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Un viaggio tra identità, famiglia e memoria

Cosenza – Nessuno spettacolo, nessun attore, nessun palco; solo un viaggio tra diversi luoghi, diverse identità e diverse storie. Un viaggio non metaforico ma reale che ha portato gli spettatori dietro le quinte del Teatro dell’Acquario per esplorare luoghi, storie, volti, voci.

È così che il “Teatro de lo Inestabile – Valencia”, con lo “spettacolo” El desencanto, è riuscito prima a forzare e poi ad abbattere completamente la quarta parete; quel muro immaginario che usualmente vede lo spettatore da una parte e l’attore dall’altra senza però avere la possibilità di contaminarsi. I componenti del Teatro de lo Inestabile hanno dunque deciso di dare un taglio netto alle tradizionali rappresentazioni teatrali e di dare più valore al contatto con l’altro, con il diverso da sé; si è deciso di scendere dal palco per viaggiare insieme agli spettatori e spiegare la scelta di uno spettacolo che ha più il sapore di uno studio, di una ricerca antropologica.

Un viaggio, un documentario che raccoglie esperienze di vita legate al cambiamento, alle nascite, alla morte; un percorso che si è snodato tra ricordi, pensieri, riflessioni di gente comune che sui sacrifici, sul lavoro, sul dolore e sulle gioie ha costruito la propria identità.
Un viaggio in parte preparato e in parte costruito insieme agli spettatori che, partecipi ed entusiasti, hanno deciso di condividere e mettere in comune le vicende che li hanno segnati e resi quel che sono. Un lungo serpentone di persone, ognuno con la propria storia, ognuno con le proprie speranze e le proprie paure rivolte al futuro; un serpentone che si è snodato tra scale, quinte, camerini riempiti con oggetti inermi e televisioni che proiettavano volti di sconosciuti dalle storie però familiari.

Le persone accorse a teatro hanno dunque visitato tre diversi spazi; in primis quello privato legato alla memoria e al ricordo; in questo caso il teatro degli eventi è l’oikos, la casa, il luogo intimo e privato per eccellenza dove tutto si consuma e nulla di disvela essendo, infatti, il luogo della riservatezza; la casa diviene così il simbolo della famiglia che si protegge chiudendosi a riccio e cercando sempre la benedizione dell’altro. Si è poi passati al luogo pubblico dove, grazie all’incontro con l’altro, si costruisce l’identità e, infine, si è passati al terzo e ultimo spazio; il teatro che, invece, è il luogo in cui l’identità si sfalda perché si vestono i panni di qualcun altro.
L’identità è come quell’uomo che cammina sul bagnasciuga, cammina guardando in avanti per costruire qualcosa ma, nello stesso tempo, dietro di sé lascia delle orme che andranno a comporre la sua storia, quello che con il tempo diventerà ricordo.

L’identità è dunque passato, presente e futuro; è ciò che è stato, ciò che è e ciò che, forse, sarà.

Annabella Muraca

Siamo tutti delle “Isole nella rete”

COSENZA – Siamo tutti dei nodi multiformi e cangianti che si muovono nella rete, non solo quella virtuale dei social network ma anche quella della vita reale fatta di incontri, scontri e relazioni face to face. Siamo delle isole nella rete e grazie a dei fili invisibili ci spostiamo continuamente per comunicare con gli altri individui e costruire, così, la nostra identità. L’identità e ciò che contraddistingue e sorregge ogni individuo e si viene a delineare grazie all’incontro/scontro con l’altro da sé, con il diverso.

È su questa tematica che ruota l’intero progetto presentato, questa mattina, al Teatro dell’Acquario e denominato “Islotes en Red” ovvero “Isole nella rete” (per il programma completo www.teatrodellacquario.com). Si tratta di un progetto finanziato dal Programma Cultura della Commissione europea e ha lo scopo di mettere in comunicazione diverse compagnie teatrali, diverse isole che si incontrano e mettono in scena le differenze che intercorrono tra le varie culture utilizzando, però, lo stesso mezzo: l’arte. È un progetto che coinvolge Spagna, Germania, Portogallo e Italia, una collaborazione continua e prolifera che ha dato vita all’Island on the net festival che, al Teatro dell’Acquario, si svolgerà dal 24 Novembre al 16 Dicembre con la messa in scena di quattro diversi spettacoli non solo di prosa ma anche di teatro-danza. Il progetto prevede anche dei workshop per far sì che il pubblico da passivo spettatore si trasformi in fruitore attivo e divoratore di cultura, quattro diversi incontri che, in base agli spettacoli in programma, vedranno coinvolti, in diverse giornate, spettatori, drammaturghi, scrittori e danzatori. Il workshop è compreso nel prezzo del biglietto; 6 euro l’intero e 4 euro il ridotto per gli alunni delle scuole di danza e per gli studenti del Dams dell’Università della Calabria.

La conferenza è stata aperta dall’impetuoso Antonello Antonante che tra battute ed aneddoti vari ha rimembrato “l’importanza del concetto di rete, una rete collaborativa che richiama internet ma anche il teatro che mette in scena le relazioni e recupera la sensorialità”. La parola è poi passata al “virtuale” Mario Caligiuri, Assessore regionale alla Cultura che, non potendo essere fisicamente presente per impegni istituzionali, ha deciso ugualmente di intervenire con una videochiamata su skype dando, senza volerlo, la dimostrazione di quanto il viaggiare nella rete sia ormai di vitale importanza. Un breve ma sferzante intervento quello dell’Assessore che ha ribadito “La cultura unisce e noi stiamo celebrando il teatro, dobbiamo trasformarci da terra che importa a terra che esporta la cultura” e poi una promessa strappata e speriamo non dettata da un impulso del momento “il Centro Rat” – continua Caligiuri – “è una realtà importante e significativa per Cosenza e per la Calabria e, come membro della Giunta Regionale, dichiaro che è possibile diventare partner di tutti i progetti che l’Acquario vorrà sperimentare”. La conferenza si è poi conclusa con le parole erudite dell’Assessore alla Formazione Civica al Comune di Cosenza, Marina Machì soffermatasi volutamente sulla tematica dell’identità, un concetto che, dal suo punto di vista, è per definizione cangiante grazie alla figura dell’altro che permette il cambiamento e garantisce il movimento piuttosto che la staticità. È proprio la necessità di specchiarci nello sguardo dell’altro che ci rende delle isole anomale, delle isole che ricercano terre vicine da esplorare e che, pian piano, si trasformano in penisole desiderose del diverso da sé.

La conferenza è stata anche una ghiotta occasione per “brindare” all’impegno e alla devozione profusa da coloro che portano avanti il teatro e i suoi progetti, l’Acquario è ormai diventato il luogo in cui l’amore per il sapere regna sovrano, una piccola realtà nel centro cosentino che apre spiragli per giovani e meno giovani che, ormai stanchi dell’eccessiva futilità, cercano riparo nella cultura. Una realtà, quella dell’Acquario, purtroppo misconosciuta dall’ente Regionale e che spera nella promessa dell’Assessore Caligiuri per poter, finalmente, veder ripagati i propri sacrifici e riconosciuti i propri meriti.

Annabella Muraca