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Le sette spade e le sette scope in scena al Morelli

Scuola Teatro Giovanissimi. Foto di G. S. Grosso   CiponteCosenza(Cs)Domani, martedì 9 giugno alle ore 20 al Teatro Morelli, con ingresso libero, in scena la favola Le 7 spade e le 7 scope, tratta da Fiabe italiane di Italo Calvino.Gli attori sono i ragazzi del  Laboratorio diretto da Cecilia Foti con la supervisione di Dario De Luca.“La performance -dicono gli organizzatori – è a conclusione di un percorso di formazione voluto dal direttore della scuola, incentrato sulla commistione tra teatro e musica. Dalla guida all’ascolto, alla giornata con i cantanti e i musicisti dell’opera e infine, assistendo tutti insieme al “Barbiere di Siviglia” presso il teatro Rendano, abbiamo condotto i ragazzi alla scoperta del linguaggio teatrale e musicale, al fine di farli interagire. Il gruppo dai 6 ai 13 anni, che ingloba il I e il II anno di laboratorio del progetto di Residenza curato da Scena Verticale presso il teatro Morelli, porterà gli spettatori in un mondo magico, tra mercanti, regine e uccellini parlanti, arricchito dalla musica di Mozart che sarà interpretata con le spade e con le scope, il cui movimento è coordinato da Massimiliano De Luca. Tanti i temi della favola di Calvino: la famiglia, il lavoro, la diversità tra uomini e donne e non ultima la messa in pratica dei propri talenti per superare difficili prove o per aiutare gli altri. Ed è tutto ciò che hanno messo in atto i nostri ragazzi sul palco e fuori dal palco, aiutandosi e incoraggiandosi vicendevolmente con impegno e tanta tanta allegria!”

Con/fine: la danza racconta l’angoscia

Secondo appuntamento della rassegna More 2014/2015. Stavolta il teatro Morelli ha accolto sul proprio palco lo spettacolo “Con/Fine”, firmato dal coreografo, insegnante e regista Massimiliano De Luca e “danzato” da Valentina Militano, Orlando Capitano, Giorgia Conte e Laura Colombo. Danzato e non interpretato, appunto, perché i 50 minuti della rappresentazione andata in scena venerdì scorso sono spesso percorsi da una tensione più coreografica che narrativa: i quattro giovani sono danzatori di lodevole talento, e tentano in modo apprezzabile di imprimere un’interpretazione che sia all’occorrenza sofferta, intima, furiosa al loro muoversi sul palco, ma è forse l’eccessiva ripetitività dell’impianto coreografico a privare gradualmente la storia di un contenuto che possa essere sfaccettato ed interiorizzabile come si propone d’essere sulla carta. A mitigare la stasi del prodotto un’ottima scelta musicale, che impreziosisce di tensione emotiva molti passaggi. Emozionante, invece, la tranche finale, in cui i quattro ballerini restituiscono con grande intensità l’asfittica pressione dell’angoscia, delle convenzioni dure a morire, della maschera che si è costretti ad indossare mentre il tempo a nostra disposizione su questa terra/palcoscenico ci crolla inevitabilmente addosso. Un tentativo di teatro-danza, insomma, premiato dal grande talento dei suoi giovani interpreti e da alcune buone intuizioni che, se fatte fruttare a dovere, daranno vita ad ottimi esperimenti futuri.

Salvatore Perri

Ph: Giovanni Barberio