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Operazione “Maschere protette”, sequestrati oltre 2 milioni di vestiti di carnevale

COSENZA – I finanzieri di Cosenza hanno sequestrato oltre 2 milioni e mezzo di maschere e vestiti di carnevale, destinati alla libera vendita e carenti dei contenuti informativi e pericolosi per il consumatore. L’operazione denominata “Maschere Protette” ha permesso di individuare diverse società gestite da soggetti di nazionalità cinese, che ponevano in vendita articoli di carnevale pericolosi provenienti dall’area asiatica. I prodotti sono risultati privi delle indicazioni riguardanti la composizione dei materiali utilizzati per la realizzazione, con etichette non contenti le informazioni considerate obbligatorie dalla normativa, sia nazionale che comunitaria, e sprovvisti dei relativi certificati attestanti i test di sicurezza e del controllo sanitario, nonchè delle istruzioni ed avvertenze per l’uso. In particolare, nel corso degli interventi i finanzieri hanno individuato milioni di capi ed accessori d’abbigliamento, di varie forme e colori, da utilizzare per i travestimenti di carnevale, quali maschere veneziane, costumi e parrucche oltre ad una serie di altri gadget, quali cover di cellulari e giocattoli per bambini, in violazione delle prescrizioni a tutela del consumatore. Gli articoli di carnevale in sequestro sono risultati potenzialmente pericolosi poichè gli acquirenti, indossandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee e altre malattie dermatologiche. Come consigliato da esperti si tratta di maschere o parrucche pericolose se fatte di materiale irritante o tossico e che è opportuno evitare di indossare se hanno un odore forte di “sostanza chimica”. Ma anche di schiume, stelle filanti spray, fiale che contengono spesso sostanze chimiche irritanti e sensibilizzanti. I giocattoli, prevalentemente palline piramidali, ideate per sviluppare le capacità motorie dei più piccoli, sono risultate connotate da estrema fragilità, a causa del materiale utilizzato per la realizzazione delle stesse, e l’eventuale rottura avrebbe esposto i bambini al rischio di intossicazione a causa dell’ingerimento dei frammenti del prodotto. Altri articoli, in particolare accessori d’abbigliamento, sono risultati contraffatti in quanto recanti illegittimamente marchi registrati e griffe di note case produttori. A conclusione dell’operazione sono stati posti sotto sequestro oltre 2 milioni e mezzo tra maschere e giocattoli ed i legali rappresentanti di dieci società sono stati segnalati alle Autorità competenti per l’accertamento delle conseguenti violazioni e la confisca dei beni.

False buste paga, imprenditore arrestato

REGGIO CALABRIA –  La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa a carico di un imprenditore del settore della distribuzione alimentare, accusato di estorsione ai danni dei propri dipendenti. Il provvedimento, emesso dal gip di Reggio Calabria, trae origine da un’indagine condotta dalle fiamme gialle sotto le direttive del pm della Procura della Repubblica Roberto Di Palma dalla quale é emerso che l’imprenditore, nella qualità di amministratore unico di una società che gestiva alcuni supermercati, approfittando dello stato di bisogno di tre dipendenti, li avrebbe costretti, minacciandone il licenziamento se si fossero rifiutati, a sottoscrivere buste paga di importo superiore rispetto a quello effettivamente liquidato, procurandosi un ingiusto profitto. La scoperta è stata fatta nell’ambito di un’indagine su presunte irregolarità nella concessione di incentivi da parte dell’Ue per l’avviamento al lavoro di persone svantaggiate.

‘ndrangheta, sequestrati beni a esponente clan Giampà

LAMEZIA TERME (CZ) – Beni per un valore di oltre 500 mila euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria – Gico di Catanzaro, a Luciano Trovato, secondo gli inquirenti legato alla famiglia di ‘ndrangheta dei Giampà di Lamezia Terme. L’uomo, insieme ai suoi fratelli, è stato più volte coinvolto in operazioni di polizia contro la criminalità organizzata. Per una di queste indagini, operazione “Perseo”, la scorsa estate è stato condannato a 4 anni di reclusione. Il provvedimento patrimoniale è stato emesso dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda. I beni sequestrati comprendono quote di otto unità immobiliari a Lamezia Terme, quote societarie di un’azienda lametina di autocarrozzeria e commercio autovetture, e una parte di un’attività economica che gestisce un locale della movida lametina, già sottoposto a sequestro in ambito penale per una vicenda di interposizione fittizia di beni.

Venticinque anni di appalti truccati dalle cosche

COSENZA – Dal cosentino al reggino, gli appalti pubblici finivano regolarmente nelle mani di un “cartello” di imprenditori sostenuti dalle cosche della ‘ndrangheta. Un meccanismo “perfetto”, come l’hanno definito gli inquirenti, ma che è stato ugualmente smantellato grazie alle indagini del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria e dal Nucleo di polizia tributaria di Cosenza della Guardia di finanza ed al coordinamento delle Procure antimafia di Reggio e Catanzaro. Si è giunti così al fermo di 35 persone, tra cui 27 imprenditori – alcuni molto noti nel panorama imprenditoriale calabrese – di un funzionario dell’Anas e di due tecnici del Comune di Gioia Tauro, con accuse pesantissime: associazione mafiosa, concorso esterno, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico. Contestualmente i finanzieri hanno eseguito, tra Calabria, Lazio, Sicilia, Campania e Toscana, il sequestro di 54 imprese. Nel reggino, l’operazione “Cumbertazione” – termine dialettale utilizzato per indicare un’associazione “chiusa” – avrebbe evidenziato il diretto coinvolgimento del gruppo imprenditoriale Bagalà, che, secondo l’accusa, ha costituito e consolidato nel settore degli appalti pubblici una posizione di assoluto predominio sfruttando l’appartenenza alla cosca Piromalli e riuscendo a turbare almeno 27 gare per 90 milioni. Il modus operandi – posto in essere anche grazie a funzionari di stazioni appaltanti corrotti ed a professionisti collusi – avrebbe consentito di alterare il regolare svolgimento delle gare, con la costituzione di un cartello di oltre 60 società che, presentando offerte concordate in precedenza, è stato in grado di fare aggiudicare gli appalti all’impresa prescelta. Accanto al nucleo della famiglia Bagalà si sono collocate poi una serie di ditte compiacenti con sede in Calabria, Lazio, Sicilia, Campania e Toscana a cui venivano fatte presentare le offerte secondo importi che avrebbero automaticamente garantito ad una di esse l’aggiudicazione. L’accordo prevedeva anche che le stesse imprese si prestassero a partecipare fittiziamente alle gare per conto dell’organizzazione, ricevendo in cambio una percentuale che variava dal 2,5% al 5% sull’importo. Un sistema, come ha detto, intercettato, uno dei Bagalà, «per cui tutti sono contenti». E per non creare problemi, alle cosche “competenti” per territorio andava la tradizionale “tassa ambientale” del 3%. Nel cosentino, invece, una fitta rete di rapporti finanziari ed economici avrebbe legato il gruppo imprenditoriale Barbieri con i boss del clan “Muto” operante sulla costa dell’alto Tirreno, di quello cosentino Lanzino-Ruà-Patitucci e dei Piromalli. Grazie a questi intrecci, 10 aziende riconducibili allo stesso imprenditore sarebbero riuscite ad aggiudicarsi i più importanti appalti nella provincia di Cosenza nel triennio 2013/2015 per un valore di 100 milioni derivanti non solo dalla costruzione, ma anche dalla gestione venticinquennale (da qui il nome dell’operazione “cinque lustri”) dei servizi. Tra queste la riqualificazione di piazza Bilotti a Cosenza – inaugurata nelle scorse settimane – con un parcheggio interrato e gestione per 28 anni del parcheggio multipiano; una sciovia a Lorica e la riqualificazione dell’aviosuperficie di Scalea.

‘ndrangheta, appalti a cosche. Fermati 35 imprenditori. Rapporti clan Gioia e Cosenza (I NOMI)

COSENZA – Un’operazione della Guardia di finanza di Reggio Calabria e Cosenza è in corso per l’esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalle direzioni distrettuali antimafia di Reggio e Catanzaro nei confronti di 35 imprenditori ed il sequestro preventivo di 54 imprese in tutta Italia. Gli indagati sono accusati di essere riusciti grazie ai rapporti con boss della ‘ndrangheta del reggino e del cosentino ad aggiudicarsi decine di appalti pubblici nelle due province. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici. Decine e decine di appalti pubblici nell’area di Gioia Tauro, nel reggino, e nella provincia di Cosenza, sarebbero finiti nelle mani della ‘ndrangheta grazie ai 35 imprenditori sottoposti a fermo stamani dalla Guardia di finanza su provvedimento delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro. Dalle indagini, secondo gli investigatori, è emerso come un importante gruppo imprenditoriale operante nella piana di Gioia Tauro, si era posto come punto di riferimento della cosca Piromalli allo scopo di turbare sistematicamente almeno 27 gare indette da più stazioni appaltanti calabresi nel periodo 2012/2015, riguardanti l’esecuzione di importanti lavori pubblici nell’area della piana. Inoltre, sempre secondo l’accusa, un noto imprenditore, grazie alle relazioni con il clan Muto, attivo sulla costa dell’alto Tirreno cosentino, e con il reggente della cosca cosentina Lanzino-Ruà-Patitucci, si sarebbe aggiudicato i più importanti appalti della provincia di Cosenza nel periodo 2013/2015. L’operazione, condotta dai finanzieri dei Comandi provinciali di Reggio e Cosenza, con l’ausilio dello Scico e del Comando provinciale di Roma ed altri reparti dell’intero territorio nazionale, è giunta a conclusione di un’indagine condotta dal Gico del Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria e dal Nucleo di polizia tributaria di Cosenza. I dettagli dell’operazione sonoo resi noti nel corso della conferenza stampa al Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, alla presenza del procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, dell’aggiunto Calogero Gaetano Paci, del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, e degli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto.

Questi i nomi dei soggetti sottoposti a fermo di indiziato di delitto, a cui sono stati sequestrati anche i rapporti finanziari loro intestati:

Bagala Luigi, nato il 13/05/1946 a Gioia Tauro (RC); Bagalà Giuseppe, nato il 19/03/1957 a Gioia Tauro (RC); Bagalà Francesco, nato il 13/03/1977 a Gioia Tauro (RC); Bagalà Francesco, nato il 04/01/1990 a Gioia Tauro (RC); Morabito Giorgio, nato il 27/10/1974 a Taurianova (RC); Nicoletta Pasquale Rocco, nato il 30/04/1968 a Taurianova (RC); Nicoletta Angela, nata il 19/07/1964 a Taurianova (RC); Cittadini Carlo, nato l’08/06/1975 a Roma (RM); Barbieri Giorgio Ottavio, nato il 29/04/1976 a Roma (RM); Scali Gianluca, nato il 25/03/1972 a Locri (RC); Zuliani Cristiano, nato il 12/08/1980 a Roma (RM); Della Fazia Ettore, nato il 21/07/1960 a Dogliola (CH); Migliore Francesco, nato il 23/07/1961 a Palermo (PA); Migliore Filippo, nato il 20/07/1969 a Cammarata (AG); La Corte Alessio, nato il 20/05/1984 a Santo Stefano Quisquina (AG); La Greca Vito, nato il 04/08/1978 a Santo Stefano Quisquina (AG); Fedele Santo, nato l’ 01/11/1954 a Varapodio (RC); Fedele Francesco, nato il 22/06/1984 a Cinquefrondi (RC); Polifroni Bruno, nato il 10/10/1967 a Varapodio (RC); Leva Rocco, nato il 05/08/1975 a Taurianova (RC); Madaffari Bruno, nato il 15/05/1972 a Santa Cristina D’Aspromonte (RC); Plastina Maria Vittoria, nata il 31/12/1979 a Paola (CS) Cipolla Emilio, nato il 12/11/1971 a Cosenza (CS); Coppola Domenico, nato il 17/10/1981 a Gioia Tauro (RC); Zurzolo Angelo, nato il 14/04/1968 a Taurianova (RC); Castiglione Gaspare, nato il 28/07/1971 a Reggio di Calabria (RC); Pellegrini Mirko, nato il 16/11/1978 a Roma (RM); Barbieri Giorgio Ottavio, nato il 29.04.1976 a Roma (RM); Bencardino Davide, nato il 15.08.1970 a Belvedere Marittimo (CS); 30. Caputo Giuseppe nato il 18.01.1966 in Germania; Corsanto Angelina, nata il 07.01.1943 a Cetraro (Cs); 32. Longo Massimo, nato il 20.04.1966 a Genova; Piromallo Mario, inteso Renato, nato il 18.04.1967 a Cosenza.

Contestualmente, è stato disposto il sequestro preventivo delle seguenti società e del relativo patrimonio aziendale: Edilinfra s.r.l., Alternativia s.r.l., Centro Asfalti s.r.l., Manutenzioni stradali s.r.l. in Liquidazione, Vega s.r.l., Due M Appalti s.r.l., Edilstrade s.r.l. a socio unico, Aurora appalti S.r.l., Aurora appalti S.r.l., La.E.Stra S.r.l., L.D.F. Appalti S.r.l., I.C.S. S.r.l. a socio unico; G.B. Costruzioni di Bossio Gennaro, Edifim S.r.l., Impresa Tiberi Riccardo, Multiservizi Franco Petti S.r.l., Barbieri Costruzioni S.r.l., Granchi S.r.l. Thermos Habitat S.r.l., Lgf di Bagalà Francesco, Eurocome S.r.l.,Futura S.r.l., Ingeos S.r.l., Novartis S.r.l., Cittadini S.r.l., Dc edil S.r.l., Poliedil S.r.l., Costruedil di Gagliostro & c. S.n.c., Eloquente Caterina, Rama Group S.r.l., Comel s.r.l., Interconsolidamenti S.r.l., Aristagora S.r.l., Iema costruzioni, Condotte S.r.l., Nobel S.r.l., Pecci S.r.l., Società appalti pubblici S.r.l., Effepi S.r.l., Modusdomus S.r.l., Consorzio stabile dinamico, All construction S.r.l., Di Paola S.a.s., St global Srl, Pro-Gineer S.r.l., Barbieri costruzioni Srl, Bilotti parking Srl, Lorica ski, Clogo Srl, Aeroporto di Scalea Srl, Atlante Srl, “B holding S.r.l”, Morgana S.r.l., C.o.s.t.a. Bruzia S.r.l., Gabbiano S.r.l.

Fisco, scoperta evasione per 17 milioni di euro

CROTONE – Un’evasione fiscale per quasi 17 milioni di euro, da parte di una società operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Crotone che ha denunciato il rappresentante legale dell’azienda. I finanzieri, al termine di una verifica, hanno scoperto l’omissione da parte dell’impresa della presentazione delle dichiarazioni annuali dal 2009 al 2014. L’indagine ha permesso di appurare che l’impresa ha commercializzato gasolio agricolo sottoposto ad un regime agevolato importato dall’estero un prodotto assimilabile e rivendendolo illegalmente come gasolio per autotrazione, senza aver tenuto alcuna contabilità. Attraverso la ricostruzione delle operazioni economiche, mediante controlli incrociati, i finanzieri hanno constatato un’evasione per 16 milioni settecento mila euro con mancato pagamento di Ires per oltre un milione 400 mila, di Iva per oltre 2 milioni, di Irap per oltre cinque milioni e di accise per 8 milioni di euro.

Cosenza, operazione “Luci sul Natale” (VIDEO)

COSENZA – I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza , nel corso di una serie di interventi finalizzati a prevenire e contrastare la commercializzazione di prodotti nocivi o pericolosi per la salute dei consumatori, predisposti in occasione delle festività natalizie, hanno sequestrato oltre sette milioni di luci di natale, giocattoli ed articoli di bigiotteria destinati alla libera vendita, carenti dei contenuti minimi informativi obbligatori per legge e potenzialmente pericolosi per 2il consumatore. L’operazione denominata “Luci sul Natale”, sviluppata nella provincia cosentina, ha permesso di individuare diverse società, gestite da cittadini cinesi, che vendevano luminarie e altri prodotti natalizi provenienti nell’area asiatica. Nel corso degli interventi i finanzieri cosentini hanno trovato milioni di luminarie natalizie di varie forme e colori, giocattoli rappresentanti i simboli del Natale, destinate alla vendita in violazione delle prescrizioni di sicurezza e trasparenza a tutela del consumatore. Gli articoli sequestrati avrebbero esposto gli acquirenti al rischio di incidenti derivanti in particolare dal possibile surriscaldamento delle guaine protettive delle luminarie. Altrettanto pericolosi per la salute dei consumatori, in particolare dei bambini più piccoli, gli articoli natalizi funzionanti elettricamente e i giocattoli, privi  delle previste informazioni obbligatorie per la commercializzazione e per il corretto utilizzo. A conclusione dell’operazione sono stati posti sotto sequestro oltre sette milioni di beni tra luminarie natalizie e giocattoli e i legali rappresentanti di otto società sono stati segnalati alle autorità amministrative competenti per l’accertamento delle conseguenti violazioni amministrative e la confisca.

Crotone, sequestrati beni per due milioni e mezzo di euro

CROTONE – Beni per circa due milioni e mezzo di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Crotone a seguito di indagini patrimoniali, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dall’aggiunto presso la DDA Vincenzo Luberto e dal Sostituto Procuratore Domenico Guarascio, nei confronti dei massimi esponenti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, in esecuzione di una misura emessa dal Tribunale di Crotone ai sensi della normativa antimafia. Destinatari del provvedimento di sequestro sono Nicola Arena, 79 anni, Massimo Arena, 51 anni, Pasquale Arena, 49 anni, Salvatore Arena, 25 anni, Francesco Ponissa, 56 anni, Luigi Tarasi, 53 anni, tutti condannati, ad esclusione di Pasquale Arena, per i reati di turbata libertà degli incanti, estorsione, usura, con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso. Inoltre, le indagini sono state ampliate a tutti quei soggetti individuati dalle Fiamme Gialle quali prestanome della cosca di ‘ndrangheta, intestatari in modo fittizio di beni mobili ed immobili riconducibili al sodalizio criminale di Isola Capo Rizzuto. A tale importante risultato i militari sono pervenuti ponendo in essere complesse ed articolate indagini di polizia giudiziaria ed economico finanziaria espletate attraverso un capillare controllo economico del territorio, effettuato mediante pedinamenti, osservazioni, accertamenti bancari e con l’incrocio delle informazioni acquisite con i dati rilevati dalle banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza. Nello specifico, l’esecuzione dell’atto giudiziario ha portato al sequestro, da parte delle Fiamme Gialle dei seguenti beni:

14 fabbricati, di cui: due situati ad Isola di Capo Rizzuto, due in località Fratte di Isola di Capo Rizzuto, cinque in località Capo Rizzuto di Isola di Capo Rizzuto, due in località Le Cannella di Isola di capo Rizzuto, tre a Suardi in provincia di Pavia; un terreno agricolo ubicato a Suardi; tre aziende di cui due attive nel settore della coltivazione mista di cereali ed ortaggi e una operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari e bevande. Sequestrate inoltre molteplici quote societarie, polizze assicurative, conti correnti, conti deposito titoli e obbligazioni. Il Tribunale di Crotone, nel decretare il sequestro dei predetti beni il cui valore complessivo è stimato per circa 2,5 milioni di euro, ha fissato la discussione sul merito della proposta all’udienza del prossimo 23 marzo ai fini della confisca, quale epilogo finale dell’illecito arricchimento.

150mila prodotti non a norma sequestrati dalla finanza

COSENZA – Quasi 150 mila prodotti privi di ogni etichetta, senza ogni avvertenza sulla pericolosità di alcuni materiali, con mancata indicazione della provenienza ed etichettatura senza indicazioni in lingua italiana. Questo è solo in parte quello che le Fiamme Gialle cosentine hanno trovato durante due controlli effettuati in grossi negozi della zona costiera gestiti persone di origine cinese. Nella maggior finanza-2parte dei casi si trattava di oggetti che ogni anno vengono utilizzati per adornare i nostri alberi natalizi giocattoli ed articoli per la casa. Tra i prodotti sequestrati vi sono anche numerose luci natalizie dotate di interruttori non a norma e che spesso, durante il periodo delle festività, sono la fonte di incendi domestici. La scarsa qualità dei materiali impiegati avrebbe potuto creare effetti nocivi per i potenziali acquirenti, ignari delle informazioni minime che l’etichettatura di qualsiasi bene di consumo dovrebbe contenere. In tutto i finanzieri hanno proceduto al sequestro amministrativo di 143.217 prodotti in virtù del mancato rispetto delle norme contemplate dagli articoli 6, 7 e 9 del D.lgs. n. 206/2005 – Codice del consumo. I titolari dei negozi in cui erano in vendita rischiano una sanzione amministrativa fino a 25.823 euro

Armi e munizioni sequestrate a Lamezia Terme

LAMEZIA TERME – Il gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme ha eseguito una serie di perquisizioni ed è stata scoperta una vera e propria ”riserva” di munizioni per armi da sparo. Le operazioni, scaturite dalla segnalazione di un cittadino che ha avvisato i militari, hanno consentito alle fiamme gialle di sequestrare ben 683 cartucce di vario calibro, tra cui anche una per arma da guerra. Inoltre, è stato rinvenuto pure un caricatore per pistola. Le munizioni sequestrate si presentano in buono stato di conservazione e di efficienza, ed erano state occultate al quarto piano di in un fabbricato in costruzione ed in stato di abbandono di Lamezia terme. Sono in corso le indagini per risalire ai responsabili dell’illecita detenzione.