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[#Nerd30Consiglia] Haibane Renmei

Rieccoci al consueto appuntamento con la rubrica in cui vi consigliamo un anime poco conosciuto, ma che, come spesso accade, riesce a raggiungere livelli nettamente superiori alla media degli anime mainstream.

Stiamo parlando di Haibane Renmei, anime del 2002 in 13 episodi, prodotto da studio Radix, con regia di Tomokazu Tokoro, adattamento di un set di doujinshi, scritto e illustrato dal grande Yoshitoshi ABe, uno dei padri di capolavori quali Serial Experiments Lain e Texhnolyze. Anche con questa serie il buon ABe riesce, tramite la sua narrazione, a toccare argomenti estremamente profondi e a far riflettere lo spettatore, questa volta su temi collegati alla religione e allo smarrimento esistenziale, oltre a toccare velatamente e con grande raffinatezza l’abusatissimo tema del suicidio.

TRAMA

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La serie comincia con due scene. Una riguarda una giovane ragazza che cade dal cielo con un corvo che tenta di salvarla, non riuscendoci. L’altra incentrata su un gruppo di Haibane (esseri simili ad angeli) che trovano un bozzolo in una stanza e si preparano alla sua rottura. Appena viene scalfito ne esce una massa enorme di liquido che porta fuori la ragazza che stava sognando di cadere. Questa viene portata nella stanza degli ospiti e viene accudita dalle altre Haibane, che la chiamano Rakka (caduta), poiché è uso comune per le Haibane portare il nome del sogno fatto nel bozzolo. Rakka viene accudita da Reki, una delle più anziane, soprattutto nel momento in cui le sue ali spuntano dalla sua schiena (evento particolarmente doloroso). Le viene poi posata sulla testa un’aureola e fissata momentaneamente con del fil di ferro. (fonte: wikipedia)

IL COMMENTO

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Se dovessi sintetizzare in una parola l’anime in questione, quella sarebbe “poesia”. Questo perché Haibane Renmei possiede una grande quantità di significati, nascosti dietro una narrazione comunque molto godibile anche da chi è alle prime armi con l’animazione giapponese. Ha una struttura tipicamente slice of life, se non fosse che i protagonisti hanno le ali e l’aureola e vivono in una sorta di purgatorio, dove probabilmente dovranno rimediare a un qualche errore commesso nella loro vita passata. Il termine “probabilmente” non è utilizzato per puro caso, infatti l’anime ha il grandissimo pregio di lasciare tanto spazio allo spettatore di trarre le proprie conclusioni. Del resto la vita umana si fonda sull’incertezza di trovare il proprio posto nel mondo e sull’incertezza che esista una vita dopo la morte, sta ad ognuno di noi vivere cercando di trovare una risposta, che sia quella giusta o meno, ma che almeno possa portarci a trovare una nostra pace interiore. Haibane parla di accettazione, di se stessi come del proprio passato, perché gli errori sono fatti per non essere ripetuti e finché si è in vita si ha ancora tempo.

 

Chi riconosce i propri peccati allora non ha peccato. Ora dimmi, sei un peccatore?

 

L’anime inoltre utilizza delle metafore molto interessanti, come quella delle mura invalicabili che circondano la città di Glie, da cui nessuno può uscire o entrare tranne dei corvi, quasi a voler simboleggiare l’oscurità che entra ed esce dall’animo umano, perché la vita è un alternarsi di gioie e dolori.

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L’interesse per la vicenda di Rakka e Reki è veramente assoluto, come lo è l’umanità di tutti i personaggi, con la loro forza e la loro debolezza. Ognuno di loro potrebbe essere una versione animata di noi stessi, perché anche il nostro cuore ha bisogno di emozioni, allo stesso modo in cui ha bisogno di aria per respirare.

Haibane Renmei andrebbe implementato nei programmi delle scuole, perché è un’opera che trascende il mezzo animato per diventare arte pura e semplice, un bellissimo tuffo nell’animo umano.

APPARATO TECNICO

Sul piano tecnico abbiamo una serie non trascendentale, ma che ha veramente tutto al proprio posto. La regia è veramente ottima, con un utilizzo di inquadrature che lasciano molto spazio ai personaggi e alle loro sensazioni. Animazioni non eccezionali, ma per il tipo di opera non c’era sicuramente da aspettarsi qualcosa di stratosferico. In ogni caso il character design di Akira Takata è perfettamente in linea con quello di ABe, quindi abbiamo dei personaggi semplici ma molto caratterizzati sul lato estetico. Il comparto musicale è veramente superbo, con delle musiche estremamente emozionanti, che danno il loro contributo per il godimento generale dell’opera.

IN CONCLUSIONE

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Haibane Renmei è l’ennesimo capolavoro di un autore immenso come ABe, uno che è sempre riuscito a infondere la propria poetica nelle sue opere. Attendiamone il ritorno nel mondo dell’animazione con il suo “Despera”, annunciato un paio d’anni fa.

Antonio Vaccaro