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Settimana della cultura calabrese, programma del 23 novembre

COSENZA – Passione per la lettura, curiosità, cultura e amore per il nostro territorio. Tutto questo all’interno dell’iniziativa Settimana della cultura calabrese, iniziativa che si svolge da alcuni anni a Camigliatello Silano e che, quest’anno, si svolge a Cosenza in un’edizione speciale organizzata dall’Universitas Vivariensis.

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Per coloro che fossero interessati a partecipare, di seguito le informazioni con il programma relativo a domani.

ORE 9,00 – GAZZA LADRA

BAR DUE PALME

VIA DEGLI ALIMENA 18

Distribuzione gratuita di 100 copie del volume a cura di Francesco Capocasale, La politica come servizio. Franco Locanto cattolico democratico ed amministratore, editoriale progetto 2000.

 

ORE 12,00 – AUTORI TRA I BANCHI DI SCUOLA

SCUOLA MEDIA «ZUMBINI» – VIA ROMA

Incontro degli alunni con l’editore Demetrio Guzzardi e Rita Fiordalisi, autrice del romanzo storico L’ultima carezza di Vincenzo. L’amore di Mariangela e l’anelito alla libertà di Capobianco. Introduce Marietta Iusi, dirigente scolastico I.C. Cosenza 1 «Zumbini».

 

ORE 17,00 – SERATA IN LIBRERIA

LIBRERIA UBIK – VIA XXIV MAGGIO 49

Presentazione del libro di Francesco Saverio Di Lorenzo, DIAmetralmente opposti. 20 anni di operazioni contro le mafie (1992-2011).

Sono state invitate personalità delle istituzioni e della politica.

 

Da “Giallo zafferano” ai libri, la cucina è il regno di Sonia Peronaci

sonia peronaciCOSENZA – «Mittes in furnum, teres pipem, rutam, cepam, saturelam, damascena enucleata, laseris modicum, vinum, liquamen et oleum. Fervens colluitur in disco , ex aceto sumitur». Nel III o IV secolo Marco Gavio Apicio, gastronomo romano , buongustaio e amante delle stranezze, compila una raccolta di circa cinquecento ricette, il “De re coquinaria” che testimonia i gusti raffinati della società imperiale romana. Una cucina raffinata ma molto diversa dalla nostra vista la mancanza di elementi quali i pomodori o le patate per noi irrinunciabili, tuttavia, essa si qualificò per due elementi: l’uso di aromi (quali il piper, l’origanum,l’allium) e il gusto per la scenografia che a volte li spingeva a creare effetti per così dire illusionistici nel senso di presentare pietanze che potessero sembrare altro come il salsum sine salso ovvero pesce salato senza pesce salato, un piatto preparato utilizzando il fegato e poi presentato in uno stampo a forma di pesce. Sono trascorsi secoli da allora eppure, due elementi sono rimasti invariati anzi, testimoniano la grandezza e l’ingegno degli uomini romani: la passione per il buon cibo e soprattutto l’idea di raccogliere le ricette in volumi. Facciamo un salto in avanti e arriviamo al 2006. Cosa accadde quell’anno? Dalla passione per il cibo che l’accompagna sin dall’infanzia grazie ad un padre cuoco e dalla voglia di mettersi in gioco, di sperimentare, di entrare a far parte del mondo web che Sonia Peronaci, insieme al compagno Francesco, decide di fondare un sito di cucina. Ispirata dal mito di Martha Stewart e fermamente convinta che un format sulla cucina avrebbe potuto avere un riscontro positivo in Italia, nasce “Giallo Zafferano”. Siamo nel 2006, l’età della pietra del web, e Sonia racconta di «un progetto pionieristico in cui abbiamo creduto sin da subito perché se ha funzionato con Martha Stewart negli Stati Uniti, un Paese che non ha il senso del buon cibo come lo abbiamo noi in Italia, non vedo perché non possa funzionare da noi». Così racconta alla giornalista Nunzia Capitano la nascita del blog. Lo fa innanzi ad un pubblico numeroso, entusiasta e partecipe che l’ha attesa per più di un’ ora a causa di un volo annullato e di un viaggio in treno a più tappe. Si racconta a cuore aperto esibendosi in una sessione di showcooking per la preparazione dei brownies, tipici dolcetti americani al cioccolato di cui- precisa al pubblico- ha inserito tre varianti nel libro che ha presentato. firma copieParte dalla libreria Ubik di Cosenza il tour calabrese (domani sarà a Catanzaro e domenica a Reggio Calabria) di presentazione di “La mia cucina” una raccolta di ricette a evento,« un libro – come lei stessa precisa- che mi rappresenta molto». Miscela gli ingredienti e, tra un consiglio e l’altro, racconta delle sue origini calabresi da parte di padre, dei 18 anni vissuti in Calabria per amore, della vita semplice e vera di campagna, della preparazione del pane, della salsa di pomodoro per amici e parenti, dei maiali che a Milano i bambini hanno visto solo sui libri. Poi risponde alle domande del pubblico, firma le copie del libro e si lascia fotografare accompagnata sempre dal sorriso. Alla fine regala una ricetta ad un ragazzo perché la cucina è amore e condivisione.

Rita Pellicori

Presto sugli scaffali “La vera guerra” di Francesco Guarascio

COSENZA – presentato martedì 29 dicembre, alle ore 18.30, presso la libreria Ubik di Cosenza, il primo saggio del giovane autore Francesco Guarascio dal titolo “La vera guerra” – di Europa edizionilibreria ubik

Una pubblicazione, nata per gioco. Dopo un’attenta e approfondita ricerca e diverse testimonianze di chi ha vissuto in prima persona il periodo più oscuro dell’umanità, Francesco, decise di mettere nero su bianco il suo lavoro partecipando al concorso “Europa edizioni”. Grande appassionato di storia contemporanea e geopolitica, si diploma con lode nel luglio 2015 e contemporaneamente proprio nel giorno del suo diciottesimo compleanno, Europa Edizioni gli inviò la lettera di pubblicazione. Sulla Seconda Guerra Mondiale è stato scritto di tutto: dagli asettici trattati ai romanzi tratti dai racconti dei superstiti fino alle più ardite speculazioni su ciò che non è mai stato raccontato. Il libro di Francesco Guarascio si colloca in uno spazio intermedio, proprio nel punto d’intersezione in cui, in effetti, ci sono pochissimi testi simili. L’analisi storica, indispensabile in un’opera come questa, riesce a chiarire in modo preciso e sintetico le ragioni che hanno portato allo scoppio del conflitto, per poi inoltrarsi nelle pieghe più misteriose della storia per svelare importanti retroscena di cui forse non tutti sono al corrente.  Ebbene, questo libro vuole tentare di raccontare imparzialmente ed oggettivamente ciò che successe tra gli anni ’39 – ’45. <<Se riuscirà a farlo – racconta l’autore – sarà una grande vittoria per tutti ma soprattutto per coloro che sui campi di battaglia di tutto il pianeta hanno dato la vita per la fedeltà ai propri ideali e alla propria patria>>. << Un ringraziamento speciale va, – conclude infine – a tutti gli amici che mi hanno sostenuto in questa ricerca e a coloro, vivi o meno, che con le loro parole ed il loro ricordo mi hanno spinto a sostenere un ideale e a combattere per un unico fine: quello di raccontare la verità>>.

Presentato Abituarsi alla fine di Antonio Bastanza

COSENZA – L’urgente necessità di scappare verso nuovi posti, in un tempo indefinito, quasi interrotto, illuminato da epifanie in grado di restituirtelo più chiaro e comprensibile è il tema del romanzo Abituarsi alla fine. Requiem per un uomo disperso che segna l’esordio letterario di Antonio Bastanza.

Presentato ieri pomeriggio alla libreria Ubik di Cosenza l’incontro, moderato dalla giornalista Carla Monteforte, è stata l’occasione per entrare timidamente nella storia di un uomo come tanti, semplice, solo, insoddisfatto, a cui manca tutto e niente.

Un uomo senza nome, un precario ricercatore universitario che decide di fuggire dalla madre perché troppo simile a lui e dalla quotidianità della sua piccola città di provincia, scappa perché stanco delle aspettative inattese, perché ha scarsa fiducia in se stesso tanto da credere che siano unicamente gli altri ad autodeterminarlo.

Un viaggio che segna l’esigenza di sottrarsi ai doveri della vita per andare alla  ricerca del futuro attraverso gli incontri con quei personaggi che avevano costituito il suo piccolo microcosmo e che tanto aveva idealizzato nel passato, un percorso in cui il protagonista si interroga sui limiti della propria esistenza, ci si immerge per tornare a galla ed essere folgorato da una serie di piccole rivelazioni, una fra tutte capire come viene visto dagli sguardi degli altri per poi giungere a Londra quando non ci sarà nient’altro da fare.

E’ un romanzo autobiografico, spiega l’autore, che contiene tanti piccoli frammenti di Cosenza e si sviluppa attorno a un nodo che si scioglie solo alla fine, è un libro scritto in musica dove gli Afterhours, gli Scisma, David Bowie e i Joy Division, lo aiutano a disincagliarsi dalle ombre, perché scrivere è anche musica e Bastanza ci tiene a precisare che se fosse stato un po’ più intonato probabilmente avrebbe fatto il cantante ma per ora la penna sembra essergli più congeniale.

Il romanzo di Antonio Bastanza fa parte di un progetto più ampio che ha come obiettivo quello di far emergere le migliori realtà indipendenti del panorama cosentino, si tratta di un reading musicale che vede la collaborazione di Antonio Serra musicista dei The Blast.

Abituarsi alla fine non è un fallimento e nemmeno una resa ma è guardare dritto negli occhi la fine prima di esserne divorati, è capire qual è il modo migliore per ricominciare anche quando l’inizio vive tra la paura di andare e l’inquietudine del ritorno.

Gaia Santolla

Presentato il libro in ricordo di Lea Garofalo: quando il “coraggio di dire no” non basta

COSENZA – Si è tenuta ieri presso la libreria Ubik di Cosenza, la presentazione del libro “Il coraggio di dire no. Lea Garofalo la donna che sfidò la ‘ndrangheta” dedicato alla storia di Lea Garofalo – vittima della ritorsione dell’ex compagno, pregiudicato appartenente a una cosca del crotonese – scritto dal giornalista Paolo De Chiara e pubblicato dalla Falco editore. Presenti al dibattito, moderato dal direttore responsabile del Quotidiano della Calabria Emanuele Giacoia, l’on. Angela Napoli componente Commissione Antimafia, Paolo Pollichieni direttore del Corriere di Calabria, l’editore Michele Falco e l’autore.

A circa un mese dal ritrovamento dei resti della giovane donna – che inizialmente si era pensato fosse stata sciolta nell’acido – sparita nel 2009 nel milanese dove si rifugiava per scampare ai suoi persecutori, esce questo libro che, nel ripercorrere le tappe della tragica vicenda, racconta lo spaccato di una società, spesso “impotente” o talvolta “distratta” dalla burocrazia, a tal punto da non essere in grado di tutelare una donna perseguitata, solo perché si era opposta all’ambiente malavitoso, cui pure “apparteneva” sin dalla nascita.

Questa l’unica colpa di Lea: l’essere nata in un contesto distorto e governato da logiche al di sopra della sua tolleranza; l’aver amato e poi rinnegato l’uomo sbagliato. Seppure il colpevole della scomparsa di Lea non sia esclusivamente l’esecutore materiale del delitto, ma tutto un gioco di forze di cui la donna si è ritrovata ad essere pedina. Perché Lea, perseguitata, è stata anche abbandonata; e non solo dalla sua stessa famiglia, ma l’abbandono più pesante che la donna ha subito è quello dello Stato.

E’ su questo doloroso aspetto che si sono concentrati gli interventi della presentazione, a cominciare da quello dell’on. Angela Napoli: “si parla troppo di legalità e antimafia, ma la vera lotta all’illegale non esiste; esiste invece una ‘zona grigia’, linfa vitale offerta alla ‘ndrangheta che si serve di essa”; questo per dire, riprendendo le parole della Napoli, che responsabile della morte della donna è in primis lo Stato, che non è stato in grado di tutelarla. Una vera e propria condizione di abbandono che si è incarnata nell’erroneo “status” conferito a Lea la quale, seppure non fosse direttamente coinvolta in nessun reato, è stata sempre considerata una collaboratrice di giustizia anziché una testimone. Questo ha comportato un diverso trattamento della sua causa, nonché un rilevante contraccolpo psicologico che subisce colui che è costretto a nascondersi di continuo cambiando vita e abitudini; condizione che per Lea è divenuta insostenibile al punto da decidere (dopo 7 anni di protezione provvisoria) di abbandonare il programma di protezione, andando incontro alla morte.

E ancora con le parole dell’on. Napoli, che segue da vicino vicende consimili a quella di Lea, “lo stato non può abbandonare colui che rifiuta lo status di collaboratore di giustizia, lavandosene le mani. Il testimone è una risorsa e la sicurezza gli dev’essere garantita a vita”.

A seguire l’intervento del giornalista Paolo Pollochieni, che aprendo sul libro ne ha sottolineato la puntualità e “cattiveria” che conducono il lettore ‘oltre’ la cronaca dei fatti: “negli ultimi tempi, si è passati dalla politica del negazionismo, alla massima popolarità della ‘ndrangheta, sino al rischio di veicolare informazioni sbagliate: non è il caso del libro di De Chiara; in esso emerge, al di là dell’inchiesta sulla storia della Garofalo, l’approccio ‘incostante e dilettantistico’ delle istituzioni, troppo spesso non in grado di insinuarsi nelle meccaniche malavitose e di far luce nella cosiddetta ‘zona grigia’”. Il direttore ha poi proseguito: “quella di Lea era una battaglia persa. Ma a perdere non è stata solo Lea, ma noi tutti e con noi le stesse istituzioni, inadeguate a seguire la vicenda. E’ questo il vero dramma”.

“E’ necessario denunciare questa condizione, sensibilizzare la società stessa, raccontare ciò che gli altri non raccontano, seppure con difficoltà”. Questa la testimonianza dell’editore Michele Falco, che ha preso la parola subito dopo Pollichieni: “parlando delle vicende come quella che ha coinvolto Lea, spesso emerge un disagio, che è quello di chi non si sente in grado di cambiare le cose: disagio che però, non sarà mai rassegnazione”.

Subito dopo la parola è passata brevemente al giovane nipote di Lea Garofalo, Rosario Garofalo che nel ringraziare i presenti per l’attenzione conferita alla vicenda, ha brevemente “raccontato” Lea dal di dentro dell’ambiente familiare.

A concludere gli interventi l’autore, Paolo De Chiara che, nel ripercorrere alcune tappe salienti dell’inchiesta racchiusa nel suo libro, ha rimarcato sulle responsabilità e le “colpe” delle istituzioni e della magistratura che non sono riusciti a “prelevare” Lea da un ambiente insano, permeato dalla ‘ndrangheta e che l’ha condotta alla morte a soli 35 anni.

La presentazione si è conclusa con l’esibizione della cantautrice calabrese Francesca Prestia che ha cantato “La Ballata di Lea”, pezzo con il quale aveva vinto, nel corso della scorsa edizione di “Musica contro le mafie” il premio Menzione Speciale.

 

Giovanna Maria Russo

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso‏ presentano “dire e non dire”

Cosenza – Domenica 18 novembre, alle ore 18.00, presso la sala eventi della libreria Ubik Nicola Gratteri e Antonio Nicaso presentano il libro “Dire e non dire. I dieci comandamenti della ‘Ndrangheta nelle parole degli affiliati”, edito da Mondadori.

Nicola Gratteri è uno dei magistrati più esposti nella lotta contro la ‘Ndrangheta. Insieme ad Antonio Nicaso ha pubblicato con Mondadori Fratelli di sangue (2009), La malapianta (2010), La giustizia è una cosa seria (2011), La mafia fa schifo (2011).

Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, è uno dei massimi esperti di ‘Ndrangheta del mondo. Ha scritto diversi libri, tra cui alcuni bestseller internazionali.

Incontri d’autore: Alessandra Romeo‏ all’Ubik

Cosenza – Mercoledì 14 novembre alle ore 18, nella sala eventi della libreria Ubik, Alessandra Romeo presenta il libro “Orfeo in Ovidio. La creazione di un nuovo epos” edito da Rubbettino.

Ne discutono con l’autrice: Marilena Cerzoso, Direttrice del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza; Raffaele Perrelli, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria; Ornella Scognamiglio, docente di Storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere dell’Università della Calabria

Alessandra Romeo insegna Letteratura Latina nella Facoltà di Lettere dell’Università della Calabria. Le sue ricerche spaziano fra l’esegesi letteraria con speciale riferimento alla dizione epica e la teoria retorica ciceroniana. Gli studi degli ultimi anni, dedicati alla produzione epica di Ovidio, indagano sulle tecniche narrative delle Metamorfosi analizzando in particolare i libri “orfici” del poema -il X e l’XI-.

“Ti racconto una storia…” Intervista alla giovane scrittrice Alessandra Key Cappa

Ti racconto una storia...
Ti racconto una storia... Alessandra Key Cappa

COSENZA – Il prossimo giovedì 15 novembre alle ore 18:00 la libreria Ubik di Cosenza ospiterà la presentazione del romanzo “Ti Racconto una storia…” (Librare edizioni) di Alessandra Key Cappa, giovane scrittrice esordiente originaria di San Giovanni in Fiore.

Abbiamo sentito l’autrice sull’interessante romanzo che si appresta a presentare al pubblico dei lettori.

Come nasce il tuo interesse per la scrittura?

Più che interesse lo definisco vero e proprio amore. Non è qualcosa che si può spiegare. È un piccolo miracolo che accade ogni volta. Scrivendo esprimo completamente me stessa, senza fingere. Mi sento completamente libera quando scrivo.

Cosa intendi precisamente con “scrittura d’evasione”?

L’evasione nel suo senso più stretto. Leggere un romanzo o, nel mio caso, scriverlo rappresenta un modo e un mezzo per evadere dal nostro ordinario. È una magia. Per un momento posso essere un’altra persona, un elemento, un animale. Per un attimo posso vivere una vita diversa, quella che si sogna magari..

Sin dalle prime righe del romanzo, si riconosce in Lea, la protagonista, lo stereotipo del laureando d’oggi, alle prese con le fatiche della ricerca del suo posto nel mondo. Quanto ti rivedi in Lea? E quanto c’è di autobiografico nelle vicende emotive, negli stati d’animo, nelle sensazioni vissute dalla protagonista (non mi riferisco naturalmente agli eventi)?

Io e Lea ci somigliamo molto poiché entrambe stiamo affrontando il delicato passaggio che ci porterà a dover essere delle adulte, ci lega il timore del futuro ma soprattutto il terrore di un passato che ci ha fatto molto male e da questo si capisce benissimo che di elementi autobiografici ce ne sono diversi ma sono molto romanzati e solo chi conosce quegli aspetti della mia vita può quanto meno intuirli.

La vita talvolta è imprevedibile. Come imprevedibile è quello che succede a Lea, le decisioni che prende nel corso della storia: anche qui, quanto ti rivedi in lei? Quanto credi che ciò che le accade sia realizzabile anche nella vita “reale”?

A differenza di Lea io non ho ancora trovato quel grande coraggio di sfidare il Destino ma sono fortemente convinta che non tutti i salti nel vuoto facciano male, ecco perché questa storia. Il mio è un messaggio di speranza. Credere nei sogni che a detta di tutti sono impossibili, sfidare il Destino mettendosi in gioco e soprattutto avere grande fiducia in se stessi per farlo sono quegli elementi che rendono possibile anche l’impossibile. La mia non è una storia legata ad una illusione, l’ho scritta credendo che nella vita di chiunque la magia può realizzarsi, basta crederci e non mollare, proprio come ha fatto Lea. A tutti gli scettici ho solo una domanda da fare: perché no? Perché la mia storia non potrebbe essere realizzabile?

Vivere equivale a compiere delle scelte. Non esiste il “giusto” e lo “sbagliato”. Perché lo sbaglio è relativo e fa comunque parte del gioco: giusto per riprendere la prefazione “la vera ragione del viaggio è viaggiare, non raggiungere la meta”. E’ davvero così? O talvolta non viviamo le cose nella giusta maniera tanto siamo presi dagli obiettivi che (crediamo di) ci poniamo?

Di vita ne abbiamo una soltanto. Sprechiamo tantissimo tempo a frastornarci di dubbi, ansie e paure e quando prendiamo una decisione o facciamo una scelta gran parte è dettata dall’obiettività e dal calcolo. Il cuore, ciò che sente, ciò che ci suggerisce lo mettiamo da parte non perché lo consideriamo sciocco, ma solo perché è ciò che ci fa più paura. Intraprendiamo il viaggio sbagliato, quello che ci porterà a sospirare nella notte aprendo il cassetto dei sogni e sentendoci insoddisfatti nonostante i traguardi. Siamo cresciuti in una società che ci dice che i sogni sono solo per i pivelli e che i sognatori sono degli illusi che prima o poi si ritroveranno con nulla in mano, il mio romanzo vuol dimostrare il contrario. Concordo con il dire che il concetto di giusto ed ingiusto è soggettivo. Tuttavia la mia storia non analizza questa dualità, piuttosto il voglio o non voglio. Tutto il resto è solo una cornice.

Qualche suggerimento da dare ai futuri lettori?

Di approcciarsi al mio romanzo con la parte più intima ed emotiva del loro io. Di lasciare per quell’ora di lettura tutte le convinzioni stereotipate di come sia strutturata una perfetta quotidianità ma soprattutto ciò che voglio con tutto il cuore è che il mio lettore sorrida a chi cerca di dimostare che nella vita un solo sogno ed un pizzico di folle testardaggine in più possa veramente trasformare la vita nella favola che tutti in fondo al cuore desideriamo.

Ringraziamo Alessandra per avere risposto alle nostre domande, e suggeriamo vivamente la lettura del romanzo che, oltre che nella classica veste “rilegata”, è possibile trovare anche in versione ebook.

Interessante, coinvolgente e anche al passo coi tempi!

 

Giovanna M. Russo