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Comitato Prendocasa, sedici indagati, tra le accuse associazione per delinquere

COSENZA – Associazione a delinquere finalizzata all’invasione seriale di edifici pubblici e privati, violenza privata e furto di energia elettrica. Sono questi alcuni dei reati contestati dalla Procura di Cosenza a cinque componenti del Comitato Prendocasa.

Sedici in tutto le persone indagate relativamente all’occupazione dello stabile dell’Aterp sito in Via Savoia, dove senzatetto hanno occupato lo stesso dall’autunno del 2016. Sotto l’occhio del ciclone anche l’occupazione dell’ex Hotel Centrale, sempre a Cosenza dal dicembre 2017.

Un fascicolo di circa cinquemila pagine nel quale si fa riferimento anche a minacce, soprusi e, in alcuni casi  ad episodi di violenza fisica esercitata nei confronti di migranti, obbligati, pare a prendere parte alle varie manifestazioni in piazza.

Nel frattempo gli stabili restano occupati, in attesa che si completino le procedure concordate con Palazzo dei Bruzi e sottoscritte davanti al prefetto, per l’assegnazione di alloggi alternativi. Gli indagati, difesi Giuseppe Lanzino, Maurizio Nucci e Giovanni Cadavero, hanno deciso di non rilasciare alcuna intervista.

Elezioni Cosenza, aperta inchiesta su tessere elettorali romeni

COSENZA – La Procura della Repubblica di Cosenza ha aperto un’inchiesta dopo che alcuni certificati elettorali destinati a cittadini romeni residenti nella città interessata dalla tornata amministrative di domenica 5 giugno, sono stati trovati dai carabinieri, durante una perquisizione domiciliare, nell’abitazione di un cittadino italiano. L’uomo che è stato denunciato non avrebbe dovuto avere i documenti elettorali per il ritiro dei quali, invece, era stato delegato un cittadino romeno regolarmente residente a Cosenza. I certificati elettorali sono quelli destinati a cittadini romeni chiamati ad esercitare il diritto di voto alle elezioni amministrative di domenica. I certificati sequestrati dai carabinieri sono adesso a disposizione della Procura della Repubblica che ha aperto un fascicolo sul caso. L’inchiesta è coordinata dal procuratore  aggiunto Marisa Manzini.

Arresti Rende, anche il boss Lanzino assunto nelle cooperative

RENDE (CS) – C’era anche il boss Ettore Lanzino fra le persone impiegate nella cooperativa Rende 2000. La sua assunzione, è stato ricostruito dagli inquirenti nell’inchiesta, avvenne nel 2008 e durò alcuni mesi. Un collaboratore di giustizia ha svelato che il boss cosentino “venne assunto solo in modo fittizio tale da fargli percepire lo stipendio (ammontante a circa 750 euro mensili) pur senza prestare effettiva attività lavorativa”. Lanzino, condannato per omicidio, era stato inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi. Venne arrestato nel 2012 in un appartamento di Rende. Per gli inquirenti della Dda di Catanzaro e per il gip Carlo Saverio Ferraro, la sua, come “tutte le assunzioni presso la cooperativa Rende 2000, venivano decise o condivise da Sandro Principe”.

‘ndrangheta, maxi operazione nella locride

REGGIO CALABRIA – Alle prime luci dell’alba, in provincia di Reggio Calabria, è scattata una vasta operazione anticrimine condotta congiuntamente dalle Fiamme Gialle e dai Carabinieri nei confronti di un gruppo di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito, con l’aggravante del metodo mafioso, operanti nella Locride ed, in particolare, nei Comuni di Siderno, Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa Jonica. L’operazione, che ha impegnato oltre 400 militari, tra finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e carabinieri del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e dello squadrone eliportato carabinieri “Cacciatori di Calabria”, ha portato all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica-Dda di Reggio Calabria a carico di 34 persone, nonché a perquisizioni nei confronti di 52 indagati ed al sequestro preventivo di beni mobili, immobili e società per un valore di circa 15,5 milioni di euro. L’indagineprende le mosse dalla denuncia di un imprenditore operante nel settore tipografico, ora residente insieme alla sua famiglia in località protetta, che ha delineato una complessa attività di usura ai suoi danni da soggetti contigui alle cosche di ‘ndrangheta operanti nei Comuni della fascia Jonica della Locride, gli “Ursino-Macrì” e “Jerinò” di Gioiosa Jonica, i “Rumbo-Galea-Figliomeni” di Siderno, i “Bruzzese” di Grotteria, i “Mazzaferro” di Marina di Gioiosa Jonica. Le indagini, corroborate dalle investigazioni dei carabinieri del Ros sulle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, hanno permesso di ricostruire la struttura della locale della ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica, riconducibile alle famiglie Ursino – Macri’ – Jerino’ e individuare un consistente giro di usura ai danni di oltre 50 persone alle quali le cosche applicavano interessi usurari oscillanti tra il 50% ed il 500% annuale. Le indagini hanno evidenziato che quando la vittima di usura non poteva far fronte agli interessi mensili con il denaro, veniva costretta, in alcuni casi, ad emettere fatture false a favore di società riconducibili e/o vicine agli usurai, al fine di far figurare costi mai sostenuti da queste ultime ed abbattere così la base imponibile ai fini della successiva tassazione. Molti dei componenti della locale di Gioiosa Ionica sono già detenuti in quanto coinvolti in varie operazioni di polizia giudiziaria e colpiti da condanne, pertanto il provvedimento di fermo è stato emesso a carico degli affiliati in stato di libertà, sul conto dei quali sono emersi concreti elementi a suffragio della sussistenza del pericolo di fuga all’estero, in considerazione degli strettissimi legami tra la ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica e la criminalità organizzata di matrice calabrese operante in Canada che, come accertato, tra l’altro nei processi “Crimine” e “Morsa sugli appalti”, costituisce una diretta emanazione della stessa “società” gioiosana.

Mehdi, proseguono le indagini per accertare i collegamenti con l’Isis

Conferenza stampa arresto hamil MahdiCOSENZA – Proseguono senza sosta le indagini della Digos di Cosenza e del Servizio Centrale Antiterrorismo per accertare se il marocchino Hamil Medhi, arrestato per auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, avesse una rete di collegamenti che gli hanno fornito supporto nel suo processo di radicalizzazione. Gli inquirenti infatti, vogliono stabilire come ha fatto l’uomo ad entrare in contatto con gli ambienti del radicalismo internazionale. Il giorno in cui Hamil Medhi viene fermato nell’ aeroporto di Istanbul, sul suo telefono sono arrivate ben 18 chiamate da un’utenza che risulta a sua volta in contatto con quella Anas el Abboubi, il marocchino della provincia di Brescia che si troverebbe in Siria e arrestato nel 2013 con l’accusa di essere il fondatore della filiale italiana di “Sharia4”, il movimento ultraradicale dell’imam belga Omar Bakri messo al bando nel 2010. Hamil Medhi risulta in contatto anche con un’utenza belga che risulta a sua volta essere in contatto con quella utilizzata da Ayoub El Khazzani, l’attentatore del treno Parigi-Amsterdam. L’attenzione degli investigatori non è concentrata solamente sui contatti telefonici. Le indagini, infatti, mirano anche ad accertare i vari contatti che Hamil Medhi potrebbe aver avuto in Turchia da dove, secondo l’accusa, sarebbe poi ripartito alla volta della Siria per unirsi all’Isis. Nel tentativo di trovare elementi utili alle indagini è stato nominato un perito tecnico che dovrà compiere accertamenti sul computer ed i telefoni sequestrati al marocchino arrestato. Ad un interprete, inoltre, è stato affidato l’incarico di tradurre tutto il materiale scritto in arabo ed i numerosi video sequestrati.

Appropriazione indebita, indagato avvocato di Cosenza

tribunale cosenzaCOSENZA – Il pubblico ministero di Cosenza Donatella Donato ha chiuso le indagini nei confronti di un avvocato che esercita nel capoluogo bruzio, accusato di essersi appropriato indebitamente di una consistente parte del risarcimento ottenuto in favore di un cittadino extracomunitario da lui rappresentato in un giudizio civile contro l’Azienda ospedaliera di Cosenza. La transazione avrebbe stabilito un risarcimento di 220 mila euro ma l’avvocato ne avrebbe girato solo 50 mila a favore del suo cliente, trattenendone 170 mila euro in modo indebito invece di darli al legittimo beneficiario.

L’ennesimo atto intimidatorio: incendiata l’auto del consigliere regionale Bova

fonte: Ansa Calabria
fonte: Ansa Calabria

AMARONI (CZ) – Ancora un’intimidazione scuote la notte calabrese. Vittima dell’atto vile è, questa volta, Arturo Bova, consigliere regionale della Calabria e presidente della Commissione della Regione contro la ‘ndrangheta: la sua auto, nel corso delle ore notturne è stata incendiata da ignoti. Non è la prima volta che Bova finisce nel mirino degli attacchi: già lo scorso mese di aprile due sue automobili avevano subito la medesima sorte. Il consigliere, avvocato penalista di professione, ha presentato denuncia ai carabinieri di Girifalco che hanno avviato immediatamente le indagini. In particolare, gli uomini delle forze dell’ordine stanno indagando per verificare se nel corso della notte ci Arturo Bovasiano stati movimenti sospetti che possano consentire di risalire agli autori dell’episodio. Al momento, nessuna ipotesi è esclusa per quel che riguarda il movente delle intimidazioni ai danni di Bova.

Quest’ultimo, lo ricordiamo, vive ad Amaroni, piccolo centro della provincia catanzarese, di cui è stato primo cittadino fino alla sua elezione in Consiglio Regionale, all’interno del quale, essendo esponente del Pd, è stato eletto con la lista Democratici progressisti.

 

Mormanno, operaio muore sul posto di lavoro. Avviate le indagini

cantiereMORMANNO (CS) – Un operaio marocchino, Faid Haireche, di 44 anni, è morto in un incidente sul lavoro avvenuto a Mormanno. Il cantiere era stato allestito per i lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria. L’operaio lavorava per una azienda di carpenteria metalliche. I carabinieri hanno avviato le indagini per ricostruire la dinamica dell’incidente. L’area dell’incidente è stata sequestrata.

Trebisacce, automobile travolge e uccide una donna

Una pattuglia dei carabinieri di Borgo ValsuganaTREBISACCE (CS) – Caterina Petrone, 65 anni, è morta in un incidente stradale avvenuto a Trebisacce. La donna, per cause ancora in corso di accertamento, è stata investita da una Lancia Y10 guidata da un uomo che ha subito prestato soccorso alla sessantacinquenne. La signora è morta durante il trasporto verso l’ospedale di Rossano. Sull’accaduto sono in corso le indagini dei carabinieri.

Sanità Crotone, muore a 35 anni e incinta di due gemelli. Aperta inchiesta

ospedale San Giovanni di DioCROTONE – Era al sesto mese di gravidanza e in attesa di due gemelli. Maria Scarpino, 35 anni, è morta nella giornata di ieri nell’ospedale di Crotone per cause ancora in corso d’accertamento. Non ce l’hanno fatta neanche i due gemelli. La Procura della Repubblica di Crotone, anche sulla base di una denuncia presentata dal marito della donna che parla di “inadempienze da parte dei medici”, ha aperto un’inchiesta. La donna era già madre di un bambina di tre anni e faceva l’infermiera nella struttura per anziani Rsa di Campana.