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Il Futurismo rivive al Museo del Presente

RENDE (CS) – Mercoledì 14 dicembre, dalle ore 18:30 alle 24:00 il Museo del Presente di Rende si animerà di una serata dedicata alla nota corrente artistica futurista. L’associazione BB Hdemy – Barbrothers Accademy proporrà un viaggio a tutto tondo alla scoperta del Futurismo attraverso le provocatorie prese di posizione linguistiche che hanno segnato una delle più conosciute specificità di questo movimento. L’iniziativa fa da cornice alla mostra Futuristi calabresi curata da Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e Gianluca Covelli che raccoglie prestigiose opere di 60 artisti calabresi che aderirono all’avanguardia di Marinetti, oggi patrimonio del Comune di Rende, grazie alla donazione della famiglia Bilotti. L’evento patrocinato dal Mibact Polo Museale della Calabria, Galleria Nazionale di Cosenza, Università della Calabria Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, nasce dall’idea di ricreare esattamente l’ambiente di quegli anni per condurre il visitatore nel contesto di un movimento artistico e culturale che ben presto estende la sua offensiva all’arte culinaria. Spariscono dalla carta i nomi stranieri e dalle ricette le dosi: «perché – recita il Manifesto della Cucina Futurista – la dosatura deve eccitare la fantasia inventiva del cuoco e perché un errore del cuoco può suggerire delle nuove vivande».

Inaugurazione Mostra Futuristi Calabresi

RENDE (CS) – Nel cuore pulsante di Commenda di Rende si è aperto un varco verso l’arte futurista e si è palesato sotto forma di mostra pittorica e figurativa. Questo ponte, che collega passato, presente e futuro, è stato costruito mattone dopo mattone dalle istituzioni comunali, regionali e artistiche della città con il grande contributo di una delle famiglie che del mecenatismo ha fatto un araldo, la famiglia Bilotti.

Ad inaugurare la mostra al Museo del Presente il Sindaco Marcello Manna, l’Assessore alla Cultura Vittorio Toscano, Nella Mari Direttore della Galleria Nazionale di Cosenza, Enrichetta Salerno per la Soprintendenza Archeologica delle Arti e del Paesaggio per le Province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, Vittorio Cappelli attuale Docente di Storia Contemporanea presso UNICAL, Gianluca Covelli Critico e Storico dell’Arte e Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona Mecenate.

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Il critico Gianluca Covelli, moderatore del dibattito, ha poi annunciato un ospite speciale: Lina Passalacqua, pittrice futurista che ha raccontato i tempi di Marinetti, della sua arte composta da istanti di vita e del suo rapporto con il mondo.

Tra i discorsi entusiasti e gli applausi della platea, l’Arte Futurista ha riportato alla mente e nei cuori delle istituzioni l’importanza della cultura e dell’investimento negli artisti, soprattutto nel discorso di ringraziamento del sindaco Marcello Manna, che ha mosso il suo favore verso l’essere artista oggi e all’importanza del rapporto tra stato e artisti.

La mostra sarà disponibile per la visione negli orari di apertura del Museo Del Presente di Rende fino al 15/01/2017 con gli artisti: Enzo Benedetto, Antonio Marasco, Michele Berardelli, Stefania Lotti, Armiro Yaria, Leonida Repaci, Geppo Tedeschi, Lina Passalacqua, Silvio Lo Celso.

Miriam Caruso

Ribellione coraggio e audacia, esplode con “Cabiria” la forza comunicativa del regista

th (26)‘’Noi vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità’’ recita il primo punto del ‘Manifesto del Futurismo’ scritto da Filippo Tommaso Marinetti all’inizio del Novecento.

E ancora: ‘’Non v’è più bellezza , se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia carattere aggressivo può essere un capolavoro’’. Dunque, mentre in Italia il Cinema riscontrava enormi difficoltà ad essere reputato un’autentica forma d’arte, con una borghesia conservatrice che continuava a preferirgli il teatro, dimora di uno status, qualcuno urlava: ‘‘La poesia è azione’’, coinvolgendo in questa demistificazione anche il ‘cinematografo’.

th (27)Prima di allora, sempre ben attenti a non scomodare le coscienze del pubblico, si scavalcava con disinvoltura l’estro del regista, a favore di figure intellettuali più note e passatiste, a cui veniva attribuita la paternità dell’opera.

E’ questo il caso di ‘’Cabiria’’, film accreditato a Gabriele D’annunzio che ne  risulta l’autore , pagato profumatamente dal reale regista, Giovanni Pastrone, deriso a sua volta dallo scrittore che in privato non esitava a definirne l’opera : ‘una boiata’.

In questa atmosfera, di certo il Cinema non trovava terreno fertile per esplodere in tutta la sua comunicatività, afflitto da tendenze viziose e tradizionaliste.

Con spirito moraleggiante, ci piace inquadrare, così, il Futurismo nel cinema come  esigenza, una guarigione miracolosa, un’urgenza, un rivolgimento rapido che ha mutato la storia.

La figura del cinematografo era già di per sé futurista, nata da pochi anni, si presentava priva di passato e libera da tradizioni, non poteva che prender parte a questa grande guerra igienica, dunque, sostituendo la prevedibilità del dramma, la solennità del grazioso e del reale, all’alterazione, al dinamico e sintetico.

Purtroppo quasi tutte le testimonianze filmiche sono andate perdute, ma è per noi importante rivendicare la fantastica carica avanguardistica italiana, fatta di talenti eclettici espressi spesso in maniera confusa, eccentrica, ma non priva di geniale follia sperimentatrice, ed ingiustamente sconosciuta a noi connazionali.

th (28)Parlando di avanguardia europea si è soliti citare Bunuel, Man Ray, Duchamp, figure indiscutibilmente prestigiose, ma il nostro panorama nazionale non ha davvero nulla da invidiargli.

Basta imbattersi nella pellicola del genio Anton Giulio Bragaglia, ‘Thais’, per veder sfoggiare un’esilarante demolizione di regole ed irriverenza alla formalità.

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Giovanni Pastrone

Aldilà della trama che narra di una seduttrice che si diletta a devastare i suoi amanti e consorti, fino alla definitiva distruzione ( probabilmente la protagonista incarna esattamente la figura ed il ruolo dell’artista futurista), ciò che ipnotizza è senz’altro la sua sceneggiatura.

Basata sulla dinamica opposizione di nero e bianco, affonda lo spettatore in un mondo alienante ed irreale.

Ribellione, coraggio,audacia, sono le virtù entusiastiche di un’opera che dovrebbe far riflettere sulla necessità ciclica ed oserei dire fisiologica di contrastare il conformismo le cui incrostazioni sono spesso malate.

rossella vaccaro
Rossella Vaccaro

Rossella Vaccaro

 

Umberto Boccioni, principale teorico ed esponente del movimento e dell’arte futurista in Italia.

Umberto Boccioni (1882-1916) è stato il maggior esponente del futurismo italiano. Nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, ma trascorre infanzia ed adolescenza in varie città perché  il padre, impiegato statale, è costretto a frequenti spostamenti. La famiglia, originaria di Forlì, si trasferisce a Genova, poi a Padova nel 1888 ed in seguito a Catania nel 1897, dove Umberto consegue il Diploma in un Istituto Tecnico. Nel 1899 Umberto Boccioni si trasferisce a Roma presso una zia, dove iniziò il suo apprendistato artistico prendendo lezioni di disegno e frequentando la Scuola libera del nudo. In questo periodo il giovane pittore, dallo stile molto realista, conosce l’altrettanto giovane Gino Severini e con lui frequenta lo studio di Giacomo Balla, che in quegli anni a Roma è maestro molto famoso, per approfondire la ricerca sulle tecniche divisioniste. Dal 1903 al 1906 Umberto Boccioni partecipa alle esposizioni annuali della Società Amatori e Cultori, ma nel 1905 in polemica con il conservatorismo delle giurie ufficiali, organizza con Severini, nel foyer del Teatro Costanzi, la “Mostra dei rifiutati”. Per sfuggire l’atmosfera provinciale italiana, nella primavera del 1906 Boccioni si reca a Parigi, dove rimane affascinato dalla modernità della metropoli. Da Parigi, dopo alcuni mesi, fa un viaggio in Russia, prima di tornare in Italia e stabilirsi a Padova per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove si laurea. Tuttavia l’Italia del primo Novecento, però, ha una vita artistica ancora ancorata alle vecchie tradizioni. Solo Milano è diventata una città dinamica, ed è qui che Boccioni si stabilisce al ritorno dal suo ultimo viaggio in Europa per sperimentare, sotto l’influenza del divisionismo e del simbolismo, varie tecniche. In questa fase prefuturista la pittura di Boccioni si modella soprattutto sulla lezione di Balla: la pittura dal vero e la tecnica divisionista. I soggetti dei quadri di questo periodo, soprattutto nella scelta di periferie urbane in costruzione, anticipano i successivi sviluppi del futurismo. A Milano Boccioni ha anche modo di conoscere la pittura simbolista di Previati e della Secessione viennese e la pittura espressionista tedesca dello “Sturm und Drang”. L’incontro con queste tendenze lo porterà ad attenuare i suoi interessi per il naturalismo e a ricercare una pittura più intensa sul piano psicologico ed espressivo. Nacquero così alcune sue celebri tele, quali il famoso trittico degli «Stati d’animo». Il suo interesse per la psicologia, tuttavia, non ebbe mai i toni decadenti e raffinati della pittura simbolista, ma si concentrò sui temi della interiorità dell’uomo moderno, coniugando a ciò le suggestioni più intense del futurismo. Nel gennaio del 1910 conobbe Marinetti, e l’incontro risultò decisivo per i successivi sviluppi della sua pittura. La sua adesione alle idee futuriste di Marinetti fu immediata e dopo pochi mesi firmò il primo manifesto della pittura futurista. La svolta stilistica avviene con la redazione del quadro «La città che sale» realizzato sempre nel 1910. L’anno successivo fu il principale ispiratore del Manifesto tecnico della pittura futurista. In esso si definisce più chiaramente il parametro fondamentale del futurismo in pittura: la «sensazione dinamica». La scomposizione della luce e del colore si unisce alla scomposizione dei volumi e dello spazio, portando il futurismo ad esiti molto vicini al cubismo. In breve diviene il maggior artista italiano del periodo. Partecipa a numerose manifestazioni in Italia e all’estero. La sua attività si svolge anche sul piano teorico e nel 1914 pubblica due testi fondamentali per comprendere la sua visione artistica: «Pittura Scultura Futuriste» e «Dinamismo plastico». Dal 1911 si dedica alla scultura, nella quale giunge in breve tempo a risultati eccezionali. Nel 1912 redige il Manifesto tecnico della scultura futurista, ma, più che l’attività teorica, appaiono subito straordinari gli esiti a cui giunge con la sua opera. Con la scultura «Forme uniche nella continuità dello spazio» (1913), Boccioni realizza una delle sculture più famose in assoluto di questo secolo. Indaga la deformazione plastica di un corpo umano in movimento, giungendo ad una forma aerodinamica dove il corpo, stilizzato al limite della riconoscibilità, riesce tuttavia a trasmettere una grande sensazione di forza e di potenza. La statua diviene il simbolo stesso dell’uomo futuro, così come lo immaginavano i futuristi: novello Icaro, metà uomo e metà macchina, lanciato in corsa a percorrere il mondo con forza e velocità. Allo scoppio della prima guerra mondiale viene richiamato alle armi. Il 17 agosto del 1916, all’età di soli trentaquattro anni, muore per un banale incidente mentre era nelle retrovie dei campi di battaglia. La sua precoce morte ha privato l’arte moderna di uno degli esponenti più geniali del panorama europeo di quegli anni. La sua attività di pittore si è svolta per un arco di circa dieci anni. In questo periodo Boccioni riesce ad attraversare, e far proprie, le maggiori novità artistiche del periodo, dal divisionismo al futurismo, dall’espressionismo al cubismo. E lo fa con ispirazione tale da consentirgli di produrre opere di sempre elevata qualità. Passa attraverso i territori della psicologia (notevoli sono i suoi quadri intitolati Stati d’animo), pur senza essere un decadente, così come apprende dall’espressionismo la capacità di comunicare, pur senza giungere alle esasperazioni deformistiche di quella corrente.

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