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Firenze, condannato imprenditore calabrese vicino alle cosche

FIRENZE – Traffico di cocaina e legami con appartenenti alle cosche della ‘ndrina Arcoti di Reggio Calabria, queste le accuse con le quali è stato condannato un imprenditore calabrese, Nicola Callea, attivo nel settore della ristorazione a Firenze. Il sequestro e la confisca, di circa due milioni di euro, consta di tre unità immobiliari, un appartamento di pregio e due fondi commerciali nel centro storico fiorentino dove sono ubicati i due ristoranti, era già stato disposto nel 2016 dal Tribunale di Firenze su proposta del Direttore della Dia.

NON PRESENTAVA DA ANNI DICHIARAZIONI DI REDDITI

L‘uomo aveva poi presentato un ricorso contro tale decisione, respinto dalla Corte d’Appello di Firenze nel 2017. I giudici della Corte di Cassazione, dopo aver negato nuovamente il ricorso, hanno confermato la legittimità del provvedimento in cui si evidenzia che il soggetto interessato, negli anni in cui tali reati venivano commessi, scompariva sul piano fiscale e cessava di presentare dichiarazioni dei redditi spogliando inoltre l’intero nucleo familiare di tutti i beni ad esso riconducibili. La Dia di Firenze ha quindi eseguito una sentenza definitiva di sequestro e confisca di un appartamento di pregio e due fondi commerciali nel centro storico Fiorentino a carico dell’imprenditore.

Concorso esterno, maxi sequestro ad imprenditore

REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura, ha sequestrato beni per oltre 7 milioni di euro a Roberto Morgante, di 49 anni, di Villa San Giovanni, imprenditore edile attualmente detenuto. L’uomo è stato arrestato nel 2014, insieme ad altre 39 persone, nell’operazione “Tibet” coordinata dalla Dda di Milano e condotta dalla Squadra mobile milanese con l’apporto del Centro operativo Dia di Reggio che, su delega della Dda reggina, seguiva un’indagine parallela. Per l’accusa l’uomo agiva come rappresentante e collettore di risorse economiche di cosche reggine coinvolte in attività a sfondo finanziario gestite in Lombardia nel “Locale” di Desio (Monza Brianza) dalla cosca allora capeggiata da Giuseppe Pensabene. Morgante, per l’accusa, era quello finanziatore. Per questo è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a 6 anni e 10 mesi di reclusione. Tra i beni sequestrati figurano 4 società; 26 immobili; un’auto; conti correnti, polizze e dossier titoli.

Evasore fiscale “pericoloso”, confiscati beni a imprenditore

LAMEZIA TERME (CZ) – Il gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, appositamente delegato da quest’ufficio di procura, ha appena dato esecuzione al sequestro ed alla contestuale confisca di beni mobili, immobili e quote societarie riconducibili ad un noto imprenditore del lametino, accumulati nel tempo con i proventi derivanti soprattutto, tra
l’altro, da evasione fiscale ed attivita’ illecite assimilate. Il provvedimento giudiziario, adottato ex d.Lgs. 159/2011, e’ stato
emesso dal tribunale di Catanzaro – sezione seconda penale, su conforme richiesta di questa procura della repubblica, sulla base delle informative del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme. La confisca del patrimonio dell’imprenditore rappresenta l’esito delle indagini di polizia economico–finanziaria, istituzionalmente svolte dalle “fiamme gialle”, volte all’individuazione e all’aggressione dei patrimoni conseguiti da chiunque si arricchisca a mezzo di attivita’ illecite di qualsivoglia natura. I mirati accertamenti patrimoniali e reddituali dei finanzieri, condivisi da questa procura e dal tribunale di Catanzaro, sono infatti riusciti a dimostrare che i beni confiscati hanno un valore economico del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati nel tempo dall’imprenditore indagato. Cio’ ha consentito alla guardia di finanza di Lamezia Terme di delineare un solido quadro indiziario, indispensabile per disporre il sequestro e la contestuale confisca del patrimonio rivelatosi di origine illecita o ingiustificato nel legittimo possesso, per una sproporzione accertata di oltre 2.300.000 euro. Come dimostrato dagli accertamenti esperiti dalle “fiamme gialle”, infatti, per nascondere la reale disponibilita’ dei beni sottoposti a misura ablatoria l’imprenditore si avvaleva anche di tre familiari “prestanome”.
L’odierna attivita’ risulta di particolare spessore investigativo in quanto eseguita nei confronti di soggetto c.D. Evasore fiscale socialmente pericoloso, e risulta essere la prima della specie di tali proporzioni operata da questo ufficio di procura.
In esito al provvedimento reale in questione sono stati quindi appena confiscati numerosi immobili, soprattutto terreni e
fabbricati commerciali, oltre che quote societarie, beni mobili e veicoli vari, per un valore che supera il milione di euro, atteso che il prevenuto non risulta attualmente disporre di altri beni in grado di soddisfare pienamente la cautela reale disposta dalla magistratura.

‘ndrangheta, Dia confisca beni per 4 milioni a imprenditore

VIBO VALENTIA – La Dia di Catanzaro confiscato, in esecuzione di un provvedimento della Corte d’Appello reso definitivo dalla Corte di Cassazione, beni per 4 milioni di euro riconducibili all’imprenditore Domenico Antonio Ciconte, di Sorianello, condannato per usura nell’ambito dell’operazione denominata “Dinasty” che ha coinvolto esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso. Sono stati quindi definitivamente acquisiti al patrimonio dello Stato le quote societarie di “CalabriaTrading Srl”, con sede a Lamezia Terme (Catanzaro) ed operante nel settore dell’intermediazione dei beni mobili registrati ed immobili; l’impresa individuale “De Caria Legnami di De Caria Assunta”, con sede a Soriano Calabro, operante nel comparto della lavorazione del legname; il capitale sociale e l’intero compendio aziendale della “Immobiliare Athena srl”, con sede a Pizzo, operante nel settore turistico; numerosi beni immobili e mobili. Il procedimento, avviato nel 2013 con il deposito di una proposta del procuratore generale di Catanzaro sulla base di accertamenti patrimoniali condotti dalla Dia di Catanzaro, rientra in un più ampio intervento (operazione “Quattro Terre”) che ha consentito, sino ad oggi, di confiscare beni per un valore complessivo di oltre 35 milioni di euro.

Imprenditore scomparso in Costa Rica, pm Bari avvia indagine

COSENZA – La procura di Bari ha aperto un fascicolo sulla scomparsa dell’imprenditore calabrese Vincenzo Costanzo, di 52 anni, del quale non si hanno più notizie dal 24 gennaio scorso. L’uomo si trovava a San Josè, in Costa Rica, Paese nel quale vive da circa 25 anni e dove ha due figli. Il fascicolo è stato assegnato al pm Simona Filoni. Costanzo, originario di Cosenza con parenti che vivono a Bari e in Calabria, poco prima di scomparire ha detto ad alcuni parenti che aveva un appuntamento con un conoscente italiano che lo aveva messo in contatto con persone interessate ad acquistare un terreno del valore di alcuni milioni di euro che si trova a Panama, nell’isola di Cebaco. Il terreno, di 17 ettari, è di proprietà di una società, a quanto si apprende a Bari, di cui Costanzo avrebbe il 60% delle quote. La trattativa per la vendita avrebbe dovuto probabilmente concludersi il 25 gennaio a Milano dove era stato fissato, dopo vari rinvii, un appuntamento con i potenziali acquirenti. Costanzo, infatti, il giorno dopo la scomparsa avrebbe dovuto prendere un aereo per rientrare in Italia e per concludere la vendita del terreno. Per questo motivo, aveva lasciato le valigie già pronte per il viaggio a casa dell’ex suocera.

Arrestato imprenditore per allaccio abusivo a rete elettrica

CACCURI (KR) – Un imprenditore di 64 anni, titolare di un agriturismo a Caccuri, è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro che nel corso di controlli del territorio hanno accertato una vera e propria truffa. L’uomo si allacciava abusivamente alla rete elettrica provocando un danno all’azienda di fornitura di circa 80 mila euro. Nel corso di una verifica nella struttura, i militari hanno scoperto un sofisticato metodo per bypassare il contatore elettrico riducendo notevolmente i consumi.

Dia e Gdf confiscano beni per 30 milioni ad un imprenditore

REGGIO CALABRIA – La Dia e la Guardia di finanza di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni per un valore di trenta milioni di euro appartenenti ad un imprenditore del settore della grande distribuzione, Giuseppe Crocè, di 60 anni. La confisca è stata disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda. I beni confiscati consistono nel capitale sociale e nel patrimonio aziendale di quattro società di capitali del settore della grande distribuzione ed in alcuni rapporti finanziari. Giuseppe Crocè è stato destinatario di due ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito delle operazioni “Assenzio” e “Sistema”, condotte nel 2012 e nel 2013. Il secondo provvedimento restrittivo è stato successivamente annullato dal Tribunale del riesame. Crocè è stato poi rinviato a giudizio insieme alla figlia Fortunata Barbara, di 38 anni, ed il relativo processo è in corso. La confisca eseguita stamattina scaturisce dai «meticolosi accertamenti – è detto in un comunicato – effettuati dalla Dia di Reggio Calabria, che ha ricostruito l’illecita formazione dell’ingente patrimonio societario dei Crocè, nonché dalle risultanze di accertamenti di carattere fiscale e tributario posti in essere dalla Guardia di finanza reggina che hanno corroborato le risultanze delle indagini di polizia giudiziaria della Dia». Nei confronti delle aziende gestite da Giuseppe Crocè e dalla figlia si è ravvisata, riferiscono ancora gli investigatori, «sia una consistente sproporzione tra investimenti effettuati e redditi dichiarati, sia una evidente espansione societaria, frutto di attività illecite».

Bancarotta fraudolenta, arrestato imprenditore

COSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore cosentino responsabile del fallimento di una società operante nel settore della compravendita di automobili di cui lo stesso era amministratore e socio unico. I finanzieri hanno acquisito ed esaminato il carteggio afferente la gestione amministrativo-contabile della società commerciale al fine di compiere mirati accertamenti sui fatti che avevano generato il fallimento della stessa. Dalle indagini è emerso che l’imprenditore si è reso responsabile di una consistente dissipazione del patrimonio della società che ha portato a una irreversibile esposizione debitoria della stessa. In particolare ha causato il depauperamento del patrimonio aziendale dal quale sono stati distratti, nel tempo, circa 9 milioni di euro senza motivazioni contabili e ha provocato un indebitamento della società nei confronti dell’erario dello Stato per oltre 32 milioni di euro.

Sequestro di tre milioni di euro nel vibonese

VIBO VALENTIA – Nell’ambito di una indagine sui reati tributari, la guardia di finanza ha sottoposto a sequestro beni per circa 3 milioni di euro a un noto imprenditore vibonese. Alle 11.30 il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia illustrerà, nel corso di una conferenza stampa, indetta presso gli uffici della procura, i particolari dell’operazione svolta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.

Evasione fiscale, sequestro di beni a carico di un imprenditore

CROTONE – Beni immobili per 280 mila euro sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Crotone al rappresentante legale di una società, accusato di reati fiscali. Il sequestro per equivalente, riguardante tre unità immobiliari tra terreni e fabbricati, è stato fatto in esecuzione di decreto emesso dal Gip del Tribunale di Crotone su richiesta della Procura della Repubblica. L’indagine dei finanzieri, condotta in sinergia con l’Agenzia delle entrate, ha consentito di rilevare l’omesso pagamento dell’Iva e, nel contempo, di operare il sequestro dei beni immobili e non delle somme di denaro allo scopo di salvaguardare la situazione patrimoniale e reddituale del debitore consentendogli di continuare l’attività imprenditoriale e di estinguere il debito attraverso un piano di ammortamento.