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Cromosomi a Roma per il lancio di “Faber Nostrum”

Rende (CS)- Cromosomi è un progetto nato nel 2016 da un’idea di Claudia Pellegrino, con il supporto di Francesco Staino, Noemi Cirillo, Vanessa Putignano, Alfio Martire e Giulia Panza.

Il progetto sposa le idee di promozione del panorama dell’indie italiano, dando risalto all’arte visiva, in particolar modo a quella illustrativa.

Cromosomi focalizza la sua attività soprattutto sugli gli artisti emergenti e talentuosi (sia nel mondo della musica che in quello dell’illustrazione), e sulla programmazione generale degli eventi nel Bel Paese. Oggi, Cromosomi vanta un profilo Instagram seguito da oltre 126mila follower, in perenne interazione. Una visibilità che ha raggiunto l’occhio di Sony Music Italia, società che ha deciso di collaborare con il marchio calabrese nella realizzazione di una mostra in occasione dell’evento “Faber Nostrum”, la cui presentazione avverrà oggi pomeriggio, a Roma.

Vasco Brondi, Gazzelle, Ex Otago, Cimini feat. Lo Stato Sociale, Willie Peyote, Motta, Canova, Zen Circus, Ministri, Colapesce, The Leading Guy, La Municipàl, Fadi, Pinguini Tattici Nucleari e Artù, questi sono gli artisti che fanno parte della playlist già presente sulla piattaforma digitale Spotify (intitolata “Faber Nostrum”).

‹‹Un’esperienza unica e una collaborazione che, speriamo, possa durare anche dopo questo evento. Il lavoro svolto ci porta a pensare che questo sia solo l’inizio. L’idea di fondere arte visiva e musica sembra risultare vincente. Non è detto che, nei prossimi mesi, possano esserci delle piacevoli sorprese per i nostri follower. Invitiamo quest’ultimi, oggi, a restare sintonizzati sulla pagina Instagram››, queste le parole dei ragazzi che saranno presenti alla conferenza stampa di presentazione dell’album.

Una nuova sfida per questo gruppo che ha avuto origine in terra calabra. Cromosomi punta ad avere sempre più risonanza sul territorio nazionale e collaborerà con più festival che si terranno nella bella stagione.

Un invito, quello dello staff di Cromosomi, a provarci sempre e a seguire i propri sogni anche in un territorio austero come quello calabrese.

 

 

 

[#Games] Localhost, hai mai pensato a ciò che accade quando premi su delete?

Nella stragrande maggioranza di culture esistenti a questo mondo, l’arrecare danno, il ferire o uccidere un nostro simile è considerato reato. Ma cosa accade se trasponiamo queste stesse leggi in un’interazione uomo macchina?

Questo è il dilemma amletico che ci pone difronte LOCALHOST. Il gioco, nato dalla mente di Sophia Park, Penelope Evans, Arielle Grimes e Christa Lee, racconta il primo giorno di lavoro di un amministratore di sistema, svegliato in piena notte dal proprio capo per un lavoro “urgente”.

La commissione è semplice: cancellare il contenuto di 4 dischi spediti da un cliente alla nostra azienda.

Dopo questa brevissima introduzione il titolo ci pone dinnanzi alla minimale interfaccia di gioco: l’androide di test sullo sfondo, struttura attraverso la quale interrogheremo i “ghost” presenti nei dischi rigidi, ed i quattro drive contrassegnati da 4 colori differenti sulla destra.

Ogni colore rappresenta una personalità diversa e una volta scelta l’ia con cui vorremmo discutere basterà introdurla nell’androide, quello che arbitrariamente viene chiamato “Local’s body”, il corpo di Local. Ad ogni avvio la ginoide verrà scossa da un sussulto e si animerà in modo coerente con il contenuto del drive: più agitata sarà l’intelligenza artificiale in questione più i movimenti del robot rispecchieranno questo malessere attraverso movimenti sconnessi e frasi incoerenti.

“Localhost ha le potenzialità ma non si applica…”

Malgrado il concept accattivante e le interazioni uomo macchina che altalenano tra i più banali cliché e palesi genialità, Localhost non riesce a convincere il giocatore nemmeno come storia interattiva. La necessità di terminare il gioco più volte per assimilare informazioni altrimenti celate, la carenza di finali significativi unite ad una trama ristretta per alcuni dei drive rendono la narrazione inconsistente, difetto non trascurabile per un titolo che fa dello storytelling il suo principale punto di forza. Nemmeno la discreta colonna sonora riesce a tenere l’utente incollato allo schermo, pur vantando un tema personalizzato per ogni singolo androide.

IN CONCLUSIONE

Localhost si dimostra una buona idea mal gestita, qualora la vostra voglia di cyberpunk non sia stata soddisfatta da questo singolare indie, il nostro Mr. ha stilato un suo personalissimo podio di giochi sci fi con cui potrete appagare la vostra voglia di circuiti e metallo.

 

Daniele “Icelo” Pezzolla

Kings of Convenience, eleganza e atmosfera per il live del Castello Svevo

COSENZA – Sotto le luci di una location molto particolare e un’atmosfera unica, un momento di musica ricercato: i Kings of Convenience. Il concerto, tenutosi lo scorso venerdì grazie ad Archimedia Produzioni in collaborazione con il Castello Svevo di Cosenza, è stato introdotto da Ester Apa e Giampaolo Calabrese, che hanno ringraziato la grande partecipazione del pubblico proveniente dalla Calabria e da fuori regione. Un ringraziamento è stato dedicato, inoltre, dai Kings stessi all’unico spettatore proveniente dal Messico.

Kings of Convenience

Questo è stato il primo concerto in assoluto in Calabria per il duo norvegese, accolto con calore da un pubblico da sold out che ha riempito di applausi ogni momento del live. Erlend Øye e Erik Glambek Bøe, in Italia per il loro Quiet is the new loud, hanno celebrato i loro 15 anni di carriera con questo tour imperdibile.

Durante la serata sono stati ripercorsi i primi anni di musica del duo, con brani come Riot on an Empty Street, I’d rather dance with you e Misread. Tra un brano e l’altro Erlend Øye ha coinvolto il pubblico, con battute e aneddoti, parlando un buon italiano e rivolgendosi direttamente ai suoi spettatori. Erlend si è trasferito, infatti, da qualche anno in Sicilia e sta imparando ad amare il bel paese. I Kings, verso la fine del concerto, hanno coinvolto una fetta di fan a riunirsi sotto al palco per ballare e cantare assieme a loro. Sono stati eseguiti così i brani pop più ballabili del loro repertorio come Mrs Cold.

Kings of Convenience

Con il bis, i due norvegesi hanno incitato il pubblico a far sentire ancora più forte la loro presenza, ed ecco che viene eseguita Homesick, dove Erlend suona una tromba immaginaria con la bocca.

Folk, pop e indie rock, in un acustico che ha regalato forti emozioni sotto un cielo di stelle di una calda serata di luglio.

Miriam Caruso
Ph. Francesco Farina

 

Sold Out e Spettacolo Devastante: il Tau dell’Unical Trema Sotto i Verdena

IMG-20150401-WA0000RENDE (CS) – Le poltrone gremite di gente, l’atmosfera grondante attesa e tanti respiri agitati. Si è presentato così il Tau dell’Unical a pochi minuti dal concerto dei Verdena di ieri sera.

Appena il trio bergamasco ha fatto il suo ingresso sul palco, il pubblico si è liberato in un boato, sfogando tutto il suo impeto in Ho una Fissa ed Un Po’ Esageri.

L’impatto sonoro è devastante ed i presenti, giovanissimi e non, sono pronti ad accoglierlo a braccia aperte, agitando la testa e cantando i pezzi a squarcia gola.

Tra brani vecchi e nuovi, dal nuovo album Endkadenz a Wow fino ad arrivare a Il Suicidio del Samurai, i Verdena IMG-20150401-WA0001non danno pace, riservando ai propri fan una scaletta serrata di circa due ore da bere tutta d’un fiato, senza accorgersi che il tempo scorre velocemente.

Alberto Ferrari, front man della band, mette a proprio agio il suo pubblico, ringraziando e apprezzando la partecipazione dei presenti.

Muori Delay arriva dritta come un pugno ed è qua che le poltrone si rivelano troppo strette. Tutti si alzano ed iniziano a ballare nello spazio limitato dei corridoi. In pochi rimangono seduti, a godersi lo spettacolo nell’estasi della botta sonora.

IMG-20150401-WA0002Si ha il tempo di riprendere il respiro solo per chiedere il bis, nell’intervallo della ritirata della band dal palco, per poi ricominciare a cantare all’unisono Luna.

Un Sold Out  meritato ed uno spettacolo pauroso, i Verdena hanno buttato il loro mondo senza filtri sul palco ed il risultato è stato grandioso!

 

 

Miriam Caruso

Ph. Valentina Cavallo

 

Blonde RedHead: Brividi Ipnotici al Tau dell’Università della Calabria

blonde shadowsRENDE (CS) – Blonde RedHead, un nome storico che molti di voi ricordano dal loro glorioso esordio negli anni ’90, sabato sera hanno portato il loro “indie rock statunitense”, se possiamo definirlo così ma potrei aggiungere anche psichedelico/elettronico e tanto altro, al TAU dell’Università della Calabria.

Uno spettacolo atteso e apprezzato da un pubblico esigente, come quello che ci si aspetta di trovare nel frenetico movimento culturale presente  all’Unical.

Il Trio Pace/Makino, i fratelli di origine italiana uniti dall’eleganza giapponese, hanno regalato uno spettacolo di suoni dilatati e ipnotici, musiche vibranti e tanti occhi incollati al palcoscenico.

Il pubblico, rapito dalle onde fluide che rimbalzavano tra le mura del Tau, è stato appagato dalla voce di Makino che, nonostante il mal di gola, è riuscita a mantenere un timbro caldo, rotondo e sensuale, arioso al punto giusto da far sognare i presenti. I tre sembravano totalmente immersi in un’altra dimensione, in una danza onirica, tanto da meritare applausi devastanti ad ogni pausa tra un pezzo e l’altro. blonde live

Le sensazioni dei presenti erano palpabili: un’esperienza talmente bella da sentirsi male.

Il set usato per il live cambiava a seconda dei pezzi eseguiti: Kazu Makino ha iniziato la serata con le mani sul mellotron per poi alternarsi tra chitarra e basso. Amedeo Pace, chitarra solista, tastiere ed effetti, è la seconda bellissima voce della band, nostalgica e chiara, aumenta la concezione di particolarità del sound. Infine Simone Pace completa con la sezione ritmica alla batteria, con un drumming sempre perfetto e giocato sull’autonomia delle braccia.

Un’esperienza internazionale segnata da unicità e originalità d’oltreoceano.

 

 

Miriam Caruso

SoundCheck!

saxNote sconosciute, artisti, musicisti che afferrano una chitarra, un basso o delle bacchette di legno, alzano il volume degli amplificatori e raccontano la loro anima al mondo, scoprendo la loro intimità all’orecchio di un passante, dell’amico fidato, del pubblico del pub affollato in fondo alla strada, in un tardo sabato sera.

Il Mainstream ha monopolizzato gusti e casse stereo, oscurandoci il piacere di ascoltare band che vivono di musica e non di soldi facili.
Siamo il pubblico pagante e non dobbiamo accontentarci di acquistare prodotti preconfezionati, ma “cibo” sano per le nostre orecchie.
Siamo gli attori senza grande pubblico a cui basta un palcoscenico per sentirci vivi.

Se vuoi assaporare chi ha da raccontarti uno scorcio di musica nuova, sei nel posto giusto. Raccogliamo storie e sogni di band e musicisti che hanno voglia di parlare con i loro dischi.

 

Miriam Caruso