Archivi tag: japan time

[#JapanTime] Il Fūrin, la melodia dell’estate nipponica

L’estate è già arrivata da qualche giorno e, nonostante il tempo ancora un po’ autunnale in varie parti d’Italia, ci si sente comunque euforici e felici, perché l’estate è sempre l’estate. 

Viaggi, spiagge, lunghe camminate, notti infinite, tutto ciò fa parte di questa stagione, che in Occidente si presenta più dinamica e giovanile. In Oriente, invece, si osservano particolari usanze e precise manifestazioni, sempre nel rispetto della propria cultura.
E’ il caso del Giappone, la cui estate è caratterizzata specialmente dall’Obon festival, ma non è l’unica tradizione tipica del Paese.

Simbolo della stagione solare nipponica è il Fūrin.

Sarà capitato a tutti di vederne uno in un qualsiasi anime o manga, o quantomeno di sentirlo: tale oggetto è un campanello usato in questo periodo, che produce un suono simile a un semplice scacciapensieri. Il termine è composto da due parole, “huu” che significa vento, e “rin”, che significa campana, quindi campana di vento.
Il Fūrin è di origine cinese, ma è stato importato in Giappone da così tanti secoli che ormai viene considerato da sempre parte della cultura nipponica. Si reputa un oggetto dal grande potere benefico, infatti il suo suono gradevole si dice che allieti le giornate estive, difficili da sopportare a causa del caldo e dell’afa.

furinIl campanello è composto da un involucro rotondo, simile a una classica vaschetta in vetro per pesci per intenderci, da cui pendono uno o più tubicini che, al soffiare del vento, urtandosi fra loro o urtando all’involucro generano un suono molto melodioso e rilassante. Caratteristica tipica è una striscia di carta pendente attaccata ai bastoncini, su cui sono rappresentati paesaggi, frasi, illustrazioni o oggetti. I materiali per realizzare un Fūrin possono essere vari: la campanella è solitamente fatta di ghisa, ma vengono spesso utilizzati legno, vetro, bambù o argenteria varia; i tubicini vengono composti con acciaio, alluminio, o qualsiasi altro tipo di metallo; la strisciolina è realizzata in genere con carta di riso, ma spesso anche con altri materiali o tessuti. Ovviamente, in base alla composizione, cambierà anche il suono.
I Fūrin si appendono solitamente all’esterno dell’abitazione, su grondaie, finestre, infissi, ma può anche essere collocato all’interno della casa. Il loro suono è molto amato dai giapponesi, da cui traggono distensione e relax durante l’afa estiva. Ma rilassare non è l’unico ruolo dell’oggetto, infatti, secondo alcuni, questi particolari campanelli servono a tenere lontani gli spiriti maligni dalle abitazioni.

furinVisto l’estremo utilizzo dei Fūrin, in Giappone sono state emesse ordinanze che ne regolano l’uso, soprattutto durante la notte e con il maltempo.
Andando in Giappone in questo periodo, insomma, non solo si potranno ammirare i bellissimi panorami tipici del Paese, una delle caratteristiche più note del luogo, ma si potranno anche ascoltare gli echi di meravigliosi tintinnii prodotti dai Fūrin. Una fantastica combinazione vista-udito che non si può perdere per nulla al mondo, da provare almeno una volta nella vita.


Se avevate dubbi sulla meta per le vacanze estive, ora non ne avrete più.

                                                                                                                             Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il festival di Shibazakura

La primavera giapponese è molto caratteristica e nota nel mondo per la fioritura dei ciliegi, uno degli spettacoli più belli che esistano per i colori e la magia di cui si riempiono i paesaggi nipponici, assumendo un aspetto favolistico.

Sono molte le agenzie che nel periodo dell’Hanami organizzano tour in Giappone per ammirare la maestosità di questo evento naturale.
Non tutti sanno, però, che la fine dell’Hanami coincide con l’inizio di un altro festival altrettanto colorato, quello dello Shibazakura. In questo nuovo Japan Time scopriremo un nuovo e bellissimo aspetto del Paese del Sol Levante.


Il festival dello Shibazakura è una ricorrenza del paesaggio giapponese che avviene nel periodo tra Aprile e Maggio. Quest’anno le date vanno dal 14 Aprile al 27 Maggio. Durante questo tempo, le distese del monte Fuji si ricoprono di un lunghissimo lenzuolo rosa. Infatti una gran vastità di fiori rosa, lilla, bianchi e altre varie sfumature dà vita a spettacolari manti di muschio bianco, donando ai paesaggi giapponesi un aspetto quasi surreale e poetico.
Secondo la leggenda, la nascita di questo evento si deve a un’improvvisa e splendida fioritura che prese vita da un contenitore ricolmo di semi. I fiori presero poi a riprodursi in maniera ciclica, dando vita a questa maestosità. Più di centomila metri quadrati di terra ricoperti da un totale di ottocentomila fiori di cinque tipologie, per una visione dall’immensa bellezza.


L’origine del nome è semplice, infatti Shiba significa prato, mentre Zakura, o Sakura, sono i fiori di ciliegio. Grazie alla stretta somiglianza fra questi ultimi e il muschio bianco, è nato lo Shibazakura.
Le location coinvolte nel festival sono varie, anche perché i giapponesi amano gli eventi naturali e quindi cercano di valorizzarli il più possibile. La sede principale si trova a sud del lago Motosuko, nella Regione dei Cinque Laghi del monte Fuji, ma è possibile vedere grandi distese viola anche sull’isola di Hokkaido, al parco Takinoue e al parco Higashimokoto. Proprio nella Regione dei Cinque Laghi è organizzato uno dei percorsi più belli, in cui una guida indirizza i turisti su una via che sfocia nei pressi del Monte Fuji, e qui è possibile ammirare la grandezza di Madre Natura con una scena che è impossibile dimenticare: il monte che si affaccia sui cinque laghi di Yamamashi.


Ovviamente un festival giapponese non sarebbe tale se non ci fossero anche delle specialità culinarie. Se doveste capitare in Giappone in questo periodo è bene approfittare del Mont Fuji Delicious Food Festival, in cui si possono assaggiare le ricette tradizionali rivisitate con l’aggiunta della salsa Shibazakura. Troviamo, ad esempio, i Fujinomiya Yakisoba, che sono dei semplici noodles saltati, oppure i Fujiyama Taiyaki, dolci a forma di pesce ripieni di pasta di fagioli rossi.

Il Giappone si mostra splendido per tutta la durata della primavera. L’Hanami è solo l’antipasto a uno spettacolo così superbo, che fa della primavera giapponese una delle stagioni più belle di sempre.


E allora, quando si parte?

                                                                                                                 Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il Tanuki, l’animale oggetto

Ci avviciniamo sempre di più alla fine dell’inverno, manca poco ormai all’inizio della primavera.

Oltre alle lunghe giornate di sole e ai colori, questa stagione è nota per le classiche pulizie che si svolgono in casa e chissà che tra le vecchie cianfrusaglie nascoste sul fondo di una mensola non troviate un Tanuki. Curiosi di sapere cos’è?

E allora scopriamolo in questo nuovo Japan Time!


Originario dell’Estremo Oriente, il Tanuki è una creatura che esiste nelle caratterizza molte storie giapponesi e il cui aspetto è un ibrido fra un procione e un cane. Più simile al primo, ma classificato come canide.
Il Tanuki è un essere che fa parte della tradizione nipponica sin da tempi molto antichi. E’ visto come un animale dispettoso, scherzoso, goffo, distratto e a volte anche malizioso. In passato si diffusero le più svariate credenze, di cui alcune descrivevano la creatura come una bestia crudele e sinistra. La tradizione più comune racconta che i Tanuki altro non sono che le incarnazione di vecchi oggetti usati, di almeno cento anni, e da qui sono nate tantissime storie: le creature che per ingannare i cacciatori si trasformano in rami o prendono in giro i mercanti trasformandosi in banconote.


La pelle di questi animali era usata nel campo della metallurgia e si utilizzava per raffinare l’oro, per questo col tempo si iniziò ad associare il Tanuki ai metalli, alle pietre e all’oro stesso.  Da qui è nata la convinzione che il Tanuki porti fortuna, motivo per cui vengono vendute statuine e oggettistica varia. E’ facile trovare rappresentazioni di tali creature davanti a ristoranti, templi, negozi e attività che necessitano di buona fortuna.


Questi particolari animali vengono spesso rappresentati con testicoli stranamente enormi e una pancia molto grande, che è usata come tamburo. Il più delle volte indossano un ingombrante cappello in testa e reggono una bottiglia di sakè.
Ovviamente è facile trovare questa figura anche nella cultura pop, fra anime e videogiochi. Vediamone alcuni esempi:

Super Mario Bros. 3

In Super Mario Bros. 3, Mario può trasformarsi in una statua con le sembianze di un Tanuki.

Pokémon

In Pokémon Rubino e Zaffiro, Zigzagoon e Linoone possono imparare la mossa Panciamburo, riferimento alla grande pancia usata come un tamburo.

Gugure! Kokkuri-san

In Gugure! Kokkuri-san, uno dei protagonisti, Shigaraki, è un Tanuki

Ranma ½

In Ranma appare spesso un Tanuki come oggetto da scagliare nelle lotte.

Chissà che anche qualcuno di noi non trovi un Tanuki dispettoso nelle prossime pulizie di primavera. E voi? Lo terreste o lo buttereste via?

                                                                                                                             Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Le decorazioni di capodanno, Kadomatsu e Shimekazari

Un anno scorre sempre molto velocemente, anche troppo. Il 2017 sembrava appena iniziato, invece è già volto al termine.

In questi ultimi giorni si è soliti fare una somma di ciò che è stato l’ultimo anno e se ne traggono le conclusioni, magari davanti a una bella tavola imbandita, come da tradizione italiana, e non solo.
Dall’altra parte del mondo, in Giappone specificatamente, sappiamo già molto di quello che succede grazie al Japan Time sul capodanno giapponese dello scorso anno, ma non sappiamo ancora tutto. Le usanze e le tradizioni del Paese del Sol Levante sono tantissime ed è difficile conoscerle fino in fondo. In questo ultimo Japan Time del 2017 scopriremo le decorazioni che i giapponesi usano nel periodo finale dell’anno.
Subito dopo il 25 Dicembre, in Giappone vengono tolte le consuete luci di Natale per fare spazio alle decorazioni di capodanno, celebrazione molto sentita. Ovviamente queste, nonostante la loro semplicità, hanno significato spirituale:

KADOMATSU

Il Kadomatsu (cancello di pino) è una decorazione che viene esposta all’entrata delle case e dei luoghi di lavoro dal 28 Dicembre fino al 15 Gennaio. Questi ornamenti possono essere formati da pini, rappresentanti la longevità, bambù, simboleggianti la prosperità, o albero ume, che rappresenta la costanza. I germogli sono fissati a diverse distanze e, in base all’altezza, rappresentano il cielo, l’umanità e la terra, con il cielo ovviamente più alto e la terra più in basso. La funzione del Kadomatsu è quella di raccogliere gli spiriti ancestrali in modo che possano vegliare sul raccolto. Può essere considerato come il nostro albero di Natale, solo che rappresenta lo spirito del capodanno.

SHIMEKAZARI 

Altra decorazione tipica del periodo è lo Shimekazari, addobbo che si appende sull’uscio delle abitazioni. È realizzato con le Shide, cannucce di riso e strisce di riso artigianali a zig zag. La funzione di tale decorazione è quella di allontanare gli spiriti maligni e dare il benvenuto ai kami shintoisti in modo che possano entrare in casa e benedirla per il nuovo anno. Lo Shimekazari viene decorato con degli oggetti portafortuna:

Le Daidai, un tipo di arancio che viene considerato portafortuna per il particolare kanji del nome che, scritto con un ideogramma diverso, significa “di generazione in generazione”.

– L’aragosta, vista come portafortuna perché la sua posizione ricorda il corpo di un uomo anziano.

I ramoscelli di pino, simboli di longevità perché restano sempre verdi.

– Le foglie di felce, che rappresentano la speranza di avere una famiglia felice e prosperosa.

Ecco, quindi, delle caratteristiche alternative per chi è stufo dei soliti alberi di Natale e presepi. Addobbare alla giapponese le proprie festività può essere un bel modo per cambiare un po’ aria e anche per dare un nuovo significato alla celebrazione.
Da tutta la redazione di Nerd30, un buon 2018!

                                                                                                                        Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] La leggenda del Maneki Neko, il gatto della fortuna

Sarà capitato a tutti di entrare in un negozio orientale e notare la statua di un gatto con un braccio alzato, oppure vedere la stessa figura in un anime. Molti sanno che questo oggetto è denominato Maneki Neko (“gatto che ti chiama” o “gatto della fortuna”), ma la maggior parte non sa che dietro questo gattone si nasconde molta tradizione nipponica.

In questo nuovo Japan Time scopriremo le origini e le funzioni del Makeki Neko.

LA LEGGENDA

Narra la leggenda che nell’antica Tokyo ci fosse un tempio malandato e trascurato, il Tempio di Gotoku. Il salone principale era vecchio e l’altare era un semplice pezzo di legno. Questo tempio era abitato da un monaco che ogni giorno pregava verso l’altare, con la testa poggiata sul pavimento, chiedendo che quel luogo potesse tornare al suo antico splendore e sperando di poter trovare i fondi necessari per rimetterlo in sesto.
Una sera, mentre cucinava, il monaco vide un gatto seduto all’ingresso. Intenerito dall’animale, decise di dividere la sua cena con lui. Alla fine del pasto, il gattino miagolò e iniziò a fare le fusa. Da quella sera il monaco a il gatto iniziarono a mangiare ogni sera insieme.
Qualche tempo dopo il monaco, particolarmente abbattuto, disse al felino “ah se solo fossi un uomo e non un gatto, forse potresti essermi più di aiuto” e il gatto, strofinando la testa, rispose con un semplice “miao”. Poco dopo si abbatté sulla zona un potente temporale e nelle vicinanze stavano cercando riparo un feudatario con i suoi samurai. Nel bel mezzo della tempesta, Naotaka, il forestiero, vide il gattino che alzava una zampa come per salutarlo. Stupito dalla scena, l’uomo si avvicinò al micio, ma questo si allontanò leggermente, come per suggerire di seguirlo. Il feudatario e i suoi uomini arrivarono al tempio di Gotoku, dove trovarono grande ospitalità da parte del monaco. Naotaka, colpito dalla gentilezza e dall’ospitalità dell’uomo, decise di restaurare il tempio e farne il luogo di culto della sua famiglia. Da quel giorno quel posto vide solo prosperità.
Pochi anni dopo il gattino morì e il monaco eresse una statua nel giardino del tempio in suo onore che lo raffigurava con la zampa alzata in segno di saluto.

CARATTERISTICHE E STATUE

Caratteristica principale e più conosciuta del Maneki Neko è proprio la zampa sollevata: si dice che se è quella sinistra a essere alzata, allora il gatto porterà denaro e fortuna, mentre se a essere alzata è quella destra, porterà fortuna e salute. Si crede anche che più la zampa è sollevata, maggiore sarà la buona sorte.
E’ facile notare anche che il Maneki è decorato con vari accessori, tra cui un collarino, un bavaglino o un campanellino e inoltre, sotto la zampa non sollevata, viene rappresentata una moneta d’oro, il Koban (circa 1000 dollari).

Oggi i Maneki Neko si trovano di vari colori. Mentre una volta questi erano solo decorativi, oggi a ogni colore si associa un significato:

Bianco, è il Neko standard;

Nero, porta fortuna e tiene lontane le forze negative;

Rosso, è un colore vivace e tiene lontani gli spiriti maligni;

Oro, è associato al benessere economico;

Rosa, non è un colore facente parte della tradizione ma oggi è associato a sentimenti e amore;

Verde, di buon augurio nel conseguimento di obiettivi importanti;

Viola, di buon augurio per la realizzazione dei propri sogni;

Azzurro, aiuta nella crescita interiore e personale.

Natale si avvicina, e regalare un bel Maneki Neko può essere un pensiero molto carino visti gli importanti significati che si nascondono dietro questa semplice statuetta.  

                                                                                                                              Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Halloween nella cultura Nipponica

Anche quest’anno è arrivato Halloween. Nata come ricorrenza anglosassone, ormai la festività più ”paurosa” dell’anno è stata esportata in quasi tutto il mondo. In questo nuovo Japan Time esploreremo le tendenze più paurose ambientate nel Sol Levante.

In Italia è ancora poco riconosciuto e ci sono anche molte controversie di carattere religioso, ma nonostante questo Halloween sta diventando sempre più presente nel nostro Paese, specialmente dal punto di vista commerciale.
In Giappone la situazione non è molto diversa dalla nostra, anzi, questa particolare festività è ancora più sconosciuta; nei piccoli centri, infatti, molti degli abitanti non conoscono nemmeno l’esistenza di tale ricorrenza. Nelle grandi città nipponiche, contrariamente, Halloween è l’occasione perfetta per addobbare i negozi a tema, per organizzare feste in tantissimi locali e per mettere in mostra grandi parate e sfilate, tipiche della cultura giapponese.

Tra i bambini, però, l’usanza del “trick or treat” (dolcetto o scherzetto) è perlopiù sconosciuta

Nei dintorni di Tokyo si tengono varie sfilate in costume a tema Halloween, che si svolgono uno o due giorni prima del 31. Vediamole nel dettaglio:

La Hello Halloween Pumpkin Parade ad Harajuku, lungo la strada di Omotesando

E’ la più antica parata a tema e vi possono partecipare adulti e bambini. Alla fine della manifestazione seguirà il classico “dolcetto o scherzetto” per i negozi della zona.

La Roppongi Hills Halloween Parade, a Roppongi, che dedica tutto il mese di Ottobre ad Halloween 

Si possono assaporare deliziosi menù a base di zucca in molti ristoranti, tutto il quartiere viene addobbato a tema,  tante persone mascherate invadono le strade della città e, infine, nella Roppongi Hills, si tiene una parata a cui partecipano circa duecento persone tra adulti che bambini.

La Kawasaki Halloween Parade, la sfilata più grande e più famosa a tema Halloween del Giappone

A Kawasaki circa diecimila persone assistono a una parata composta da tremila manifestanti che sfilano per le strade della città, sulla musica di vari DJ. Dopo la manifestazione, la festa continua sulle note degli stessi DJ che hanno animato la parata fino alla fine della serata.

Molti eventi a tema vengono organizzati nei parchi divertimento americani presenti in Giappone. Il Tokyo Disneyland viene addobbato ogni anno, per tutto il mese, da zucche, scheletri e vari elementi a tema. Gli Universal Studios a Osaka, poi, subiscono più o meno la stessa trasformazione horror.
La festa di Halloween in Giappone è quindi molto simile a quella italiana, non una vera e propria ricorrenza attesa e festeggiata come negli Stati Uniti, ma giusto un modo per passare una giornata diversa, magari travestendosi da personaggi dell’orrore.


Ovviamente, come abbiamo visto, i giapponesi inseriscono in qualsiasi celebrazione anche la loro cultura, non lasciandosi mai contaminare del tutto.

                                                                                                                        Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Chi è Son Goku?

Sono tempi d’oro per i fans di Dragon Ball. Con la nuova serie, Dragon Ball Super, Akira Toriyama sta vivendo una seconda giovinezza e i primissimi accaniti dell’opera non possono che essere contenti, a prescindere dalla validità del prodotto.

In Italia Dragon Ball Super è sbarcato a Dicembre 2016 e, dopo una lunga pausa, il 6 Settembre 2017 sono arrivati i nuovi episodi doppiati in italiano, pronti per mostrarci le nuove avventure di Goku e compagnia. Toriyama ha dato nomi molto particolari ai suoi personaggi, ad alcuni sono capitati vegetali, ad altri elettrodomestici, ma il nome dietro al protagonista richiama una famosissima leggenda cinese, poi giunta in Giappone.

In questo nuovo Japan Time scopriremo chi è Son Goku.


L’eroe giapponese più famoso di sempre prende il nome da Sun Wukong, protagonista del romanzo “Il Viaggio in Occidente”, classico della letteratura cinese.
All’inizio dell’opera si snoda tutta nella descrizione del protagonista: grande guerriero, re, mago e saggio, Son Goku nacque quando una roccia venne ingravidata dal vento. Egli dimostrò sin da subito il suo coraggio, ma tormentato dall’idea che la felicità del proprio popolo potesse finire, si recò dal saggio Subhodi per rendere eterna questa condizione, e dal mago apprese i poteri del Tao. Son Goku divenne immortale, riuscì a imparare l’arte della trasformazione e iniziò a volare su una nuvola.


Acquisiti questi nuovi poteri, il protagonisti sottomise molti regni e chiese in dono ai quattro Dragoni re dei Mari un bastone in grado di allungarsi a suo piacimento, un elmo di fenice, un’armatura d’oro e degli stivali magici.

Tutto questo suona un po’ familiare, vero?

Il re delle scimmie, conscio della sua potenza, iniziò a diventare sempre più arrogante. Questo non passò inosservato all’Imperatore di Giada, che per porgli un freno lo nominò Custode dei Cavalli Celesti. Son Goku non si piegò a un incarico tanto umile, scatenando così l’ira dell’Imperatore che tentò di eliminarlo, ma ebbe la peggio. Goku era troppo forte e, dopo la vittoria sull’Imperatore, quest’ultimo lo nominò “Grande Saggio Pari al Cielo” con la possibilità di essere chiamato nelle sfere celesti. Qui lo scimmiotto diede di nuovo prova della sua superbia: mangiò le Pesche dell’Immortalità e si introdusse a una festa a cui non era stato invitato per mangiare da solo tutto il banchetto. Dopo questo affronto l’imperatore attaccò nuovamente Son Goku che, dopo una lunga battaglia, venne sconfitto e affidato al Cielo. La punizione era la morte ma, essendo immortale, sopravvisse. Il protagonista venne quindi rinchiuso in una fornace con la speranza che si sciogliesse ma, una volta aperta, egli era ancora vivo e più forte di prima. L’Imperatore di Giada fu costretto a chiedere aiuto a Tathāgata Buddha che, dopo una prova molto dura, sconfisse Son Goku e lo seppellì sotto la Montagna dei Cinque Elementi.

Ma non finisce qui.

Cinquecento anni dopo la dea della misericordia Bodhisattva Guanyin venne incaricata da Buddha di trovare un uomo mite in grado di affrontare il viaggio in Occidente per diffondere i suoi insegnamenti. Questa figura fu identificata nel monaco Sanzang (Sanzo in giapponese), che accettò di liberare Son Goku e accoglierlo come suo discepolo. Lo scimmiotto in questo tempo non imparò di certo le buone maniere e il monaco fu costretto a far intervenire Bodhisattva Guanyin, che gli donò un diadema magico da far indossare a Goku per controllarlo. Da quel momento in poi il re delle scimmie ubbidì a Sanzang per tutta la durata del viaggio, imparò a comportarsi meglio, raggiungendo l’Illuminazione e diventando a sua volta un Buddha.


Nel folklore popolare la leggenda di Son Goku è diventata famosa e usatissima: oltre a Dragon Ball, troviamo citazioni e riferimenti anche ne I Cavalieri dello Zodiaco, Ranma 1/2, One Piece, Toriko, addirittura nei Pokémon e tanti altri videogiochi.

Il Giappone, nonostante sia chiuso nelle proprie credenze e nelle proprie leggende, spesso si apre verso nuovi orizzonti facendole proprie e questa storia ne è la chiara dimostrazione.

Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Le tradizioni giapponesi di Settembre

Purtroppo è vero, l’estate è già terminata. Addio al mare, alle belle giornate, al caldo, alle lunghe serate con gli amici, si ritorna alla normalità. Settembre porta sempre tanta nostalgia, ma anche tanta voglia di ripartire. Con la fine dell’estate torna il nostro Japan Time.


Cosa succede a Settembre in Giappone? Nel Paese del Sol Levante il nono mese dell’anno è ricchissimo di vita e di tradizioni. In questo nuovo Japan Time vedremo come il mito nipponico influenza anche questo mese.

KIKU NO SEKKU

crisantemi

Ricorrenza più attesa di Settembre è la festa dei crisantemi (Kiku no Sekku), che si tiene il nono giorno del mese. In questo giorno, secondo la tradizione giapponese, inizia la stagione fredda che porta via la creatività, l’energia e la forza del sole estivo. Proprio per far fronte a questo calo, è nata la festa dei crisantemi:

nella corolla di questo fiore è stata sempre vista l’immagine del sole e la celebrazione ha lo scopo di impedire il decadimento della luce solare, fonte di vita per gli uomini.

Visto l’alto significato simbolico, non è un caso che il crisantemo sia anche lo stemma della famiglia imperiale da secoli, che compaia su documenti ufficiali e che dia il nome al più alto Ordine giapponese, l’Ordine Supremo del Crisantemo.
Oltre a essere associato al sole, al fiore è anche attribuita la longevità, viste le sue proprietà curative e medicinali. I crisantemi riescono a resistere anche in luoghi aridi o gelidi senza perdere nessun petalo e questo, secondo le credenze, è una manifestazione delle speciali capacità del fiore.
La festa consiste nell’esporre all’aperto, nei parchi e nei villaggi, crisantemi in vastissima quantità, riparati da apposite tettoie.

crisantemi 2

I coltivatori riescono a far nascere tantissimi fiori da una singola pianta a cui poi fanno assumere le più svariate forme. Questa usanza ha radici lontanissime: nel XVII secolo il passatempo più diffuso fra i samurai era proprio la coltivazione dei crisantemi e nello stesso periodo molti signori feudali istituirono delle esposizioni di questi fiori riservate solo agli amici più stretti, che solo in seguito si aprirono a tutto il complesso cittadino.
Un’altra usanza che riguarda questa celebrazione è quella di porre un batuffolo di cotone sui crisantemi il giorno prima della festa; la mattina dopo il cotone sarà bagnato dalla rugiada e verrà utilizzato per la pulizia del corpo. Questo gesto unisce la volontà di prendersi cura dei fiori e l’uso della rugiada come metodo curativo per i mali dell’uomo.

TSUKIMI (JUGOYA)

cu087

Altra ricorrenza particolarmente attesa dalla popolazione giapponese è la cosiddetta Tsukimi, o Jugoya, ovvero l’ammirazione della luna, a cui si offrono anche dei doni per favorire la buona sorte per la famiglia e i raccolti.

Questa festività si compone di due momenti fondamentali: il primo, detto Juugoya, si compie nel quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare, che per questo 2017 è il 15 Settembre; il secondo, detto Jusan’ya, è il tredicesimo giorno del nono mese lunare, che in quest’anno coincide con il 4 Ottobre.
In vista di tale occasione nelle case giapponesi si aprono gli shoji, le classiche porte scorrevoli, e all’inizio dell’engawa, il corridoio che poi affaccia nel giardino, si pone un vassoio pieno di dolci di riso, sferici come la luna piena; oltre a questi dolcetti tipici viene offerto anche il susuki, una graminacea simile al riso.

Tutti prodotti provenienti dalla terra dunque, offerti alla luna per ingraziarsi il raccolto.

Durante il Jusan’ya, poi, a queste specialità si è soliti offrire anche delle castagne, segno dell’autunno ormai arrivato.


Il Settembre all’occidentale è sicuramente pieno di attività e di movida, così come quello nipponico; ricordiamo infatti che anche quest’anno si terrà l’importantissimo Tokyo Game Show e il consueto Tokyo Jazz Festival. Ma, come ogni volta, per i giapponesi c’è sempre qualcosa di più profondo e filosofico in ogni accadimento dell’anno e lo vediamo anche in questo caso: Settembre è un mese che in Giappone non significa rinascita, ma prosieguo della normalità in un contesto che potrebbe diventare completamente nuovo per ogni individuo.


E voi? Ammirerete qualche crisantemo o la luna piena?

Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il sistema scolastico giapponese

Giugno è appena passato, così come è arrivata impetuosa l’estate, e lo si capisce dalla strade delle città invase da ragazzi e bambini a tutte le ore della giornata.

Ovviamente è terminata la scuola e una parte degli studenti può gioire; l’altra parte, gli universitari, devono invece mettersi sotto con lo studio.

Ma pensiamo al primo gruppo: tre mesi circa di vacanze, riposo totale, solo qualche compito per mantenere la mente attiva, ma fondamentalmente niente di ché. I giovani italiani non hanno molta stima del proprio sistema scolastico, oggettivamente pesante e troppo monotono, ma forse bisogna considerare che in altre parti del mondo l’organizzazione della scuola è nettamente più stressante, come in Giappone.
In questo primo Japan Time estivo cercheremo di capire come sono organizzati scolasticamente i giapponesi durante l’anno.

CICLO DI STUDI

divise giapponesi


Il ciclo di studi nipponico è sostanzialmente identico a quello italiano, cambia solo l’età degli scolari: scuola materna (3-6 anni), scuola elementare (6-12 anni), scuola media inferiore (12-15 anni), scuola media superiore (15-18 anni) e università, della durata di quattro anni.
A differenza di qui, la scuola in Giappone inizia ad Aprile e finisce a Marzo. Si ritiene che Aprile sia il mese più congeniale per rimettersi fra i banchi perché questo è il periodo della fioritura dei ciliegi (Hanami), simbolo di rinascita. In estate gli studenti hanno circa sei settimane di vacanza, incluse le feste nazionali, due settimane di pausa a Capodanno e altre due tra la fine del vecchio anno scolastico e l’inizio del nuovo.

Sembra pesante già così, ma non è finita qui!

Una giornata di scuola dura sei ore per un ragazzo nipponico e a queste ore vanno sommate quelle di studio autonomo a casa e i corsi serali di supplemento per prepararsi agli esami. Sostanzialmente se ne va via l’intera giornata.

TIPOLOGIE D’ISTITUTO

tipologia d'istituto


Gli istituti si suddividono in due grandi gruppi, scuole pubbliche e scuole private. Le prime non richiedono tutte l’obbligo della divisa prima del liceo e vi si può accedere attraverso un test di ingresso nazionale. Le seconde si distinguono per il loro prestigio e le loro regole ferree, tra cui l’uso della divisa a partire dalla scuola elementare. Inoltre questi istituti garantiscono programmi scolastici più accelerati e quindi più probabilità di passare i test di ammissione alle università. A volte, in base al prestigio, non basta il superamento della prova per accedere alle scuole private, ma addirittura i genitori dell’alunno sono costretti a sostenere un colloquio con i futuri professori del figlio.

ESAMI E MATERIE

aula studio

Gli studenti giapponesi definiscono il loro sistema scolastico, non a torto, shiken jigoku, ovvero “inferno degli esami”. Basti pensare che nelle scuole superiori gli studenti devono sostenere due esami durante l’anno, uno alla fine di ogni semestre. Le materie dei test sono le più importanti: giapponese, inglese, matematica, scienze e studi sociali.

CLUB

club giapponeseCosa molto familiare a chi è appassionato di anime e manga, è sentir parlare in un contesto scolastico di club. Effettivamente le scuole superiori giapponesi prevedono l’iscrizione a diversi gruppi disciplinari supervisionati da professori appositi, ma con orari gestiti dal ragazzo stesso. Fra questi troviamo il club sportivo, il club di arte, il club di musica, il club di letteratura, il club di teatro e tantissimi altri, anche dedicati alle materie scientifiche o più pratiche. Alla fine dell’anno viene organizzato poi un festival in cui ogni gruppo si esibisce mostrando i progressi maturati durante l’anno.

L’UNIVERSITA’


Se pensiamo all’università, non dobbiamo avere in mente quella italiana, perché in Giappone è estremamente difficile accedere a questa ulteriore formazione. Dopo la scuola solo una piccola percentuale degli studenti decide di continuare la propria carriera di studi, la restante parte entra già nel mondo del lavoro. Accedere a un’università è veramente un’impresa ardua: oltre al solito esame di ammissione, bisogna sostenere il Daiken, esame di raccomandazione per testare le facoltà necessarie per frequentare l’istituto. Ma non è finita qui. Oltre a questo, lo studente dovrà aver raggiunto un punteggio di voti non inferiore a una certa soglia e, in ultimo, ha bisogno del Suisen, ovvero un insegnante che garantisca per lui.

ALFABETIZZAZIONE E CONSEGUENZE


L’alfabetizzazione in Giappone risulta così del 99%, ma la pressione sociale imposta ai giovani giapponesi è altissima. Questo modello scolastico costringe gli studenti alla rivalità che, pressati dalla ricerca di una buona posizione nelle classifiche, hanno davanti un futuro pesante e dai caratteri patologici fortemente condizionati.


Il Giappone è un Paese splendido, pieno di mito e tradizione, ma si sa che è anche una terra dalle molte problematiche sociali e la costrizione che tutti gli abitanti subiscono sia dal punto di vista scolastico che lavorativo è una di queste.


Ancora voglia di vivere in Giappone?


                                                                                                                Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Le Kitsune, i demoni volpe

Ogni otaku si sarà imbattuto in una situazione del genere: si inizia un nuovo anime, si prosegue con la trama e all’improvviso ecco che appare una volpe o una volpe umanoide ed è subito Japan Time!

Naruto, Yu degli Spettri, Inuyasha e tanti altri, il mondo pop nipponico è circondato da questi canidi. Ma da dove ha origine l’importanza che viene attribuita alle volpi nella Terra del Sol Levante? Vediamo di capire cosa si nasconde dietro tale figura con questo nuovo Japan Time.

DEFINIZIONE

kitsune


Le Kitsune (volpi) fanno parte della mitologia giapponese in quanto Youkai (ne abbiamo parlato qualche Japan Time fa), ovvero demoni. Per questo molte volte la parola Kitsune viene tradotta come “Demone Volpe”, ma demone inteso in questo caso come spirito, ovvero un’anima che ha raggiunto la dimensione spirituale.

Nei miti nipponici, agli animali sono sempre stati attribuiti grande intelligenza e grandi poteri.

La capacità principale degli spiriti è quella di assumere le sembianze umane e, solitamente, le Kitsune acquisiscono l’aspetto di bellissime donne. Inoltre, secondo il mito, questi spettri hanno anche il potere di entrare nei sogni, creare illusioni, di diventare anche una seconda luna. Molte spesso le Kitsune vengono rappresentate nell’atto di custodire una sfera, la Hoshi no Tama (Sfera della Stella) che, secondo la leggenda, assicura l’obbedienza dello Youkai a chiunque riesca a impossessarsene; inoltre è un oggetto estremamente importante per lo spirito perché è in esso che viene conservato metà del suo potere quando assume le sembianze umane.
L’elemento che più caratterizza fisicamente un demone volpe è la coda, che varia in numerazione in base alla potenza e all’età della Kitsune. Quando l’animale arriva ad avere nove code il pelo diventa bianco, argenteo o dorato e assume un nome che ogni fan di Naruto conosce bene, Kyuubi no Kitsune (Volpe a Nove Code).

LE ORIGINI DEL MITO


La parola Kitsune ha radici lontane e il mito ci racconta un’affascinante leggenda.

mito volpe

Una volpe sotto sembianze di una donna bellissima si innamora di un uomo e, dopo averlo sposato, inizia una lunga convivenza con il suo consorte, che porterà anche alla nascita dei loro figli. Le volpi hanno il terrore dei cani e un giorno la donna, essendo spaventata da uno di questi animali, ritorna alla sua forma originale per scampare al pericolo. Per via dei testimoni che hanno scoperto la sua reale identità, la donna è costretta ad abbandonare la casa, ma viene trattenuta dal marito che dopo tutti questi anni non riesce a vivere senza di lei. Non potendo più mostrarsi, lo spirito torna dunque ogni notte nella casa con le sembianze di donna e va via al mattino con le sembianze di volpe.

Ci sono, dunque, varie interpretazioni sul termine Kitsune: Kitsu-Ne significa “viene e dorme”, oppure Ki-Tsune significa “torna sempre”. Un’altra ipotesi è legata all’onomatopea, sembra infatti che per i giapponesi kitsu sia il verso della volpe.


Come già citato, questo tipo di figura è stata inserita in tantissimi contesti, fra anime, manga e non solo. Vediamone alcuni:

NARUTO

kurama

Impossibile non citare subito la volpe più famosa di tutto il Giappone, Kurama in Naruto, ovvero il demone volpe rinchiuso all’interno del protagonista.

YU DEGLI SPETTRI

yoko kurama

Yoko Kurama in Yu degli Spettri, reincarnazione di una Kitsune.

KAMISAMA HAJIMEMASHITA

tomoe

Anche in molti shoujo è presente questa figura. Uno dei più rinomati è Tomoe in Kamisama Hajimemashita.

GUGURE! KOKKURI-SAN

kokkuri san

Co-protagonista in “Gugure! Kokkuri-san” è proprio “Kokkuri-san”. Demone volpe personificato in un uomo che risponde al richiamo della protagonista mentre pratica il gioco del Kokkuri-San.

INUYASHA

shippo

In Inuyasha troviamo Shippo, cucciolo di Kitsune.

POKÉMON

ninetales

Vulpix e Ninetales, nella serie videogiochi Pokémon, sono volpi ispirate proprio alle Kitsune giapponesi.

TEEN WOLF

kira

Nel telefilm Teen Wolf dalla terza stagione viene introdotto un nuovo personaggio, Kira, ragazza di origine giapponese che si scoprirà custodire proprio lo spirito di una Kitsune.

Come vediamo, quindi, la tradizione giapponese attribuisce una grande rilevanza al mondo animale, donando a esso una dimensione spirituale e filosofica.

                                                                                                                      Paolo Gabriele De Luca