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Iniziativa di Insegnanti Calabresi e Miseria Ladra per un reddito di dignità

COSENZA – Sabato 17 ottobre si è svolta a Cosenza, in piazza XI Settembre, la campagna Miseria Ladra, una giornata contro la disuguaglianza sociale e la povertà. Il Movimento dei docenti autoconvocati è stato tra i promotori nella citta bruzia di questa importante giornata di solidarietà e sensibilizzazione.

Questo il messaggio che hanno inteso veicolare: miseria ladra (1)

“La scuola con il 17% di dispersione scolastica vive drammaticamente il problema del reddito di dignità. Sempre più alunni lasciano i banchi di scuola in cerca di un lavoro, perché la famiglia non può mantenerli agli studi, sperando così di affermare la loro dignità esistenziale, mentre spesso finiscono con il perderla completamente, circuiti da mafia e corruzione sociale che in tale disuguaglianza si alimentano. E se l’articolo 3 della Costituzione afferma che è compito della Repubblica rimuovere ogni ostacolo di tipo economico e sociale affinché ciascuno possa aver garantita la libertà e l’eguaglianza, allora è necessario il riconoscimento di un reddito minimo che sia considerato un investimento sociale e non un costo, come molti credono.  Molti alunni, che versano in condizioni economiche disperate, si vedono, loro malgrado, privati del diritto allo studio e alla formazione, ma se avessero un sostegno economico di certo molti di loro potrebbero continuare a costruire il proprio futuro, potrebbero lottare con dignità per il loro progetto di integrazione sociale. Un reddito di dignità potrebbe e dovrebbe garantire tutto questo, senza costringere nessuno ad un lavoro “ad ogni costo, purché sia”, fuori dall’assistenzialismo e dalla deriva “workfarista” che potrebbe sollecitare, se non impostato correttamente in una politica rigorosa e rispettosa dei diritti della persona. I principi sottesi al reddito minimo devono certamente stabilire regole per la sua attribuzione, partendo però da un’idea di individualità e sufficienza, e non come prevede invece il REIS (reddito di inclusione sociale) l’attribuzione dello stesso al capo famiglia con una impostazione maschilista e familista. Anche Landini, superata l’idea della retribuzione legata alla prestazione lavorativa necessaria, ha accolto nella sua idea di Coalizione sociale la necessità di una negoziazione sociale anche riguardo al reddito minimo, ossia di una nuova complessiva interazione, capace di definire scelte politiche e sociali pertinenti e sostenibili in un welfare sociale che promuova offerte percorribili, e tra queste il reddito minimo ha un ruolo prioritario e non può più attendere. Accogliamo dunque tale proposta, evidenziando infine che il programma dell’alternanza scuola-lavoro contenuto nella Legge 107/2015, cosiddetta Buona Scuola, a nostro parere, va in direzione contraria, legalizzando una forma di lavoro che nei fatti è mero sfruttamento degli studenti: un lavoro a qualunque costo, per rendersi utili agli occhi della comunità. A questo diciamo perentoriamente NO! Con l’auspicio di restituire agli alunni il loro diritto allo studio. Nient’altro.”

Solidarietà al personale ATA

aula-scuolaCOSENZA – Gli “Insegnanti Calabresi, PSP- Partigiani Scuola Pubblica”, ricordando che la scuola non la fanno solo i docenti, solidarizzano con il personale ATA in quanto nella Legge 107/2015 tale personale è completamente dimenticato.
Però il governo non ha dimenticato di anticipare i  tagli, infatti  a decorrere dal 1 settembre 2015, secondo la Legge di stabilità 2015,  i dirigenti scolastici non possono conferire supplenze brevi per coprire le assenze degli assistenti amministrativi, tranne se la scuola ha un organico di diritto con meno di tre posti; non possono conferire supplenze, in nessun caso, nel caso in cui ad assentarsi sia un assistente tecnico e se, invece, ad assentarsi sarà un collaboratore scolastico, per i primi sette giorni non è prevista alcuna possibilità di sostituzione.
Ma una soluzione, allegra, l’hanno trovata: infatti possono essere assegnate ore eccedenti al personale in servizio, per la sostituzione dei colleghi assenti e per far questo occorrerà utilizzare il Fondo di Istituto per retribuire tali ore. Quindi il Fondo, destinato al miglioramento dell’offerta formativa, verrà depauperato notevolmente, visto che i dirigenti dovranno utilizzarlo prioritariamente per il pagamento delle ore eccedenti. Intanto il personale verrà sfruttato e spostato come si vorrà.
No dimentichiamo poi che questa categoria di lavoratori pagherà un prezzo altissimo ora che il personale delle province dovrà essere ricollocato e la scuola è una delle destinazioni a cui sarà inviato.
Già dal 2008/2009  con la Gelmini il personale ATA ha subito tagli inverosimili, pagando con la perdita di occasioni di lavoro, che per molti erano alla base del proprio sostentamento.

Oggi c’è una proposta di revisione dei comparti di contrattazione, tramite la quale l’Aran e Cgil, Cisl, Uil vogliono spedire il personale Ata in un nuovo comparto chiamato ‘pubblico impiego’ insieme a tutti gli amministrativi e personale di servizio (uscieri) statali (enti locali, enti pubblici non economici e sanità compresi). Vogliono togliere al personale Ata ogni speranza di veder riconosciute le specificità della categoria, legate appunto alla scuola, per essere trasformati in meri ‘travet’ esecutivi e di servizio (senza ruolo di coadiuzione educativa per collaboratori ed aiutanti tecnici e senza riconoscimento alcuno delle responsabilità che gravano sugli amministrativi ed in particolare sui dsga per la firma di bilanci che altrove non avranno mai lo stesso spessore). L’obiettivo è quello dell’omologazione e di salari ancor più banali, inchiodati e senza riconoscimenti specifici né indennità di funzione per tutti gli Ata.
La nostra solidarietà al personale ATA è totale, né si possono accettare minimi cenni di apertura davanti a problemi così gravi, se si pensa poi che molte scuole, in assenza ad esempio del personale tecnico, non potranno utilizzare  i propri laboratori, privando gli alunni del loro sacrosanto diritto allo studio.
Temiamo infine le possibili sorprese che potrebbe riservarci la Legge di stabilità 2016 di imminente emanazione, per cui rivolgiamo un appello affinché la scuola non venga nuovamente penalizzata, ma intanto, ben poco fiduciosi, restiamo in allerta, pronti a denunciare qualsiasi ulteriore abuso ai danni della stessa, che sembra non debba smettere di versare sangue, a causa di un governo irresponsabile.

La Buona Scuola: insegnanti contestano convegno a Pedace

PEDACE (CS) – Ieri pomeriggio, 29 settembre, gli “Insegnnati calabresi” in rappresentanza di tutti i comitati provinciali, hanno contestato a Pedace gli organizzatori e relatori del Convegno sulla Riforma “La Buona Scuola” perchè considerata una riforma “classista, vergognosa e privatistica”.
Fra le motivazioni degli insegnanti le scuole che saranno costrette a chiudere, gli studenti pagheranno le rette di quelle rimaste in piedi  e i licenziamenti di massa che si prospettano  per  via degli esuberi causati dalla Riforma. massimo
Al convegno sono quindi  intervenuti – per portare le ragioni  degli insegnanti i – Prof.ri Giovanni Spadafora e Lara Nocito. Il primo, in rappresentanza del Movimento docenti autoconvocati, ha stimolato l’assemblea ad una riflessione sulla pericolosità di una legge che emargina gli alunni le cui occasioni di stimolo e crescita sono già poche in terra di Calabria. Ha poi rilevato come questo governo imponga la propria volontà senza confronto democratico e con inganni semantici (vedi “Buona” scuola o contratti a “tutele crescent”), che nei fatti ledono i diritti più elementari dei cittadini/lavoratori. La prof.ssa Nocito ha invece rilevato l’imbroglio dell’alternanza scuola/lavoro che ruba dignità agli studenti, sfruttati nell’illusione dell’esperienza formativa.

Tra i relatori del convegno invece figurava il DS Andrea Codispoti che ha messo in evidenza come non sia possibile una “Buona scuola” in cui dirigenti e docenti si trovino in contrapposizione, rilevando, inoltre, l’assurdità dell’azione di precarizzazione messa in atto dalla legge 107/2015: infatti, afferma il prof. Codispoti, a regime, la legge collocherà tutti i docenti in uno stato di precariato che rischia anche di allontanare tutti dalla sede di titolarità, ottenuta dopo anni di sacrifici.

L’intervento del segretario provinciale del PD, Guglielmelli, ha tentato di evidenziare la bontà della riforma, tra i motivi addotti la fine,a suo dire, del precariato e la possibilità per gli alunni di vivere un’esperienza formativa attraverso l’alternanza scuola/lavoro.

Infine, l’intervento del segretario della FIOM Calabria, Massimo Covello, sempre sensibile ai problemi della scuola, che ha ben spiegato l’inadeguatezza di questa riforma che non tutela i diritti degli studenti ad una scuola pubblica, luogo da sempre di riscatto sociale, favorendo piuttosto la privatizzazione dell’istruzione. Inoltre, il segretario della FIOM, ha esplicitamente posto l’attenzione sulla pericolosità dell’aziendalizzazione della scuola.

 

 

Gli Insegnanti calabresi all’assemblea sindacale del primo giorno di scuola

CATANZARO – Quello che per il ministro Gainnino è stato un inizio di anno scolastico sereno, per molti insegnanti, coinvolti nella delicata questione della Riforma scolastica, è stato un inizio  dianno anomalo certamente anomalo.

Anche gli “Insegnanti calabresi” e il “Comitato per la Scuola della Repubblica di Catanzaro” hanno partecipato all’ assemblea sindacale. Per la provincia di Catanzaro la sede prescelta è stata l’ITC Grimaldi-Pacioli di Catanzaro Lido.

Presenti tutte le sigle sindacali maggiormente rappresentative, FLC CGIL, CiSl, UIL, SNALS, GILDA, che hanno organizzato l’evento cui hanno aderito ben 5 mila docenti. L’affluenza é stata altissima, la sala non era sufficiente a contenere tutti e una buona parte degli insegnanti ha seguito lo svolgimento dell’assemblea da alcuni schermi Giganti collocati in fondo alla sala.insegnanti calabresi intervengon all'assemblea del 1 giorno

Gli interventi dei sindacalisti hanno illustrato la situazione in cui si trova la Riforma sul piano attuativo, la loro opera di contrasto fin qui portata avanti e quella che hanno in programma di effettuare, diramandone le strategie attraverso comunicati che faranno seguito alle varie fasi di attuazione della Riforma,  ai vari appuntamenti ai quali saranno chiamati gli organi collegiali, ai vari compiti a cui saranno chiamati i docenti. Al termine degli interventi dei sindacalisti, la parola è passata ai docenti, molti dei quali hanno chiesto ragione ai Sindacati degli interventi fatti per arrestare il corso della legge, alcuni hanno portato le loro esperienze personali, altri hanno rilevato come i docenti con le loro spaccature interne non hanno consentito all’azione di contrasto di essere più efficace, altri hanno prodotto proposte di nuove azioni di contrasto, quali il blocco dei viaggi d’istruzione o il blocco delle prove invalsi. In questa fase sono intervenute al microfono anche due docenti dei comitati insegnanti di ruolo di Lamezia e Catanzaro, in lotta da diverso tempo sul territorio e fuori regione, Prof.sse Bianca Laura Granato e Gianfranca Bevilacqua,  recentemente reduci dall’incontro dell’11 settembre con l’assessore regionale Federica Roccisano, per portare a conoscenza i convenuti di quanto fin qui é stato fatto da loro, senza esito, per ottenere il ricorso di incostituzionalità ex art. 127 della legge di Riforma scolastica, soprattutto per evidenziare il carattere politico delle risposte ottenute dal Governatore Oliverio.

Grande riscontro di interesse  ha avuto questa azione nell’assemblea. I docenti del collettivo hanno raccolto nuove adesioni ai comitati sorti spontanei per estendere le ragioni del contrasto a tutta la cittadinanza calabrese, che sarà profondamente svantaggiata dall’attuazione della legge 107. La cittadinanza sarà coinvolta oltre che nelle azioni di contrasto anche in quelle di discussione e miglioramento della Legge di Iniziativa Popolare per una vera buona scuola della Repubblica, già depositata 2 volte in Parlamento.

Insegnanti calabresi a Reggio C.: varare mozione scuola

Ph: Ansa Calabria
Ph: Ansa Calabria

REGGIO CALABRIA – Una rappresentanza di docenti della scuola pubblica ha dato vita ad un sit-in di protesta davanti la sede del Consiglio Regionale della Calabria dove sta per cominciare una seduta dell’Assise. Riuniti in un comitato spontaneo, provenienti da ogni zona della Calabria, gli insegnanti chiedono che anche il Consiglio della Calabria, così come avvenuto in altre regioni, approvi una mozione di incostituzionalità del Decreto “Buona Scuola” recentemente varato dal Governo.

Riforma della ‘Buona scuola’, Occhiuto a sostegno degli insegnanti calabresi

COSENZA – Domani il Consiglio Regionale della Calabria discuterà la mozione sull’incostituzionalità della Buona Scuola pe cui i docenti calabresi – e non – sono in stato di agitazione. A questo proposito si è espresso a sostegno delle ragioni del Comitato degli insegnanti calabresi il sindaco e presidente della Provincia Mario Occhiuto:M. Occhiuto

“Sono vicino a tutto il mondo della Scuola e in particolare al comitato degli insegnanti calabresi che attraversano un delicato momento, trovandosi in stato di agitazione rispetto all’idea di vedere attuata la legge sulla Buona scuola – afferma il sindaco e presidente della Provincia Mario Occhiuto – Comprendo infatti le motivazioni per cui si battono e domani sarò virtualmente con loro quando manifesteranno fuori dalla sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria. Mi auguro – aggiunge – che la massima assise del nostro territorio in questa circostanza approvi la mozione all’ordine del giorno proprio sull’incostituzionalità della legge 107/2015 con la quale s’impegna il Presidente Oliverio e la Giunta regionale a sollevare la questione di legittimità sulla norma. Il Governo, nella fase generale già critica, in fatto di riforma della scuola deve garantire un percorso che sia ampiamente condiviso dal corpo docente, mentre l’attuale legge non ha ottenuto un consenso diffuso bensì il contrario”.

I docenti calabresi esprimono solidarietà ai lavoratori dell’Ikea

mov doc autoconvocati cosenzaCOSENZA – “Insegnanti calabresi” e il Movimento docenti autoconvocati solidarizzano, insieme a “Docenti per la Scuola Statale Pubblica “, con le lavoratrici e i lavoratori dell’IKEA che da giorni manifestano il loro dissenso nei confronti delle nuove politiche gestionali della società datrice di lavoro. I lavoratori dell’Ikea sono di nuovo in sciopero dall’inizio di agosto in tutto il paese e chiedono all’azienda che sia rinnovato il contratto integrativo aziendale, che garantiva una serie di benefici rispetto al contratto nazionale del commercio.
Alcuni degli striscioni di protesta riassumono bene la situazione: “Lavoratori italiani, mobili svedesi, stipendi cinesi” e “Offerta speciale, sconto del 20 per cento su tutti i dipendenti Ikea”.
La trattativa tra sindacati e azienda è in atto, ma i risultati tardano ad arrivare. L’IKEA, a livello internazionale, non è certo in crisi e si fa fatica a comprendere come si possano pretendere dai lavoratori condizioni di lavoro peggiorative. Non è più tollerabile che l’unica attenzione,in qualsiasi luogo di lavoro, venga assegnata al mero profitto.
I docenti calabresi sono vicini ai colleghi lavoratori IKEA e si rendono disponibili a partecipare ad eventuali azioni di lotta contro l’abuso dei diritti dei lavoratori, diritti che tutte le categorie unite devono assolutamente difendere.

Riforma Scuola, gli insegnanti calabresi depositano mozione in Consiglio Regionale

Il giorno di Ferragosto i docenti calabresi hanno depositato una mozione in Consiglio Regionale perché sia adita la Corte Costituzionale contro la Riforma della Scuola del Governo Renzi.11733812_698007236997874_1986027308_o

Dopo la richiesta di un appuntamento ufficiale, non ancora concesso, fatta al Governatore della Regione, I docenti hanno elaborato e condiviso una mozione, indirizzata al Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio e al Presidente del Consiglio Regionale, Nicola Irto, per promuovere la questione di legittimità costituzionale, ex art.127 comma secondo della Costituzione davanti alla Corte costituzionale, contro la Legge 107/2015, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 luglio.

I promotori dell’iniziativa, Comitato per la scuola della Repubblica – Catanzaro e provincia, gli “Insegnanti Calabresi”, il Movimento Docenti Autoconvocati di Cosenza, i Comitati docenti di Vibo, Crotone, Reggio Calabria, hanno richiesto al Presidente del Consiglio Regionale l’inserimento della mozione all’ordine del giorno della seduta del 31 agosto.

La mozione va inserita con urgenza, poichè il 13 settembre 2015, scadranno i termini per la proposizione del ricorso della Regione Calabria .

Secondo i promotori dell’iniziativa, questa Riforma della scuola lede le competenze regionali ed è un oltraggio alla Costituzione, di cui tradisce numerosi principi. In particolare si individuano violati gli articoli 3 e 33 della costituzione laddove non viene garantito il diritto allo studio e la libertà di insegnamento nel momento in cui tale diritto dipenderà dalle disponibilità economiche degli enti locali, sui quali graverà parte della gestione delle attività scolastiche, e dagli orientamenti dei dirigenti scolastici, che proprio in virtù dei “super poteri” di cui saranno investiti, potrebbero anche essere portati a scavalcare i ruoli e le competenze delle stesse amministrazioni regionali.

Ma la riforma avrebbe ripercussioni notevoli anche sul piano sociale ed economico della regione, laddove l’esodo di massa al quale sono di fatto stati costretti i precari con il ricatto dell’immissione in ruolo, genererà un disfacimento dei nuclei familiari, specie ove vi siano casi di disabilità non più tutelati dalla 104, e una notevole perdita di gettito fiscale e contributivo andando di fatto a ledere le competenze regionali in materia di “coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali“, di cui all’art. 117 della Costituzione.

Come già avvenuto in altre regioni d’Italia nelle quali docenti e movimenti politici hanno già avviato il livello di discussione su tali procedimenti di ricorso, si chiede in buona sostanza che anche in Calabria si avvii in tempi brevi un dialogo fra istituzioni e parti sociali. Pertanto una delegazione di promotori dell’iniziativa prenderà parte alla seduta del Consiglio Regionale del 31 agosto per sostenere la mozione e vigilare sull’operato dell’organo collegiale.

Di seguito pubblichiamo la mozione originale:

“Presentata in aula in data 31/08/2015       

 AL SIGNOR PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI Calabria

​​​​                                                         SEDE

​​​​Oggetto: MOZIONE URGENTE EX ART. 10  REG. CONSIGLIO REGIONALE.

 Incostituzionalità della legge statale n°107 recante: “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”

 Il Movimento Docenti Autoconvocati – Cosenza, il Collettivo Insegnanti calabresi – Lamezia, il Comitato x la Scuola della Repubblica – Catanzaro e provincia, il Comitato docenti Crotone, il Comitato docenti Vibo Valentia,   ai sensi della disposizione regolamentare riferita in oggetto, con la presente:

 

PREMESSO CHE

  • in data 15 luglio 2015 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge statale n°107 recante: “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”;
  • il secondo comma dell’articolo 127 della Costituzione stabilisce che «La Regione, quando ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato o di un’altra Regione leda la sua sfera di competenza, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge o dell’atto avente valore di legge.»;
  • la materia «istruzione» rientra, a norma dell’articolo 117, terzo comma, tra le materia di legislazione concorrente;
  • la Corte costituzionale, con giurisprudenza costante, ha ritenuto ammissibili le questioni di legittimità costituzionale prospettate da una Regione, nell’ambito di un giudizio in via principale, in riferimento a parametri diversi da quelli, contenuti nel Titolo V della Parte seconda della Costituzione, riguardanti il riparto delle competenze tra lo Stato e le Regioni, quando sia possibile rilevare la ridondanza delle asserite violazioni su tale riparto e la ricorrente abbia indicato le specifiche competenze ritenute lese e le ragioni della lamentata lesione (ex plurimis, sentenze n. 22 del 2012, n. 128 del 2011, n. 326 del 2010, n. 116 del 2006, n. 280 del 2004);
  • i commi 180 e 181 della legge 107 del 2015 delegano al governo l’esercizio della potestà legislativa con riferimento a nove distinti e rilevanti ambiti riconducibili alla materia istruzione;
  • deve rilevarsi il vulnus di costituzionalità riscontrabile nelle deleghe conferite, peraltro vaghe, in materie che rientrano nella competenza legislativa concorrente; l’articolo 76 della Costituzione, infatti, subordina la legittimità della delega legislativa alla fissazione dei principi e criteri direttivi, ciò rende assai problematico che l’oggetto della delega stessa possa, a propria volta, essere costituito da principi: e, cioè, da determinazioni della stessa natura di quelle che dovrebbero guidarne la formulazione. Senza contare che questi ultimi (i principi – se così può dirsi – al quadrato), essendo finalizzati alla formulazione di altri principi, verrebbero fatalmente ad assumere un carattere di assoluta evanescenza (tanto più se – come nella specie – dovessero riferirsi ad una serie di materie diverse, fortemente eterogenee l’una dall’altra).
  • Ulteriori profili di legittimità costituzionale da eccepirsi riguardano la limitazione della libertà di insegnamento con presunta violazione dell’articolo 33 nonché la disparità di trattamento tra i docenti immessi in ruolo sino all’anno scolastico in corso e coloro i quali saranno immessi in ruolo in base alle norme introdotte dalla legge che si contesta; aspetti che, quanto meno astrattamente, sono in palese violazione dell’articolo 3;
  • dubbi di legittimità costituzionale, per violazione del combinato disposto degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, riguardano, inoltre, la disposizione di cui al comma 110 nella parte in cui, con riferimento ai concorsi pubblici, dispone con riguardo ai soggetti che possono accedere alle procedure, che per ciascuna classe di concorso o tipologia di posto possono partecipare solo i candidati in possesso del relativo titolo di abilitazione mentre non può partecipare il personale docente ed educativo già assunto con contratto a tempo indeterminato nelle scuole statali;
  • Il Presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, prof. Ferdinando Imposimato, ha individuato numerosi conflitti della legge 107 con gli artt. della Costituzione 3, 9, 33 ,34, 36, 53,76, 97, per come autorevolmente e analiticamente illustrato nella lettera inviata al Presidente della Repubblica il 9 luglio 2015, allegata alla presente.

 

CONSIDERATO CHE

  • L’art. 117 della Costituzione recita : “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”, i conflitti della legge 107 in materia d’istruzione, che è materia concorrente, con la Costituzione coinvolgono de facto anche la Regione: in particolare,
  • in ordine all’art. 1 comma 73 è configurabile una violazione dell’articolo 3 della Carta Costituzionale rispetto ai principi in esso sanciti di uguaglianza formale e sostanziale. Tale disposizione prevede, infatti, che a partire dall’anno scolastico 2016/2017 il personale docente delle istituzioni scolastiche statali, con contratto a tempo indeterminato, sia destinatario di incarichi triennali proposti dai dirigenti scolastici degli albi territoriali provinciali, ne deriva un’immissione in ruolo scevra di un’effettiva assegnazione di posto che risulta eventuale e appannaggio delle scelte del dirigente scolastico, col rischio che le stesse assumano carattere di arbitrarietà;
  • il principio di uguaglianza richiede che situazioni uguali siano trattate alla stessa stregua e situazioni eterogenee siano trattate in maniera diversa. Nel caso di specie si verrebbero a creare due categorie di lavoratori, astrattamente omogenee, ma con trattamento differente, soprattutto con riferimento alla posizione nei confronti del dirigente scolastico;
  • in relazione all’art.1 comma 33 si ravvisa una violazione degli artt. 3, 4 e 34 della Carta Costituzionale nella parte in cui in relazione all’alternanza scuola – lavoro, si fa esplicito riferimento all’obbligo e non alla mera possibilità di svolgere delle esperienze lavorative; in tal senso è da ritenersi che venga leso il diritto al solo studio, da intendersi come formazione culturale generale e non come formazione tesa a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro;
  • in ordine al comma 4 del novellato articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 si profila la lesione dell’autonomia degli organi collegiali a favore di un organo monocratico, il dirigente scolastico. Difatti, il Consiglio di Istituto, diversamente dal passato non definisce gli indirizzi del piano dell’offerta formativa (POF) ma è il dirigente scolastico a dettare gli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e amministrazione. Prima della novella il Consiglio di Istituto dettava gli indirizzi a cui il Collegio dei docenti si doveva attenere nell’elaborare il (POF), per poi essere adottato dal Consiglio;
  • con il recente intervento normativo il legislatore ha inteso conferire un potere soverchiante rispetto agli organi collegiali in capo al dirigente scolastico, che può respingere le elaborazioni del Collegio o le approvazioni del Consiglio di istituto, qualora non siano conformi agli indirizzi da lui dettati; in tal modo, gli organi collegiali, seppur indirettamente, vengono svuotati delle loro funzioni essenziali. Il collegio, organo tecnico professionale con competenza in ambito pedagogico didattico potrebbe perdere o vedere fortemente depauperate le sue funzioni. In tal guisa, la legge de qua parrebbe realizzare lo scardinamento della distinzione delle competenze, tale scelta va nella direzione di una lesione dell’autonomia scolastica e, quindi, di invasione o lesione di una competenza amministrativa che esula dalla sfera statale e che, quanto meno astrattamente, parrebbe ledere i principi di buon andamento e di imparzialità della pubblica amministrazione di cui all’art. 97 della Costituzione. Tale censura si riverbera sull’autonomia gestionale e amministrativa delle istituzioni scolastiche, generando una significativa compressione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, oltre che contrastare con il generale principio di ragionevolezza. Ma si possono con questo anche prospettare conflitti di competenze fra Regione e Dirigenti Scolastici, laddove il conferimento dei poteri e delle attribuzioni al DS possano invadere quelle preposte alle Regioni
  • Per effetto dell’art. 1, comma 108 della l. 107, che dice: “Per l’anno scolastico 2016/2017 è avviato un piano straordinario di mobilità territoriale e professionale su tutti i posti vacanti dell’organico dell’autonomia, rivolto ai docenti assunti a tempo indeterminato entro l’anno scolastico 2014/2015. Tale personale partecipa, a domanda, alla mobilità per tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia, di cui all’articolo 399, comma 3, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, per tutti i posti vacanti e disponibili inclusi quelli assegnati in via provvisoria nell’anno scolastico 2015/2016”, si prevede un esodo di massa dei docenti calabresi verso altre regioni d’Italia del tutto ingiustificato, se si pensa che gli stessi docenti destinatari di tale provvedimento hanno lavorato ad oggi per almeno 36 mesi nelle province di appartenenza su posti scoperti, quasi tutti attualmente disponibili. Ciò comporta un impoverimento della Regione in ordine alle sue risorse economiche, finanziarie (gettito fiscale), umane e culturali, visto che i docenti rientrano nel capitale umano più qualificato del territorio, quindi ne costituiscono un fondamentale potenziale di crescita e sviluppo. In ciò la legge lede le competenze regionali in materia di “coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali”, di cui all’art. 117 della Costituzione.
  • Inoltre l’esodo in massa dei docenti previsto per effetto dalla legge 107, art. 1, comma 108 confligge con alcuni dei principi fondamentali dello Statuto Regionale:” il sostegno della famiglia” e “il riconoscimento dei diritti delle fasce deboli della popolazione al superamento delle cause che determinano disuguaglianza e disagio”, art. 3 della Carta Costituzionale. Infatti numerosi sono i casi di famiglie calabresi con portatori di handicap in cui entrambi i coniugi sono interessati dal piano di assunzioni previsto dalla legge 107, che rischiano, senza alcun riguardo alla loro situazione, di essere destinati a province italiane diverse senza poter accettare per mancanza di sostegno economico e sociale, tenendo anche conto che la retribuzione dei docenti, non è adeguata all’ISTAT dal 2009, e ciò infrange anche il dettato costituzionale dell’art. 36.
  • In merito all’alternanza scuola-lavoro, la legge 107 che ne dispone l’obbligatorietà, nei commi 38 e segg. dell’ art. 1, lede la competenza regionale in merito alla formazione professionale laddove il dettato normativo statale non tiene conto dell’effettiva disponibilità sul territorio di enti che possano sostenerne l’attuazione e quindi pone la Regione in obbligo di ottemperare ad una funzione di mediazione tra scuola e territorio con un preciso vincolo orario (200 ore per i licei e 400 per gli istituti tecnici) e di curricolo a prescindere dal livello di fattibilità locale, dalla disponibilità di enti o aziende nelle prossimità delle sedi scolastiche interessate e dunque in modo non rispettoso dell’autonomia prevista dall’art. 117 della Costituzione e del principio di pari opportunità con particolare riguardo ai B.E.S. (Bisogni Educativi Speciali);
  • Relativamente al comma 181, lettera e) punto 4) l’ambiguità del dettato normativo che recita “l’istituzione di una quota capitaria per il raggiungimento dei livelli essenziali, prevedendo il co-finanziamento dei costi di gestione, da parte dello Stato con trasferimenti diretti o con la gestione diretta delle scuole dell’infanzia e da parte delle regioni e degli enti locali al netto delle entrate da compartecipazione delle famiglie utenti del servizio” non definisce il criterio e i principi ispiratori della delega, come previsto dall’art. 76 della Costituzione (“L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”). Infatti il comma 181, lettera e) punto 4)  lascia aperta al legislatore la possibilità di far gravare il servizio essenziale delle scuole dell’infanzia  direttamente sulle casse degli enti locali e delle Regioni con partecipazione delle famiglie utenti del servizio,  per cui si potrebbe configurare una differenziazione e discriminazione fra le diverse realtà territoriali, di fatto venendo meno ai dettami costituzionali dell’art. 3  (“È compito della Repubblica rimuovere  gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” principio delle pari opportunità) e dell’art. 33 della Costituzione (“La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”). Tali diritti, in base a questa delega,  non sarebbero garantiti in egual maniera su tutto il territorio e la Regione Calabria si potrebbe trovare di fatto a dover gestire oltre che  l’organizzazione strutturale delle scuole  anche  quella economica con una sperequazione di possibilità di rimuovere gli ostacoli a seconda della disponibilità propria, dei comuni di appartenenza e delle famiglie di provenienza degli utenti.

 tutto quanto innanzi premesso e considerato,

 SI IMPEGNA

IL PRESIDENTE DELLA  GIUNTA REGIONALE E LA GIUNTA REGIONALE

a promuovere la questione di legittimità costituzionale, in via principale, ex art.127 comma secondo della Costituzione innanzi alla Corte costituzionale avente ad oggetto la legge statale n.107, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 15 luglio 2015.

Firmato:

Movimento Docenti Autoconvocati – Cosenza

Collettivo Insegnanti calabresi – Lamezia

Comitato x la Scuola della Repubblica – Catanzaro e provincia

Comitato docenti Crotone

Comitato docenti  Vibo Valentia”

 

 

Lettera degli insegnanti calabresi al Governatore Oliverio

Gentile Presidente,

la riforma della scuola da poco approvata (Legge 107/2015) presenta evidenti profili di incostituzionalità: Flashmob degli insegnanti in sciopero contro la riforma della scuola

l’evidente vulnus del diritto allo studio, in quanto l’alternanza scuola-lavoro, ivi compresa, è un obbligo e non una possibilità. Questo lede il diritto ad essere valutati esclusivamente per il proprio curriculum di studi. La stessa esperienza doveva evidentemente rientrare nelle more della volontarietà e non dell’obbligatorietà.

Al dirigente scolastico è assegnato il potere di scegliere i docenti di cui necessita, conferendo agli stessi incarichi triennali. Ha facoltà, inoltre,  di utilizzare docenti in classi affini,  anche senza abilitazione, avendo quale unico prerequisito un titolo di studio valido per l’insegnamento di quella specifica disciplina. Si evince da questo che il potere di individuare i docenti in piena facoltà decisionale autonoma,  ossia senza alcun criterio oggettivo, lede i diritti costituzionalmente garantiti di uguaglianza, diritto al lavoro, buon andamento ed imparzialità, perché il dirigente scolastico, nei fatti, potrebbe scegliere in base a criteri soggettivi e, soprattutto qui al SUD, non facciamo fatica a pensare a quali potrebbero essere.

Il ruolo del docente è per natura libero, nel senso che ad esso è sottesa la libertà di insegnamento, garantita dall’art. 33 della Costituzione. Il dirigente, però, scegliendo i  propri docenti e decidendo il piano dell’offerta formativa, con valore triennale, della scuola che dirige, potrebbe, nella sostanza, influenzare contenuti e modalità di quell’insegnamento la cui precipuità è da sempre la libertà. Inoltre la valutazione dei docenti verrà gestita da un comitato formato da  docenti e dalle componenti genitori e alunni: gli stessi alunni che valuterà  poi potrebbero valutarlo.

Di certo questa riforma vuole realizzare pienamente la scuola dell’autonomia, la cui legge istitutiva esiste da oltre 15 anni, ma pensare che la scuola potrà attrarre risorse esterne per migliorare è paradossale, perché una simile condizione dovrà necessariamente confrontarsi con  il territorio in cui è allocata, per cui fattori economici, storici e sociali diventerebbero elementi di forte disparità tra le diverse scuole, in violazione dei principi fondativi di uno stato sociale, garantito attraverso gli artt. 2,3,33,41 dai Padri costituenti.

Infine, vorremmo porre  l’attenzione  su quanto accade in questi giorni in migliaia di famiglie calabresi:  i docenti precari stanno per essere obbligati a scegliere tra il diritto alla famiglia e quello al lavoro, visto che gli stessi saranno costretti ad indicare nella richiesta di assunzione prevista dalla legge tutte le province italiane, con l’altissimo rischio di essere deportati in massa lontani dalla propria terra, dopo anni e anni di  impegno nelle scuole della propria regione; anche per  i docenti di ruolo  non si ravvisano migliori prospettive perché anche questi saranno presto precarizzati, costretti ad una mobilita forzata in caso di esubero o per la contrazione dei posti  che verrà generata dall’accorpamento delle classi di concorso che verranno  ridotte da 168 a 114.

Questa insomma è in sintesi la “Buona Scuola”, una riforma che è stata definita da qualcuno, a buon motivo, “misogina” perché sono le donne ad essere maggiormente impegnate come lavoratrici in questo settore e sono loro che dovranno rinunciare a questo lavoro, ora che saranno costrette a scegliere; ma  colpirà fortemente anche la Calabria e, quindi, le donne di Calabria,  una regione in cui la scuola ha un alto valore sociale, una regione in cui la scuola rappresenta la più grande impresa per posti di lavoro, una regione in cui la scuola è il luogo della possibilità di cambiare, di riscattarsi.

Alla luce di quanto esposto e della totale incapacità di questo governo di ascoltare il dissenso corale nei confronti di questa riforma, giunto dal mondo della scuola in questi  mesi,

Le chiediamo:

Un incontro urgente  con una delegazione del nostro movimento, al fine di poterci confrontare sulla petizione che intendiamo sottoporLe, riguardante la richiesta di impugnazione da parte della Giunta regionale della Calabria della legge 107/2015 cosiddetta “La Buona Scuola”, così come già richiesto da  diversi  movimenti  di docenti  in altre regioni.

La ringraziamo fin d’ora per l’attenzione che vorrà dedicarci e, restando in attesa della comunicazione dell’incontro che vorrà accordarci, La salutiamo cordialmente.

Movimento Docenti Autoconvocati – Cosenza

Collettivo Insegnanti calabresi – Lamezia

Sciopero della fame contro la riforma scolastica

11638683_691117254353539_1002221613_o (1)Lamezia Terme(Cz)A conclusione dello sciopero della fame indetto dal coordinamento “Insegnanti calabresi” Comitato LIP Lamezia e Comitato locale dell’Associazione Nazionale ” Per la Scuola della Repubblica” iniziato a Lamezia Terme martedì 17 giugno, una delegazione di insegnanti calabresi si è incatenata nella piazzetta San Domenico sul palco di Trame. Con alcuni cartelli  che recitavano scritte “No alla gestione mafiosa della scuola” , “No alla trattativa scuola-mafia” i docenti hanno voluto evidenziare quanto la scuola sia a rischio mafia a causa del ddl scuola in via di approvazione al Senato. Imbavagliati, gli insegnanti hanno anche voluto protestare contro il silenzio dei media rispetto alle azioni di protesta che si stanno sviluppando in tutta Italia. A sostenerli anche i collettivi (“Riscossa studentesca”, “Altra Lamezia”, “Casa Rossa” e “Spazio e Libertà”), i partiti (Mov5stelle e PRC Lamezia), il neo Sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro, l’ex Sindaco Speranza, il giornalista Peppe Baldesarro, i sindacati (USB, Gilda e Con.tip), il gruppo “MI.DA precari” i passanti e  i docenti in pensione.Anche  il direttore di Trame, Gaetano Savatteri ha manifestato la propria solidarietà leggendo un  comunicato e permettendo  di fare il  flah-mob, per attirare l’attenzione dei media.Nei giorni scorsi, grazie ad una piccola incursione a Trame, hanno la solidarietà anche  di qualche magistrato preoccupato che la mancanza di una scuola libera.Un’ultima incursione è avvenuta nello spettacolo conclusivo al Teatro Grandinetti durante lo Spettacolo di Sabina Guzzanti “La Trattativa” con un intervento sul palco dove veniva posto un interrogativo sulla  censura dei media di Stato rispetto alle diverse azioni di protesta svolte e al quale la Guzzanti ha risposto che i media sono spesso allineati con i Governi di turno e ha espresso piena solidarietà alla lotta dei docenti in difesa della Scuola Statale Pubblica e democratica.