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Conferito il dottorato Honoris causa a Francesco Casetti

cerimoniaRENDE (CS) – Un’aria dal profumo internazionale, una giornata densa conclusasi tra gli applausi. Questa mattina, presso il Teatro Auditorium dell’Università della Calabria si è svolta la cerimonia di conferimento-da parte del Dipartimento di Studi Umanistici- del “Dottorato internazionale di studi umanistici honoris causa” a Francesco Casetti.  Dopo i saluti del Magnifico Rettore, Gino Mirocle Crisci, e del Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, Raffaele Perrelli, Roberto De Gaetano ,Coordinatore del Dottorato Internazionale di Studi Umanistici, ha letto la Laudatio puntando lo sguardo al ‘900. «La svolta che il ‘900 ha rappresentato per l’uomo- afferma Roberto De Gaetano- è incarnata dall’arte cinematografica». Il cinema è l’arte del Novecento non solo perché ne ha registrato gran parte degli avvenimenti ma perché ha definito il modo in cui andava percepito il mondo .« Che tipo di sguardo- si chiede Roberto De Gaetano leggendo alcuni passi del testo di Casetti- ha costruito il cinema? Tre elementi risultano cruciali per fornire una risposta a questo quesito: il suo essere un medium, medium da intendersi come mezzo e come ciò che sta nel mezzo; i riti e i miti che ha costruito per dar conto delle preoccupazioni e degli ideali sociali emergenti e la negoziazione che ha compiuto tra le diverse istanze della modernità». Dopo la lettura della Laudatio, l’intervento di Pietro Montani , ordinario di estetica presso l’Università della Sapienza- incentrato sull’ultima pubblicazione di Francesco Casetti “La galassia Lumière” in cui ci si interroga sulle condizioni in cui vessa il cinema. «Il cinema- dice Montani- è un’esperienza de localizzabile, non si limita più ai luoghi ad essi deputati ma si espande creando nuovi spazi. I display non sono più finestre ma superfici che ci fanno uscire dalla passività per entrare nel campo dell’attanza per vivere una performance sociale, sensoriale ed emotiva- e di Paolo Jedlowski, ordinario di sociologia presso l’Università della Calabria, che incentra il proprio intervento sul termine “esperienza” e sul nesso tra le teorie di Francesco Casetti e la sociologia di Georg Simmel. «Parlo di esperienza- dice Jedlowski- come erfahrung, ovvero di quel processo in cui la percezione si trova in una forma non statica, è un’esperienza da intendersi come esercizio. Lo stesso cinema, infatti, si configura come esperienza (si dice andare al cinema, guardare un film)». lectio magistralisA chiudere la cerimonia, la Lectio Magistralis di Francesco Casetti sullo scrittore Giovanni Papini ruotante intorno all’importanza dell’impertinenza ( da intendersi non solo come carattere psicologico ma anche come mancanza di pertinenza) e dello stupore e la proclamazione, interamente in lingua latina, letta da Raffaele Perrelli. Il pomeriggio alle ore 15 sempre al TAU, una serie di interventi raccolti sotto il titolo “L’ordine del discorso sul cinema. Forme, modelli e saperi degli studi sul cinema e i media”. Al cuore della discussione le parole de “L’ordine del discorso”di Michel Foucault, testo in cui ci si interroga sui meccanismi sociali di controllo e di esclusione della parola, una sorta di confine tra il dicibile- relegabile alla sfera delle sedute psicoanalitiche e ai discorsi proferiti dai folli- e l’indicibile che la società tiene sotto controllo mediante una serie di procedure che hanno la funzione di scongiurare i pericoli insiti nei discorsi : “In una disciplina, a differenza del commento, ciò che si suppone in partenza non è un senso che deve essere riscoperto, né un’identità che deve essere ripetuta; bensì ciò che è richiesto per la costruzione di nuovi enunciati. Perché ci sia disciplina, occorre dunque che vi sia possibilità di formulare e di formulare indefinitamente, nuove proposizioni” che pongono la questione dello statuto della produzione discorsiva, la sua forma “disciplinare”. Qual è lo statuto epistemologico degli studi sul cinema? Quale sono state le forme di discorso più incisive? A partire da questi interrogativi, sono intervenuti: Pietro Montani sul tema della filosofia; Ruggero Eugeni che “svela” i motivi della scomparsa della semiotica attribuendo le cause alla dispersione della comunità di ricerca e alla mancanza di una comunità sociale di riferimento ;Federica Villa che si sofferma sulle identity studies, Michele Guerra che narra gli esperimenti di neurocinamatics a cura di Uri Hasson e le neuro- image che, secondo Patricia Pisters costituiscono le terze immagini dopo l’immagine- tempo e l’immagine- movimento teorizzate da Gilles Deleuze; Giacomo Manzoli che si sofferma sull’intellettualismo critico di Gramsci; Salvatore Tedesco e “Le scienze della vita; Luca venzi e “La critica”; Michelangelo Frammartino (allievo di Francesco Casetti e curatore di un laboratorio e di un corso presso l’ateneo dell’Unical) che si interroga sul ruolo della regia e infine, a chiudere la rosa degli interventi, Francesco Casetti che si interroga sulla questione della disciplina che è al contempo la costituzione di un campo discorsivo e la forma di controllo che si esercita. «Nel discorso che oggi devo tenere – scrive Michel Foucault -e in quelli che mi occorrerà tenere qui, avrei voluto poter insinuarmi surrettiziamente», fortunatamente Francesco Casetti non ha ceduto al monito foucoltiano, e , ha fatto sì che l’impertinenza la facesse da padrone.

Rita Pellicori