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Il cosentino Giuseppe Ateniese ospitato in Commissione Cultura

Cosenza – La Commissione consiliare cultura torna a riunirsi dopo la pausa estiva e, nel prosieguo dell’iniziativa finalizzata a conoscere e valorizzare i nostri concittadini che si sono affermati nel campo delle professioni, tanto da poter essere definiti delle eccellenze, ha ospitato questa mattina il professore Giuseppe Ateniese.
Il suo profilo è stato tracciato dal presidente Claudio Nigro che, nel fare gli onori di casa, ha evidenziato il percorso seguito da Ateniese, dagli studi di informatica all’Università di Salerno, passando per il dottorato a Genova, per giungere  alla lunga esperienza internazionale, in particolare al Dipartimento di Informatica della Hopkins University  di Baltimora, una delle sedi accademiche più prestigiose degli Stati Uniti d’America. Decisamente strategico il settore nel quale il prof. Ateniese sviluppa i suoi studi e le sue ricerche, essendo quello relativo alla crittografia e sicurezza dei dati informatici. E  nell’attualità del fenomeno Wikileaks e del suo braccato fondatore, guardiamo al nostro concittadino come ad un anti Assange, e la delicatezza del suo lavoro ci appare in tutta la sua immensa portata.
Ma Giuseppe Ateniese è ‘anti’ anche nelle scelte professionali, e conseguentemente di vita, che ha fatto quando – in assoluta controtendenza al fenomeno cosiddetto della ‘fuga dei cervelli’ – lui ha deciso di tornare in Italia. È l’aspetto sul quale punta nella sua presentazione il consigliere-relatore Domenico Frammartino. “Giuseppe Ateniese – dice – è un cervello di ritorno, e per questo tanto più apprezzabile, perché ha deciso di mettere le sue ricerche al servizio del suo Paese e, indirettamente, anche di tanti calabresi”. E’ vero, perché l’Università La Sapienza di Roma, dove oggi insegna e prosegue le ricerche, è frequentata da tantissimi calabresi “e – ci racconta lo stesso Ateniese – è una gratificazione particolare quando ho di fronte allievi calabresi, molto preparati, e so che sto contribuendo alla loro formazione”.
“Certo – ci racconta – la scelta di tornare in Italia non è stata fatta a cuor leggero. L’America riconosce un ruolo più alto ai ricercatori, anche sul piano della retribuzione, considerandoli in funzione dello sviluppo economico, del business che possono favorire. In Italia c’è un’altra concezione, legata più allo studio, all’aspetto culturale che non allo sviluppo dell’economia, e quindi minori investimenti”. E in questo il professore Ateniese – legato alla città dai suoi affetti familiari, il padre Pasquale è un funzionario in pensione del Comune di Cosenza – individua il vero gap della ricerca italiana, ed europea in genere, rispetto a quella americana che nel settore investe somme altissime.
“Agli studenti che vogliono specializzarsi nel settore informatico, ma ai giovani in generale – è il messaggio del prof. Ateniese – dico che in prima battuta bisogna andare all’estero, formarsi lì, farsi le ossa come suol dirsi, aprire la mente, apprendere nuove lingue, confrontarsi con un’altra cultura. E’ bello però avere l’opportunità (e per lui è stato il programma ministeriale ‘Rientro dei cervelli) di tornare, anche se a condizioni meno vantaggiose. Non tutto è denaro!”