come ogni giorno da oltre vent’anni, praticando e producendo socialità e cultura nell’area urbana. Il nostro resta un percorso limpido, libero e coerente, a lungo termine, che saprà fare tesoro del consenso ricevuto e coinvolgerà i giovani, le donne, i cittadini con cui abbiamo condiviso impegno disinteressato e tanta generosità».

Buon 23° compleanno Filorosso!

RENDE (Cs) – Il 14 dicembre è il 23° compleanno del Filorosso. Quest’anno si festeggerà aprendo il DAM – Dipartimento Multimediale Autogestito alla città, insieme alle associazioni artistiche e culturali con cui in questi anni ha condiviso condiviso spazi, idee, iniziative, progetti.

Compagnie teatrali, gruppi musicali, cinefili, fumettisti, fotografi, scrittori, piccoli editori, giornalisti, grafici, smanettoni del web, tutti alle prese con una mole di lavoro entusiasmante quanto problematica.

«Artisti e operatori pieni di creatività, coraggio, passione civile . è spiegato ella nota -, si industriano e si adoperano senza sosta, superando la prova del tempo, radicandosi e resistendo. Le potenzialità di questo impegno culturale, teso ad innovare, a diffondere cultura al tempo dell’ignoranza al potere, a tessere relazioni sociali nella società dell’individualismo, ad inventare nuove forme di vita e di lavoro, sono innegabili.
Noi ci troviamo in un luogo strategico per la formazione della coscienza critica, l’Università della Calabria, da cui transitano migliaia di giovani. Per questo sentiamo la responsabilità di sperimentare, di cercare altre strade, altre relazioni, altre parole. Uscire per contaminare il territorio, perché quello che abbiamo in Comune non ci basta. Le città possibili che abbiamo in mente sono città i cui spazi culturali sono condivisi, funzionanti, attrezzati, efficaci e produttivi. Spazi pubblici, in cui fare formazione e informazione, lavorare, progettare, convinti che solo la Cultura può rigenerare il tessuto urbano e civile del nostro Sud.
Cosa possiamo fare insieme perché la città che abbiamo in mente diventi reale, ricca di partecipazione, lavoro creativo riconosciuto, rapporti sociali continuativi, un senso civico e comunitario diffuso? Siamo abbastanza maturi da provare a costruire una proposta culturale organica, capace di condizionare, di diventare “egemone”, di influenzare la politica e le istituzioni? Quando passeremo dalla resistenza all’esistenza? Forse nessuno di noi avrà la risposta, ma mettere insieme le domande giuste e su quelle cominciare a interrogarci, ci sembra già un passo in avanti. Chiunque condivide questo spirito propositivo e sente di contribuire positivamente alla discussione è il benvenuto».