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LegittimaMente punta il dito su Occhiuto e «Il fantasma dei debiti passati»

COSENZA – Riceviamo e pubblichiamo nota stampa dell’Associazone LegittimaMente circa la situazione relativa ai presunti debiti del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto.

Di seguito il testo integrale del comunicato stampa

«La recente sentenza della Corte d’appello di Catanzaro ha riacceso i riflettori sulla situazione dei debiti personali del sindaco di Cosenza.

Situazione che è stata, invece, accuratamente dissimulata dagli uffici competenti del Comune che hanno tirato fuori una versione dei fatti alquanto machiavellica e bizzarra, nel tentativo di far passare in secondo piano i motivi per cui non si sono attenuti alle leggi e alle direttive in materia.

Non a caso il giudice ha ritenuto opportuno rigettare in pieno tutte le istanze mosse dall’ufficio legale del Comune, dichiarando pignorabile tutta l’indennità di carica al netto delle ritenute fiscali, condannando, inoltre, l’Ente al pagamento delle spese di lite (oltre al danno, la beffa!).

E proprio in merito al diritto del Comune di impugnare l’atto di pignoramento, nella sentenza si legge:

“La specificazione se, per un verso, non incide sul decisum, poiché l’ampliamento dell’oggetto proprio del giudizio di accertamento dell’obbligo del terzo non è in contestazione, per altro verso, rende palese il difetto di legittimazione processuale… Con ciò s’intende dire che l’unico soggetto legittimato a dolersi della decisione in parte qua era il debitore esecutato, il quale, invece, è rimasto contumace anche in appello con conseguente passaggio in giudicato della statuizione emessa nei suoi confronti. “

Mentre, sulla presunta impignorabilità dell’indennità di carica, il giudice si è espresso molto chiaramente:

“… vi è da rilevare che il creditore ha dimostrato l’entità dell’indennità di carica estraendola dal Modello Unico 2013 relativo ai redditi del 2012 pubblicato sul sito web ufficiale del Comune di Cosenza (quadro RC) e che il Comune, pur avendone l’onere anche per effetto del principio della vicinanza della prova, non ha minimamente contestato il dato documentale mediante la specificazione del minor importo eventualmente versato al sindaco nel 2012 o negli anni successivi.”

Tuttavia, la vicenda diventa ancora più oscura e paradossale nel momento in cui, prendendo spunto dalla sentenza, si va ad esaminare la situazione economica del sindaco.

Il Comune di Cosenza assolve agli obblighi sulla normativa sulla trasparenza mediante l’apposito portale, dove al seguente link: https://cosenza.etrasparenza.it/pagina702_sindaco.html, è possibile visionare e scaricare le dichiarazioni dei redditi del sindaco, a partire dal 2014. Orbene, spulciando le cifre in esse contenute, si scopre che il reddito complessivo dichiarato, è ben più alto della cifra prevista dalla indennità di sindaco, pari a circa 78mila euro lordi all’anno. Scendendo più nel dettaglio, abbiamo:

Reddito complessivo Persone Fisiche 2015 € 136.469

Reddito complessivo Persone Fisiche 2016 € 163.422

Reddito complessivo Persone Fisiche 2017 € 175.022

Reddito complessivo Persone Fisiche 2018 € 207.900 (annata fantastica!).

Leggendo questi importi, fa un po’ sorridere la dichiarazione dell’avvocato Carratelli, all’epoca legale del sindaco che, in occasione della sentenza di primo grado sulla vicenda, dichiarò testualmente ad una nota testata online locale: “Comunque sia, ritengo ingiusto il pignoramento dell’intera indennità. Di cosa dovrebbe vivere un sindaco che ha solo quell’entrata?”

Ma, battute a parte, come è facilmente intuibile, tali cifre aprono le porte ad una miriade di domande che meriterebbero risposte chiare ed esaustive da parte del sindaco e dell’ufficio legale.

Ad esempio:

1) Se è vero, così come dichiarato dall’ufficio legale che il Comune ha “ritualmente” provveduto ad effettuare le ritenute sull’indennità del sindaco, perché nelle dichiarazioni dei redditi sopra esaminate, le indennità spettanti, pari a € 78.713 all’anno, risultano versate per intero al sindaco, in quanto dichiarate come somme percepite?

2) Sempre se è vero che tali ritenute sono state effettuate, perché non si comunica l’ammontare totale della cifra, il periodo di riferimento e, soprattutto, in quale voce del bilancio dell’ente è possibile verificare l’avvenuto accantonamento?

3) Infine, forse la più importante di tutte, perché l’ufficio legale ha deciso di opporsi così caparbiamente all’atto di pignoramento, al punto di richiedere per ben due volte rispettivamente ai giudici di primo e di secondo grado di pronunciarsi in merito ad una procedura che, altri comuni amministrati da ben altri sindaci, hanno recepito senza battere ciglio? E se al posto del sindaco ci fosse stato un qualsiasi altro dipendente comunale, l’ufficio legale avrebbe agito sempre nel medesimo modo, oppure avrebbe immediatamente dato via libera al pignoramento?

Alla luce di tutto questo siamo lieti che la minoranza si sia risvegliata opposizione, producendo un esposto alla Procura ed alla Corte dei Conti che andavano sollecitate formalmente da chi è titolato».

Il J’accuse di Katya Gentile, tutte le falle del sistema Cosenza

COSENZA – Riceviamo e pubblichiamo integralmente comunicato stampa a firma del presidente dell’Associazione LegittiMamente Katya Gentile, già vicesindaco di Cosenza

«La polemica di questi giorni, tra i consiglieri comunali del capoluogo di regione e l’on.le Tallini, accusato di avere svenduto Catanzaro abdicando in favore di Occhiuto, per la candidatura a Governatore delle prossime elezioni regionali, mi ha dato lo spunto per una riflessione che vorrei condividere con l’amico Tallini e con tutti quelli che a Cosenza ci capitano una volta ogni tanto e pure di passaggio.

Molti di quelli che parlano di un “ottimo amministratore” e non “osano” metterne in dubbio le capacità, infatti, inseguono il mito dell’Amministrazione Occhiuto, che è tanto vero quanto la leggenda del tesoro di Alarico.

Si, perchè, il messaggio che viene esportato oltre il Campagnano, con una massiva campagna di disinformazione quotidiana, è: grazie a questo sindaco (ma che dico sindaco, profeta), che con la sua feconda produzione di “progetti” è sempre un passo avanti agli altri e riesce a utilizzare tanti finanziamenti, Cosenza in questi anni è cambiata ed i segni sono evidenti a tutti. Da piazza Bilotti a piazza Loreto, da piazza Riforma a San Domenico, da piazza XXV luglio a Santa Teresa fino alla nuova piazzetta di via Roma, la città ha cambiato il suo volto, è vero. Ma cos’è davvero cambiato oltre la facciata e quali sono le conseguenze di questo cambiamento?

Occhiuto, attraverso la sua fabbrica di progetti, ha impunemente sdoganato “il sistema Cosenza “, che, purtroppo, non risponde a principi di trasparenza, nè di economicità, nè tanto meno di correttezza e legalità.

Questo sistema prevede, intanto, un esercito clientelare di dirigenti, ditte amiche e supporti al Rup, anche con incarichi stabili nei diversi settori del Comune, composto da collaboratori del suo studio, ex soci e colleghi creditori (architetti e imprenditori), che grava per la gran parte sulle casse comunali. Prevede che gli impegni e le liquidazioni, quando non c’è capienza sui relativi capitoli di spesa, vengano iscritti su somme vincolate provenienti da mutui o finanziamenti dedicati, con una conseguente, puntuale, distrazione di fondi di bilancio.

Prevede il metodo del frazionamento e del “sotto soglia” intrinseco al “sistema Cosenza” che è diventato negli anni una vera e propria mangiatoia per i prescelti. Capita, poi, che la stessa ditta, in un breve lasso di tempo, per combinazione, riesca ad aggiudicarsi quattro grossi appalti, diversi, e che ci ritroviamo Cosenza tappezzata di “pietra lunare” e di granito cinese di scarsissima qualità, tant’è che alcuni tratti di piazza Fera-Bilotti, ad esempio, sono stati già rifatti almeno tre o quattro volte in due anni, con dispendio di nuove ed ulteriori risorse economiche. Sempre lo stesso sistema prevedeva pure che i debiti personali del sindaco ricadessero sulle casse del Comune, attraverso un meccanismo contorto di inerzia, con la complicità di qualche dirigente.

Paradossalmente, l’ente risulta non essersi mai costituito in più di un giudizio, fino alla contumacia, ribaltando, così, i pignoramenti del primo cittadino sul nostro Comune. Peraltro, non è dato sapere come sia andata a finire la storia, nè se il giocattolo si sia rotto temporaneamente o a tempo indeterminato, dopo “lo sbianco”. Certamente lo scopriremo tra qualche tempo. Ma nell’immaginario collettivo, di chi vive oltre i confini cosentini, si è instaurato anche un altro mito: Cosenza uguale a città del benessere, del divertimento, della movida, delle grandiose e partecipate manifestazioni pubbliche a base di luci, canti e cotillons.

Vede caro on.le Tallini, ho il dovere di dirle, da ex amministratore e con cognizione di causa, che dietro a quest’immagine fintamente patinata, abilmente costruita in otto anni di bugie, mistificazioni, risultati truccati di farlocchi sondaggi commissionati, e con l’ausilio di una certa stampa servizievole e prezzolata, ci sono ancora troppi cosentini che hanno l’acqua in casa solo per tre ore al giorno, perchè il problema non è stato mai considerato e affrontato seriamente; abbiamo un centro storico abbandonato al degrado, fisico e sociale; abbiamo un teatro di tradizione declassato dal Ministero per la mancata programmazione della stagione lirica (in compenso assistiamo, al teatro Rendano, a spettacoli che di solito si tengono nei cinema); abbiamo una biblioteca civica i cui dipendenti non vengono pagati da anni ed il simbolo della cultura cosentina è passato da Telesio ad Alarico e alle “buone feste cosentine” (per i circenses, sine pane, si continuano a sperperare tanti milioni di euro). E poco importa se, finanche nel salotto buono della città, si vedono circolare topi anche d’inverno, anche se un’opera di massiccia derattizzazione si era annunciata in agosto; se si è perso il conto delle strade e dei marciapiedi dissestati; se la città si allaga nei primi10 minuti di pioggia; se all’improvviso si aprono voragini sulle strade; se, ancora nel 2019, ci sono cosentini che vivono in una macchina; se ci sono abitanti dei quartieri popolari e del centro storico abbondonati a se stessi, con l’eternit sui tetti ed i cumuli di spazzatura davanti la porta di casa. Poco importa se quello che lui chiama piano di mobilità dolce ha stravolto la viabilità cittadina, ha messo ulteriormente in crisi il commercio, mandato in tilt il traffico e aumentato esponenzialmente le immissioni di smog nelle uniche strade percorribili in auto.

A chi interessa se ci sono tanti esercenti esasperati sull’orlo del fallimento, se ci sono innumerevoli cittadini che imprecano intrappolati su via Roma, su via Popilia o nei pressi dell’ingresso autostradale e se ci sono ambulanze bloccate nel traffico che tardano nei soccorsi, per effetto dei divieti e degli imbuti creati ad hoc da strade interdette, Ztl e cambi di sensi di marcia, mai approvati in un PUT (piano urbano del traffico) obbligatorio per legge; persino il Piano di emergenza della Protezione Civile attualmente in vigore non è applicabile. Nessuno s’è accorto che ha dato il via ai lavori del “parco del benessere”, primo stralcio dei lavori della metro, senza che il progetto esecutivo dell’intera opera fosse stato approvato in Regione e senza che fosse stato inviato alla Commissione Europea. Quindi, stralcio di cosa? Il metodo utilizzato è lo stesso usato per piazza Bilotti. Anche in quella circostanza, che fece scuola, si iniziò dai lavori complementari, senza che il progetto esecutivo fosse stato approvato, per intascare l’anticipazione ed il primo SAL dalla Regione, rendicontando, peraltro, spese che di fatto sono inammissibili. Fatti che denunciai in Procura. Ahinoi, viviamo in una città dove non importa a nessuno se una sentenza del TAR, che ordina la sospensione dei lavori di viale Mancini, viene disattesa per giorni. E sorge il dubbio che si sapesse già che il Consiglio di Stato, solerte come non mai, si sarebbe espresso, addirittura, di DOMENICA, per sospenderne gli effetti. Alle nostre latitudini, poi, caro Tallini, abbiamo anche la spinosa questione del nuovo ospedale. Non dimentichi che se si rischia di perdere i finanziamenti è per responsabilità di quello stesso Sindaco che lei vedrebbe Governatore, della sua ostinata reticenza e del suo inattuabile progetto, che, proprio per com’è stato pensato, prevede tra l’altro, un dispendio di svariati milioni di euro aggiuntivi.

Mio caro on.le, un buon amministratore, per essere definito tale, dovrebbe amministrare perseguendo principi di legalità, trasparenza, economicità, sussidiarietà e ragionevolezza, esattamente il contrario di ciò che accade da quando ad amministrare la città di Cosenza c’è Mario Occhiuto. A causa di un Consiglio comunale muto, sordo e cieco e di una truppa di yes man, all’uopo assoldata e preposta a divulgare “il verbo”, è abituato ad essere l’uomo solo al comando, tranne quando c’è da scaricare qualche responabilità. Chiunque provi a muovere una critica politica o un parere di dissenso viene immediatamente etichettato nella categoria degli odiatori o dei complottisti. Con questa tecnica, sminuisce e azzera (nella sua mente) qualsiasi problematica, mortifica la libertà di opinione e di parola di qualunque cittadino, singolo o associato, omette di dare risposte concrete ed appropriate e si veste da vittima.

Approfitta di queste occasioni, infatti, per autoincensarsi e propagandare tutte le sue false virtù che, a suo dire, sarebbero la causa che muoverebbe contro di lui gli attacchi degli invidiosi e dei bastian contrari per partito preso. Con questa mia, che ha il solo fine di fornire spunti ed elementi certi a quanti, come lei, risultano innamorati di una figura ideale che nella realtà non esiste, invito tutti ad effettuare le dovute verifiche, su quanto da me sottoscritto, attraverso atti e documenti, prima di esporvi assumendovi addirittura la paternità della candidatura di Mario Occhiuto a Governatore della Regione Calabria, quale esempio di ottimo amministratore.

Mi chiedo, infine, se in quel di Catanzaro sia mai giunta la notizia della depressione del nostro Sindaco, che ha depositato i certificati della patologia in in un’aula di tribunale. In Italia, di solito, ai depressi si ritira la patente, figuriamoci la guida di una città o di un’intera regione.

Il re è nudo, caro on.le, e non vorrei che un giorno le si potesse imputare di essere stato uno stolto o di essere fatto della sua stessa pasta.

Mi immedesimo ed io tra le due non saprei proprio scegliere. Certe posizioni potrebbero rivelarsi scomode e imbarazzanti, in un futuro, qui si spera ancora, molto vicino».

LeggitimaMente, Katya Gentile «Occhiuto e il suo viaggio verso il non senso»

COSENZA –  Riceviamo e pubblichiamo integralmente nota stampa a firma del presidente dell’associazione LeggitimaMente Katya Gentile, già vicesindaco di Cosenza.

«Le scuse del primo cittadino, per i disagi causati dai cantieri in città, suonano tanto come le famose lacrime della mamma coccodrillo che ha appena divorato i suoi cuccioli. Addebita ad altri, nella fattispecie alla Regione Calabria, la responsabilità delle conseguenze causate dalla cantierizzazione, oltretutto inattiva, di viale parco, tralasciando di considerare, però, le ripercussioni della sua irresponsabile politica cittadina votata allo sperpero di tempo, energie e danaro pubblico per l’organizzazione di feste, inaugurazioni e luminarie.

Infatti, in nessuna o scarsissima considerazione sono stati tenuti, in questi anni, quelli che sarebbero stati gli effetti della mancata realizzazione di un’arteria alternativa (Mancini quando pensò alla pedonalizzazione di corso Mazzini realizzò Viale Parco), peraltro, già prevista e finanziata almeno 2 volte, nè quelli degli incauti stravolgimenti alla viabilità cittadina, dovuti a provvedimenti privi di senso logico, se si pensa che i lavori della “metro”, che prevedevano l’interdizione al viale, erano stati già appaltati.

Il Sindaco dimentica di aver fatto una campagna elettorale fondata sull’inganno del “no alla metro” e di aver fatto dietrofront subito dopo. Afferma di aver avuto l’opportunità di stravolgere completamente il progetto, com’è nei fatti, ma non ha portato avanti la sua idea iniziale che era quella di non toccare viale Mancini spostando il percorso sulla linea ferrata esistente.

Si sarà distratto? Oh no, forse no. Mi pare abbia contrattato il viale col “Central park” de noantri, l’ex Jolly, l’ovovia e qualcos’altro. Perché la megalomania è una brutta bestia e ci ritroviamo oggi con un cantiere chiuso, la ditta appaltatrice che ha chiesto il concordato preventivo, i marciapiedi divelti e mezza città incaxxata che vuole la riapertura di viale parco. Il suo viaggio verso il non senso e oltre è iniziato a settembre dello scorso anno con la “sperimentazione” su via Roma che, nonostante tutti i disagi prodotti anche in termini di traffico e di sicurezza, si è trasformata in soluzione definitiva: senza previo l’approvazione di un PUT (piano urbano del traffico), senza che la cittadinanza fosse stata edotta sugli esiti della stessa sperimentazione, ad esempio, attraverso la pubblicazione dei risultati dei monitoraggi, alla luce dei quali il provvedimento dovrebbe essere diventato definitivo. Sempre nella consapevolezza dell’imminente chiusura di viale Mancini, ha proseguito nel suo cammino di incomprensibile irragionevolezza, facendo installare i varchi ed istituendo le ztl, che frutteranno pure ingenti risorse al Comune, ma che si sono rivelate essere una pericolosa spada di Damocle anche per il commercio. E, non ancora soddisfatto della bolgia infernale in cui ci ha cacciati tutti, dopo essersi sbizzarrito nell’installazione di paletti e divieti di sosta, dallo scorso primo dicembre ha prolungato la fascia oraria delle zone a traffico limitato dalle 10:00 alle 22:00. Tutto questo nonostante le proteste e le rimostranze che vengono puntualmente rispedite al mittente, senza rispetto alcuno né per la critica politica, né per i cittadini, che, in questi casi, vengono addirittura catalogati come detrattori e odiatori. Ma la cosa, in assoluto, più irresponsabile, come abbiamo già scritto in un altro comunicato, è che, essendo cambiato l’assetto della viabilità urbana, il piano d’emergenza di Protezione Civile, approvato nel dicembre del 2017, che si sono affrettati a pubblicare sul sito del Comune dopo la nostra nota dei giorni scorsi, resta inattuabile.

In primis, proprio per la chiusura di viale Mancini, individuata nel suddetto Piano come strada principale per i mezzi di soccorso, insieme a Viale della Repubblica.

Essendo stato approvato all’unanimità da tutti i Consiglieri, viene da chiedersi pure il motivo per cui nessuno si sia posto delle domande, atteso che la chiusura del viale era già stabilita ed era già slittata.Molti di loro si saranno sentiti orgogliosi per aver contribuito all’approvazione di un documento così importante, senza aver visto neanche gli atti, evidentemente. Nella nostra triste realtà, purtroppo, c’è spazio per tutte queste anomalie ed anche per le false scuse di un Sindaco di bassissima statura che finge di voler risolvere i guasti che lui stesso ha causato, demandando al prossimo Presidente della Regione la realizzazione della metro, convinto che sarà lui. Che dire? Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere!».