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Intelligence, i complimenti del Presidente Mattarella alla collana dell’Unical e della Rubbettino

TORINO – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il più vivo apprezzamento per la collana editoriale sull’Intelligence pubblicata dalla Rubbettino e dall’Università della Calabria.

Il Capo dello Stato ha infatti fatto pervenire una lettera al direttore della collana Mario Caligiuri e all’editore Florindo Rubbettino.

Avviata, nel 2009 con il volume “Intelligence e ‘ndrangheta”, la collana rappresenta la prima e finora più numerosa esperienza del settore, con testi dei più importanti studiosi italiani e con la valorizzazione dei lavori di ricerca degli studenti del Master in Intelligence dell’Università della Calabria (confluiti nei volumi denominati “Studi di Intelligence”), fondato, primo in Italia, nel 2007 su sollecitazione di Francesco Cossiga. La collana intende infatti rappresentare un’occasione per promuovere gli studi scientifici sull’intelligence in Italia, valorizzando i contributi di esperti del settore e degli studenti dell’Università della Calabria che svolgono questo tipo di studi.

Pubblicati finora 37 volumi che affrontano il tema dell’intelligence in una prospettiva multidisciplinare, intesa come punto d’incontro dei saperi.

Del Comitato scientifico della collana fanno parte Derrick De Kerckhove, Alberto Felice De Toni, Umberto Gori, Paolo Savona, Antonio Teti e Antonio Felice Uricchio.

Intanto al Salone del Libro di Torino, venerdì 19 maggio, sono stati presentati i testi “Enrico Mattei e l’intelligence”, curato da Mario Caligiuri che lo ha illustrato insieme con il giudice Vincenzo Calia, e “Sorvegliata speciale. Le reti di condizionamento della Prima Repubblica” di Romano Benini e Vincenzo Scotti.

Intelligence, Domenico Talia (Unical): “Lo sviluppo delle tecnologie digitali utilizzato come soft power per costruire supremazia politica ed economica”

RENDE (Cs) – “Algoritmi, dati e Democrazia. Persone e macchine nell’Impero degli algoritmi” è la lezione tenuta da Domenico Talia, professore ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioni all’Università della Calabria e vice presidente della Società Italiana di Intelligence, al Master in Intelligence dell’ateneo di Arcavacata, diretto da Mario Caligiuri.

Il relatore, nel corso della lezione, ha esplorato il ruolo delle tecnologie e il loro impatto sulle nostre vite, il lavoro, la società e le libertà individuali. Partendo da due significative citazioni, una del filosofo tedesco Martin Heidegger “Le conseguenze della tecnologia sono tutt’altro che tecnologiche” e l’altra dell’informatico olandese Edsger W. Dijkstra “L’informatica non riguarda i computer più di quanto l’astronomia riguarda i telescopi”, la discussione ha evidenziato come le tecnologie non siano mai neutrali ma, al contrario, impattano sulla società.
È stato poi analizzato dal docente il concetto di algoritmo e la sua trasformazione da strumento-oggetto a soggetto che agisce sull’uomo. Per Talia “gli algoritmi sono così onnipresenti nei nostri dispositivi digitali da influenzare la nostra interazione con il mondo esterno”. Ha proseguito ripercorrendo la storia degli algoritmi, i cui primi esempi vanno rintracciati oltre 3.000 anni fa nell’antica Babilonia, sino all’invenzione del primo calcolatore elettronico nel 1939, elencando le sue successive e fondamentali tappe tra cui la prima comunicazione tra due computer nel 1969, l’invenzione del web nel 1991 al CERN di Ginevra e l’introduzione sul mercato dell’iPhone nel 2007.
Proseguendo, il professore ha analizzato due figure storiche che hanno dato vita e forma all’informatica: Alan Turing e John von Neumann. Entrambi sono stati fondamentali nello sviluppo dei calcolatori elettronici, ma non hanno vissuto sufficientemente a lungo da osservare l’evoluzione di Internet e la comunicazione tra computer. Questo ci ricorda quanto rapidamente le tecnologie possano evolversi e come gli innovatori di oggi stiano costruendo sulle fondamenta del passato.
Dai due padri dell’informatica, si è giunti all’epoca degli algoritmi di machine learning e deep learning, quali tecniche avanzate di intelligenza artificiale che permettono ai computer di imparare automaticamente dai dati e migliorare le loro prestazioni. Il docente ha spiegato infatti che il machine learning si basa sull’addestramento di un modello matematico, attraverso l’analisi di un insieme di dati, capace di imparare a riconoscere schemi e relazioni nei dati stessi e fare quindi previsioni o prendere decisioni. Il deep learning è, invece, un sottoinsieme del machinelearning che utilizza reti neurali artificiali, ispirate queste ultime al funzionamento del cervello umano e in grado di elaborare informazioni in modo gerarchico.
Il docente, partendo dalla citazione dell’economista Luigi Zingales “oggi 20 programmatori di Google influenzano la vita di 2 miliardi di persone ogni giorno”, ha illustrato l’importanza dei dati nel contesto dell’informatica e del potere in mano a pochi programmatori e aziende capaci di condizionare le scelte di milioni di persone.
Talia ha inoltre affrontato il tema della compravendita di dati e informazioni nel mondo digitale e la loro apparente gratuità che, in realtà, nasconde uno scambio di valore sottolineando, al contempo, l’importanza di normative che siano in grado di frenare questo frenetico e continuo scambi di dati con tutti i rischi ad essi associati. Ha proseguito ricordando come l’efficacia degli algoritmi ponga soprattutto problemi di trasparenza e controllo. Il Regolamento europeo sulla Protezione dei Dati Personali (il cosiddetto GDPR), all’art. 22, prevede infatti che le persone hanno diritto a ricevere spiegazioni sulle decisioni automatizzate prese dagli algoritmi. Eppure, come ha evidenziato il relatore, “spesso nemmeno i programmatori riescono a comprendere come questi sistemi giungano alle loro conclusioni. Tutto ciò solleva questioni etiche e di regolamentazione che coinvolgono governi e legislatori.”
Il potere degli algoritmi, ha sottolineato il relatore, si riflette anche nella lotta geopolitica, in particolare tra Stati Uniti e Cina quali principali avversari nell’imporsi come leader nel campo delle tecnologie digitali. Ha quindi affermato che “lo sviluppo delle tecnologie digitali, negli ultimi decenni, è stato utilizzato come una forma di esercizio di soft power per costruire forme di supremazia politica ed economica”. L’Europa, pur in ritardo, sta cercando di recuperare posizioni in termini di sovranità digitale, mentre la Russia si concentra quasi unicamente sugli attacchi cyber.
Talia ha rilevato che la corsa al 5G è un esempio di questa lotta per il potere: la Cina sta cercando di imporsi come leader nel settore, ma gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno reagendo con misure volte a proteggere le proprie infrastrutture e i dati dei cittadini.
Per il docente il progresso tecnologico potrebbe portare a sviluppare algoritmi sempre più autonomi, capaci di prendere decisioni e operare senza l’intervento umano. Questo scenario, ovviamente, solleva ulteriori dubbi e preoccupazioni sul ruolo dell’uomo nell’era digitale e sulla possibilità che gli algoritmi possano un giorno sostituire l’élite cognitiva che li crea e li gestisce.
Ha poi analizzato il termine Big Data, evidenziando le quattro V che lo caratterizzano: Volume, Velocity, Variety e Veracity. Il relatore ha sottolineato l’importanza della quinta e aggiuntiva caratteristica del Value, ovvero il valore che possiamo ricavare dai dati attraverso l’utilizzo di algoritmi intelligenti.

Ha quindi descritto la cosiddetta società dell’informazione, dove le persone sono le informazioni che ricevono e che producono. Noi stessi, ha aggiunto, “siamo i grandi produttori di dati”.
Talia ha concluso spiegando il concetto di algocrazia, quale “potere che si sposta dai luoghi della democrazia a quelli di chi progetta e vende le tecnologie digitali che organizzano la nostra vita”. Questo fenomeno, ha precisato il docente, “solleva il rischio di generare una dittatura dell’algoritmo che porta alla diffusione di notizie false, le cosiddette fake news, che generano profitto per le piattaforme su cui vengono condivise. L’economia dell’attenzione costruita da queste piattaforme con la produzione di fake news diventa un’economia dell’ignoranza”.

Intelligence, menzione speciale a tesi di master dell’Unical nell’ambito del Premio “Carlo Mosca”

Roma (15.3.2023) – Nei giorni scorsi è stato assegnato il Premio “Carlo Mosca” per le tesi post-laurea, promosso dalla Società Italiana di Intelligence. L’iniziativa intende valorizzare le ricerche nel campo degli studi sull’intelligence, dedicando il premio proprio a Carlo Mosca, uno dei più significativi promotori della cultura dell’intelligence nel nostro Paese.

Al bando hanno concorso numerosi partecipanti provenienti da atenei di tutta Italia. La commissione giudicatrice è composta da esponenti del mondo accademico e delle istituzioni dello Stato: Mario Caligiuri (Università della Calabria), Marco Valentini (Consigliere di Stato), Antonio Felice Uricchio (Presidente dell’ANVUR), Francesco Sidoti (Università dell’Aquila), Domenico Talia (Università della Calabria), Gian Luca Foresti (Università di Udine) e Maria Gabriella Pasqualini (studiosa di intelligence e segretaria del Premio).

I VINCITORI

La commissione ha assegnato il primo premio al lavoro di Achille Pierre Paliotta, dal titolo “La teoria dell’informazione e la moderna crittologia. Dalla teoria dell’informazione alla scienza dell’informazione quantistica”, discusso presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
Il secondo riconoscimento è andato a Emanuele Barbaro con la tesi “Impiego dei droni ai tempi del Covid-19. Analisi sull’impiego dei dispositivi APR all’interno dello scenario pandemico” presentato all’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Il terzo premio è stato attribuito ad Antonio Guzzo per la tesi su “Il Fenomeno del Data Breach Secondo Quanto Previsto dal GDPR. Analisi Empirica Applicata Agli Strumenti di Data Prevention: il Caso del Comune di Pisticci (MT)”, discusso presso l’Università “La Sapienza”” di Roma. Il primo premio consiste in € 1.000 e la pubblicazione a stampa della tesi con l’editore Rubbettino. Il secondo premio in € 700 e la pubblicazione sul portale editoriale scientifico della Società Italiana di Intelligence. Il terzo premio in € 500 e la pubblicazione sul portale editoriale scientifico della Società Italiana di Intelligence. 

MENZIONE PER UNA TESI UNICAL

La Commissione ha inteso anche assegnare due menzioni d’onore a Raffaele Castanò per la tesi su “Economic & Cyber Intelligence: la Tutela della Nuova Sicurezza Nazionale”, discussa presso l’Università della Calabria nell’ambito del master in Intelligence, e a Matteo Mangifesta per la tesi su “L’Effetto Butterfly dell’Intelligence Economico-Finanziaria” presentata presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI). Per entrambe le tesi viene assicurata la pubblicazione sul portale editoriale scientifico della Società Italiana di Intelligence.

La cerimonia di premiazione, il cui programma verrà comunicato in prossimità dell’evento, avverrà a Roma venerdì 9 giugno 2023 alle ore 17:00, nella Sala “Capitolare” del Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva del Senato della Repubblica, in Piazza della Minerva 38.

Gratteri al Master in Intelligence dell’Unical: «Per contrastare le mafie c’è bisogno di hacker»

RENDE (8.3.2023) – “Le mafie minaccia alla sicurezza nazionale” è il titolo della lezione tenuta da Nicola Gratteri, Procuratore della Procura della Repubblica di Catanzaro, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Gratteri ha iniziato la lezione con la narrazione di un evento storico di grande importanza per la ‘ndrangheta, ovvero il summit del 1969 a Montalto, al quale parteciparono varie famiglie di ‘ndrangheta, riunite per stabilire un concetto fondamentale: l’unitarietà della organizzazione. I partecipanti alla riunione però non sapevano di essere ascoltati e controllati dalle forze dell’ordine, avvertite da una soffiata effettuata dalle famiglie di Reggio Calabria. Questa circostanza consentì l’arresto di oltre 70 capimafia e l’ottenimento della certezza investigativa relativa all’unitarietà della ‘ndrangheta. Tale concetto, pur rappresentando un vero e proprio “spartiacacque tra vecchia e nuova ‘ndrangheta”, verrà però formalizzato giudizialmente solo nel 2010 con la pubblicazione della sentenza relativa all’operazione “Crimine”.

Il Procuratore si è poi soffermato sull’importanza e sull’evoluzione storica della “Santa”, introdotta dall’organizzazione criminale a metà degli anni Settanta per consentire ad alcuni loro affiliati di aderire alla massoneria deviata. Nonostante le polemiche ed i disaccordi all’interno dell’organizzazione sui doveri del santista, principalmente sollevati dai capimafia Domenico Tripodo ed Antonio Macrì relativi alla preminenza degli interessi della Santa sugli interessi della ‘ndrina, l’istituzione della Santa determinó un’indubbia evoluzione, stravolgendo i paradigmi dell’organizzazione. Con il passaggio alla Santa, già c’era nella testa degli strateghi della ‘ndrangheta il concetto di mafia unica e soprattutto avviene un cambiamento dei riferimenti che, da ora in poi, non saranno più i santi cattolici protettori, bensì dei personaggi di rilievo dell’epoca rinascimentale e massoni, come Garibaldi, Mazzini e Cavour.

Il nuovo riferimento simbolico da ora in poi infatti sarà la massoneria, e ciò comporterà un’evoluzione da meri esecutori a veri e propri decisori.

Gratteri sottolinea quindi attraverso la Santa gli ndranghetisti entrano in contatto con professionisti, pubblici amministratori, bancari e anche con magistrati. Nascono, quindi, “nuove regole e nuovi livelli” che prevedono che chi sta sopra possa sapere cosa avviene nei livelli sottostanti, ma non viceversa. Si è trattato di un vero e proprio “salto di qualità che ha fatto entrare la ‘ndrangheta nella stanza dei bottoni”, in modo non solo di decidere chi debba vincere gli appalti, ma persino se e quali opere debbano essere costruite.

Gratteri ha poi evidenziato come per i decenni successivi si è continuato a considerare la ‘ndrangheta una mafia poco influente. Ció le ha permesso di crescere come una “forma parassitaria all’interno del sistema legale”, continuamente in cerca del consenso sociale per far riconoscere potere e prestigio. Questo è avvenuto, per esempio, tramite l’acquisto di squadre di calcio o diventando imprenditori di successo grazie a operazioni di riciclaggio, rese possibili dalla collaborazione com commercialisti e professionisti capaci.

Il Procuratore ha quindi sottolineato come la ‘ndrangheta, nel perseguire “una forma di investimento e di pubblicità” si sia dimostrata estremamente generosa con la Chiesa, con molteplici azioni finalizzate a donare soldi per ottenere prestigio e consenso. Gratteri si è poi soffermato sulle modalità di ricerca di potere e credibilità anche tramite la politica, sottolineando che “i mafiosi vivono tra di noi, ci assomigliano sempre più e vivono nel territorio. Votano e fanno votare, chiedendo il consenso elettorale” in modo da acquisire crediti per cogestire la cosa pubblica.

A seguire è stato affrontato il tema delle estorsioni e dell’usura, azioni tramite le quali le mafie “marcano il territorio” per delimitare il confine del locale di ‘ndrangheta.

Tali metodi vengono utilizzati come veicolo per il riciclaggio tramite lo sfinimento dell’usurato che viene obbligato a cedere l’attività di sua proprietà, che verrà utilizzata per produrre false fatturazioni, garantendo al mafioso di riuscire a pagare le tasse e giustificare la propria ricchezza, che poi investe in altre attività o che gli permette di fare una vita lussuosa. Il Procuratore si è allora soffermato sulle modalità operative mafiose sempre più complesse e raffinate, che rendono difficoltoso provare sul piano investigativo il contrasto a tali attività criminali. A tale riguardo ha sottolineato anche il “lento sgretolamento delle azioni antimafia” che depotenzia la possibilità di agire nel contrasto alle mafie, anche a causa del numero non adeguato di magistrati e di forze dell’ordine.

Inoltre, le sfide odierne richiederebbero l’assunzione di hacker ed ingegneri, per un contrasto adeguato alle mafie che operano sempre di più attraverso il mondo digitale. Tale criticità risulta di particolare gravità a fronte delle ingenti somme messe a disposizione con il PNRR.
Gratteri ha quindi rilevato la necessità di investire in istruzione anche per rendere più efficace il contrasto alle mafie. Ha sottolineato come sia apparentemente più facile gestire “il popolo ignorante” e come il drastico abbassamento di etica e morale nella cultura occidentale “ci rende molto deboli, con il rischio di essere fagocitati da culture più forti, come quella musulmana e quella cinese”.

Stimolato dalle numerose domande degli studenti, il Procuratore ha affrontato numerose tematiche, legate anche a episodi di cronaca come quella relativa al mantenimento dell’anarchico Cospito al regime del 41bis. Gratteri ha sottolineato che, a suo parere, il Ministro della Giustizia abbia fatto bene a confermare il 41bis “per non cedere al ricatto e non permettere agli altri di percorrere la stessa strada”. “Bisogna verificare – ha aggiunto – che non siano le mafie ad appoggiare tale operazione e che non siano loro a sovvenzionare anche le manifestazioni fuori dal carcere”. A proposito di carceri, Gratteri le ha definite “una miniera dal punto di vista informativo”, rilevando la necessità di aumentare gli agenti della Polizia Penitenziaria preposti al monitoraggio dei detenuti mafiosi.

 

In merito all’intelligence ha, infine, sottolineato il grande contributo che i Servizi danno al Paese, contrariamente ad una idea diffusa che essi operino sempre in modo opaco. Per Gratteri, è sbagliato l’approccio da parte di alcuni commentatori nel descriverli poiché “sono indispensabili per l’esistenza stessa del Paese e mai dovrebbe essere messa in discussione la loro funzione”.

Intelligence al mare, all’Unical l’intervento del Dg di Confitarma Luca Sisto

RENDE (CS) – “Intelligence e mare” è il titolo della conferenza stampa che il direttore generale di Confitarma terrà domani, 20 gennaio 2023, alle ore 11 presso l’Aula Multimediale dell’Università della Calabria (cubo 20/b del Ponte Bucci ). I lavori verranno introdotti dal direttore del Master in Intelligence dell’ateneo calabrese Mario Caligiuri, che ha promosso l’iniziativa, e e coordinati dal dott. Luigi Barberio, membro della Società Italiana di Intelligence. Interverrà Franco Napoli, vice presidente nazionale di Confapi.

La tavola rotonda potrà essere seguita anche da remoto sul link Zoom
https://us02web.zoom.us/j/82681735172?pwd=TityKzFmUC9yWG40NmhoY2xoQUJHZz09

Assegnato il Premio “Francesco Cossiga per l’intelligence” a Franco Gabrielli: «La sicurezza è la premessa di ogni altro diritto»

Dopo Carlo Mosca e Paolo Savona, il Premio “Francesco Cossiga per l’intelligence” quest’anno è stato assegnato a Franco Gabrielli, Sottosegretario di Stato e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.

Il Premio ha inteso riconoscere l’attività di chi si è particolarmente impegnato per diffondere in Italia la diffusione della cultura dell’intelligence. L’iniziativa è stata promossa dalla Società Italiana di Intelligence con la collaborazione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, della Fondazione “Italia Domani”, di “Formiche” e della Rubbettino Editore.
L’evento è stato seguito anche dal canale Film&Clips di Gianluca Curti di Minerva Pictures (https://youtu.be/_OPisCZZr-w) e da Radio Radicale(https://www.radioradicale.it/scheda/676094/cerimonia-per-il-conferimento-delle-terza-edizione-del-premio-francesco-cossiga-per).

Ha aperto la cerimonia il Presidente della Società Italiana di Intelligence Mario Caligiuri che ha argomentato la straordinaria attualità di Francesco Cossiga, la cui figura testimonia la necessità di uomini di Stato che tutelino l’interesse nazionale. Ha quindi brevemente ripercorso l’esperienza politica del presidente emerito della Repubblica, concludendo che ricordare oggi Francesco Cossiga significa “voler bene all’Italia”.

È quindi intervenuto il Vice Presidente del Premio, Giuseppe Cossiga che ha ringraziato per il ricordo del proprio genitore e per la qualità dell’iniziativa e del premiato.

Ha preso la parola il Direttore dell’Agenzia Nazionale per la Cibersicurezza Nazionale Roberto Baldoni, che ha messo in evidenza il ruolo rilevante di Franco Gabrielli nella nascita dell’Agenzia, che è chiamata a svolgere un ruolo sempre più importante per cittadini e istituzioni per la messa in sicurezza dei loro dati. Baldoni ha ricordato che in undici mesi di attività sono stati trattati 1526 eventi cibernetici, tra i quali incidenti importanti come quelli delle Ferrovie dello Stato, degli ospedali milanesi e del Ministero della Transizione Ecologica, assicurando un apporto decisivo per la sicurezza del Paese. I piani dell’agenzia, anche grazie alle risorse messe a disposizione dal PNRR e attraverso la strategia nazionale di cybersicurezza, hanno l’obiettivo di gestire milioni di eventi cibernetici in modo da monitorare puntualmente la salute delle nostre reti dati e avere anche capacità predittive rispetto ad incidenti gravi.

A illustrare il Premio e il premiato è stato il Presidente della giuria Gianni Letta che ha esordito delineando in modo approfondito la figura di Francesco Cossiga che aveva la visione della sicurezza nazionale e che per lui doveva riguardare anche il contrasto della criminalità, del terrorismo e del consumo della droga, assicurando nel contempo la competitività economica nazionale.
Per Letta, non poteva esserci premiato più appropriato di Franco Gabrielli “che ha un percorso professionale particolarmente prestigioso, con una esperienza completa e ampia proprio nel settore della security, della safety e dell’intelligence, cioè tutti quei mondi diversi ma complementari che attengono ai ruoli centrali dello Stato”.Ha quindi specificato che “in tutti i settori che ha attraversato, ha portato la sua competenza, la sua preparazione, la sua integrità morale, lo studio, la fatica l’applicazione, il senso del dovere, il senso del sacrificio e soprattutto un altissimo senso dello Stato, e il rispetto, quasi un culto, per le istituzioni”. Ha poi proseguito affermando che “una delle sorprese del metodo Draghi è stata l’individuazione di Franco Gabrielli quale autorità delegata”. Ha concluso dicendo di essere “particolarmente felice di avere il privilegio di proclamare vincitore del Premio “Francesco Cossiga per l’intelligence 2022” Franco Gabrielli al quale consegno virtualmente l’onorificenza e il Premio riservandomi però di poterglielo dare di persona con una grande, fortissima stretta di mano come quella che gli detti quel giorno sfortunato del 6 aprile 2009 quando venne nominato prefetto dell’Aquila”.

Ha concluso la manifestazione Franco Gabrielli che ha ringraziato per il conferimento del Premio che porta il nome di Francesco Cossiga, “che aveva una visione della sicurezza dello Stato che derivava dalla conoscenza e dal sapere, dimostrando che la vera politica è studio e approfondimento”. “Cossiga – ha detto – era uno studioso del mondo dell’intelligence di gradissimo livello e guardava soprattutto al modello anglosassone, che è il punto di riferimento storico dell’intelligence, inserendolo nell’architettura dell’ordinamento del nostro Paese, che lui conosceva profondamente e facendolo nel pieno rispetto della carta costituzionale”.

In un articolato intervento ha poi ricordato che il tema della sicurezza nazionale è strategico ma anche delicato, in un tempo complicato dalla globalizzazione. Sono prevedibili quindi costanti conflitti e inevitabili lacerazioni sociali. Pertanto, la sicurezza è un bene importantissimo che non può diventare terreno di scontro politico così come occorre essere consapevoli delle conseguenze dei provvedimenti sulla sicurezza poiché non sempre possono consentire il conseguimento dei risultati sperati.

Gabrielli ha concluso ricordando ancora la figura di Cossiga che ha definito “uno straordinario italiano, che è ancora da esempio per un rinnovato modo di interpretare la politica e la politica della sicurezza. Non abbiamo molto bisogno di slogan e di proclami ma di ricostruire un tessuto civile per costruire una tranquillità sociale a cui tende il sistema della sicurezza. Con questa cerimonia ho coronato un sogno da ragazzino abbinando il mio nome a un rappresentante delle istituzioni e a una storia politica di cui ho sempre avuto alta considerazione”.

Intelligence, Domenico Talia al master Unical su democrazia dell’algoritmo e potere del digitale

RENDE (CS) – Domenico Talia, professore ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioniall’Università della Calabria, ha tenuto una lezione al Master in Intelligence dell’ateneo di Arcavacata, diretto da Mario Caligiuri.

La lezione è stata incentrata sul ruolo sempre più importante degli algoritmi nelle nostre vite e di come essi stiano influenzando in maniera costante le democrazie occidentali.

Il professore ha iniziato la sua lezione con una citazione di Martin Heidegger “Le conseguenze della tecnologia sono tutt’altro che tecnologiche”, discutendo come oggi siamo completamente circondati dagli algoritmi, che non solo determinano il funzionamento di macchine e servizi ma determinano i nostri complessi comportamenti quotidiani.

Il professore ha poi illustrato la storia degli algoritmi, precisando che hanno origini antichissime, rintracciabili oltre 5 mila anni fa nell’antica Babilonia, come in Cina e In India.

“Ma il cuore dello sviluppo degli algoritmi – ha precisato – va rintracciato nei primi calcolatori automatici sviluppati alla fine degli anni Trenta e che verranno poi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo sviluppo tecnologico successivo al conflitto bellico ha permesso nel 1969 il collegamento tra due computer capaci di comunicare tra loro proprio algoritimi”.

“Altra data significativa – per Talia – è stata il 1991 quando al CERN di Ginevra è stata creata la rete internet che permette il passaggio di una mole enorme di informazioni.

Per il docente “gli algoritmi e i computer hanno reso vitali i dati, cambiando totalmente la vita delle persone e diventando mediatori tra gli esseri umani e la realtà.!Il 2007 è l’anno decisivo con la commercializzazione dell’iphone di Steve Jobs che ha rivoluzionato il mondo dell’informazione e dell’intelligenza digitale”.

Talia ha proseguito soffermandosi sull’aspetto umano, affermando che “in tutti gli algoritmi che utilizziamo, c’è una forma di pensiero di chi ha scritto l’algoritmo e ha proposto la soluzione di un problema. Tuttavia, spesso non è l’unica soluzione ma una possibile tra tante”.

“Gli algoritmi – ha proseguito – sono un’estensione del nostro corpo e della nostra mente ma è decisa da qualcun altro. Infatti, per analogia, oggi 20 programmatori di Google influenzano la vita di alcuni miliardi di persone ogni giorno”.

Il professore ha poi spiegato il concetto del Deep Learning, relativo all’apprendimento profondo delle reti neurali attraverso le quali si individuano, tra l’altro, il sentiment analysis, il riconoscimento facciale e l’identificazione vocale. Il tutto, tramite l’utilizzo di algoritmi sempre più complessi ed elaborati.

“A tal proposito – sostiene Talia – si può parlare di “software power, che è un’egemonia culturale che influenza il mondo intero. Gli USA hanno creato queste tecnologie, la Cina le sta sviluppando, mentre l’Europa pensa alla regolamentazione, avendo perso il treno del
digitale da anni”.

“Al momento – ha concluso il docente – possiamo descrivere la nostra realtà con i concetti di datacrazia, algocrazia e
datapower, dove il potere si sposta dai luoghi della politica a quelli di chi produce il digitale, ridisegnando l’organizzazione del potere nel mondo”.

Unical, Alberto Ventura a studenti master: «Cultural Intelligence per contrastare radicalismo»

RENDE (CS) – Alberto Ventura, docente di Storia dei Paesi islamici presso l’Università della Calabria, ha tenuto una lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri su Islam, informazione e luoghi comuni. 
Il docente ha sottolineato come sia importante l’analisi dei termini che si usano. Partendo dalla domanda se il sostantivo radicalismo sia sufficiente per comprendere un fenomeno così complesso come quello del fondamentalismo islamico ha tracciato una disamina delle parole a cui si è ricorsi per descriverlo. “Durante la rivoluzione in Iran nel 1978, in cui la religione e la politica si fondevano – ha ricordato – si è utilizzata la parola “integralismo” che era già ampiamente diffusa nel nostro linguaggio con riferimento a quella parte del mondo cattolico che cercava di porre un argine alla secolarizzazione, riportando la religione nella sfera pubblica. Tale definizione però non durò molto, in quanto ritenuta troppo ambigua.
Successivamente ci si è valsi del concetto di “fondamentalismo”, termine anch’esso controverso poichè non aveva una chiara e univoca relazione col mondo islamico, poichè si riferiva sostanzialmente alla versione protestante americana del cristianesimo dell’Ottocento quando si sviluppò la “Fundamentalist Church”. Tuttavia, rispetto al termine integralismo, la parola fondamentalismo ha permesso di ampliare lo spettro dell’indagine e i sociologi negli anni Novanta e nei Duemila hanno rilevato come “le pulsioni fondamentaliste si avvertissero in tutte le religioni monoteiste e in differenti culture”. Pertanto, ha proseguito Ventura “si è compreso come il fondamentalismo non fosse una caratteristica esclusiva del mondo islamico. Esaminando quali fossero i tratti che permettessero di identificare un’ideologia come fondamentalista, gli studiosi hanno rintracciato nella “invarianza del testo” uno degli elementi. Si tratta di un atteggiamento che prende spunto da un autorevole testo sacro le cui indicazioni letterali non mutano mai”. Tali indicazioni letterali vengono considerate nella prospettiva della “invarianza del testo” e quindi non soggette agli adattamenti temporali”.
“ Adesso – ha spiegato Ventura – la comunità scientifica, basandosi sul libro di Bruno Étienne “L’islamisme radical”, parla di “radicalismo”, inteso come il ritorno alle radici. Il senso della definizione si riferiva a un certo atteggiamento più comune nella politica americana che definiva come radical ogni idea un po’ estrema”.
In seguito, il docente è tornato sull’importanza dei termini, distinguendo l’Islam dall’islamismo. Il primo indica la religione islamica nel suo complesso, religioso e culturale con un millennio e mezzo di storia. Il secondo, ponendo enfasi sull’aspetto ideologico, indica la deriva radicale, politica e ideologica dal Novecento fino ad oggi. Per poter comprendere il fenomeno del fondamentalismo e ipotizzare i possibili esiti futuri è necessario interrogarsi su come nasce e analizzare le principali tappe di un processo di lunga durata. Alberto Ventura ha così illustrato che nella metà del Settecento Wahab, dopo essersi recato per ragioni di studio ad Istanbul e avendo constatato una decadenza del mondo islamico, elaborò un pensiero protofondamentalista che lo portò ad essere cacciato da suo padre dalla tribù di appartenza. Nel suo peregrinare Wahab incontrò un capo politico, Al Saud, con cui stipulò nel 1744 un accordo.
Iniziò in tal modo il lento processo di formazione dell’attuale Arabia Saudita con alterne vicende. Negli anni Venti del Novecento avvenne la conquista dall’alto valore simbolico delle città sante di La Mecca e Medina e nel 1932 vennero unificati i due regni dell’Arabia Saudita. Il connubio tra wahabismo e sauditismo rappresentano il dritto e il rovescio della stessa medaglia, perchè il potere ha bisogno dell’ideologia per la sua legittimazione, così come l’ideologia ha bisogno del potere per imporsi. Per Ventura “con il patto di ferro con gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita si è legittimata politicamente. Successivamente si e mossa sul piano culturale non solo essendo il custode dei luoghi che attirano oltre 2 milioni di pellegrini all’anno, ma anche istituendo l’Università Islamica a Medina e creando centri islamici all’estero.

Ventura si è quindi soffermato sulla situazione italiana che si differenzia dagli altri Paesi europei in quanto l’immigrazione islamica è relativamente recente.

“All’inizio- ha rammentato – le piccole comunità non erano motivo di allarme, poichè non erano strutturate e non c’era la diffusione dell’ideologia radicale. Vi è stata poi la fase delle moschee che cominciano ad essere infiltrate dai fondamentalisti; fase adesso superata in quanto la propaganda si è spostata su internet”.

Menzionando poi le ricerche delle Università di Lille e di Metz dove avviene uno studio sui profili biografici degli attentatori per comprendere quando è avvenuta la radicalizzazione, il docente ha delineato alcuni tratti in comune dei profili. Tutti provengono da esperienze di irreligiosità, presentano fallimenti scolastici, provengono da trascorsi criminali che li hanno portati ai margini della società. Pertanto, l’islam viene vista come elemento di giustizia e di equità da contrapporre alle ingiustizie del mondo occodentale che li ospita. Va notato che i processi di radicalizzazione spesso sono rapidi, rendendo difficile il monitoraggio”. Per individuare se una persona possa essere radicalizzata o meno Ventura ha suggerito di verificare l’appartenenza a confraternite religiose, in quanto la rigorosa osservanza dei precetti religiosi impedisce ogni forma di radicalismo. “Infatti – ha spiegato – in molti casi è stata riscontrata da parte dei soggetti radicalizzati una non conoscenza dei precetti religiosi. Un altro parametro da investigare è fornito dalla convinzione personale del soggetto sulla prevalenza dei precetti della fede o delle opere. Infatti, l’Islam maggioritario sostiene il primato della fede sulle opere”.

Paesi di guerra e paesi di tregua

Infine, Ventura ha delineato la distinzione che viene effettuata all’interno del mondo islamico tra “Paesi di guerra” e “Paesi di tregua”. I primi vengono combattuti, i secondi invece sono considerati come base di collaborazione, ad esempio per la vicinanza geografica. L’Italia è quindi in questo momento un “Paese di tregua”.

 

A scuola di spionaggio! Riparte il master Unical in Intelligence

RENDE (CS) – Il 30 ottobre scadono le iscrizioni al Master dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri e promosso nel 2007 grazie al sostegno del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga.

Per partecipare occorre presentare domanda online sul sito dell’Università della Calabria. La domanda di ammissione è al seguente link

https://unical.esse3.cineca.it/Home.do
e la guida alla compilazione al seguente link
https://www.unical.it/portale/ateneo/amministrazione/aree/uocsdfpl/sdfpl/ammissione2122/lm/Guida%20domanda%20ammissione%20LM%202021.pdf. (Per eventuali difficoltà nella compilazione dle bando telefonare al numero 347 5889962).

Il master potrà essere interamente seguito in modalità streaming cioè a distanza tramite le piattaforme e-learning interattive dell’ateneo calabrese.

La prima lezione si terrà sabato 27 novembre con un convegno dedicato e il percorso formativo si concluderà con la discussione della tesi finale a dicembre 2022.

Le lezioni frontali si svolgeranno quindi da novembre 2021 a maggio 2022 nella giornata di sabato dalle ore 9 alle ore 18 (pausa dalle 13 alle 14).

Possono presentare domanda laureati del vecchio ordinamento (4 anni) e con la laurea magistrale (5 anni) in qualunque disciplina .

La quota di iscrizione è di € 3.000 (tremila).
Per gli appartenenti alle forze di polizia a alle forze armate è prevista una riduzione del 30% per cui l’importo è € 2.100.
Sono previste 4 borse di studio da parte dell’INPS.
Al termine del ciclo delle lezioni, è previsto un laboratorio di Cyber intelligence che si svilupperà in 5 giornate consecutive (da lunedì a venerdì) con lo svolgimento di seminari e laboratori, d’intesa anche con NTT Data e il Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università della Calabria.
Inoltre andranno svolte 300 ore di stages in strutture convenzionate che nelle precedenti edizioni si sono tenute presso istituzioni pubbliche e società private, tra le quali ENI, ENEL ed NTT Data.

Come in ogni edizione, i docenti saranno professori universitari ed esperti italiani del settore.

Nelle edizioni precedenti sono intervenuti, tra gli altri, i ministri Paolo Savona, Giulio Tremonti e Marco Minniti; il presidente della camera dei Deputati Luciano Violante; i Direttori dei Servizi Franco Gabrielli, Vittorio Stelo, Luigi Ramponi, Nicolò Pollari e Gennaro Vecchione; i Direttori delle Scuole dei Servizi Mario Maccono, Maurizio Navarra e Paolo Scotto di Castelbianco; l’agente della CIA Robert Gorelick; i professori Domenico De Masi, Alessandro Barbero, Antonio F. Uricchio, Roberto Baldoni, Alberto De Toni, Evgeny Morozov, Derrick De Kerckhove, Roberto Cingolani, Paolo Benanti, Giorgio Galli, Andrea De Guttry, Antonio Baldassarre, Umberto Gori, Umberto Broccoli e Antonio Teti; i prefetti Carlo Mosca, Marco Valentini e Luigi Varratta; i generali Fabio Mini e Carlo Jean; i giornalisti Lucio Caracciolo, Paolo Messa, Massimo Franco e Andrea Cangini; i magistrati Nicola Gratteri, Rosario Priore, Giuseppe Pignatone, Stefano Dambruoso e Mario Spagnuolo; l’ambasciatore Michele Valensise; i funzionari dello Stato Roberto Riccardi, Nunzia Ciardi, Alessandro Ferrara, Adriana Piancastelli e Giuseppe Scandone; i dirigenti della sicurezza di multinazionali Alfio Rapisarda e Alberto Accardi.

Per qualunque informazione ci si può rivolgere al Direttore del Master Mario Caligiuri al cellulare 337 980189 oppure scrivendo a mario.caligiuri@unical.it.

Unical, aperte le iscrizioni alla nuova edizione del Master in intelligence

RENDE (CS) – Aperte le iscrizioni all’undicesima edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri e promosso nel 2007 grazie al sostegno del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Per partecipare occorre presentare domanda online sul sito dell’Università della Calabria. La domanda di ammissione è al seguente link

https://unical.esse3.cineca.it/Home.do
e la guida alla compilazione a questo altro link
https://www.unical.it/portale/ateneo/amministrazione/aree/uocsdfpl/sdfpl/ammissione2122/lm/Guida%20domanda%20ammissione%20LM%202021.pdf.
Per eventuali difficoltà nella compilazione del bando telefonare al numero 347 5889962.
Il bando scade il 30 ottobre 2021.
Il master potrà essere interamente seguito in modalità streaming cioè a distanza tramite le piattaforme e-learning interattive dell’ateneo calabrese.

La prima lezione si terrà sabato 27 novembre con il convegno “Enrico Mattei e l’intelligence”.

Il percorso formativo si concluderà con la discussione della tesi finale a dicembre 2022.
Le lezioni frontali si svolgeranno da novembre 2021 a maggio 2022 di sabato dalle ore 9 alle ore 18 (pausa dalle 13 alle 14).
Possono presentare domanda laureati del vecchio ordinamento (4 anni) e con la laurea magistrale (5 anni) in qualunque disciplina .
La quota di iscrizione è di € 3.000 (tremila).
Per gli appartenenti alle forze di polizia è prevista una riduzione del 30% per cui l’importo è € 2.100.
Sono previste 4 borse di studio da parte dell’INPS.

Al termine del ciclo delle lezioni, è previsto un Laboratorio di Cyber intelligence che si svilupperà in 5 giornate consecutive (da lunedì a venerdì) con lo svolgimento di seminari e laboratori, d’intesa anche con NTT Data e il Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università della Calabria.

Inoltre andranno svolte 300 ore di stages in strutture convenzionate che nelle precedenti edizioni si sono tenute presso istituzioni pubbliche e società private, tra le quali ENI, ENEL, Sky ed NTT Data.

Come in ogni edizione, i docenti saranno professori universitari ed esperti italiani del settore. Nelle edizioni precedenti sono intervenuti, tra gli altri, i ministri Paolo Savona, Giulio Tremonti e Marco Minniti; il presidente della camera dei Deputati Luciano Violante; i Direttori dei Servizi Franco Gabrielli, Vittorio Stelo, Luigi Ramponi, Nicolò Pollari e Gennaro Vecchione; i Direttori delle Scuole dei Servizi Mario Maccono, Maurizio Navarra e Paolo Scotto di Castelbianco; l’agente della CIA Robert Gorelick; i professori Domenico De Masi, Alessandro Barbero, Antonio F. Uricchio, Roberto Baldoni, Alberto De Toni, Evgeny Morozov, Derrick De Kerckhove, Roberto Cingolani, Paolo Benanti, Giorgio Galli, Andrea De Guttry, Antonio Baldassarre, Umberto Gori, Umberto Broccoli e Antonio Teti; i prefetti Carlo Mosca, Marco Valentini e Luigi Varratta; i generali Fabio Mini e Carlo Jean; i giornalisti Lucio Caracciolo, Paolo Messa, Massimo Franco e Andrea Cangini; i magistrati Nicola Gratteri, Rosario Priore, Giuseppe Pignatone, Stefano Dambruoso e Mario Spagnuolo; l’ambasciatore Michele Valensise; i funzionari dello Stato Roberto Riccardi, Nunzia Ciardi, Alessandro Ferrara, Adriana Piancastelli e Giuseppe Scandone; i dirigenti della sicurezza di multinazionali Alfio Rapisarda e Alberto Accardi.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Direttore del Master Mario Caligiuri al cellulare 337 980189 oppure scrivere all’indirizzo mario.caligiuri@unical.it.