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Lavoratori in nero, controlli a tappeto nel crotonese

CROTONE – Nove lavoratori occupati in nero sono stati scoperti nel crotonese nell’ambito dei controlli effettuati in un esercizio di ristorazione pubblica e in due differenti cantieri edili della provincia da personale dell’Ispettorato del lavoro assieme ai militari del Nucleo carabinieri dell’Ispettorato e in collaborazione con la Questura di Crotone. Le tre attività imprenditoriali sono state sospese e per i titolari è scattata una denuncia. Inoltre, sono state comminate sanzioni amministrative totali per circa 33 mila euro. Contestate violazioni di natura penale e sanzioni per 6.500 euro.

Operazione Albachiara

I controlli rientrano nell’operazione “albachiara” avviata dall’Ispettorato del lavoro di Crotone per il contrasto del lavoro nero, sommerso e irregolare. Le attività proseguiranno per tutta la stagione estiva con l’intensificazione di controlli e verifiche in particolare nei locali pubblici come bar, ristoranti, strutture turistiche e nel settore dell’edilizia.

Fonte Ansa 

Continua la protesta, Ispettorato del Lavoro di Cosenza da giorni in stato di agitazione

COSENZA – Dopo l’adesione allo stato di agitazione proclamato a livello nazionale da tutte le Organizzazioni Sindacali unitarie, e, in seno ad esso, al sit-in svoltosi presso le Prefetture di gran parte del territorio nazionale, dal 27 novembre 2017 è in atto, presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cosenza, un’assemblea permanente di tutto il personale volta a discutere le problematiche che hanno determinato l’inizio della protesta. Dalla medesima data una parte consistente del personale ispettivo ha ritenuto di non mettere più a disposizione il mezzo di proprietà per lo svolgimento delle attività di servizio in tutto il territorio provinciale.

I MOTIVI DELLA PROTESTA – elencati in un documento dell’Assemblea Permanente

Lo stato di agitazione nasce preliminarmente perché la costituzione dell’lspettorato Nazionale del Lavoro, quale Agenzia unica deputata alla vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale, è stata perseguita soltanto formalmente, senza mai essere coperta da una volontà politica e sostenuta da un effettivo impegno economico. Ed in effetti,  già stranamente ed inopinatamente costruita come riforma c.d. “a costo zero”. Si è addirittura trasformata in una riforma «a costo nostro».

Lo dimostrano le seguenti circostanze:

Non è stato minimamente realizzato lo scopo dell’istituzione dell’lspettorato Nazionale del Lavoro, ossia l’ottimizzazione delle verifiche ispettive, nell’interesse sia dell’organo di controllo sia delle aziende ispezionate, permanendo di fatto la titolarità e l’autonomia dei controlli sia in capo agli lspettori del lavoro che in capo agli lspettori degli lstituti previdenziali ed assicurativi;

Nessuna considerazione, in termini economici, di dignità professionale, e, a monte, di organizzazione dei relativi compiti, è stata sinora riservata al personale amministrativo, sebbene questo, oltre a svolgere rilevanti compiti istituzionali, contribuisca anche in maniera indispensabile al supporto dell’attività ispettiva; tutto ciò ha determinato la sensazione di discriminazione avvertita dal suddetto personale che in diversi documenti denuncia l’attacco alla propria professionalità e dignità di lavoro;

I maturati premi di produttività o salario accessorio che dir si voglia (c.d. FUA) sono stati riconosciuti ai dirigenti e negati al personale non dirigenziale, sebbene sia proprio l’attività di quest’ultimo a determinarne il conseguimento; al riguardo non è dato sapere che fine abbiano fatto i fondi destinati al FUA 2016 e 2OI7, su cui evidentemente occorre ancora fare luce;

Non si è affatto superata l’incostituzionale disparità di trattamento economico ed indennitario tra personale ispettivo di provenienza ministeriale (ispettori del lavoro) e personale ispettivo proveniente dagli Istituti previdenziali;

Non sono stati ancora stanziati i fondi per le progressioni economiche che avrebbero dovuto essere completate lo scorso anno;

Permane l’assenza ed il silenzio del datore di lavoro lspettorato Nazionale del Lavoro rispetto ai ripetuti episodi di aggressione (fisica e verbale) nei confronti del proprio personale dipendente, nonché rispetto ai casi di danneggiamento delle autovetture personali utilizzate dagli lspettori del lavoro per esigenze di servizio;

Non sono stati stanziati i fondi per la promessa formazione del personale, che infatti non è mai partita;

Non è stato attuato il c.d. “fondo spese di lite vinte” previsto dall’art.9,D.Lgs. 1,49/2015, che ha attribuito ai funzionari delegati alla rappresentanza e difesa in giudizio ulteriori e qualificati compiti quali la possibilità di assumere direttamente la trattazione nel giudizio di secondo grado.

 

«Le circostanze sopraelencate – si legge poi nel documento-  peraltro seguono, aggravandola, una situazione già caratterizzata da:mancato rinnovo del contratto collettivo da quasi un decennio; mancata attuazione della contrattazione integrativa; mancata dotazione degli strumenti materiali ed informatici e dei mezzi adeguati allo svolgimento di tutte le attività di servizio; nonché, relativamente in particolare al personale ispettivo, mancato riconoscimento di un rimborso delle spese connesse all’utilizzo del mezzo proprio, che sia coerente con le indiscusse tariffe ACI; mancato riconoscimento di un’indennità di missione dignitosa; mancata garanzia di un’adeguata protezione assicurativa sia contro i rischi legati agli spostamenti per motivi di servizio, sia contro quelli di natura professionale; mancata individuazione e riconoscimento dell’indennità di Polizia Giudiziaria. Appare paradossale che, a riservare questo tipo di trattamento al proprio personale sia un datore di lavoro quale l’lspettorato Nazionale del Lavoro. Amministrazione preposta proprio alla tutela del lavoro e dei lavoratori innanzitutto mediante l’istituzionale attività di vigilanza». «Si evidenzia – si legge ancora- che lo stato di agitazione di tutto il personale dell’lspettorato Territoriale del Lavoro avrà inevitabili ripercussioni sui servizi resi all’utenza- costituita prevalentemente da lavoratori che già stanno subendo pesantemente le conseguenze della crisi economica – ripercussioni di cui si assumerà la responsabilità il vertice di questa Amministrazione. Alla luce dì quanto sinora esposto, in mancanza di risposte concrete ed effettivamente risolutive di tutte le problematiche rappresentate, il personale dell’lspettorato Territoriale del Lavoro di Cosenza si riserva di intraprendere ulteriori e più aspre forme di agitazione, con la compattezza e la determinazione necessarie a portare avanti una protesta forte almeno tanto quanto gli attacchi che sta subendo».

 

 

Olio estero spacciato per italiano. Maxi operazione antifrode tra Puglia e Calabria

Olio 2TRANI (BA) – L’Ispettorato repressione frodi del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, ha condotto una vasta operazione, denominata in codice “Mamma Mia”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani, in collaborazione con la Guardia di finanza, che ha portato al blocco di un vasto e collaudato sistema di frode, radicato in Puglia e Calabria, nel settore oleario. Sono otto gli indagati, accusati di frode agroalimentare e di reati fiscali, connessi a un giro di fatture false per oltre 13 milioni di euro, attestanti il commercio di 2mila tonnellate di olio certificato 100% italiano ma proveniente in realtà da altri paesi. La minuziosa e complessa attività di analisi degli investigatori ministeriali, ha permesso di accertare che tra il 2014 ed il 2015 oltre 2mila tonnellate di olio extravergine di oliva proveniente da Spagna e Grecia sono state commercializzate come olio 100% Italiano. Il complesso sistema di frode prevedeva il ruolo di imprese pugliesi e calabresi che emettevano falsa documentazione attestante l’origine nazionale di olio extravergine di oliva. Il prodotto poi, arrivava presso ignari soggetti imbottigliatori pronto per il confezionamento e la distribuzione sul mercato con la certificazione apparentemente regolare di made in Italy. Le persone coinvolte provvedevano poi a smaltire l’olio non italiano attraverso vendite fittizie a operatori compiacenti, anche esteri, al fine di farne perdere le tracce. Le ipotesi investigative sono state confermate anche da Organismi di controllo esteri. Alla luce di quanto emerso dalle indagini, su delega e sotto il coordinamento del dott. Antonio Savasta della Procura della Repubblica di Trani, con la collaborazione della Guardia di Finanza di Andria, Crotone e Gioia Tauro, sono stati eseguiti 16 sequestri e 12 perquisizioni. Nel corso dell’operazione è stata sequestrata un’ingente mole di documentazione e anche materiale informatico, attualmente al vaglio degli investigatori dell’Ispettorato repressione frodi. Le partite di falso olio 100% Italiano sono state rintracciate mediante la documentazione di vendita, mentre le quote ancora residue saranno ritirate dal mercato mediante un articolato sistema di richiamo dei prodotti irregolari.