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‘ndrangheta, latitanti arrestati in un bunker. Preso il presunto assassino di Francesco Inzitari

Elicottero poliziaREGGIO CALABRIA – Sono stati arrestati questa mattina all’alba, dagli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria con il supporto della prima divisione del servizio centrale operativo, i latitanti Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro. Crea, che da oltre dieci anni sfugge alla giustizia, e Ferraro, latitante da diciotto, sono stati scovati dagli investigatori in un bunker nascosto dentro un costone di roccia ad Agro di Maropati, fra Rizziconi e Melicucco. Figlio prediletto di Teodoro Crea, Giuseppe è per gli investigatori il capo dell’omonimo clan di Rizziconi, che ha continuato a dirigere durante gli anni di latitanza. Secondo alcune ipotesi investigative, non si tratterebbe solo di uno stratega lucido degli investimenti del clan, ma anche di un killer efferato. Secondo alcune ipotesi, sarebbe stato lui ad uccidere Francesco Inzitari, figlio appena diciottenne di Pasquale, ex consigliere provinciale di Reggio Calabria. Braccato dagli investigatori, Giuseppe Crea era sfuggito nuovamente all’arresto nel giugno 2014, quando l’operazione Deus ha prosciugato la sua rete di fiancheggiatori. Per oltre diciotto anni e’ riuscito a sfuggire agli investigatori l’altro boss finito in manette questa mattina all’alba, Giuseppe Ferraro, boss di Oppido Mamertina e capo storico dei Ferraro Raccosta, sopravvissuto alla cruenta faida che dagli anni Ottanta vede il suo clan in guerra con quello dei Mazzagatti- Polimeni – Bonarrigo. Un conflitto sopito per lungo tempo, ma che nel 2012 ha fatto registrare una nuova recrudescenza, dopo l’omicidio di Domenico Bonarrigo, capo del clan avversario dei Ferraro Raccosta. Sarà lo stesso Giuseppe Ferraro – secondo gli investigatori – a sacrificare gli uomini della sua famiglia che avevano usato turbare la pax mafiosa, consegnandoli ai Mazzagatti- Domenico- Bonarrigo, che li uccideranno uno dopo l’altro. Uno di loro, Francesco Raccosta, verrà dato in pasto ai maiali ancora vivo. I particolari dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa, con la partecipazione del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. Nel covo trovate anche circa 20 armi fra pistole, fucili mitragliatori, fucili a pompa e numerose munizioni. Intanto anche il Ministro Alfano ha espresso compiacimento per l’operazione: “Oggi è un’altra bella giornata per tutti e per il Paese, perché oggi la giustizia ha vinto ancora una volta e ha vinto in modo eclatante con l’individuazione e l’arresto di due boss capicosca della ‘ndrangheta, catturati in un bunker in provincia di Reggio Calabria – ha detto il Ministro Angelino Alfanodell’Interno – Sono stati arrestati, in una operazione di altissimo livello, Giuseppe Ferraro, latitante da quasi vent’anni e condannato per associazione mafiosa e omicidio, e Giuseppe Crea, il maggiore esponente della ‘ndrangheta tirrenica, ricercato da dieci per associazione mafiosa, entrambi esponenti dei clan della Piana di Gioia Tauro e inseriti nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia. Questo a dimostrazione del fatto che non si può sfuggire per sempre alla giustizia perché la squadra-Stato lavora ogni giorno per ripulire il territorio dalla mala pianta del crimine organizzato, perché i cittadini, che della squadra-Stato fanno parte, possano credere sempre di più nella forza delle istituzioni”.

Lettera della Fondazione “Francesco Maria Inzitari” alle Istituzioni:

“Perché gli assassini di Francesco dopo quattro anni non hanno ancora un volto ed un nome?

 La Fondazione Francesco Maria Inzitari nasce il 13 ottobre 2010, data in cui Francesco avrebbe dovuto compiere 19 anni.

 Francesco era un giovane, e come ogni ragazzo della sua età amava divertirsi, essere spensierato, uscire con gli amici.

 Amava fare quelle cose che ogni ragazzo ha il diritto di fare.

 Francesco si stava affacciando alla vita, quella vera. Ma lui non ha avuto questo privilegio perché in una fredda e gelida serata d’inverno, il 5 dicembre 2009, è stato barbaramente ucciso dalla ‘ndrangheta a Taurianova.

 Da quel terribile ed indimenticabile giorno sono passati ormai ben 4 anni e nostro malgrado dopo tutto questo tempo i suoi carnefici non hanno un nome né un volto e, pertanto, questo orrendo crimine ad oggi non ha avuto Giustizia.

 La Fondazione si chiede come possa essere possibile tutto questo?

 Anche in Calabria, come nel resto del nostro Paese, la morte di un ragazzo di appena 18 anni avrebbe dovuto imporre agli inquirenti ed alle forze dell’ordine un impiego di forze e strumenti necessari per scoprire i colpevoli e dare una risposta ad una famiglia e all’intera comunità.

 Ciò non è stato fatto ed il caso di questo orrendo crimine rimane insoluto, senza colpevoli.

 Riteniamo che questa lettera doveva, già, essere pubblicata in passato, ma abbiamo atteso perché fiduciosi dell’operato della Giustizia. Abbiamo pensato che Essa stesse facendo il suo corso e aspettavamo il giorno in cui fosse stata fatta luce su questa vicenda.

 Ma è arrivato il momento di urlare a tutti la nostra rabbia. Una rabbia carica delle aspettative, della forza,  dell’amore, della gioia, che contraddistingue un qualunque ragazzo di 18 anni.

 E Francesco Maria Inzitari è proprio un qualunque ragazzo, forse figlio di una terra disgraziata e piena di dolore, di una Calabria troppo distratta per potersene prendere cura.

 Non si tratta di un omicidio da far passare nell’ombra, ma di un ragazzo di 18 anni, lontano da ambienti criminali. Di una vita spezzata.

 E’ necessario dare una risposta per i ragazzi che ogni anno decidono di partecipare, attraverso progetti ed attività, alle borse di studio che la Fondazione elargisce, per i giovani che credono nella Giustizia, come unico sentiero sul quale costruire il proprio futuro, e che sperano che la Calabria possa scrollarsi di dosso la nomea di “terra di ‘ndrangheta”, per tutti coloro che hanno amato e conosciuto Francesco.

 E soprattutto per Lui, che aveva tanta gioia di vivere e amava la sua terra.

 La Fondazione continuerà a fare memoria per “ dare testimonianza dell’intelligenza riflessiva e fortemente morale che ha distinto i pochi anni vissuti da Francesco, indicando il percorso ideale di forte impegno intellettuale e sociale, che egli avrebbe voluto seguire nella sua vita”, come stabilito dall’art. 1 del nostro Statuto.

 Chiediamo, a questo punto, al Presidente della Repubblica, al Presidente della Commissione Antimafia, al Ministro della Giustizia, al Procuratore Nazionale Antimafia, al Procuratore Generale di Reggio Calabria ed al Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria di adoperarsi, ognuno  in relazione ai propri poteri, al fine di assicurare alla Giustizia i responsabili dell’omicidio di Francesco Maria Inzitari affinché la comunità calabra non debba pensare che ancora una volta la ‘ndrangheta ha avuto la meglio su uno Stato che riesce ad essere spietato solo con alcuni mentre con altri è assolutamente impotente. “

Nicoletta Maria Inzitari

Presidente Fondazione “Francesco Maria Inzitari”