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Raganello, indagini chiuse: avvisi a sindaci, operatori turistici e guide

CASTROVILLARI (CS) – La Procura della Repubblica di Castrovillari ha emesso l’avviso di conclusione indagini per l’onda anomala che il 20 agosto dello scorso anno travolse un gruppo di escursionisti nelle Gole del Raganello, a Civita, uccidendo dieci persone, tra le quali una guida.

Gli indagati sono saliti dai sette iniziali a quattordici e sono accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, inondazione, lesioni colpose, omissione in atti d’ufficio ed esercizio abusivo della professione.

Tra gli indagati figurano i sindaci di Civita, Alessandro Tocci, il primo cittadino di San Lorenzo Bellizzi, Antonio Cersosimo, e quello di Cerchiara di Calabria, Antonio Carlomagno; indagati anche titolari di agenzia turistiche e guide.

Non figurano, invece, il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, e il dirigente dell’ufficio Biodiversità dei Carabinieri Forestali Gaetano Gorpia, raggiunti all’epoca da avviso di garanzia.    

Secondo l’accusa fu ignorata l’allerta gialla della protezione civile prevista per quel giorno, in particolare dai sindaci.

Scambio di immagini pornografiche su gruppi Whatsapp, 51 indagati

REGGIO CALABRIA – “Operazione tana della luna”, un blitz partito dalla Sicilia, giunto anche in Calabria e in altre regioni d’Italia che vede coinvolte 51 persone accusate di detenzione e divulgazione di pornografia minorile attraverso servizi di messaggistica istantanea come Whatsapp. Tra gli indagati anche 30 minorenni.

Gli investigatori di Catania, coordinati dalla Procura distrettuale e dalla Procura per i minorenni sono partiti dalla denuncia di una madre, la quale si era accorta che sul cellulare del figlio minorenne, iscritto a due gruppi Whatsapp differenti, circolavano immagini pornografiche. Uno dei due gruppi era denominato “Tana della Luna” e il secondo “ScoobyDank”.

In questi gruppi, dove inizialmente venivano scambiate immagini di suicidi e altro, successivamente venivano divulgate foto di pornografia minorile, con vittime anche molto piccole.

Numeroso il materiale informatico sequestrato che sarà ora sottoposto ad approfondite analisi informatiche. Tra le città calabresi coinivolte Reggio Calabria e Catanzaro.  

 

Diplomi falsati per accedere alle graduatorie, 58 avvisi di garanzia

COSENZA – Nelle Province di Cosenza, Lecce, Pistoia, Milano, Bergamo, Forlì-Cesena, a conclusione di una complessa attività investigativa, i  Carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno notificato 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emesse dalle Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di falsità materiale commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici in concorso, falsità materiale commessa da privato in concorso, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.

La minuziosa attività d’indagine, nello specifico, ha permesso di accertare un sistema volto alla falsificazione ed all’utilizzo, sull’intero territorio nazionale, di diplomi apparentemente rilasciati da istituti magistrali statali e paritari della provincia di Cosenza e di Reggio Calabria, nonché da scuole di specializzazione per l’insegnamento di sostegno agli alunni portatori di handicap, dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali di Cosenza. I titoli di studio  falsi sono stati formalmente acclusi dagli indagati alle domande per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d’istituto per l’assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell’infanzia, su posto comune e sul sostegno.

In particolare, l’attività investigativa, condotta dai militari, si è sviluppata quale seguito della prima fase d’indagine culminata nel novembre 2017 con la notifica di altri avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 soggetti per i reati di falsità materiale ed ideologica, avendo presentato diplomi scolastici contraffatti presso Provveditorati ed Istituti comprensivi in tutta Italia.

La risonanza mediatica ottenuta dalla prima parte dell’indagine MINERVA ha indotto i dirigenti scolastici a svolgere più approfonditi controlli sui titoli presentati dagli aspiranti insegnanti, in modo da assicurare l’imprescindibile rispetto dei requisiti minimi previsti dalla normativa vigente in materia di insegnamento.  E’ proprio da questi nuovi input che trae origine la seconda parte dell’indagine. Infatti, due dirigenti scolastici, dopo minuziosi ed accurati controlli che hanno fatto emergere la falsità dei titoli magistrali presentati presso gli istituti di competenza da 5 aspiranti insegnanti, hanno provveduto a segnalare l’anomalia direttamente ai Carabinieri di Cosenza impegnati nelle indagini.

Nel corso delle attività, al fine di verificare altre posizioni sospette ed escludere ogni illecito accesso al sistema scolastico, si è avviata una stretta collaborazione tra i dirigenti scolastici interessati dal fenomeno e la Sezione Operativa dei Carabinieri di Cosenza, dando vita ad un fitto scambio di informazioni.

Partendo dagli elementi raccolti, si è successivamente proceduto ad effettuare, su tutto il territorio nazionale, controlli incrociati, escussioni di persone informate sui fatti, acquisizione di documentazione presso gli Uffici Scolastici Regionali e gli Istituti scolastici, lavoro svolto anche grazie al costante supporto degli uffici dell’Ambito Territoriale Provinciale di Cosenza.

L’intera attività si è oggi conclusa con l’emissione di 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari  che si vanno ad aggiungere ai 33 già emessi nel novembre del 2017.

INDIVIDUATO IL FALSARIO DEI DIPLOMI: UN 69ENNE DI MANGONE.

Il prezioso lavoro condotto dai Carabinieri di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica Cosenza,  ha anche consentito di addivenire ad una rilevante scoperta.

Grazie ad una moltitudine di accertamenti e ad una minuziosa attività info-investigativa, il 25 gennaio 2018 è stata effettuata una perquisizione domiciliare delegata dall’Autorità Giudiziaria presso l’abitazione del presunto artefice delle falsificazioni, individuato in un 69enne di Mangone. La perquisizione domiciliare, infatti, ha permesso di rinvenire  all’interno dell’abitazione di quest’ultimo, un vero e proprio “diplomificio”, una centrale del falso organizzata con diversi computer, stampanti e vario materiale informatico, nonché copie cartacee di diplomi già falsificati e materiale utile alla specifica attività, permettendo così di chiudere il cerchio sul referente ultimo dei presunti insegnanti. Nel corso delle operazioni tutto il materiale è stato posto sotto sequestro al fine di cristallizzare le prove raccolte, per l’estrapolazione e l’analisi di copia forense, così impedendo all’uomo di continuare nell’attività illecita.

In particolare, sono state rinvenute 30 stampe di diplomi apparentemente rilasciati dall’“Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali” compilati con nominativi di insegnanti già emersi nel corso dell’operazione per aver utilizzato titoli falsi, nonché 2 risme di carta pergamenata per diplomi, in bianco, pronte per la stampa. A conclusione delle successive verifiche, così come riportato sull’avviso di conclusione delle indagini preliminari, al pensionato di Mangone è stata contestata la contraffazione di 22 titoli di studio utilizzati dagli indagati nelle istanze presentate ai vari Istituti scolastici e U.S.R..   Da quanto emerge dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da una indagata, il falsario, per il tramite di un intermediario, avrebbe chiesto alla donna la somma di 3.000,00 Euro in cambio del titolo falso. L’attività, condotta in stretta sinergia con gli U.S.R.-A.T.P. di tutta Italia, ha già portato all’allontanamento di molti degli insegnanti in possesso di titoli falsi, che abusivamente esercitavano la professione, garantendo in tal modo a docenti in regolare possesso delle abilitazioni all’insegnamento di assumere il meritato posto di lavoro. Non si esclude che possano esserci ulteriori rescissioni di contratti tra gli istituti scolastici ed alcuni docenti indagati, tenuto conto del grave danno sociale, oltre che erariale, derivante dai fatti accertati.

Appalti in Calabria, 20 indagati tra cui il presidente Oliverio e il sindaco di Cosenza per l’inchiesta “Lande Desolate”

CATANZARO – Venti persone, fra cui diversi esponenti politici di primo piano della politica calabrese, risultano essere indagate nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro sulla gestione di appalti pubblici. Al centro dell’inchiesta, secondo quanto , alcuni investimenti nella città di Cosenza ed in particolare quelli legati alla costruzione del nuovo ospedale, della metropolitana di superficie e del museo di Alarico. 

Il presidente della regione Calabria Mario Oliverio, del Pd, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, di Fi, aspirante candidato governatore, e l’ex consigliere regionale del Pd Nicola Adamo, hanno ricevuto, insieme ad altre 17 persone un avviso di conclusione indagini della Procura di Catanzaro in cui si ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture, turbative d’asta e corruzione. L’inchiesta riguarda la metropolitana leggera e il nuovo ospedale di Cosenza. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati da Guardia di Finanza e Carabinieri. Fra gli indagati, secondo quanto si apprende, figurano anche la parlamentare Enza Bruno Bossio, Luca Morrone, figlio del consigliere regionale Ennio Morrone, Luigi Incarnato, ex assessore regionale ai Lavori Pubblici e oggi commissario della Sorical

Nell’ambito dell’inchiesta denominata dalla procura Lande desolate, Oliverio e Adamo sono indagati per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, aggravata dalla finalità di stipula di contratti e corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio. L’indagine riguarda presunti illeciti in a tre appalti: l’impianto di risalita di Lorica, nella Sila cosentina, l’aviosuperficie di Scalea (Cosenza), e la realizzazione di piazza Bilotti a Cosenza. Tra i reati ipotizzati, turbata libertà degli incanti, corruzione propria aggravata, traffico di influenze illecite, abuso in atti d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture.

Gli avvisi di garanzia sono stati notificati a: Mario Oliverio, 66 anni, presidente della Regione Calabria; Nicola Adamo, 62 anni, ex consigliere regionale; Luigi Incarnato, 64 anni, commissario della Sorical; Mario Occhiuto, 55 anni, sindaco di Cosenza; Luca Morrone, 41 anni; Luigi Giuseppe Zinno, 65 anni; Giuseppe Lo Feudo, 64 anni; Pietro Ventura, 53 anni, Rocco Borgia, di 75 anni; Antonio Capristo di 60 anni; Giuseppe Trifirò, 58 anni; Tito Nulli Berti di 63 anni; Santo Marazzita di 56; Pasquale Gidaro di 52; Arturo Veltri, di 37 anni; Giulio Marchi di 69 anni; Armando Latini 65 anni; Giovanni Forciniti di 55; Fortunato Varone di 42; Eugenia Montilla, di 56 anni.

 

Medico assenteista, delegava la segretaria, denunce nel lametino

LAMEZIA TERME (CZ) – Si assentava dal suo studio medico delegando alla segretaria, priva dei titoli, la prescrizioni di farmaci, esami e certificati. Lo hanno scoperto i finanzieri del Nucleo mobile di Lamezia Terme, che hanno denunciato sette persone per una presunta truffa all’Azienda sanitaria e all’Inps.
Indagando sulle assenze del medico i finanzieri, coordinati dalla Procura di Lamezia Terme, hanno scoperto che questi garantiva la propria presenza in studio solo un’ora al giorno.

Da alcune intercettazioni è emerso che, in sua assenza, i pazienti venivano ricevuti dalla sua collaboratrice la quale, con l’assenso del medico, rilasciava i documenti falsificandone la firma. Nella vicenda sono coinvolti anche due medici ospedalieri, un insegnante e due dipendenti di un call center che, stando alla ricostruzione, avrebbero ottenuto false certificazioni attestanti una malattia inesistente per assentarsi dal lavoro. I reati contestati sono anche quelli di esercizio abusivo della professione e falso.

Fonte Ansa

Smantellato giro di prostituzione nel cosentino, sette indagati

RENDE (CS) – All’alba di oggi, al culmine di articolate indagini, la Squadra Mobile della Questura di Cosenza, con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria Settentrionale”, ha dato esecuzione ad un’Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa in data 28.12.2018 dal G.I.P. presso il locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza, guidata dal Procuratore Capo dr. Mario Spagnuolo, a carico di nr. 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di cui all’art. 3/2° e 8° e art. 4/7° L. n. 75/1958 (favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione).

  1. A.L., di anni 52, di Zumpano (CS);
  2. A.A.S.P.,di anni 43, cittadina brasiliana, residente a Montalto Uffugo (CS);
  3. D.B., di anni 42, di Rende (CS);
  4. F.C., di anni 45, di Montalto Uffugo;
  5. J.E.H.H., di anni 42, cittadina ecuadoregna, domiciliata a Rende (CS);
  6. I.G., di anni 25, cittadino rumeno;
  7. D.N.T., di anni 26, cittadino rumeno.

 

Per i primi quattro soggetti il G.I.P. ha disposto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre per i restanti la misura dell’obbligo di presentazione alla p.g..

In particolare, le investigazioni, avviate nel maggio 2017 e poi sviluppatesi con ampio ricorso di presìdi tecnologici, hanno consentito di delineare quella che ormai è la modalità di offerta del meretricio a pagamento, ovvero la prestazione sessuale a pagamento offerta tramite siti web, mediante annunci di carattere erotico o pornografico – che i provider (prevalentemente “bakekaincontri” e escortitalia”) suddividono opportunamente per provincia di inserzione – che propongono incontri sessuali concordabili prettamente mediante utenze telefoniche cellulari per poi essere consumati presso appartamenti all’uopo “locati” dagli inserzionisti.

Le fotografie ed i testi contenuti negli annunci risultano essere espliciti poiché i protagonisti mettono in evidenza i corpi nudi e soprattutto le parti intime. In genere l’inserzionista durante il contatto telefonico indica all’interlocutore il posto dove raggiungerlo, che nell’annuncio è solo genericamente indicato, ed il costo della prestazione può variare a seconda delle esigenze del cliente.

Il luogo corrisponde solitamente ad un appartamento nel quale esercitano il meretricio uno o più soggetti.

Tali modalità organizzative hanno quindi evidentemente comportato il proliferare di figure che compiono un’attività che può essere definita “servente” e che ha come scopo ultimo quello di agevolare in tutto e per tutto la buona riuscita degli incontri tra clienti e prostitute. Di contro i favoreggiatori traggono un cospicuo vantaggio economico con la consapevolezza che i proventi ottenuti derivano dall’altrui meretricio. L’attività più remunerativa e più importante è sicuramente quella di reperire le abitazioni in cui ospitare gli individui dediti alla prostituzione. I proprietari degli alloggi, com’è stato riscontrato in questa indagine, non sempre sono a conoscenza di ciò che avviene all’interno di quelle mura e questo è dovuto al fatto che i medesimi locatori abitano a diversi chilometri di distanza dal luogo in cui, per investimento finanziario, hanno deciso di acquistare gli immobili.

In alcuni casi, per gli appartamenti dati in locazione vi è un regolare contratto di affitto registrato presso l’Agenzia delle Entrate, talvolta da parte dell’agenzia immobiliare che ne ha curato la stipula ovvero direttamente dal padrone dell’appartamento.

Gli “affittuari ufficiali”, invece, sono dei prestanome quasi sempre di nazionalità extracomunitaria, anche loro dediti al turpe commercio sessuale che generalmente si spostano con cadenza settimanale di città in città.Le strutture abitative in esame, quindi, sono ad uso di donne che chiedono di “lavorare” per un determinato periodo in quella precisa località pagando la somma procapite di 50 euro al giorno a colui che gestisce tali dimore. La complessa attività investigativa, svolta con presidi tecnici (intercettazioni telefoniche e attività di videosorveglianza), e le fonti di prova acquisite, hanno cristallizzato la sussistenza della gravità indiziaria in ordine alla ipotesi di reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Le indagini hanno dimostrato che (a partire dal luglio 2015 con condotta in atto) gli odierni indagati favorivano e sfruttavano, anche in tempi diversi, numerose persone dedite alla prostituzione prevalentemente di origine straniera (perlopiù sudamericana o rumena), attraverso la sistematica collocazione delle meretrici in appartamenti ubicati nel comune di Rende (CS) nelle disponibilità degli indagati.

Uno dei soggetti destinatari di misura cautelare – secondo le indagini – fungeva, dietro compenso, da “tassista tuttofare” delle prostitute, accompagnandole presso i luoghi nelle quali hanno esercitato il meretricio, e giacché si adoperava per fornire loro oggetti necessari alla consumazione dei rapporti sessuali a pagamento.  Una donna, oltre ad esercitare ella stessa il meretricio, si adoperava attivamente a reclutare altre donne da avviare alla prostituzione. Sempre secondo le indagini, nell’ottobre 2017 altri indagati favorivano la prostituzione di donne rumene alla quale un altro indagato aveva locato un appartamento ubicato in Rende.

“Lande Desolate”, indagato anche Oliverio. Per lui obbligo di dimora (TUTTI I NOMI)

COSENZA – Tra le persone raggiunte dal provvedimento cautelare emesso dal Gip di Catanzaro, con l’accusa di abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso, c’è anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, al quale sarebbe stato notificato anche l’obbligo di dimora nel comune di San Giovanni in Fiore. L’operazione, scattata all’alba di stamane e condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza, vedrebbe coinvolto anche l’ex sindaco di Pedace Marco Oliverio.

L’inchiesta sugli appalti pubblici coordinata dalla Dda di Catanzaro riguarda, secondo quanto si è appreso, due appalti, uno sul Tirreno Cosentino, ed uno riguardante un impianto sciistico in Sila. Nei confronti di alcuni indagati viene ipotizzata anche l’aggravante dell’articolo 7 per avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta Muto di Cetraro. Complessivamente le misure emesse dal gip distrettuale su richiesta della Procura distrettuale antimafia catanzarese al termine delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Merulli, sono 16, due delle quali riguardano l’ex sindaco di Pedace Marco Oliverio (obbligo di dimora) e l’imprenditore Giorgio Barbieri, già arrestato nel febbraio dello scorso anno nell’ambito di un’altra inchiesta perché accusato di essere intraneo alla cosca Muto.

Le attività investigative (nell’ambito della operazione convenzionalmente denominata “lande desolate”) condotte con l’ausilio di articolate indagini tecniche e rilevamenti aerofotografici, hanno consentito di ricostruire e riscontrare documentalmente plurime violazioni e irregolarita’ nella gestione e conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica, nonchè nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici.
In particolare, le investigazioni, basate su una copiosa attivita’ di riscontro documentale e sui luoghi di cantiere, hanno fatto emergere il completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la regione calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori ovvero l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti. Emblematica la spregiudicatezza che caratterizzava l’agire dell’imprenditore romano spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attivita’ di controllo sui lavori in corso, nell’agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara.
Complessivamente, le attivita’ hanno evidenziato come l’imprenditore romano, nei confronti del quale è stata, altresì, addebitata l’aggravante dell’ “agevolazione mafiosa” di cui all’art. 7 della legge n. 203/1991, abbia impegnato poche decine di migliaia di euro a fronte di diversi milioni di euro previsti dai bandi di gara, circostanza ampiamente conosciuta ed avallata dai soggetti preposti al controllo

Le indagini hanno fatto luce su un diffuso sistema illecito che, attraverso la reiterata commissione di falsi, abusi e atti corruttivi, ha compromesso il corretto impiego delle risorse pubbliche non consentendo lo sviluppo e la crescita del territorio, l’elevazione del livello dei servizi resi al cittadino e costituendo, di fatto, un ostacolo alla realizzazione del potenziale di crescita che il
territorio e’ in grado di esprimere.

I NOMI:

MISURA CAUTELARE IN CARCERE:
1) BARBIERI Giorgio Ottavio, 42 anni – residente a Roma;

MISURA CAUTELARE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI:
2) DE CARO Vincenzo, 66 anni – residente a Cosenza;
3) GUARNACCIA Gianluca, 43 anni – residente a Montalto Uffugo (CS);
4) GUIDO Carmine, 58 anni – residente a Rende (CS);
5) TROZZO Marco, 46 anni – residente in Cosenza Contrada Tenimento;
6) TUCCI Francesco, 63 anni – domiciliato in Castrolibero (CS);
7) ZINNO Luigi Giuseppe, 64 anni – residente in Cosenza;
MISURA CAUTELARE DELL’OBBLIGO DI DIMORA NEL COMUNE DI RESIDENZA:
8) OLIVERIO Gerardo Mario, 65 anni – residente a San Giovanni in Fiore (CS);
9) OLIVERIO Marco, 44 anni – residente in Casali del Manco (CS).

MISURA CAUTELARE DEL DIVIETO TEMPORANEO DI ESERCIZIO DELL’ATTIVITÀ
PROFESSIONALE:
10) CITTADINI Carlo, 43 anni- residente a Roma;
11) DELLA FAZIA Ettore, 58 anni – residente a Roma;
12) FALVO Gianbattista, 62 anni – residente in Mendicino (CS);

MISURA CAUTELARE DELLA SOSPENSIONE DALL’ESERCIZIO DI UN PUBBLICO
UFFICIO:

13) GUZZO Rosaria, 63 anni – residente a Castrolibero (CS);
14) LATELLA Pasquale, 54 anni – residente in Scalea (CS);
15) MELE Damiano Francesco, 52 anni – residente a Celico (CS);
16) RIZZO Paola, 49 anni – residente in Rende (CS);

 

 

 

 

Tragedia del Raganello, sette persone finiscono nel registro degli indagati

CASTROVILLARI (CS) – La Procura della Repubblica di Castrovillari ha emesso sette informazioni di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia delle gole del torrente Raganello che il 20 agosto scorso ha provocato la morte a causa di un’onda di piena di 10 escursionisti.

Gli avvisi sono stati emessi, ha riferito il Procuratore Eugenio Facciolla, «in considerazione degli atti istruttori irripetibili che devono essere effettuati. E’ doveroso, oltre che obbligatorio, che la giustizia dia una risposta rapida»

GLI INDAGATI

Sono stati iscritti nel registro degli indagati i sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, Alessandro Tocci, Antonio Cersosimo e Antonio Carlomagno,  il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, Gaetano Gorpia, dirigente dell’ufficio Biodiversità dei Carabinieri Forestali, e le guide escursionistiche Giovanni Vancieri e Marco Massaro.

 

Smantellato sodalizio di droga sulla Costa degli Dei, 14 indagati

VIBO VALENTIA – Blitz stamane dei carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia con la conseguente emissione di otto misure cautelari tra il capoluogo calabrese e Nerviano, nel milanese. L’accusa riguarda un vasto affare di droga e spaccio sulla Costa degli Dei, da parte di un gruppo familiare a capo di un sodalizio criminale che aveva costituito una fitta rete di vendita della droga lungo la zona costiera del vibonese. L’operazione ha portato agli arresti domiciliari sei persone, mentre per altre sono scattati gli obblighi di dimora. Secondo le prime indagini, il Gip del Tribunale di Vibo Valentia andrebbe a contestare alle persone fermate, di essere vicine alla locale cosca di ‘ndrangheta degli Zungri, ritenendoli responsabili di spaccio di stupefacenti a vario titolo.

 

 

 

 

 

Crisalide, indagato anche il vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme

LAMEZIA TERME (CZ) – Anche il vicepresidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme, Giuseppe Paladino, oltre all’ex consigliere Pasqualino Ruberto, risultano tra gli indagati nell’inchiesta “Crisalide”, condotta dalla Dda di Catanzaro sulla cosca “Cerra – Torcasio – Gualtieri”. Nell’ambito dell’indagine 52 persone sono state sottoposte a fermo. I carabinieri, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno effettuato perquisizioni nelle case e negli uffici dei due indagati eseguendo un decreto dell’autorità giudiziaria. Secondo l’ipotesi accusatoria, Paladino si sarebbe incontrato con Antonio Miceli, considerato il reggente della cosca, al quale avrebbe chiesto l’appoggio in occasione delle elezioni comunali svoltesi nel maggio del 2015 in cui Paladino era candidato a sostegno di Pasqualino Ruberto.