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Interruzione idrica in città mercoledì 15 maggio

COSENZA – Una riduzione della fornitura idropotabile si verificherà in città nella giornata di mercoledì 15 maggio, a partire dalle ore 8,30 e sino alle 16,30, a causa dell’interruzione dell’energia elettrica all’impianto di sollevamento “Nascejume” dell’Acquedotto Abatemarco.

Lo ha comunicato al Comune la Sorical che ha a sua volta ricevuto una comunicazione da E-distribuzione nella quale viene preannunciata l’interruzione dell’energia elettrica per effettuare lavori sugli impianti Enel di contrada Licastro nel comune di San Donato di Ninea.

La Sorical fa, inoltre, presente, nella comunicazione inoltrata al Comune, che appena sarà ripristinata la fornitura di energia elettrica all’impianto di sollevamento sarà conseguentemente ripristinata anche l’ordinaria erogazione idropotabile.

Cosenza, domani rubinetti a secco su un tratto di Via Popilia

COSENZA – Il Settore Infrastrutture del Comune di Cosenza comunica che per consentire di effettuare lavori di manutenzione sulla rete di  distribuzione in via Popilia, nel tratto compreso tra la sopraelevata e
la Casa circondariale, domani, venerdì 25 gennaio, l’erogazione idrica  sarà sospesa, dalle 7,30 fino al termine dei lavori.

 

Si verificherà una riduzione della portata idrica che interesserà via
Popilia e la parte centrale della città.

Cosenza, emergenza idrica nel centro città

COSENZA – Rubinetti a secco nel centro di Cosenza a causa di alcune rotture sulla condotta dell’acquedotto dell’Abatemarco. Ne danno notizia la Sorical e l’amministrazione comunale di Palazzo dei Bruzi. Notevoli i disagi soprattutto nei quartieri del centro cittadino. Le rotture sono state rilevate in località Joggi nel Comune di Santa Caterina Albanese ed in località Ritorto nel Comune di Malvito. I lavori di riparazione sono stati programmati per la giornata di oggi, 27 dicembre. Per l’esecuzione degli interventi si è resa necessaria la sospensione dell’erogazione idrica. Per fare fronte alla carenza d’acqua è stato predisposto un servizio di approvvigionamento con una autobotte dei vigili del fuoco posizionata in Piazza Santa Teresa. La situazione dovrebbe tornare alla normalità nelle prossime ventiquattr’ore.

Calabria e Rischio Idrogeologico, 408 comuni su 409 in pericolo

CATANZARO- In Calabria il 99,8% dei comuni calabresi presenta aree esposte a pericolo di frane o alluvioni. Si tratta di 408 comuni su 409di cui 354 sono a pericolosità sia da frana (P3 e P4) che idraulica; 30 solo a pericolosità frana e 24 a pericolosità idraulica. Su 15.222 chilometri quadrati della superficie totale, infatti, 914,1 è a pericolosità sia da frana che idraulica; 347,8 a pericolosità frana e 576,3 a pericolosità idraulica.

Numeri e dati aggiornati sul rischio idrogeologico in Italia sono stati illustrati oggi a Roma da Legambiente, nel corso di un convegno per la presentazione del dossier Ecosistema Rischio 2016, l’indagine sulle attività nelle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico, realizzata sulla base delle risposte fornite dalle amministrazioni locali al questionario inviato ai Comuni in cui sono state perimetrale aree a rischio idrogeologico (i dati si riferiscono quindi ai 1.444 Comuni che hanno risposto al questionario di Legambiente).

Solo nel 2015 frane e alluvioni hanno causato in Italia 18 vittime, 1 disperso e 25 feriti con 3.694 persone evacuate o rimaste senzatetto in 19 regioni, 56 province, 115 comuni e 133 località. Secondo l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr, nel periodo 2010-2014 le vittime sono state 145 con 44.528 persone evacuate o senzatetto, con eventi che si sono verificati in tutte le regioni italiane, nella quasi totalità delle province (97) e in 625 comuni per un totale di 880 località colpite.

“In un contesto in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in atto – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Calabria Andrea Dominijanni – è necessario concentrare gli sforzi su interventi di prevenzione, avviando al più presto una seria politica di mitigazione del rischio che sappia tutelare il suolo e i corsi d’acqua e ridurre i pericoli a cui sono quotidianamente esposti i cittadini. Per essere efficace però, l’attività di prevenzione deve prevedere un approccio sistemico, che sappia tenere insieme le politiche urbanistiche, una diversa pianificazione dell’uso del suolo, una crescente attenzione alla conoscenza delle zone a rischio, la realizzazione di interventi pianificati su scala di bacino, l’organizzazione dei sistemi locali di protezione civile e la crescita di consapevolezza da parte dei cittadini”. “Legambiente – ha detto ancora Dominijanni – è disponibile ad offrire il supporto alle amministrazioni nei piani comunali, nell’informazione alla popolazione e nelle esercitazioni di emergenza”.

Rispetto all’attività di prevenzione del rischio, nell’80% dei comuni italiani intervistati sono stati redatti piani urbanistici che hanno recepito le perimetrazione delle zone esposte a maggiore pericolo. Nonostante l’evidente fragilità del territorio, nel corso dell’ultimo decennio, nel 10% dei comuni (146 fra quelli intervistati) si è continuato a costruire in zone a rischio: nel 88% dei casi sono state urbanizzate aree a rischio di esondazione o a rischio di frana con la costruzione di abitazioni (in 128 comuni su 146); nel 14% dei casi in tali aree sono sorti addirittura interi quartieri (in 20 comuni). Nel 38% l’edificazione ha riguardato fabbricati industriali (55 comuni). Nel 12% dei casi (17 comuni), invece, sono state costruite in aree a rischio idrogeologico strutture sensibili come scuole e ospedali, nel 18% (26 comuni) strutture ricettive e nel 23% (33 comuni) strutture commerciali.

La Presidenza del Consiglio, con la Struttura di missione Italia Sicura, ha dato un segnale importante per uscire dalla logica dell’emergenza superando la tendenza degli ultimi anni in cui sono stati spesi circa 800 mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli. Facendo da cabina di regia e coordinamento tra le molteplici strutture, enti e soggetti che fino ad ora si occupavano in maniera disomogenea e frammentata della gestione del territorio, i primi frutti del lavoro di razionalizzazione si sono cominciati a vedere quando sono stati recuperati e stanziati i primi 654 milioni di euro per i primi 33 cantieri che fanno parte del più ampio Piano delle città metropolitane che comprende 132 interventi complessivi per un totale di oltre 1,3 miliardi euro.

Proprio le città rappresentano oggi il cuore della sfida per l’adattamento ai cambiamenti climatici e agli affetti che essi comportano. E’ qui, infatti, che si produce la quota più rilevante di emissioni ed è qui che l’intensità e frequenza di fenomeni meteorologici estremi sta determinando danni crescenti, mettendo in pericolo vite umane e determinando danni a edifici e infrastrutture. Tra le città capoluogo solo 12 hanno risposto al questionario di Ecosistema rischio: Roma, Ancona, Cagliari, Napoli, Aosta, Bologna, Perugia, Potenza, Palermo, Genova, Catanzaro e Trento. In Calabria, solo 60 amministrazioni comunali hanno risposto al questionario di Legambiente.

E’ necessario sottolineare ulteriormente che per ottenere risultati realmente efficaci nella prevenzione e nella mitigazione del rischio idrogeologico, oltre all’impegno da parte delle amministrazioni comunali su alcuni aspetti di stretta competenza, è necessario dar vita ad una filiera virtuosa a cui contribuiscano soggetti ed enti diversi, dallo Stato centrale agli enti locali, alle Autorità di Bacino, ciascuno con il proprio ruolo e le proprie prerogative.

Di seguito, alcuni estratti del Rapporto con le tabelle che riguardano la Calabria ed i dati comune per comune:

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Tabelle del rischio comune per comune al seguente link:  http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/tabelle_regionali_comune_per_comune_ecorischio_2016.pdf

 Link al dossier completo: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/ecosistema-rischio-2016

Rende tre giorni senza acqua, il consigliere Miceli chiede chiarimenti in commissione

Rende ( Cs) – “Una situazione grave e ai limiti dell’accettazione. Lasciare diversi quartieri di Rende senza acqua è una condizione inaccettabile”. E’ quanto affermato dal consigliere di minoranza del comune rendese Domenico Miceli, nei giorni in cui molte zone della città hanno subito l’interruzione idrica per oltre tre giorni. Il caso, è stato portato ieri in terza Commissione Territorio e Ambiente perché “la vicenda -si legge in una nota- pone molte ombre sulla gestione idrica ad opera di privati nella nostra città. Prima fra tutte sul ruolo della nuova società che è subentrata nella gestione (e nella riscossione dei tributi) alla “Società Acque Potabili Spa”,  la “Acque potabili servizi idrici integrati”. Una Srl con capitale sociale di 200mila euro che va a gestire un pacchetto compreso fra i 7 e gli 8 milioni di euro”. L’affidamento della gestione dei servizi idrici ad una nuova società non è però l’unica nota di demerito a detta del consigliere di M5F. “Pare – prosegue Miceli – che la Sorical abbia per tempo, dopo le innumerevoli richieste da parte dei cittadini, provveduto alla riparazione della rottura e che i ritardi siano stati dovuti ad una cattiva gestione del comparto comunale, che, si è limitata sulla pagina istituzionale di Facebook a comunicare il disservizio, al quale sono seguiti commenti al vetriolo, molti dei quali eliminati volontariamente dagli amministratori della stessa pagina”. Per Miceli, si è difronte ad una situazione estenuante e fuori da ogni logica. “E’ un comune allo sbando – conclude- che non che non riesce a fornire informazioni tempestive ai propri cittadini e continua a portare avanti politiche di privatizzazione dell’acqua. Siamo sicuri che assisteremo alla proroga di questo contratto che scade, dopo 25 anni, a giugno del 2016. Di bandi e di gare o di nuova pubblicazione del servizio idrico non se ne parla, soprattutto in Consiglio.

 

Raffaella Aquino