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Operazione “Game over”, 5 ordinanze di custodia cautelare

REGGIO CALABRIA – Nell’ambito dell’operazione “Game over” i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare, di cui una in carcere. Usura,  esercizio abusivo di attività finanziaria e circonvenzione di incapaci sono i reati contestati a 5 soggetti. Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni, hanno dato esito, questa mattina, alle misure cautelari, le quali sono indirizzate a due amministratori  della sala giochi/centro scommesse “Billionaire”, sito nella zona sud della città, alle due titolari dell’attività e a un dipendente del medesimo esercizio. Le 5 persone, infatti, approfittando della ludopatia di alcuni assidui frequentatori e per “fidelizzare” gli utenti, concedevano prestiti, richiedendo poi la restituzione delle somme con tassi usurai e da effettuarsi mediante assegni, premi di eventuali vincite oppure tramite disposizioni diretti dai conti correnti di ciascuno. Infine, l’indagine delle Fiamme Gialle ha consentito di  evidenziare violazioni significative in materia di lavoro nero e antiriciclaggio.

Truffa all’Inps, assunzioni fantasma e falsi lavoratori. Denunciate 316 persone

COSENZA – Le Fiamme Gialle di Castrovillari a conclusione di una complessa attività d’indagine, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno smascherato una truffa ai danni dell’Inps, perpetrata da un’impresa mediante 314 false assunzioni di lavoratori, con un danno alle casse dello stato per 880mila euro. L’impresa con modalità illecite presentava all’ente previdenziale falsi contratti di comodato d’uso gratuito e/o appalto, relativi a proprietà nel territorio della sibaritide e della Valle dell’Esaro, riconducibili anche ad ignari soggetti, nonché fasulle denunce aziendali “DA” e trimestrali “DMAG” attestanti l’impiego di lavoratori dipendenti, mai avvenuto, al fine di consentire l’indebita riscossione a questi ultimi di indennità di disoccupazione, malattia e maternità per gli anni 2012, 2013 e 2014. Nel corso delle indagini, svolte con la collaborazione degli uffici Inps di Cosenza e Castrovillari, i finanzieri hanno analizzato tutta la documentazione amministrativa acquisita, nonché assunto informazioni anche da persone estranee alla truffa e falsamente indicati dai responsabili della società succedutisi nel tempo, riscontrando la mancata conoscenza delle false dichiarazioni inoltrate all’Inps e dei contratti fasulli redatti.

L’analisi documentale ha evidenziato, inoltre, la falsa dichiarazione e comunicazione dal datore di lavoro agli uffici preposti di 20mila giornate lavorative mai effettuate dai falsi operai, assunti solo “sulla carta”. E’ stato accertato che l’impresa aveva emesso ed annotato nella propria contabilità fatture per operazioni inesistenti, inerenti prestazioni di servizi resi a terzi, per un importo complessivo di circa 200mila euro, nonché spese per il personale mai sostenute pari a oltre un milione di euro. Al termine delle indagini, i due rappresentanti legali dell’ impresa, che si sono succeduti nel tempo, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Castrovillari per truffa, falso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, come, tra l’altro, anche i 314 falsi operai, denunciati a loro volta per il reato di truffa in concorso con i falsi datori di lavoro.

Piantagione di cannabis scoperta dalle fiamme gialle a Crotone

CROTONE – Scoperta dai finanzieri della compagnia di Crotone, con l’ausilio degli elicotteri della sezione aerea della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, una piantagione di cannabis del tipo skunk coltivata in un terreno situato a Papanice. Le piante, una cinquantina circa, in ottime condizioni vegetative, nascoste da fitti rovi e raggiungibili per mezzo di un cunicolo abilmente occultato, avevano un’altezza media superiore ai due metri e mezzo ed un peso complessivo di circa 150 chili. Oltre allo stupefacente sono stati posti sotto sequestro gli attrezzi agricoli, i fertilizzanti utilizzati per la coltivazione e l’impianto di irrigazione a goccia con relativa motopompa autoadescante. Il quantitativo sequestrato avrebbe portato, una volta immesso sul mercato, un cospicuo introito alla criminalità locale quantificabile in oltre 100.000 euro, importo che si sarebbe duplicato una volta raggiunte le piazze di spaccio per la vendita al dettaglio. Depositata presso la Procura della Repubblica competente la comunicazione della notizia di reato contro ignoti, mentre continuano le indagini per l’identificazione dei responsabili.

Truffa allo Stato per oltre 3 milioni di euro, tre indagati

CATANZARO – I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro hanno eseguito, a Catanzaro e a Rho (Milano), un sequestro di beni per un 1,3 milioni di euro a carico di 3 imprenditori edili. I tre sono indagati per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti grazie alle quali abbattevano la base imponibile delle loro aziende. Dalle indagini, coordinate dal pm Andrea Mancuso e dall’aggiunto Giovanni Bombardieri della Procura di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, è emerso che grazie ad una società “cartiera”, i tre indagati si sarebbero resi responsabili, a vario titolo, dell’emissione e dell’utilizzo di oltre 450 fatture false, in 4 anni d’imposta, per un valore di oltre 3,4 milioni. Le indagini, scaturite da un controllo dell’Agenzia delle entrate, hanno consentito di accertare che la ditta Bryd costruzioni (società cartiera) emetteva fatture per operazioni inesistenti in favore della Edil Laterizi Trasporti, che a sua volta emetteva fatture false nei confronti della Thema impianti.

False fatturazioni e truffa, la finanza sequestra beni per un 1,6 milioni di euro

AMANTEA – La guardia di finanza della tenenza di Amantea hanno eseguito, in diverse Regioni, un decreto di sequestro per equivalente pari ad euro 1.613.338, emesso dal gip del Tribunale di Paola – Maria Grazia Elia, su richiesta della locale Procura, in relazione ad indagini coordinate dal procuratore Pierpaolo Bruni e dirette dal sostituto Maria Francesca Cerchiara, nei confronti di cinque soggetti residenti nelle province di Cosenza,  di Roma e di Siena, per evasione di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, nonché per truffa ai danni della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza ed altro Ente Pubblico. Il sequestro ha ad oggetto i saldi attivi di 16 rapporti finanziari e 77 beni immobili (fabbricati e terreni) ubicati nel territorio Senese, Grossetano, Romano, Cosentino, Reggino e Messinese. I militari della finanza hanno scoperto un sofisticato meccanismo di false fatturazioni, pari a circa 9 milioni di euro emesse da una serie di società (due delle quali estere, in realtà fittiziamente create al solo scopo di rendere più difficoltose le indagini), enti morali e associazioni no profit, intestate persone “prestanome” al fine di evadere le imposte e creare un indebito credito iva nei confronti dell’Erario. Il falso credito di imposta veniva poi indebitamente utilizzato per compensare debiti iva ritenute d’acconto operate nei confronti di numerosi soggetti e mai versate. Una parte delle false fatture, infatti, è stata utilizzata – unitamente ad altra documentazione mendace – quale giustificativo di spesa nell’ambito di un progetto di formazione professionale per l’apprendistato denominato “Addetto al ricevimento”, nonché nell’ambito di corsi di formazione organizzati nei seguenti settori: “Gestione dell’azienda agrituristica”, “Tecnologia informatica nella gestione e promozione dell’agriturismo”, Agricoltura sostenibile, rispetto per l’ambiente e qualità dell’azienda turistica”. Tutte le operazioni illecite venivano abilmente “schermate” da scritturazioni contabili opportunamente predisposte che, come dimostrato anche dal loro confronto con i movimenti bancari afferenti i conti aziendali e quello personale del principale indagato, hanno permesso di veicolare oltre 1,6 milioni di euro a beneficio del truffatore il quale ha in parte trasferito il denaro su conti correnti esteri. Con tali stratagemmi gli indagati traevano anche in inganno gli Enti finanziatori, che provvedevano quindi ad accreditare le relative somme. Al temine delle indagini sono state denunciate 5 persone per i reati di “Emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti” e “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”,. Con il sequestro disposto dal Tribunale di Paola i responsabili vengono privati di beni per un valore pari all’evasione fiscale ed alle indebite percezioni pubbliche conseguite pari ad 1.613.338 euro.

Operazione “Ovuli itineranti”, quattro misure cautelari e numerose perquisizioni – VIDEO

COSENZA -L’operazione Ovuli Itineranti è stata condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, sotto la stretta direzione della Procura della Repubblica di Cosenza, nei confronti di un gruppo di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di usura, spaccio di sostanze stupefacente e furti.

L’operazione ha portato all’esecuzione di 4 misure cautelari personali e di varie perquisizioni locali, effettuate con l’ausilio delle unità cinofile, nonché a trarre in arresto, lo scorso mese di marzo, due spacciatori che avevano ingerito ovuli imbottiti di eroina. Le investigazioni si avviavano nei confronti di un appartenente alla malavita cosentina che praticava condotte usuraie ai danni di una vittima, che versava in condizioni di difficoltà economica, alla quale venivano applicati interessi annuali pari al 120 % della somma prestata.

Le fiamme gialle hanno ricostruito stretti rapporti d’interesse tra l’usuraio ed altri soggetti dediti principalmente allo spaccio di droga, destinata al consumo locale, ed ai furti di accessori di autoveicoli, rivenduti nel mercato parallelo per occultarne la provenienza. Gli spacciatori per rifornirsi della sostanza stupefacente utilizzavano un singolare modus operandi che consisteva nello stipulare preliminari accordi con i fornitori, situati nella zona di Casal di Principe (CE), e nell’incaricare del trasporto della stessa altre persone che ingerivano ovuli contenenti eroina, all’intero del proprio corpo, e ricevevano un compenso solo se la consegna andava a buon fine.

Ad insospettire i finanzieri è stato il comportamento di taluni individui che si recavano frequentemente nella città di Cosenza, simulando visite di cortesia nei confronti di amici o conoscenti, mentre nei fatti operavano come veri e propri corrieri umani di droga.

Proprio il monitoraggio di questi comportamenti ha permesso di individuare due uomini, provenienti dalla zona del casertano, che sottoposti ad esami diagnostici, presso il locale ospedale, risultavano aver ingerito un considerevole quantitativo di “eroina bianca”, caratterizzata dall’elevata purezza, con cui si sarebbero potute realizzate oltre 700 dosi.

Provvidenziale si è rilevato l’arresto di uno dei due soggetti, gravato da precedenti specifici, che aveva programmato, nei giorni immediatamente successivi, l’esecuzione di una rapina in un ufficio postale situato nella provincia di Cosenza.

In queste due occasioni del tutto peculiare si è rilevato il ruolo dei cd ovulatori che, a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei casi di cronaca, non sono stati impiegati per il trasporto della droga da paesi esteri ma bensì in attività di “spaccio interno”, ovvero per movimentare eroina tra due località situate all’interno del territorio nazionale.

Queste tecniche di trasporto occulto, particolarmente difficoltose da individuare in occasione dei controlli di polizia, risultano molto pericolose per la salute dei soggetti che le praticano poiché li espongono al rischio di rottura degli ovuli e alla diffusione diretta della sostanza stupefacente nell’organismo.

I dettagli delle operazioni verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà oggi alle ore 11 presso gli uffici della Procura della Repubblica di Cosenza alla presenza del Procuratore della Repubblica, Mario Spagnuolo, del Procuratore Aggiunto, Marisa Manzini, del Questore di Cosenza, del comandante provinciale della Guardia di Finanza e degli investigatori.

Lamezia, sequestrati beni al “professore” della cosca Giampà

LAMEZIA TERME (CZ) – I finanzieri del gruppo di Lamezia Terme hanno confiscato beni per 500 mila euro a Francesco Giampà detto “il professore”, indicato come il capo storico e carismatico dell’omonima cosca, attualmente detenuto in regime di carcere duro. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Catanzaro su richiesta del procuratore distrettuale antimafia Nicola Gratteri e del pm Elio Romano sulla base delle informative del nucleo mobile del gruppo della guardia di finanza di Lamezia.

Tenore di vita al di sopra dei redditi dichiarati

Dagli accertamenti sarebbe emerso il valore sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi dichiarati ed al tenore di vita mantenuto. Dalle indagini è emerso come i familiari del “professore” trascorressero vacanze in rinomate località turistiche, facessero ricorso a chirurgia estetica, frequentassero costosi ristoranti senza lavorare. Il tribunale ha disposto anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la moglie e le due figlie di Giampà ritenute partecipi alla cosca.

Sequestrati anche immobili

La confisca ha riguardato due appartamenti, un’autovettura e disponibilità finanziarie per circa 10 mila euro. I beni erano già stati sottoposti a sequestro preventivo nell’ottobre del 2015. La successiva mancata giustificazione della loro legittima provenienza da parte di Giampà e dei suoi familiari, ha indotto il tribunale di Catanzaro a disporne la confisca.

Fisco, non dichiara redditi per oltre 6 milioni. Denunciato un uomo nel cosentino

PAOLA (CS) – La Guardia di Finanza della Compagnia di Paola (Cs) ha eseguito un decreto di sequestro, emesso dal gip, per evasione di imposte sui redditi pari ad euro 1.732.294. I finanzieri calabresi hanno sottoposto a sequestro i saldi attivi sui rapporti finanziari e 23 beni immobili ricadenti nel territorio cosentino. Il sequestro scaturisce a seguito della conclusione di un controllo fiscale effettuato nei confronti di un uomo residente nella provincia di Cosenza, che ha consentito alle Fiamme Gialle di accertare la mancata indicazione nella dichiarazione dei redditi di oltre 6.2 milioni di euro di proventi derivanti da fatti illeciti, commessi dallo stesso, per questo denunciato per appropriazione indebita aggravata. Il responsabile aveva ceduto a una società bolognese, dietro pagamento, ingenti crediti che vantava nei confronti di una società pubblica, la quale, ignara e in buona fede, invece di pagare l’impresa di Bologna aveva continuato a effettuare i bonifici alla società cedente, che si appropriava indebitamente delle somme senza restituirle alla legittima proprietaria. Al termine degli accertamenti fiscali l’uomo è stato denunciato anche per il reato di dichiarazione infedele.

Falsi braccianti agricoli, scoperta truffa all’Inps da 800mila euro

La Guardia di Finanza di Corigliano Calabro (CS), a conclusione di un’articolata e complessa
attività di indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha smascherato una truffa ai danni dell’INPS, perpetrata da una società di persone e da due ditte individuali, mediante 165 false assunzioni di dipendenti, con un danno alle casse dello stato per circa 800.000 euro. Le imprese presentavano, all’Ente previdenziale, falsi contratti di fornitura del frutto e/o di comodato d’uso gratuito di terreni – riconducibili a soggetti ignari e completamente estranei –
nonché fasulle denunce aziendali trimestrali (D.MAG ed UNILAV), attestanti l’impiego, mai avvenuto, di operai, al fine di consentire l’indebita percezione di indennità di disoccupazione, malattia e maternità. Nel corso delle indagini sono state acquisite informazioni anche dai soggetti estranei al contesto e falsamente indicati nei documenti inoltrati all’INPS dai responsabili delle aziende agricole oggetto di indagini, riscontrando la mancata conoscenza delle false dichiarazioni e dei contratti fasulli redatti. L’analisi documentale ha evidenziato, altresì, la falsa dichiarazione e comunicazione, dal datore di lavoro agli uffici preposti, di circa 20.000 giornate lavorative mai effettuate dai braccianti. Giornate che hanno originato l’indebita corresponsione di indennità ma anche l’indebito conteggio contributivo ai fini del calcolo della pensione di anzianità.
Peraltro è stato accertato che le aziende agricole, a fronte di costi del personale ammontanti complessivamente a circa 1.100.000 di euro, hanno dichiarato, in quattro anni, operazioni attive per soli 180.000 euro, un’attività antieconomica, fondata evidentemente sull’esigenza di conseguire indebite erogazioni pubbliche. Al termine delle indagini, i rappresentanti legali delle tre imprese sono state denunciate alla procura della repubblica di castrovillari per truffa aggravata ai danni dell’ente previdenziale e falso, mentre, i 165 falsi braccianti per il reato di truffa aggravata, in concorso con il fittizio datore di lavoro.
L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria predisposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza per la tutela della legalità economica e la repressione dei reati in materia tributaria e di spesa pubblica, garantendo il mercato da inquinamenti che danneggiano le imprese e i lavoratori onesti e rispettosi delle normative vigenti.

Fisco e sicurezza, sequestrati oltre 100 autoveicoli e identificate 1800 persone

FotoGdf02COSENZA – Intensificati dai finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza i servizi di controllo economico del territorio, anche nelle fasce orarie notturne, nel corso delle quali sono state acquisite informazioni sui proprietari di autovetture di lusso (che nulla hanno da temere ovviamente in caso di dichiarazioni dei redditi e tenore di vita consono ed in linea alla ricchezza manifestata ) e sono state elevate sanzioni per violazioni al codice della strada di importo superiore a 90mila euro. I controlli in diverse zone cittadine a più elevato rischio delinquenziale, orientati al controllo del trasporto delle merci e delle automobili di grossa cilindrata, hanno consentito di identificare oltre 1800 persone, tra conducenti e passeggeri, e di ispezionare 500 automezzi.

Le fiamme gialle hanno rilevato sistematiche violazioni al codice della strada che hanno portato al sequestro di oltre 100 autoveicoli ed a sanzioni nei confronti di 80 soggetti, ritenuti responsabili di condotte di guida pericolose. Tra le irregolarità più frequenti ci sono quelle commesse da persone trovate alla guida di automezzi, già sottoposti a fermo fiscale, prontamente segnalate alle Autorità competenti per l’adozione della conseguente confisca.

In altre occasioni sono stati individuati soggetti che, per evitare il pagamento dei premi assicurativi, circolavano con autovetture munite di assicurazioni scadute o non in corso di validità e pertanto privi di effettiva copertura. Anche in queste circostanze si è proceduto con i sequestri dei mezzi di trasporto.

Sintomatico il comportamento di qualche trasgressore che, in un lasso temporale ristretto, è stato più volte fermato alla guida di veicoli senza aver mai conseguito la patente. In questi casi è scattata la denuncia dei soggetti alla Procura della Repubblica di Cosenza ed il fermo del mezzo.

Gli elementi acquisiti nel corso dei controlli alle autovetture di lusso andranno ad alimentare una banca dati, gestita a livello centrale, e saranno a disposizione di tutti i reparti del corpo presenti sul territorio nazionale per la ricostruzione della capacità reddituale dei soggetti controllati. Le informazioni raccolte potranno quindi essere utilizzate per avviare interventi nei confronti di contribuenti gravati da profili di pericolosità fiscale.