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Asp Cosenza, operazione “Camice Bianco”, emesse 22 condanne (I NOMI)

COSENZA- Avrebbero, durante l’orario di lavoro, falsificato gli orari di presenza e uscita con timbrature diversificate.  E’ l’inchiesta “Camice Bianco”, risalente a tre anni fa, la quale ha visto coinvolti medici, infermieri e dirigenti dell’Asp di Cosenza in servizio sia presso l’ospedale dell’Annunziata sia nelle varie strutture dislocate sul territorio. Sono 22 in tutto le condanne emesse dal giudice Marco Bilotta.

I condannati

Si tratta di Si tratta di Mario Avellino (1 anno e 6 mesi di reclusione e 600 euro di multa), Anna Maria Conforti (1 anno e 500 euro di multa), Francesca Zinno (1 anno e 2 mesi e 500 euro di multa), Angela Campolongo (1 anno e 2 mesi e 500 euro multa), Romeo Perri (1 anno e 500 euro di multa), Anna Turano (1 anno e 2 mesi e 500 euro di multa). Ed ancora: Ippolito Spagnuolo (1 anno e 500 euro di multa), Pasquale Morrone (1 anno e 6 mesi e 500 euro multa), Marina Sammarra (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Giulia Manna (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa ), Pia Pignataro (1 anno e 500 euro di multa), Katja De Rose (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Carla Caputo (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Giovanna Trimarchi (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Gisella Rizzuti (1 anno e 4 mesi e 500 euro multa), Vincenzo Reda e Asclepiade Felicioli (9 mesi e 500 euro di multa),Claudio Naccarato ed Eugenio Presta (9 mesi e 500 euro di multa), Orlando Spizzirri (1 anno e 350 euro di multa),Pieraldo Russo (8 mesi e 300 euro di multa), Annarita Salvo (14 mesi e 400 euro di multa). Sono stati invece assolti Elvira Vigna e Alberto Bevilacqua, perché il fatto non sussiste; Maria Naccarato, Luigi Carelli e Bice Casazzone, perché il fatto non costituisce reato.

Droga e ‘ndrangheta, 25 arresti, filo diretto tra Calabria e Albania

CATANZARO- Dalle prime ore della mattinata è in corso, su gran parte del territorio nazionale, l’esecuzione di decine di ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Catanzaro e volte a neutralizzare una ramificata organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetistico dai marcati profili internazionali, capace di far giungere in Italia
tonnellate di marijuana dall’Albania. L’operazione denominata “STAMMER 2 – MELINA”, che rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dai militari della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma e coordinata
dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto, dott. Giovanni Bombardieri, e dal Sostituto Procuratore, dott. Camillo Falvo, vede impiegati oltre 150 finanzieri, con l’ausilio di unità Antiterrorismo
Pronto Impiego, di unità cinofile e della componente aeronavale del Corpo, per l’arresto di 25 soggetti (18 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, indagati a vario titolo in traffico internazionale di stupefacenti) tra Calabria, Puglia, Sicilia, Lazio, Toscana, Lombardia e Albania e l’esecuzione di numerose perquisizioni. L’operazione “STAMMER 2 – MELINA” nasce da uno stralcio della nota operazione “STAMMER”, con cui sono state già colpite, nel mese di gennaio dello scorso anno,
le ‘ndrine del vibonese solitamente impegnate nel business della cocaina, e costituisce un ampliamento delle indagini che hanno dimostrato come i trafficanti calabresi, fiutando la possibilità di ottenere a facili guadagni, investivano ingenti capitali in un imponente traffico di marijuana. L’attività odierna documenta proprio come le potenti ‘ndrine vibonesi sono entrate in
affari con i narcos albanesi, partner di provata efficienza, che, ad oggi, si possono considerare i più importanti produttori di marijuana del continente, vantando basi logistiche praticamente in tutta Europa. Le indagini hanno, di fatto, consentito di disarticolare un’organizzazione estremamente complessa, basata su un accordo criminoso tra le ‘ndrine Fiarè di San Gregorio d’Ippona (VV), Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto (VV), Anello di Filadelfia (VV) e Franzè di Stefanaconi (VV), tutte collegate alla più nota ed egemone cosca dei MANCUSO di Limbadi (VV). Tra gli elementi di spicco caduti nella rete della Guardia di Finanza compaiono tre capi cosca del calibro di ANELLO Rocco cl.’61, indiscusso boss di Filadelfia, FIARÈ Francesco, alias “il dottore”, cl.’80, di San Gregorio d’Ippona, e FRANZÈ Giovanni cl.’62, di Stefanaconi, oltre ad altri soggetti di rilevanza come PITITTO Pasquale cl.’68 di Mileto, PROSTAMO Antonio cl.’89 e MANCUSO Domenico cl.’75 di Limbadi. Clan calabresi assolutamente a loro agio nel contrattare con i potenti “Cartelli Albanesi” l’importazione, in poco meno di tre mesi, di circa cinque tonnellate di marijuana, in grado anche di saltare l’intermediazione delle compagini delinquenziali brindisine, storicamente “in affari” con i narcos di stanza nel Paese delle Aquile. Il sodalizio criminale calabrese, se in una prima fase sfruttava gli oramai collaudati rapporti, intessuti nel tempo, tra i trafficanti brindisini ed i produttori albanesi, una volta reperiti i contatti ed aver acquisito la fiducia dell’organizzazione albanese, riusciva, senza alcuna difficoltà, a scavalcare gli intermediari pugliesi per contrattare direttamente con i fornitori. Secondo gli illeciti progetti, una volta raggiunte le coste pugliesi, i carichi di marijuana sarebbero stati divisi in più partite, pronte per essere cedute sulle molteplici “piazze” dislocate su gran parte del territorio italiano. L’inchiesta diretta da questa Procura della Repubblica – D.D.A. e svolta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – G.I.C.O./Sez. G.O.A. di Catanzaro, con la fattiva collaborazione dello S.C.I.C.O. di Roma e l’indispensabile supporto della Direzione Centrale Servizi Antidroga (D.C.S.A.), ha consentito di identificare tutti i 46 soggetti coinvolti, alcuni dei quali già ristretti per fattispecie contestate nell’ambito dell’Operazione “STAMMER”, ognuno dei quali ricopriva un ruolo ben preciso: dai finanziatori ai mediatori, dai traduttori ai corrieri, da coloro che avevano il compito di monitorare l’uscita delle vedette della Guardia di Finanza ai personaggi incaricati di curare l’arrivo degli emissari dei narcos albanesi più volte giunti nel nostro Paese, fino ai soggetti demandati per lo stoccaggio e la successiva rivendita della marijuana. Grazie ad una serie di serrate attività che impegnavano, in perfetta sinergia, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – G.I.C.O./Sez. G.O.A. di Catanzaro e il Reparto Operativo Aeronavale di Bari, nell’arco temporale agosto- ottobre 2016 sono stati eseguiti, nel mar Adriatico al largo delle coste brindisine, cinque interventi repressivi che hanno permesso di sequestrare in mare oltre 2770 kg di marijuana, ai quali si sommano ulteriori 90 kg sequestrati presso il porto di Ancona, di ricondurre due ulteriori importazioni di droga, rispettivamente pari a 1178 e 386 kg, oggetto di sequestro da parte della Guardia di Finanza di Brindisi, destinate ai clan calabresi e infine, grazie ad una mirata attività a posteriori, di ricostruire un’ulteriore transazione pari a 400 kg di marijuana che, giunta proprio presso il sedimento portuale di Ancona, raggiungeva la piazza di Milano, ove il sodalizio calabrese vantava eccellenti ramificazioni per l’immissione in commercio del narcotico. Oltre alla sostanza stupefacente, venivano sottoposti a sequestro anche 2 potenti acquascooter, 4 velocissimi natanti ed un autoarticolato. Le suddette operazioni portavano contestualmente all’arresto in flagranza di 11 soggetti, grazie al contributo prestato dai Reparti della Guardia di Finanza su attivazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro. L’intera operazione ha, inoltre, permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni. La droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in
commercio, avrebbe fruttato ai “grossisti” oltre 10 milioni di euro.

Assunzioni fantasma, truffa allo Stato da parte di una cooperativa agricola (VIDEO)

CASTROVILLARI (CS) – La Guardia di Finanza della Compagnia di Castrovillari (CS), a conclusione di un’articolata e complessa attività di indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha smascherato una truffa ai danni dell’Inps, perpetrata da una società cooperativa con sede nella medesima cittadina mediante 133 false assunzioni di dipendenti, con un danno alle Casse dello Stato per oltre 550.000 euro. La cooperativa agricola presentava all’ente previdenziale falsi contratti di comodato e/o locazione di terreni – riconducibili a ignari e completamente estranei proprietari – nonché, di fatto, fasulle denunce aziendali e trimestrali attestanti l’impiego, mai avvenuto, di braccianti agricoli, al fine di consentire l’indebita riscossione di indennità di disoccupazione, malattia e maternità. Nel corso delle indagini – svolte anche con la fattiva collaborazione degli uffici I.N.P.S. di Cosenza e Castrovillari – i finanzieri hanno acquisito informazioni
anche dai soggetti estranei al contesto e falsamente indicati dal responsabile dell‘impresa al centro delle indagini, riscontrando la mancata conoscenza delle false dichiarazioni inoltrate all’I.N.P.S. e dei contratti fasulli redatti. L’analisi documentale ha evidenziato la falsa dichiarazione e comunicazione all’I.N.P.S da parte del falso datore di lavoro di n. 21.000 giornate lavorative mai effettuate, sulla base delle quali, i braccianti hanno richiesto ed ottenuto la corresponsione delle prescritte indennità saranno avviate le procedure di recupero a cura degli Uffici dell’INPS. Il rappresentante legale della società cooperativa ed i 133 falsi braccianti agricoli dovranno rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato.
L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economicofinanziaria predisposto dalla Guardia di Finanza, di concerto con il Procuratore della Repubblica Dott. Eugenio Facciolla e gli Uffici INPS territoriali per la tutela della legalità economica e la repressione dei reati in materia tributaria e di spesa pubblica.

Oltre settanta chili di cocaina sequestrati al porto di Gioia Tauro

GIOIA TAURO (RC) – Operazione antidroga nel porto di Gioia Tauro. I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, insieme a funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dell’ufficio antifrode, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima. Dopo aver concluso l’anno 2017 con una serie record di sequestri, che ha consentito di sottrarre alla disponibilità della criminalità organizzata e alle piazze di spaccio un quantitativo di poco inferiore alle 2 tonnellate di polvere bianca, le attività d’indagine ed il continuo monitoraggio dei traffici di merci provenienti dalle aree ritenute a rischio per il traffico di sostanze stupefacenti, hanno consentito di mettere a segno il primo rilevante sequestro del 2018 nello scalo gioiese. Lo stupefacente è stato rinvenuto all’interno di un container vuoto. Le attività sono state eseguite attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti compiuti anche con le unità cinofile della Guardia di Finanza. La cocaina sequestrata, suddivisa in 65 panetti, per un totale di 74,025 kg, avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 14 milioni di euro. 

‘Ndrangheta, sequestro di beni per oltre 500 mila euro

CATANZARO – I finanzieri del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di  Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, dal Procuratore aggiunto, dott. Giovanni Bombardieri, e dal sostituto
procuratore, dott. Elio Romano, hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni per un valore di oltre
500 mila di euro, emesso dal tribunale di Catanzaro su richiesta di questa procura distrettuale. Il destinatario del decreto di confisca è Luciano Trovato collegato alla famiglia di ‘Ndrangheta dei Giampà di Lamezia Terme. Lo stesso, unitamente ai propri fratelli, più volte è stato coinvolto in operazioni di polizia in materia di criminalita’ organizzata che hanno interessato la piana lametina. Luciano Trovato e’ stato condannato in via definitiva, in precedenza, anche per porto abusivo di armi, rapina, violazione di domicilio e violenza sessuale di gruppo. Le indagini patrimoniali condotte dai finanzieri del nucleo
di polizia economico-finanziaria – G.I.C.O. – di Catanzaro, che hanno portato all’emanazione del provvedimento di confisca, hanno evidenziato una netta sproporzione tra i beni risultati nella effettiva disponibilità del soggetto e il suo tenore di vita, rispetto ai redditi dichiarati e alle attività economiche ufficialmente svolte. In particolare, gli accertamenti espletati sul conto del Trovato hanno evidenziato dichiarazioni dei redditi del tutto incoerenti con l’ingente patrimonio posseduto.
I beni per i quali e’ stato emesso il provvedimento di confisca, che ha confermato il precedente decreto di sequestro di prevenzione, comprendono quote di otto unita’ immobiliari ubicate in Lamezia Terme, quote societarie di partecipazione in diverse attività imprenditoriali ubicate nella stessa città. Il valore complessivo del patrimonio confiscato ammonta ad oltre 500 mila euro.

Falsi braccianti a Corigliano, smascherata truffa ai danni dell’Inps

CORIGLIANO CALABRO (CS) – La Guardia di Finanza di Corigliano Calabro, a conclusione di un’articolata e complessa attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, ha smascherato una truffa perpetrata ai danni dell’Inps, da una ditta individuale e da una società cooperativa, con il sistema dell’assunzione di falsi braccianti. I militari hanno riscontrato 210 assunzioni fittizie, con un danno alle casse dello Stato per oltre 350mila euro. L’impresa presentava all’Ente previdenziale falsi contratti di affitto di terreni riconducibili a soggetti ignari, completamente estranei alla truffa, e denunce aziendali trimestrali, attestanti l’impiego, mai avvenuto, di operai, al fine di consentire loro l’indebita percezione di indennità di disoccupazione, malattia, assegno nucleo familiare e maternità.

Indagini sui falsi braccianti

Nel corso delle indagini sono state acquisite informazioni dai proprietari dei terreni estranei alla truffa e, attraverso l’analisi documentale, sono state ricostruite le false dichiarazioni e comunicazioni all’Inps del falso datore di lavoro. Oltre 18mila giornate lavorative mai effettuate e comunicate, che hanno fittiziamente generato falsi costi di personale per circa un milione di euro e nessun ricavo. Constatata inoltre anche l’indebita percezione di circa 12mila euro di contributi pubblici erogati da Arcea, a vantaggio del falso datore di lavoro. Al termine delle indagini, il rappresentante legale dell’impresa e della società cooperativa è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari per truffa aggravata ai danni dell’Ente previdenziale e dell’Arcea e per falso. I 210 falsi braccianti sono stati segnalati per il reato di truffa aggravata, in concorso con il fittizio datore di lavoro.

Francesco Farina

Operazione Martingala tra Reggio Calabria e Firenze, 27 arresti e sequestri per 100 milioni (VIDEO)

REGGIO CALABRIA – Maxi operazione della Direzione Investigativa Antimafia e del comando provinciale di Reggio Calabria nei confronti di 27 soggetti colpiti da provvedimento di fermo emesso dalla DDA, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro. Le forze dell’ordine stanno eseguendo anche sequestri di imprese, beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 100 milioni di euro. Contemporaneamente, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, sono in corso di esecuzione ulteriori provvedimenti restrittivi e di sequestro per riciclaggio e reimpiego nel tessuto economico toscano dei proventi illeciti conseguiti dall’associazione mafiosa. 

L’organizzazione poteva contare su un gruppo di società di comodo, comunemente definite “cartiere”, che venivano sistematicamente coinvolte in operazioni commerciali inesistenti, caratterizzate dalla formale regolarità attestata da documenti fiscali ed operazioni di pagamento rivelatesi tuttavia, all’esito delle indagini, anch’esse fittizie.

Video Operazione Martingala

 

Unical, riflessioni sul tema “Finanza, mafia e democrazia: un intreccio problematico”

RENDE (CS) –  Dopo il riconoscimento “No Profit” da parte della Prefettura di Cosenza, l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, presieduto dalla prof.ssa Patrizia Piro, ha dato il via alle attività sociali del nuovo anno promuovendo, nella sala stampa dell’aula magna “Beniamino Andreatta” dell’ateneo, un incontro culturale sul tema: “Finanza mafia e democrazia: un intreccio problematico”. A relazionare su questo tema sono stati chiamati il prof. Mario Caligiuri, dell’Università della Calabria, ed il sen. Giuseppe Lumia, già presidente della Commissione antimafia e della Commissione giustizia del Senato.
Assente il Rettore, prof. Gino Mirocle Crisci, impegnato in Sicilia per ragioni istituzionali, l’incontro si è aperto con una breve introduzione del presidente dell’Associazione, prof.ssa Patrizia Piro, che ha spiegato le ragioni e le motivazioni che hanno portato ad organizzare l’incontro quale occasione di riflessione su temi di grande attualità contenuti nel libro “Come si comanda il Mondo. Teorie, volti, intrecci” di Mario Caligiuri e Giorgio Galli, edito dalla Rubbettino. Un libro che mette nelle condizioni di riflettere sul potere delle multinazionali, delle lobby e sulle condizioni della finta democrazia dove il mondo finanziario, così le mafie, svolgono le loro funzioni contrapposte di conquista di posizioni di rilievo nella tutela di interessi economici rilevanti a danno di una democrazia reale e sana. Una situazione in cui emerge sempre più la necessità di affidare all’Università e al mondo della scuola un ruolo pedagogico e culturale educativo attraverso i processi formativi delle nuove generazioni.
Per il prof. Mario Caligiuri le dinastie economiche finanziarie e le dirigenze interfacciate dei vertici delle multinazionali sono i punti di riferimento e di valutazione per i percorsi sociali, culturali ed economici, in cui la democrazia e la politica mondiale devono interfacciarsi per la costruzione di un mondo migliore, tenendo conto che le nazioni oggi si devono fronteggiare con i fenomeni complessi come la globalizzazione e l’immigrazione che possono essere considerati irreversibili e che il mondo della politica deve adeguatamente regolamentare. La politica è stata neutralizzata dall’economia attraverso un potere che non è anonimo o legato agli sviluppi dell’innovazione tecnologica o dell’intelligenza artificiale, bensì è rappresentato dai manager che controllano determinate multinazionali economiche e finanziarie. Le concentrazioni di capitali privati hanno scalzato lo Stato, diventando il principale centro di potere delle nostre società. Un’élite ristretta, non elettiva proveniente dal settore finanziario domina il processo di globalizzazione e controlla molti governi attraverso il potere politico delle multinazionali
Con l’intervento del sen. Giuseppe Lumia, già presidente della Commissione antimafia e della Commissione giustizia del Senato, al quale la presidente dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, prof.ssa Patrizia Piro, ha consegnato, a nome e per conto del Rettore Crisci, la targa di merito per gli ospiti illustri, il tema dell’incontro è entrato nei contenuti più specifici delle dinastie criminali e del controllo dell’economia “non criminale” da parte delle mafie. Temi ed argomenti che hanno portato il sen. Lumia a parlare della situazione di crisi della politica, sia in ambito nazionale che europeo, in cui si riscontra la perdita della propria identità, la capacità progettuale ed organizzativa, come la capacità di formazione e individuazione di una nuova classe dirigente portando così le mafie ad occupare un ruolo proprio nella gestione della finanza controllata dalle famiglie mafiose che hanno investito enormi quantità di denaro, ricavato da attività illecite, in attività non criminali, creando un’alterazione grave delle regole di mercato e una commistione del lecito con l’illecito. La finanza e le multinazionali controllano a livello mondiale l’economia reale e influenzano pesantemente le scelte politiche dei governi. Di fronte a ciò gli Stati Uniti d’Europa debbono concertare una politica comune di governabilità in cui la legalità e lo sviluppo devono camminare insieme nel rispetto dei sistemi territoriali.

Droga, arrestato corriere internazionale. Sequestrati 42 ovuli di eroina

SIBARI (CS) – La Guardia di Finanza di Sibari, ha arrestato, in flagranza di reato, un cittadino pakistano che trasportava in un bagaglio 400 grammi di eroina purissima all’interno di 42 ovuli ancora sigillati.

I Baschi Verdi, con l’ausilio dell’unità cinofila, nel piazzale degli arrivi degli autobus alla stazione ferroviaria di Sibari, dopo un controllo dei passeggeri arrivati con un bus di linea proveniente da Milano, hanno individuato un cittadino pakistano, accompagnato dal figlio minorenne, che mostrava sin da subito un eccessivo nervosismo all’atto della richiesta dei documenti di riconoscimento.

L’intervento dell’unità cinofila ha confermato i primi sospetti attraverso una frenetica attenzione del cane verso i bagagli. I Finanzieri hanno trovato, all’interno di uno zaino, 42 ovuli ancora sigillati, che contenevano circa 10 grammi di eroina ciascuno.

L’esame del passaporto e dei documenti di viaggio, hanno inoltre permesso di chiarire come l’uomo avesse fatto da corriere trasportando la sostanza stupefacente preventivamente ingerita per superare i controlli aeroportuali, dal Pakistan, passando per Dubai.

E’ stata effettuata anche una radiografia addominale, al fine di accertare la presenza di ulteriori ovuli ancora non espulsi, che ha evidenziato corpi estranei nel corpo del fermato. Al termine delle operazioni, l’uomo è stato rinchiuso nel carcere di Castrovillari e rischia ora la pena della reclusione da 6 a 20 anni.

Il figlio minore con cui viaggiava, risultato allo stato estraneo all’illecito trasporto, a seguito delle operazioni di perquisizione ed identificazione, è stato affidato, dal Tribunale dei Minorenni di Catanzaro, alla madre, residente nel territorio di Cassano allo Ionio.

Con il quantitativo di eroina sequestrato, considerando i successivi “tagli” cui viene sottoposta la sostanza stupefacente, sarebbero state realizzate circa 2000 dosi, che avrebbe portato nelle tasche della criminalità organizzata circa 100mila euro.

 

Scoperto medico evasore nel cosentino. Non dichiarati compensi per 150mila euro

ROSSANO (CS) – I finanzieri di Rossano, nell’ambito di un’attività info-investigativa tesa all’individuazione dei fenomeni evasivi, hanno scoperto un professionista che ha esercitato l’attività medica senza dichiarare al fisco i propri redditi, risultando quindi evasore totale.

Le Fiamme Gialle hanno effettuato una verifica fiscale nei confronti del professionista titolare di due studi medici aperti al pubblico ma che aveva omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi negli anni 2014 e 2015.

I militari hanno così avviato una meticolosa attività mirata alla ricostruzione dei compensi percepiti dal professionista, basata principalmente sulla disamina della documentazione extracontabile e proseguita mediante riscontri esterni e analisi effettuate su banche dati, al fine di quantificare sia la base imponibile sottratta a tassazione che le imposte dovute e non pagate dal contribuente.

Dagli accertamenti si è appurato che il medico ha occultato compensi relativi a redditi da lavoro dipendente per un valore pari a circa 90mila euro e compensi professionali per ulteriori 66mila euro. Complessivamente non venivano dichiarati al fisco oltre 150mila euro di compensi evadendo imposte per un importo complessivo superiore a 52mila euro.