Archivi tag: leggenda

Cinque sensi di marcia, a spasso tra miti e leggende dell’antica Cosenza

COSENZA – Torna sabato 24 novembre “Cinque sensi di marcia”, l’iniziativa promossa dall’Assessorato al Turismo e Marketing territoriale guidato da Rosaria Succurro ed organizzata in collaborazione con l’Associazione Apt “Città di Cosenza”. In questa nuova occasione, “Cinque sensi di marcia” prevede un itinerario ideato da Anna Berlino, giovane studentessa, laureanda in Valorizzazione dei Sistemi Turistico- Culturali presso l’Università della Calabria, appassionata del centro storico di Cosenza.

Sarà un viaggio alla scoperta dei miti e delle leggende tramandatesi di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Il percorso di trekking urbano partirà da Piazza Spirito Santo (il raduno è fissato per le ore 15,15) e si concluderà alla Confluenza dei Fiumi. In mezzo, una serie di tappe intermedie in luoghi ricchi di fascino e mistero, testimoni di storia e tradizioni locali.

«Abbiamo voluto introdurre un elemento di novità nella definizione dell’itinerario di novembre di Cinque sensi di marcia – sottolinea in una dichiarazione l’Assessore Succurro – affidandolo ad una laureanda della nostra Università, appassionata e studiosa del nostro centro storico. Attraverso il percorso di sabato, focalizziamo nuovamente l’attenzione sulla città storica, rimettendola al centro dell’attenzione e  facendo, ancora una volta, leva sui molteplici attrattori (la bellezza dei luoghi, i suoi monumenti, le innumerevoli tracce artistiche e culturali) grazie ai quali Cinque sensi di marcia continua a fidelizzare appassionati sia della prima ora che di più recente acquisizione»

Tornando al percorso, i partecipanti, subito dopo il raduno in Piazza Spirito Santo, visiteranno la  Chiesa del Crocifisso dell’Arenella. Si proseguirà per Piazza XV Marzo da dove si potrà osservare l’imponente torre ottagonale del Castello Svevo, evocatrice della  leggenda sui suoi passaggi segreti e le vie di fuga che la collegavano a diversi punti della città. A seguire, ci si inoltrerà nella parte alta del centro storico, percorrendo i vicoli suggestivi fino a raggiungere Via Archi di Ciaccio, dove si potrà ammirare il palazzo del Contestabile Ciaccio, protagonista di aneddoti leggendari legati alla sua costruzione. Altra tappa, il Monastero delle Vergini e Palazzo Sersale. Da Corso Telesio si arriverà, poi, in Piazza Piccola dove si potrà apprezzare il pannello del Museo Storico all’Aperto, racconto iconografico del miracolo della Madonna del Pilerio. Il percorso proseguirà lungo l’antico borgo dei pignatari per raggiungere  la Chiesa di San Francesco di Paola.  Sul far della sera, grazie alle suggestive luci d’autore che la illuminano, si potrà apprezzare la Confluenza dei Fiumi, luogo ricco di fascino e mistero e qui prenderà forma,  dinanzi alla Statua di Alarico di Paolo Grassino, il racconto di lontani miti e leggende.

Le prenotazioni si raccolgono presso il Punto informativo di Piazza XI  Settembre o presso l’Ufficio Turismo di San Domenico, oppure telefonando al numero 328.1754422 o inviando una mail all’indirizzo info@cosenzaturismo.it . L’iniziativa è completamente gratuita.

Alarico, Lista per Cosenza: «L’importante è coltivare la leggenda»

COSENZA – «Crediamo che sul mito di Alarico dovrebbe esserci assoluta convergenza circa le iniziative del Sindaco , poichè è la leggenda stessa che può creare opportunità di ricchezza e di sviluppo», è quanto afferma “Lista per Cosenza”.
«Non entriamo nel merito di decisioni ministeriali – si legge nella nota- perchè per noi è fondamentale alimentare il mito , visto il grande successo mediatico avuto su importanti giornali di tutto il mondo. In questo senso – prosegue la nota – la statua, il museo e le altre iniziative messe in cantiere hanno realmente la possibilità di portare il nome di Cosenza al di fuori dei confini regionali e nazionali, costruendo un turismo culturale che può portare occupazione e che, ovviamente, è sinonimo di bellezza e di condivisione. L’attivismo di Mario Occhiuto va premiato e incoraggiato e sarebbe importante che tutte le istituzioni, anche la Regione, seguissero questa strada .
Alarico a Cosenza – conclude la nota – Gioacchino a San Giovanni o Francesco a Paola (con le dovute differenze storiche) sono esempi del grande giacimento culturale della nostra regione che va sfruttato con incisività, dopo decenni di incuria e di abbandono».

 

[#JapanTime] Il Filo Rosso del Destino

Il Giappone, Paese dalla grande tradizione e pervaso dal mito. Sono tante le credenze della terra del Sol Levante e, nella nuova rubrica targata Nerd30, “JapanTime”, le vogliamo raccontare al fine di divulgare l’estro poetico e filosofico di cui questa Nazione è impregnata.
Fra le leggende senz’altro più conosciute e famose, soprattutto dal mondo otaku, troviamo quella del Filo Rosso del Destino, mito dal forte carattere romantico che, grazie alla sua particolare profondità, potrebbe far cedere anche i “cuori di ghiaccio”.

Secondo la tradizione ogni individuo, sin dalla nascita, ha legato al mignolo della mano sinistra un filo rosso con l’altra estremità congiunta inseparabilmente al mignolo della propria anima gemella. Il filo, indistruttibile, lunghissimo e invisibile, tiene unite le due anime al fine di ricongiungerle un giorno e per sempre. È possibile che il filo si intrecci, si attorcigli, che crei difficoltà nella vita dei due inconsapevoli innamorati, ma in ogni caso è scritto che le loro vite si incontreranno unendo anima e cuore.

filo rosso 2
L’origine della leggenda è cinese: Wei è un uomo rimasto orfano in tenera età e, proprio per questo, il suo più grande sogno è da sempre quello di avere una famiglia numerosa. Purtroppo, però, non riesce a trovare la compagna che risponde ai suoi desideri. Durante uno dei suoi tanti viaggi, Wei incontra nei pressi di un tempio il dio dei matrimoni, con le sembianze di un anziano seduto su uno strano sacco; l’uomo si ferma incuriosito e, durante il dialogo, il dio gli rivela l’esistenza della sua anima gemella, ma gli dice anche che al momento ella è ancora una bambina di tre anni e che, prima di sposarla, dovrà aspettare ben quattordici anni. Deluso e perplesso da questa prima affermazione, Wei chiede al dio cosa rappresenti il sacco su cui è seduto: «È il filo rosso del destino» – risponde l’anziano – «Che lega due persone indissolubilmente». Coloro che sono legati da questo filo sono, dunque, destinate a stare insieme, indipendentemente dal proprio agire, da quello degli altri e da qualsiasi influenza esterna. Incredulo e per dimostrare la sua libertà di scelta, l’uomo ordina a un servo di uccidere la bambina, ma quest’ultimo, preso da compassione, si limita soltanto a ferirla alla testa. Dopo questo accaduto, Wei continua la sua vita normalmente, fino a quando, quattordici anni dopo, conosce e successivamente sposa una ragazza di diciassette anni, di famiglia benestante, che porta sempre una fascia in fronte. Dopo il matrimonio, nell’intimità della loro casa, la ragazza spiega il motivo della benda: nasconde una ferita che le fu procurata all’età di tre anni. Sbalordito, Wei capisce che il filo rosso li aveva ricongiunti e, da qui in poi, il legame fra i due si concretizza più di prima e felicemente passano insieme il resto della loro vita.

I riferimenti al Filo Rosso del Destino si trovano, ovviamente, anche nella cultura pop giapponese, a iniziare da anime e manga: ad esempio troviamo rimandi in “Nana”, “Kuroshitsuji”, “Ranma ½”, “Detective Conan” e tanti altri; ma anche vari film citano la leggenda, come “Sayounara”, “Dolls” e “Touch”.
A chi sarà collegato il nostro filo? Forse l’anima gemella per molti di noi è già arrivata o, per altri, deve ancora farsi viva. Beh, solo il tempo potrà dirlo, ma sicuramente la persona all’altro capo del filo arriverà, per tutti.     

                                   


Paolo Gabriele Pakoro De Luca
~Redattore~

Appassionato da sempre di anime, manga, telefilm e videogiochi e sin da piccolo interessato al mondo del giornalismo.
Oltre che essere redattore di Nerd30, ne è entrato a far parte come intervistatore pazzo. Dunque, se qualcuno vi intervista a caso, è lui.

Sgarbi a Cosenza: “Il tesoro di Alarico non esiste, è solo un mito, ma fa bene Occhiuto a non arrendersi”

20160208_132330

Cosenza ( Cs) – Ha continuato a portare avanti la sua teoria Vittorio Sgarbi, quella cioè che il tesoro di Alarico “fondamentalmente non esiste”. E lo ha fatto come un fiume in piena, sostenendo la tesi, secondo cui, la presenza del tesoro del Re dei Goti, “altro non è che un mito, una vera e propria leggenda”. Secondo il critico d’arte ferrarese, “è un sano pensiero, effetto di una riuscitissima visione. Mario Occhiuto, di nome e di fatto,  ( il pubblico scoppia in una risata fragorosa) è stato in grado di creare un effetto che determina fantasia allo stato puro. Lo definirei – ha proseguito – il miracolo di Alarico, un sogno che si concretizza nella mitizzazione della realtà”. Vittorio Sgarbi stamane a Cosenza, in un affollatissimo Salone degli Specchi della Provincia, ha preso parte al convegno “Il cammino di Alarico. Un tesoro, una risorsa storica, una grande opportunità di sviluppo turistico e culturale” e ha conquistato i presenti ( la sala era troppo piccola per contenere così tanta gente) con la sua ironia e la sua pittoresca e nota visione del mondo e della storia in genere. “Non credevo – ha detto spiritosamente –  che la mia visita nella città dei Bruzi provocasse così tanto clamore da indurre 17 consiglieri a firmare le dimissioni e sancire la fine anticipata della sindacatura di Mario Occhiuto. Ma questi “signorotti”, non hanno capito, che gli hanno quasi fatto un favore, perché queste sono state le primarie di Occhiuto, che d’ora in avanti avrà più tempo per fare campagna elettorale e screditare il gruppo di traditori, rivoluzionari e pugnalatori”.

sgarbi 1     22222

Per Sgarbi Occhiuto è il degno discendente di Goebbels, “ma ti consiglio – rivolto all’ex primo cittadino di Cosenza-  di fare in maniera tale che il tesoro non venga mai trovato. Sapete che fine farebbero i reperti se venissero rinvenuti? Diretti a Catanzaro e una schiera di magistrati ( inveisce anche contro una parte di essi, osannando prima l’ex sindaco Mancini e poi Misasi ndr) e sovrintendenti  arriverebbero in città con la pretesa di dirigere e formalizzare le operazioni secondo legge. Ragione per cui – ha stuzzicato- se trovate qualcosa, buttatelo nuovamente nel fiume. Fate in modo che questo sogno e questa ricerca possano sempre proseguire”.  E se da una parte  ha promosso Occhiuto, definendolo astuto e assennato, per la questione relativa alla continua esplorazione e alla conseguente creazione di un vero e proprio fenomeno che ruota attorno alla figura del re visigoto, su due punti non si è trovato d’accordo: il primo è la posizione del  Museo di Alarico, che dovrebbe sorgere al posto dell’Hotel Jolly, definito dal professore “un vero cesso di museo e se potessi decidere, respingerei all’istante la richiesta”. La seconda questione, più personale,  che ha trovato Sgarbi profondamente in disaccordo porta il nome di Paolo Grassino, il maestro di Torino, al quale è stata incaricata la realizzazione di un’opera dedicata ad Alarico. “Grassino non deve realizzare quell’opera, è una <<capra>>”.  E’ stato l’unico, su quattromila invitati ad avere rifiutato l’invito alla mia Biennale, quantomeno che sia una donazione alla città e non spendete soldi. Ovviamente, se proprio non potete farne a meno, collocatelo in periferia o realizzasse la sua opera a Catanzaro!”, e  anche qui, gli applausi non si sono fatti attendere . Sulla questione, poi, relativa ad un presunto acquisto di una casa nel centro storico della città di Cosenza, è stato categorico “io non compro case, ma solo opere d’arte. Non saprei cosa farmene di un’abitazione qui a Cosenza” – ha chiarito sarcasticamente-.  La giornata di oggi è stata anche l’occasione per la presentazione del film del regista Massimo Scaglione “Alarico il re di tutti, Cosenza 410” le cui scene saranno interamente girate nella capoluogo bruzio, tra la Villa Vecchia, Corso Telesio e Via Popilia. Tra i protagonisti del film di Scaglione, anche Maurizio Bonetti ( molti lo ricorderanno tra gli attori di Squadra Antimafia e Distretto di Polizia) presente al convegno di stamane. Le riprese del film dovrebbero partire a breve, questa la speranza del regista,  intanto Sgarbi ne ha apprezzato l’idea, “perché siamo in presenza di una realtà che passa attraverso il grande schermo, un po’ come lo è stato per quei capolavori cinematografici ( cita Ben –Hur e Romeo e Giulietta), dove il film ci fa abitare il sogno, ma per me, – ha ribadito- il tesoro, quello materiale, puramente archeologico, non esiste. E’ solo illusione, delirio leggenda, favola, è appunto un mito e, tale deve rimanere”.

 

Raffaella Aquino

Convegno a Castrovillari: adulterio tra giurisprudenza, antropologia e leggenda

CASTROVILLARI (CS) – Sabato 7 Febbraio, nella sala 14 del Protoconvento francescano di Castrovillari, dalle ore 17:00,  si affronterà il tema “Le basi romanistiche dell’adulterio nella disciplina moderna e contemporanea dell’Istituto. Il caso di Carini tra il Diritto Comune e la Tradizione popolare dei cantastorie” .

Questa intricata storica vicenda siciliana, con molti punti interrogativi, che interessò, tanti anni fa,  l’uccisione di una donna, la baronessa  Laura Lanza di Trabia, ed il suo amante, Ludovico Vernagallo,  cantata in più versioni dalla tradizione popolare e oggetto di diverse interpretazioni espressive, sarà riproposta in un convegno giuridico per divenire occasione di approfondimento degli Istituti del diritto che attrae.

Il convegno, organizzato dalla Camera Civile e dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Castrovillari con il patrocinio del Comune e in collaborazione con l’associazione culturale Mystica Calabria, si svilupperà con il contributo di studiosi, antropologi  oltre che di uomini di legge.

Dopo i saluti del Commissario straordinario del Comune,  Massimo Mariani, di Roberto Laghi,  Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Castrovillari, sono previste, moderate da Ines Ferrante, Presidente di Mystica Calabria, le relazioni di: Giovanni Brandi Cordasco Salmena di San Quirico, docente di Diritto Romano Ellenistico presso la facoltà di Giurisprudenza di Urbino che approfondirà “I principi della Lex Iulia de adulteriis nella disciplina moderna e contemporanea dell’istituto”; di Leonardo Alario, docente di Storia delle tradizioni popolari all’Unical ed all’Ateneo di Bari, che riguarderà “Chianci Palermu, chianci Siracusa a Carini c’è lu luttu in  ogni casa. L’amaro caso di la barunissa tra critica, storia e tradizione popolare”; di Antonella Gialdino, Presidente della Camera Civile degli Avvocati di Castrovillari che affronterà il tema de “La famiglia nell’ordinamento giuridico italiano”; di Giovanni Zagarese, Presidente della Camera Penale di Rossano che interverrà  su “L’omicidio per causa di onore” dell’art. 587 cp. fino all’abrogazione dell’art. 1 L. 5 agosto 1981 n. 442”; di Vincenzo Di Pede,  magistrato e Presidente della Sezione Civile del Tribunale di Castrovillari che tratterà “Il rilievo attuale dell’adulterio nel giudizio di separazione personale dei coniugi. Vecchie e nuove prospettive”.

Alarico I, la leggenda calabrese.

Alaricus in latino, compare per la prima volta nelle cronache nel 390 quando, giovane principe della dinastia dei Balti, guidò i Visigoti, gli Unni ed altre tribù provenienti dalla sponda sinistra del Danubio nell’invasione della Tracia, culminata con il saccheggio di quella provincia. “Il re di tutti”, significato del suo nome, nacque nel 370 d.C. c.a. Acclamato nel 395 duce dei visigoti allora stanziati nella Pannonia e nella Mesia come foederati di Roma, invase la Macedonia, la Tessaglia, il Peloponneso e l’Epiro inserendosi abilmente nella discordia esistente tra i successori di Teodosio, Onorio e Arcadio e i rispettivi ministri, Stilicone e Rufino. Ricevette la nomina di magister militum dall’imperatore romano d’oriente Arcadio garantendo autonomia per il suo popolo a patto che cessasse le ostilità e le scorrerie. Nel 400 Alarico invase l’Italia dove, dopo aver varcato le Alpi Giulie, devastò le province di Venezia, Liguria ed Etruria, espugnando diverse città toccando perfino Mediolanum, l’allora capitale dell’impero, dove fu fermato dal generale Stilicone nel 402, comandate in capo dell’esercito romano d’occidente e protettore del nuovo imperatore Onorio. Fu stipulato un trattato con il quale Alarico, obbligato a ritirarsi di buon ordine dall’Italia, si impegnava ad asservire l’impero d’occidente. Tuttavia a tre anni dalla sconfitta, Alarico invase Verona e venne fermato ancora una volta dal generale Stilicone e si trovò nuovamente costretto a rinnovare il trattato di alleanza con il vincitore il quale grazie ad esso poteva assicurarsi un forte alleato contro l’impero d’oriente. Rientrato in Epiro, Alarico ricevette tributi da Stilicone il quale non voleva avere problemi sui confini orientali dell’impero, in particolare nel maggio del 408, quando deciso il generale si recava verso Costantinopoli rimasta senza un reggente a causa della morte di Arcadio, fratello dell’imperatore Onorio, nell’intenzione di conquistare finalmente l’illirico orientale. Seguirono numerose battaglie sanguinose e molto difficoltose per il generale Stilicone che si trovò a fronteggiare una nuova personalità scesa dall’antica Britannia ormai ribellatasi l’anno precedente, un certo Flavio Claudio Costantino, noto alla storia come futuro imperatore Costantino III. Nell’agosto di quell’anno Stilicone a causa di trame e intrighi venne messo a morte, causa tradimento, e per Alarico questo significava l’aprirsi nuovamente la strada per un ritorno nei territori italiani. Senza l’aiuto del cognato e futuro re, Atatulfo, impegnato in Pannonia, Alarico invase nuovamente l’Italia giungendo a Ravenna ed esigendo dall’imperatore un tributo annuo e un’insediamento nel Nordico ma senza successo. Arrivò allora fino a Roma accerchiandola non con l’intenzione di attaccarla ma come dimostrazione delle sue capacità. La città, difesa dalle sue fortificate mura, non cedette ma il prezzo fu altissimo: una pesante carestia e una forte epidemia di colera. Tolto l’assedio, Alarico rientrò in Toscana ottenendo dal senato romano l’elezione di Attalo Prisco come correggente di Onorio e la carica di magister militum dell’occidente. Ma quando Onorio nominò Saro generale, la nomina ambita dal re goto, e dopo l’attacco del nuovo generale ad Atatulfo e l’inadeguatezza di Attalo Prisco nella pianificazione della conquista africana, Alarico perdendo la pazienza mise in atto le sue minacce e nella notte del 24 agosto del 410 d.C. Alarico dei Balti entrò con il suo esercito a Roma passando per Porta Salaria. Seguirono tre giorni di saccheggi e violenze. Successivamente i barbari abbandonarono l’Urbe e si diressero verso il Sud della penisola con la probabile intenzione di raggiungere le coste africane per nuove invasioni e conquiste. Ma ecco l’imprevisto: Alarico, allora quarantenne, colto da improvvisa malattia, morì pare nei pressi di Reggio. Ed ecco che qui entra in gioco la leggenda: si narra che i Visigoti per evitare che mani romani potessero violare la tomba del loro re, deviarono il fiume Busento, nei pressi di Cosenza, e seppellirono nel suo letto Alarico in armi, insieme al suo cavallo ed al suo immenso tesoro, pare 25 tonnellate d’oro e 150 di argento, ripristinando successivamente il normale corso delle acque. Infine, gli schiavi utilizzati per deviare temporaneamente il corso del fiume vennero uccisi perché non rivelassero il segreto.

 

 

Continua la lettura di Alarico I, la leggenda calabrese.