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Operazione delle Fiamme Gialle, nove misure cautelari per dirigenti e funzionari Asp

CATANZARO – Questa mattina i militari Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, stanno eseguendo nove misure cautelari, due arresti e 7 misure interdittive, nei confronti di dirigenti e funzionari dell’Asp del capoluogo, indagati, a vario titolo, per concorso in peculato aggravato e favoreggiamento personale. Sequestrati beni per 300mila euro. I particolari dell’operazione saranno illustrati dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal comandante regionale Calabria generale Gianluigi Miglioli alle 11 odierne presso la sede del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro.

Truffe, percepisce indebitamente pensione. Sequestrati 100mila euro

COSENZA – Beni per circa 100 mila euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza ad una persona che, omettendo di comunicare all’Inps di essere emigrato in uno Stato estero, ha percepito indebitamente assegni sociali a favore di cittadini in difficoltà economiche che abbiano compiuto 65 anni e siano residenti stabilmente in Italia. I finanzieri, analizzando posizioni sospette, hanno individuato una persona di fatto emigrata in America Latina che, però, risultava fittiziamente residente in un comune dell’Alto Tirreno cosentino. Il beneficiario degli assegni sociali, al compimento dei 65 anni, era rientrato volutamente in Italia dal Venezuela per richiedere la provvidenza, era rimasto nel nostro Paese per pochi mesi al fine di acquisire una residenza ad hoc, e aveva presentato all’Inps la documentazione per l’ottenimento del beneficio. Raggiunto lo scopo l’uomo è ripartito per l’estero. E’ stato quindi denunciato per truffa.

 

Droga, scoperta una piantagione cannabis su un’area demaniale

MONTEROSSO CALABRO (VV) – La Guardia di Finanza di Vibo Valentia ha individuato a Monterosso Calabro, nel vibonese, occultata tra alberi di alto fusto e difficilmente raggiungibile, una coltivazione illegale di cannabis, organizzata su un’area demaniale di oltre 1000 metri quadrati. Nei pressi della piantagione, nascosta tra la vegetazione, è stata rinvenuta dai finanzieri un’autovettura che risultata essere stata rubata nelle scorse settimane in provincia di Cosenza. L’autorità giudiziaria ha disposto sia il sequestro e la contestuale distruzione della piantagione, sia il sequestro dell’autovettura oggetto di furto. La piantagione, a fioritura completa, avrebbe prodotto oltre 4 quintali di marijuana. Lo stupefacente, una volta essiccato ed immesso sul mercato, avrebbe fruttato un guadagno di almeno 400mila euro.

Truffa all’Inps, indennità a falsi braccianti. Danno erariale di 1,6 milioni di euro

SIBARI (CS) – Ben 484 assunzioni fantasma, con un danno per le Casse dello Stato quantificato in oltre 1,6 milioni di euro, tra indennità erogate e contributi non versati. E’ l’ennesima truffa ai danni dell’Inps, ad opera di un’azienda operante nel settore agricolo, smascherata dalla Guardia di Finanza di Sibari. Il sistema di frode accertato dalla Fiamme Gialle, si sviluppava attraverso la sottoscrizione di un contratto di locazione di un terreno agricolo di breve durata, da utilizzare per la realizzazione del ciclo produttivo dell’azienda agricola e la denuncia all’Inps dell’impiego di un numero di operai a tempo determinato, ritenuto congruo rispetto all’estensione del terreno ed alla coltura da realizzare sullo stesso.

Poi la frode continuava con la proroga del contratto attraverso la falsificazione della durata, continuando a denunciare all’Inps, mediante l’invio delle relative denunce aziendali, l’utilizzo di falsi braccianti agricoli. Nel periodo oggetto di false dichiarazioni all’Inps il terreno è risultato in realtà concesso in locazione ad altro imprenditore agricolo. Dalle indagini è risultato che erano stati falsamente denunciati 484 braccianti agricoli per oltre 40mila false giornate di lavoro agricolo. Con tale condotta l’imprenditore agricolo indagato ha denunciato all’Inps l’utilizzo di 484 lavoratori inesistenti, ma ben presenti nel momento in cui hanno incassato le relative indennità erogate dall’ente previdenziale, quantificate in oltre 1,3 milioni di euro, costituite da assegni familiari per circa 500mila euro, assegni per malattia e maternità per oltre 380mila euro e indennità di disoccupazione per oltre 450mila euro.

Gli accertamenti hanno inoltre consentito di appurare che la ditta individuale controllata ha omesso di versare nelle casse dello Stato i relativi contributi previdenziali, quantificati in oltre 300mila euro. L’operazione si è conclusa con la segnalazione a piede libero alla Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari (Cs), dell’imprenditore titolare della ditta individuale, per i reati di truffa e falsità in atti. L’Inps ha già avviato le procedure di recupero delle somme indebitamente erogate ed i falsi lavoratori sono stati segnalati all’autorità giudiziaria.

Bancarotta, beni per 3 milioni di euro sequestrati a due coniugi

CATANZARO – Somme di denaro e beni per un ammontare complessivo di oltre tre milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro, coordinati dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme (Cz), Salvatore Curcio, e dal sostituto Marta Agostini. I provvedimenti riguardano tre persone accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta, omessa dichiarazione dei redditi e peculato. Le Fiamme Gialle, in particolare, hanno notificato ai coniugi Giuseppe Cristaudo e Titina Caruso, di 48 e 45 anni, la misura del divieto temporaneo di esercitare ogni attività di impresa, mentre a Battista Cristaudo, di 52 anni, è stato notificato il divieto di esercitare la professione di commercialista.

I coniugi erano stati già colpiti, nel novembre 2015, da misure interdittive nell’ambito dell’Operazione “Tyche” con l’accusa di peculato, bancarotta fraudolenta, dichiarazione infedele e circonvenzione di incapace, commessi nell’ambito del fallimento della Caruso Group Srl, società a loro riconducibile e operante nel settore della gestione di videogiochi ed apparecchi da intrattenimento. In quella circostanza, i finanzieri avevano individuato alcuni beni confluiti nella società lametina Automatic Games Srl, costituita dai due coniugi e poi dichiarata fallita nel 2014.

L’approfondimento delle vicende legate al fallimento della Automatic Games Srl avrebbe portato alla luce una serie di anomalie e artifizi contabili tesi a rendere difficilissima la ricostruzione del patrimonio e il movimento degli affari della società. Le indagini avrebbero consentito di accertare lo “svuotamento” progressivo dei beni societari, in danno di creditori e pubblica amministrazione, a favore della Casimò Entertainment Srl di Titina Caruso e di un’altra società riconducibile al marito.

I beni, costituiti da un impianto di bowling a 12 piste e numerosi apparecchi da intrattenimento (oltre 200 apparecchi da gioco tra slot-machine, flipper, carambole e altri), erano stati ceduti alla Casimò Entertainment Srl a titolo gratuito o a cifre irrisorie rispetto al prezzo di acquisto, rendendo la Automatic Games Srl una mera “scatola vuota” fino alla dichiarazione di fallimento. Dagli accertamenti sono anche emersi oltre 4 milioni e mezzo di euro “scassettati”, ovvero prelevati dagli apparecchi da gioco e mai transitati nelle casse della società fallita, tra i quali era computata anche la quota da versare all’erario quale concessionario per la tenuta di apparecchi da gioco con vincita in denaro (circa 48 mila euro). La dissipazione del patrimonio societario sarebbe avvenuta con il concorso di Battista Cristaudo, commercialista della società, che avrebbe fornito “un considerevole apporto personale”, gestendo la contabilità della Automatic Games Srl nella quale, tra l’altro, avrebbe registrato costi fittizi per oltre 2 milioni di euro allo scopo di abbattere i ricavi e distrarre liquidità. Alla luce delle indagini svolte, pertanto, il gip Valentina Gallo ha emesso l’ordinanza di misure cautelari e disposto il sequestro preventivo. I finanzieri hanno, quindi, sequestrato conti correnti accesi in diversi istituti di credito, quattro immobili (tra cui una villa di 15 vani con piscina a Lamezia Terme), la sala bowling a 12 piste collocata nel centro commerciale “Due Mari” di Maida (CZ) e centinaia di slot-machine.

Smantellata associazione di narcotrafficanti. Tredici le persone indagate

CATANZARO – Dalle prime luci dell’alba, a Catanzaro, Borgia, Vallefiorita e Rosarno, militari del Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 indagati (6 in carcere, 4 ai domiciliari e 3 all’obbligo di firma).

L’attività, condotta dal nucleo investigativo, ha permesso di smantellare un’associazione dedita all’acquisto di ingenti quantitativi di stupefacente (cocaina, hashish e marijuana) dall’area di Gioia Tauro (RC) e Vibo Valentia (VV) per poi rivenderli al dettaglio tra il capoluogo catanzarese e comuni della fascia ionica.

Due provvedimenti in carcere sono stati eseguiti unitamente a militari del Nucleo di polizia tributaria – Gico della Guardia di finanza di Catanzaro in quanto soggetti comuni ad altra indagine.

L’organizzazione, secondo l’accusa, si riforniva nelle Serre vibonesi e nella piana di Gioia Tauro, approvvigionandosi di droga, in particolare cocaina, che veniva smerciata anche a Catanzaro grazie ad una rete di spacciatori che aveva il suo quartier generale nella zona di via Lucrezia della Valle. Fra loro gli indagati parlavano in codice per tentare di sfuggire alle forze di polizia durante i loro “summit”. Nel corso delle operazioni è stato sequestrato oltre un chilogrammo di cocaina e, a testimonianza della pericolosità dell’organizzazione, anche una pistola e una bomba a mano prodotta nell’est Europa. Tre degli arrestati sono stati sorpresi in flagranza di reato. Tra la “manodopera” impiegata dall’organizzazione anche cittadini stranieri.

Il procuratore capo Nicola Gratteri ha parlato di una “forte accelerazione” delle operazioni nel campo della repressione del traffico di stupefacenti, resa possibile anche dall’adeguamento degli organici della spessa Dda e delle forze dell’ordine che consente “un target” qualitativo e probatorio delle indagini “di altissimo livello”. Gli inquirenti, nel corso di un incontro con i giornalisti, hanno parlato di un consumo di droga “dilagante”, capace di arrivare anche davanti alle scuole.

Maglie Juventus contraffatte, sventata colossale frode. Sequestri anche in Calabria – VIDEO

COSENZA – Erano pronti ad invadere il mercato con migliaia di articoli con i simboli contraffatti delle due squadre di calcio finaliste della “Uefa Champions League”, proprio in vista della partita che questa sera decreterà la squadra campione d’Europa. Ma l’intervento della Guardia di Finanza di Torino ha sventato una colossale frode, nell’ambito dell’operazione “Leggenda”, il cui nome tre origine proprio dalla serigrafia della nuova t-shirt registrata dalla società Juventus, in occasione dei festeggiamenti per le ultime vittorie, ovviamente anche questa ambita maglietta è stata oggetto di contraffazione. Quattro i denunciati per la vendita di prodotti contraffatti, ricettazione e frode in commercio. Si tratta di un torinese, un biellese, un calabrese ed un veronese, originario di Potenza. Gli indagati gestivano una vera e propria industria dei pezzi taroccati, con base logistica nel canavese. Oltre 250mila gli articoli sequestrati dai finanzieri del Gruppo Torino, con il contributo dei colleghi del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza, del Gruppo di Ivrea e della Tenenza di Peschiera del Garda. La collaborazione tra i vari reparti della Guardia di Finanza ha permesso di smantellare l’intera organizzazione nel corso delle numerose perquisizioni effettuate in Calabria, Veneto e naturalmente in Piemonte. Oltre agli articoli contraffatti, è stato sequestrato anche il materiale necessario per produrre i falsi: due stamperie con macchinari a pieno regime, con plotter, stampanti, personal computer collegati in rete con relativi file dei loghi contraffatti, cucitrici e confezionatrici. Le operazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo sabaudo, hanno consentito di ricostruire l’intera filiera produttiva e distributiva della contraffazione, che era in procinto di realizzare una frode del valore di 2 milioni di euro che avrebbe creato un danno all’economia legale di 4 milioni di euro, considerando che il prezzo di vendita delle magliette contraffatte si aggira sui 10 euro, mentre quello delle T-shirt originali parte dai 20 euro raggiungendo cifre considerevolmente più alte.

 

 

 

Capi d’abbigliamento rubati ritrovati dalle Fiamme Gialle. Denunciato plupregiudicato

PAOLA (CS) – Un furgone rubato, con all’interno capi di abbigliamento del valore complessivo di circa 20mila euro è stato ritrovato sul lungomare nord di Paola, nel cuore della notte, da uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza. Gli autori del furto stavano effettuando operazioni di trasbordo della merce rubata, dal furgone alle autovetture, quando alla vista delle Fiamme Gialle sono fuggiti abbandonando il veicolo.

La presenza di un’altra automobile, ferma a pochi metri di distanza dal furgone e con all’interno una persona sul sedile passeggeri, ha insospettito i finanzieri che hanno proceduto al controllo dei documenti del soggetto risultato essere un cosentino pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, nonché alla perquisizione del veicolo, rinvenendo nel bagagliaio oggetti atti ed arnesi idonei allo scasso (piedi di porco, chiavi, grimaldelli, cacciaviti e seghetti). Entrambe le autovetture sono risultate prive di copertura assicurativa e sono state quindi sottoposte a fermo.

All’esito delle indagini, scattate immediatamente, il pluripregiudicato, risultato uno dei malviventi, è stato denunciato per furto aggravato, porto di armi o oggetti atti ad offendere e possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli. La refurtiva è stata restituita al legittimo proprietario.

Sempre nel corso della notte, inoltre, è stato fermata un’altra persona trovata in possesso di 15 grammi di marijuana. L’uomo è stato segnalato alla Prefettura di Cosenza.

Operazione “Money Gate”, reati fiscali e riciclaggio le accuse per Cosentino

PALMI (RC) – Con l’operazione “Money Gate”, i finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura di Palmi, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Palmi che dispone una misura restrittiva personale nei confronti di 8 persone, tra cui il noto imprenditore e proprietario della società di calcio “Catanzaro Calcio 2011” Giuseppe Cosentino, amministratore della “Gicos Import-Export”, finito ai domiciliari. Sono stati inoltre sottoposti agli arresti domiciliari anche la figlia di Cosentino (Ambra) una dipendente della società (Carmela Alì Santoro), e un promotore finanziario milanese (Stefano Noschese). Infine il gip ha disposto 5 obblighi di dimora nel comune di residenza o dimora abituale nei confronti di alcuni dipendenti della “Gicos” (Mariella Viglianisi, Marco Pecora, Caterina Zito, Simona Tedesco).

L’accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro in danno della “Gicos Import-Export”. Il provvedimento scaturisce dall’avvio, nel giugno del 2011, di una verifica fiscale da parte dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria nei confronti della “Gicos”, nel cui ambito erano emerse numerose irregolarità in relazione alla presenza di anomale transazioni finanziarie verso l’estero nonché ad un ingente utilizzo di denaro contante. Le conseguenti indagini hanno acclarato l’esistenza di un’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione dei reati di appropriazione indebita, di emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, di dichiarazione infedele, nonché di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, composta dal “dominus” Giuseppe Cosentino, dalla figlia Ambra, dai dipendenti della “Gicos” Mariella Viglianisi, Marco Pecora, Caterina Zito, Simona Tedesco, Carmela Alì Santoro, Gessica Trimarchi e dal promotore Stefano Noschese.

È stata inoltre accertata, a vario titolo, la commissione di ulteriori delitti di riciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte, tra gli altri, della stessa moglie di Cosentino, Francesca Muscatelli, di due cittadini svizzeri, amministratori di società fiduciarie svizzere e di alcuni rappresentanti legali di imprese commerciali che hanno emesso fatture false.

Secondo gli inquirenti Giuseppe Cosentino, in quanto rappresentante legale della “Gicos”, si sarebbe avvalso di sistemi collaudati per realizzare reati di natura fiscale (utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti ed altro) ed appropriarsi indebitamente ai danni della compagine societaria e dei creditori della “Gicos” di somme di denaro per circa 8,8 milioni di euro, attraverso vari meccanismi (versamenti e depositi di denaro contante su conti correnti svizzeri, derivanti da vendite in nero e da utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti; proventi derivanti da “vendite in nero” fatti transitare sui conti correnti aperti da dipendenti della “Gicos” per essere prelevati in contanti e successivamente versati sui conti correnti personali di Cosentino e dei suoi familiari o depositati in cassette di sicurezza intestate a Cosentino e alla figlia Ambra e trasferiti in Svizzera su conti riconducibili all’imprenditore).

Le somme, dopo essere state detenute in Svizzera, sono state fatte rientrare in larga parte (5,6 milioni di euro) in Italia su conti correnti intestati ad una società fiduciaria, tramite lo strumento dello “scudo fiscale”. Oltre a queste somme, Cosentino avrebbe anche rimpatriato, nell’ambito dello “scudo ter”, circa 2,3 milioni di euro provenienti da un rapporto finanziario acceso presso un istituto di credito di Hong Kong. Le somme oggetto del rimpatrio sono poi state utilizzate per investimenti finanziari (acquisto e vendita di titoli) nonché a garanzia di un’apertura di credito per 3 milioni di euro a valere su un conto corrente intestato a Cosentino, a sua volta utilizzato per acquisti da varie imprese a mezzo bonifici, nonché per erogazioni alla “Gicos” stessa e al “Catanzaro Calcio 2011 srl”, classificate come “anticipo socio”.

A Cosentino, in quanto presidente della società “Catanzaro Calcio 2011 srl”, è stato contestato anche il reato di frode sportiva in relazione ad una partita di calcio della Lega Pro prima divisione girone B del campionato italiano, disputata nella stagione 2012/2013. Il gip del tribunale di Palmi ha disposto anche il sequestro preventivo di denaro per 4 milioni di euro circa (1.218.551,50 euro nei confronti di Giuseppe Cosentino; 1 milione di euro nei confronti di Ambra Cosentino; 1.081.039,50 euro nei confronti di Ambra Cosentino e Francesca Muscatelli; 738.415,77 euro nei confronti di Mariella Viglianisi, Marco Pecora, Caterina Zito, Simona Tedesco, Gessica Trimarchi).

Operazione “Money Gate”, individuato caso illecito sportivo del Catanzaro nel 2013

REGGIO CALABRIA – Un presunto caso di illecito sportivo risalente al 2013 che riguarda il Catanzaro Calcio, formazione che milita in Lega Pro, sarebbe stato accertato dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto del presidente della società Giuseppe Cosentino per reati tributari ed appropriazione indebita. L’illecito è emerso casualmente nel corso dell’inchiesta che non ha per oggetto il Catanzaro Calcio, estraneo alle vicende di riciclaggio contestate agli indagati. Il fatto viene considerato marginale dagli investigatori per quanto riguarda l’inchiesta ma, secondo quanto si è appreso, sarà comunque segnalato alla Procura della Figc. Il Catanzaro, pareggiando ieri 1-1 a Vibo Valentia contro la Vibonese nell’ultimo turno dei playout, ha ottenuto la permanenza nel girone C della Lega Pro avendo vinto l’incontro d’andata per 3-2.