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Molinari su nomina Militello: “fatto inopportuno”

REGGIO CALABRIA – La nomina di Enzo Militello a comandante della Polizia Municipale non va proprio giu a Francesco Molinari, senatore e membro Commissione Antimafia, che esprime in questa nota stampa il suo sdegno: Molinari
La nomina via “radio” da parte del Sindaco Falcomatà del primo dirigente della Polizia di Stato, Enzo Militello, comandante (ex ?) del XII Reparto Mobile di Reggio Calabria, a Comandante della Polizia Municipale, più che insolita per il mezzo usato per la sua comunicazione (che sembra confermare una diffidenza atavica dell’ente comunale all’uso dei modi più consoni di pubblicazione delle decisioni che scandiscono la sua attività amministrativa) risulta censurabile per l’attuale situazione del “radio-eletto”.
La Procura di Reggio Calabria, infatti, ha deciso di opporsi alla sentenza di assoluzione emessa dal Giudice Monocratico, presentando, a firma del P.M. Antonella Crisafulli, con la condivisione del procuratore aggiunto, Gaetano Paci, e del procuratore capo, Federico Cafiero de Raho, richiesta di modificare il giudicato in primo grado alla Corte d’Appello.
La vicenda in cui il vicequestore Militello (insieme all’ispettore Matteo Periti) è stato assolto “per non aver commesso il fatto” è ben nota e assai delicata e costituisce uno dei filoni di indagini sul conto della cosca “Lo Giudice”. Ricordiamo che, secondo l’accusa, Militello e Periti avrebbero omesso di denunciare alla Procura della Repubblica le irregolarità riscontrate dalla Polizia Amministrativa nel corso di un controllo al bar-cornetteria “Peccati di gola”, di proprietà di Luciano Lo Giudice : l’ingresso nelle indagini del PM antimafia ha permesso di far luce sulla vicenda.
Ora, ritengo che sia nell’interesse delle istituzioni e dei loro rispettivi ambiti e competenze attendere che si esauriscano tutte le dinamiche relative ai poteri in cui si articola uno Stato moderno, prima che vengano rimesse in gioco le vicende delle persone demandate a ricoprire cariche al loro interno. E ciò a tutela dell’immagine stessa delle istituzioni democratiche.
La città di Reggio Calabria viene da un periodo assai buio, dove, prima di mettervi rimedio, si è assistito per troppo tempo al sacco delle casse comunali, con doloroso e vergognoso ribaltamento sui cittadini del dissesto provocato dai “professionisti del buco”. Nel frattempo abbiamo dovuto assistere a tutto ciò a cui la politica più scellerata ha potuto dar la stura, compresa la reale percezione dell’osceno abbraccio tra ‘ndrangheta e politica, tra il plauso dei “colletti bianchi” (“borghesia mafiosa”, la chiama Umberto Santino) di una società malata che a quel banchetto osceno ha partecipato.
Non permetterò, e sono sicuro che sarò in buona compagnia, qualunque ne sia il motivo e per gli strumenti che ho a mia disposizione, che si rifaccia quel percorso a ritroso e, pertanto, appena avrò riscontro formale – oltre che radiofonico – di questa nomina assolutamente inopportuna farò i miei passi.”

 

Movida cosentina, la replica di Molinari alle polemiche sorte per l’interrogazione parlamentare

francesco molinariCOSENZA – Il Senatore Francesco Molinari risponde alla lettera sottoscritta da un esercente indignato in merito alle polemiche generate da un’interrogazione parlamentare, chiesta dallo stesso senatore, con oggetto i disagi provocati dalla movida in Piazza Santa Teresa, Cosenza.

“Apprendo con amarezza della reazione scatenata dall’ interrogazione che porta la mia firma e che riguarda la querelle tra residenti e gestori dei locali di piazza Santa Teresa. Ritengo doveroso fare alcune precisazioni a questo punto e, soprattutto, nel leggere di una lettera di indignazione di uno fra gli esercenti. Intanto chiarisco, in merito allo “scalpore” suscitato dall’ aver “scomodato” il Senato, che si tratta dell’ ambito istituzionale in cui io posso intervenire. Non sarebbe stato necessario se a livello comunale (che è poi quello competente) si fosse mosso qualcosa in direzione di una risoluzione del problema che, per come riportato dai giornali, sta già “mietendo le prime vittime” con la chiusura di uno dei locali. A quanto pare però, nessuno interviene relegando i botta e risposta, a suon di querele ed esposti denuncia, nell’alveo di una disputa in cui residenti ed esercenti sono lasciati in balia di se stessi. Mi chiedo fino a che punto, in un simile stato di cose, gli esercenti riescano a lavorare e a mandare avanti le loro attività, probabilmente , tirate su anche con grande sacrificio? A questo punto mi rendo disponibile, se una interrogazione parlamentare genera tanto “scandalo”, alla partecipazione a un tavolo alla presenza dell’organismo demandato a risolvere la questione, ossia Sindaco o Prefetto. Ciascuno deve procedere a una assunzione di responsabilità nel rispetto della carica che , sottolineo “temporaneamente”, occupa e proporre soluzioni. Proprio come ho fatto io.” Il senatore continua poi a replicare chiarendo una alcune imprecisioni, precisando che nell’interrogazione aveva parlato di “avventori che sostano all’esterno”  e non di tavolini, e chiedendo “un incontro con gli esercenti al fine di chiarire una volte per tutte, e attraverso una comunicazione più “diretta” , ciascuno le proprie posizioni e magari cercare insieme, attraverso un tavolo con Sindaco o Prefetto o, perché no, anche entrambi, una soluzione condivisa che vada nella giusta direzione per TUTTI.”

Movida in piazza S.Teresa: Molinari interpella i Ministri dell’Interno e della Salute

francesco molinariCosenza(Cs)“ Ho ritenuto doveroso, a sostegno delle istanze  dei residenti di Piazza Santa Teresa a Cosenza, tra cui dilaga il malcontento per i disagi connessi all’apertura dei locali notturni nella zona, di investire della questione i ministeri competenti, attraverso una interrogazione a risposta scritta. Ho chiesto al Ministro dell’Interno e della Sanita’ quali siano le intenzioni e i provvedimenti che si intendano assumere al fine di garantire la sicurezza e la salute dei residenti e, in primis, quella quotidiana tranquillità che, per loro, sembra essere venuta meno. Non si tratta di una presa di posizione fine a se stessa, ma la consapevolezza che si tratta  di una situazione veramente incresciosa, tenendo conto che molti di questi locali, che sembra risultino privi dei necessari isolamenti e degli obbligatori certificati di impatto acustico, hanno trovato collocazione in palazzi in cui risiedono non pochi condomini.Come se non bastasse, ad aggravare le conseguenze contribuiscono le ridotte dimensioni di alcuni  esercizi commerciali che, non essendo in grado di  accogliere tutti gli  avventori al loro interno, prevedono lo stazionamento – non si sa quanto legittimo – dei clienti all’esterno in modo protratto,  generando  intralcio e pericolo per la circolazione dei passanti e potenziando il disturbo del riposo notturno con schiamazzi e rumori molesti.Senza contare il problema dei parcheggi, aggravato dagli spazi ridotti causati dalla nuova fisionomia assunta dalla piazza per il gran numero di clienti che frequentano, quotidianamente, gli esercizi commerciali. Ho preso atto che su istanza della Questura di Cosenza, sono stati effettuati diversi controlli e sopralluoghi da parte dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria- ARPACAL, da cui sono emersi valori di rumore ben al di sopra dei limiti di legge e, dunque, un forte inquinamento acustico prodotto dalle attività. Ho contezza, poi, che non pochi  esposti, diffide e denunce di privati cittadini e di amministratori condominiali investiti dai condomini della tutela della pubblica quiete, sono state inoltrate al primo cittadino di Cosenza al quale è stato inviato anche un documento unitario firmato da ben cinque condomini rappresentanti circa 350 persone, attraverso il quale sono state sollecitate misure urgenti. E’ inconcepibile che il Sindaco, ad oggi, sia restato sordo rispetto ad un problema che riguarda un’area così importante del centro cittadino. Un’area alla quale egli stesso ha cambiato i connotati, contribuendo in modo cruciale al generarsi di questo stato di cose, e non tenendo conto della volontà di chi, in quella zona, vive quotidianamente. Speriamo che l’intervento dei Ministri dell’interno e della Salute possa contribuire ad avviare un’azione concreta che restituisca ai residenti della zona di Piazza Santa Teresa il sacrosanto diritto alla quiete pubblica.

Accesso al credito in Calabria , Molinari: “Si evitino nuovi carrozzoni clientelari”

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Ci volle un’interrogazione del collega Barbanti, nel lontano agosto del 2013, per sapere del buco nell’acqua della costituenda Banca Collettiva dei Fidi di Cosenza; il 25 giugno precedente, infatti, la Banca d’Italia negava – sulla scorta di non meglio noti “motivi ostativi” – l’autorizzazione al comitato promotore che pure annoverava l’allora presidente della Camera di Commercio di Cosenza, Giuseppe Gaglioti, l’allora sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, il presidente della Fondazione Carical e l’allora presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, attuale Governatore della Calabria. Ora leggo le dichiarazioni del Presidente della Regione – riportate dalla stampa – che parla di cambio di passo in merito alla necessità di una rivisitazione del sistema creditizio della Calabria, afflitta da una terribile congiuntura che, con l’irrigidimento delle politiche di accesso al credito bancarie, rischia di comprometterne per molti anni a venire la già fragile economia.

Spero che ciò non preluda a nuove iniziative fallimentari il cui costo ricada sulle finanze sfiancate dei calabresi, obbligati a pagare i tributi locali tra i più alti d’Italia. Certo che il ruolo giocato da Fincalabra, la finanziaria della regione, è stato poco significativo sinora per quello che doveva essere il suo ruolo. Sono peraltro note le polemiche che hanno interessato il personale in essa coinvolto sia prima che ora, visto che dovrà garantire lo stipendio ai 132 dipendenti dell’ex controllata CalabriaIt che ha dovuto assorbire e dei quali occorrerà curare la nuova qualificazione professionale: un fattore importante come, d’altronde, l’autonomia della “governance”, per svincolare l’ente dalla politica ed evitare che si trasformi nel solito “carrozzone”.

In Calabria, purtroppo, ogni buona idea e persino le più nobili intenzioni si trasformano in occasioni di clientela e familismo arrembante per una certa classe politica calabrese: basta pensare alla recente vicenda di Calabria Etica – recentemente commissariata – altro ente “in house” che si doveva occupare di assistenza alle famiglie disagiate, trasformato in un “contrattificio” la cui legittimità è al vaglio della Procura di Catanzaro.

Dia, allora, il Presidente Oliverio un seguito concreto alle sue dichiarazioni, facendo in modo che la riqualificazione di vecchi enti ovvero la costituzione di nuovi, costituisca l’occasione positiva di rendere il credito accessibile a tutti, famiglie e sistema produttivo, senza favoritismi di sorta.

La Calabria detiene già molti primati negativi cerchiamo di perderli o, almeno, di non guadagnarne di nuovi.

Avv. Francesco Molinari

Cittadino eletto al Senato

Vice Presidente Comm. Finanze e Tesoro

Caso Pantano. Molinari: In Calabria è difficile fare il giornalista

COSENZA – La Calabria è ancora una volta protagonista di una triste Molinaristoria, emblematica della libertà di stampa e, più in generale, di espressione. Una parabola, peraltro, rappresentativa dello stato di queste fondamentali libertà nel nostro Paese e non è di poco rilievo che il nostro territorio sia all’avanguardia in tale frangente.
E, sicuramente, il giornalista Agostino Pantano non sarà particolarmente contento di costituire, nel merito, un caso esemplare. Nel 2010, quando era in forza a “Calabria Ora”, pubblicò la Relazione della Commissione d’accesso che nel 2008 portò allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Taurianova, fatto che gli causò da parte dell’ex sindaco, Rocco Biasi, una querela per diffamazione. Nonostante la decisione del GIP del Tribunale di Cosenza di archiviare il caso, sia per l’insussistente diffamazione che per la diffusione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, riconoscendo al giornalista il legittimo “esercizio del diritto di cronaca e di critica politica, sussistendone i presupposti di interesse pubblico, verità della notizia e continenza”, il 16 aprile prossimo, Pantano dovrà comparire davanti al Giudice monocratico del Tribunale di Palmi per rispondere del reato di ricettazione di notizie sottoposte al segreto d’ufficio, ritenendo che il giornalista si sia appropriato in modo illecito della Relazione : un’accusa per la quale rischia fino a 8 anni di reclusione.
Ma anche oggi, come giornalista del Garantista, non gli è andata meglio visto che è stato citato per aver pubblicato articoli, nel gennaio scorso, relativi all’acquisto da parte del Comune di Rosarno dell’ex Cinema Argo, vicenda che vede coinvolti l’ex sindaco Giacomo Francesco Saccomanno e due imprenditori, i fratelli Giovanni e Domenico Garruzzo (l’ultimo dei quali, peraltro, ex consigliere comunale di maggioranza): citazione che gli vede addebitare un risarcimento danni, morale e materiale, pari a mezzo milione di euro.
Ora, non mi interessa dare giudizi entrando nel merito dei fatti : non è di mia competenza. La giustizia farà il suo corso e darà il suo responso.
E’ certo, però, che (a parte il corollario non edificante della definizione del giornalista come “killer di professione”, pure tacendo degli altri gravi epiteti con i quali è stato apostrofato) il caso di Pantano arricchisce la casistica di una terra dove fare giornalismo sta diventando sempre più difficile. Non è inutile richiamare il caso di un altro giornalista della Piana, Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta e spostarsi in auto blindata.
La minaccia della querela e dell’iniziativa giudiziaria per diffamazione non può diventare uno strumento di oggettiva intimidazione di un lavoro sensibile quale quello nell’informazione, che dovrebbe essere popolato di professionisti liberi di potersi esprimere e di poter fare il loro mestiere liberi da pressioni o più o meno velate minacce. Come legislatore mi sento libero, pertanto, di potermi sbilanciare nel ritenere che occorra rimettere mano alla normativa, affinché fare il giornalista in Calabria non diventi una missione impossibile: in Italia già è difficile.

 

Francesco Molinari (M5S) esprime solidarietà al PM Lombardo dopo minacce di morte

Il Senatore M5S Francesco Molinari ha espresso solidarietà nei confronti del PM Giuseppe Lombardo dopo le minacce di morte ricevuto dallo stesso
“Non è facile fare il PM in Calabria, terra dove continua a spadroneggiare la ‘ndrangheta – ha detto Molinari -Non è facile parlare di antimafia in Calabria, lo sanno bene tutti i magistrati impegnati nella locale DDA.
Ma il caso del PM Giuseppe Lombardo, al quale manifestiamo la nostra più sincera solidarietà e vicinanza, amplia in modo inquietante la casistica del terrore che la ‘ndrangheta compila quotidianamente. Siamo consapevoli del grado di compenetrazione e delle interessenze della politica con il potere criminale ma quello che emerge rischia di essere più grave.
Le circostanze in cui sono maturate le minacce fanno delineare una conoscenza specifica dell’attività e delle abitudini del magistrato da parte di chi le ha profferite : conoscenza che potrebbe condurre a far presagire l’esistenza di gole profonde nei medesimi ambienti investigativi.
Un’intimidazione la cui qualità è duplice, in positivo ed in negativo. In positivo, per il segno dell’avvicinamento all’obiettivo primario dell’eliminazione dei santuari criminali occulti ; in negativo per la possibilità che le indagini possano venir compromesse dall’allontanamento del PM dalle indagini.
Lasciando il compito alle Forze dell’Ordine di scoprire gli infami estensori delle minacce, si conferma l’importanza della celerità con cui le medesime devono essere portate a termine; celerità che può essere frutto unicamente di un aumento dell’impiego delle risorse investigative nella lotta alla ‘ndrangheta.
Ma si conferma anche l’importanza della qualità e della fedeltà degli uomini che sono preposti alla lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata, una criminalità sempre più sfrontata e sempre più ricca. Una criminalità che potrebbe godere di importanti complicità pure dentro le istituzioni che sono deputate alla sua lotta : un incubo che occorre esorcizzare.
E’ a questo scopo che, da tempo, abbiamo iniziato una campagna in favore del senso più profondo della giustizia e della legalità – conclude il Senatore – promuoveremo ambedue in tutte le sedi opportune.”

Francesco Molinari dell’M5S parla dei bilanci regionali

L’avvocatore Francesco Molinari, senatore M5S, si è pronunciato in una nota sui bilanci regionali:

“(…) Si è tenuta oggi 27 novembre, un’audizione del Presidente della Corte dei conti sull’armonizzazione dei bilanci degli enti territoriali e sul sistema contabile delle Regioni.

I problemi emersi nei giudizi di parificazione sui rendiconti generali delle Regioni per gli esercizi 2012 e 2013, delineano un quadro che, pur scontando l’attuale diversificazione dei sistemi contabili delle Regioni, deve puntare, oltre al perseguimento dell’unitarietà tracciata, a scongiurare una rappresentazione dei conti del sistema regionale conseguente ad un’applicazione “personalizzata” delle disposizioni da parte delle singole Regioni.

È inutile richiamare l’importanza del tema dell’armonizzazione ai fini della trasparenza dei conti pubblici e delle verifiche sugli equilibri di bilancio : come ripetutamente affermato dalla giurisprudenza costituzionale, il coordinamento della finanza pubblica richiede basi conoscitive univoche.

La conformazione degli enti territoriali ai principi previsti della programmazione, della contabilità finanziaria, della contabilità economico-patrimoniale e del bilancio consolidato sono, infatti, legati all’adozione del piano dei conti integrato, allo scopo di raccordare i conti delle amministrazioni pubbliche con il Sistema europeo dei conti nazionali.

L’uniformità delle regole contabili acquista maggiore importanza per le Regioni, storicamente dotate di sistemi contabili autonomi e, perciò, con maggiori ripercussioni sulla confrontabilità degli andamenti finanziari e gestionali e, quindi, sull’effettività dei controlli di legge.

Ora, non si vuole annoiare con le sterili risultanze delle difformità rilevate – ovvie per quanto anticipato – in relazione alla regione Calabria; è noto, peraltro, come l’avanzo di amministrazione sia stato parificato a 6.292,46 milioni di euro (a causa dell’insussistenza di residui attivi per 136,20 milioni).

Quello che è preoccupante ed occorre sottolineare è la criticità della nostra finanza. La scarsa liquidità di cui gode la nostra regione è da imputare, infatti, al fenomeno strutturale – così si esprime la magistratura contabile – dei pignoramenti in tesoreria che nel 2013 hanno raggiunto l’importo di ben 24,52 milioni : un fatto che, contemporaneamente alle anticipazioni di cui al D.L. n.35/2013 (quello recante norme per il pagamento alle imprese dei debiti della P.A.), in unione alle altre disponibilità, crea la possibilità che entrate a destinazione specifica vengano utilizzate per pagamenti di spese diverse da quelle originariamente previste.

Un’altra nota dolente è la gestione dei (…).

Eppure, in questa situazione sconsolante, c’è un aspetto peggiore : quello dell’indebitamento, pari a 1.260 milioni (…)Anche per ciò che riguarda il Servizio Sanitario Regionale si segnalano irregolarità in quanto con l’indebitamento per il ripiano del disavanzo del 2000 si sono coperti i pignoramenti contabilizzati nel 2012, relativi agli anni 2010, 2011 e 2012; né è stato ancora definito il processo di consolidamento degli enti rientranti nel S.S.R. con il rendiconto regionale.

Insomma, il quadro che emerge dai dati rende inutile ogni commento sugli stessi ed è indicativo dell’insana amministrazione regionale che si è consolidata nel tempo. Ed è a fronte di tale considerazione che risulta ancora più amara l’esclusione del M5S dalla composizione del futuro Consiglio regionale, un’esclusione dovuta principalmente alla dabbenaggine di coloro che hanno condotto irresponsabilmente la nostra campagna elettorale. Un’irresponsabilità che colpirà- ha concluso Molinari – tutti i calabresi che saranno ancora una volta governati da chi ne ha mortificato le legittime aspettative sinora.”

Cosenza: nasce l’associazione antiracket

COSENZA – Il Senatore e membro della commissione Antimafia Francesco Molinari si dice fiero della nascita dell’Associazione Antiracket nella città Bruzia. L’inziativa, promossa nell’ambito del progetto Pon Sicurezza, ha preso il via lo scorso 9 ottobre alla presenza di molte cariche istituzionali, tra cui il Prefetto Santi Giuffrè, il Procuratore Dario Granieri ed il Presidente FAI Giuseppe Scandurra. Presente, inoltre, la Sig.ra Maria Avolio, vedova dell’imprendito Lucio Ferrami, ucciso nel 1981 per essersi coraggiosamente opposto alle intimidazioni malavitose, ed al quale l’Associazione è stata intitolata.

“Non possiamo non essere soddisfatti per questo risultato e ci piace poter credere che i nostri interventi e le nostre esortazioni sull’argomento abbiano contribuito nel comune sentire alla nascita di un’organizzazione che aiuterà i cittadini a sentirsi meno soli – ha dichiarato Molinari – Certo, la strada per il raggiungimento dell’obiettivo di sostenere quegli operatori economici che non pagano il ‘pizzo’ o che non lo hanno mai pagato o che hanno denunciato è lunga, e servirà lo sforzo di tutta la società civile (…) Sarà una guerra in cui nessuno dovrà rimanere isolato perché solo nell’unione si può scardinare quel sistema malato che blocca lo sviluppo economico della nostra terra.”

Interrogazione ministeriale sulla querella della Camera di Commercio

COSENZA – La disputa in corso alla Camera di Commercio di Cosenza rischia di compromettere l’attività d’impulso di un ente così importante in una parte significativa dell’economia regionale. La “querelle”, iniziata esattamente un anno fa alla vigilia del rinnovo del Consiglio Camerale della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura (C.C.I.A.A.) – nell’ambito dell’assegnazione del grado di rappresentatività delle associazioni di categoria – vede coinvolte le più alte organizzazioni di rappresentanza delle imprese locali che sono impegnate nel commercio, nel turismo e nei servizi sul territorio calabrese, che appaiono talmente concentrate in questa sfida – portata avanti a colpi di azioni legali – da aver dimenticato i reali problemi degli operatori.

Francesco Molinari (M5s) richiama l’attenzione tecnica dei Ministeri che hanno il compito di vigilare “affinché il pubblico interesse venga tutelato per chiedere loro un intervento atto a sbrogliare questo nodo gordiano”. In particolare rivolge un’interrogazione al Ministero per lo Sviluppo Economico e a quello dell’Economia e delle Finanze. “Vogliamo che la Camera di Commercio di Cosenza possa concentrare le proprie energie verso un potente impulso allo sviluppo economico del territorio, perché ogni iniziativa costruttiva portata avanti può rappresentare un importante contributo in grado di risollevare la nostra sorte”.

Perplessità di Molinari sulla vicende delle armi chimiche

ROMA – Le notizie relative al caso delle navi contenenti armi chimiche che transiteranno nel Porto di Gioia Tauro si fanno sempre più confuse e contraddittorie. Anche il Movimento 5 Stelle interviene attraverso le parole del senatore Francesco Molinari.

“Nonostante le rassicurazioni da parte del ministro degli Esteri Emma Bonino, che ha garantito la “massima sicurezza” sull’intera operazione di trasbordo delle sostanze tossiche, i portavoce Bartolomeo Pepe e Mario Giarrusso hanno fatto visita al Centro Comandi ed Enti Militari Stabilimento Militare Materiali Difesa N.B.C (Nucleare Biologica Chimica) di Civitavecchia che avrebbe dovuto essere coinvolto nell’intera vicenda. Al contrario, i fatti dei quali l’interrogazione presentata da Pepe – e da me cofirmata – ai ministri competenti testimonia, dimostra che il Comandante del prestigioso organismo internazionale ha negato ogni interessamento da parte del Governo : a seguito di visita ispettiva, infatti, è risultato che il Centro di Civitavecchia non è stato allertato riguardo l’operazione in corso a Gioia Tauro.

Una scoperta sconcertante in quanto, da una parte smentisce, oggettivamente, le parole del ministro Bonino e, dall’altra, getta delle gravi ombre sulla sicurezza dell’intera operazione : ma visto che – a detta di Lupi e del suo amico Scopelliti – queste operazioni avvengono “normalmente” nel porto di Gioia Tauro a cosa è dovuta la scorta di navi da guerra e la militarizzazione di un porto civile?

Ad oggi, nel nostro Paese non ci sono alternative al Centro di Civitavecchia, l’unico organo in Italia ad avere competenze e capacità tecniche per gestire questo tipo di operazioni : chiediamo, pertanto, ai ministri competenti di fare definitivamente luce intorno a questa vicenda”.

E’ doveroso, in quanto calabresi, chiedere spiegazioni direttamente al Governo, visto che non possiamo contare sulla classe politica locale, equamente sospesa tra incapacità e bizantinismo d’accatto. Possiamo permetterci, sulla base della sfiducia più totale di questi personaggi e di questo Governo, di dire che quest’operazione – che appare sempre più condotta all’oscuro del popolo calabrese e come l’ennesima presa in giro nei suoi riguardi – non si ha da fare ?