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Limbadi, Rosaria Scarpulla chiede la scorta e protesta in prefettura

VIBO VALENTIA – Rosaria Scarpulla, la madre di Matteo Vinci, l’uomo di 42 anni ucciso da un’autobomba lo scorso 9 aprile a Limbadi, e il suo legale, Giuseppe De Pace, stanno attuando una protesta nella Prefettura di Vibo Valentia per chiedere l’assegnazione del servizio di scorta e la possibilità di organizzare il rientro del marito da Palermo, dove fino a ieri l’uomo è stato ricoverato per le ustioni riportate nell’esplosione. Proprio ieri, per quanto accaduto ad aprile, sono state fermate sei persone appartenenti alle famiglie Mancuso-Di Grillo.
La signora Scarpulla lamenta di non essere stata ricevuta da alcuno della Prefettura e che da stamani il corpo di guardia ha ricevuto disposizioni di non farla entrare. Non sono mancati momenti di tensione con la donna che, in preda ad una crisi di rabbia, ha cercato, assieme al suo legale, di forzare la porta a calci e pugni, prima di essere ricondotta alla calma dagli agenti della Digos.

Omicidio Limbadi, fermate sei persone appartenenti al clan Mancuso

LIMBADI (VV) – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Matteo Vinci, l’uomo di 43 anni ucciso lo scorso 9 aprile con una bomba posizionata sotto la sua vettura. Con lui in auto – lo ricordiamo – c’era anche il padre, Antonio di 72 anni, rimasto gravemente ferito e ancora ricoverato al reparto Grandi Ustioni di Palermo.

Una maxi operazione scattata alle prime ore dell’alba, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo e dai Ros che stanno che ha portato a sei fermi a carico di presunti esponenti della cosca dei Mancuso, ritenuti, secondo le prime ricostruzioni, i mandanti dell’omicidio di Matteo Vinci. I provvedimenti sono stati eseguiti a carico di Rosaria Mancuso, 63 anni, ed il marito Domenico Di Grillo ( vicini di casa dei Vinci) , la figlia Rosina 38 anni,  Lucia, 29 anni, con il marito Vito Barbara, 35 anni, e Salvatore Mancuso, 46 anni, fratello di Rosaria. 

Accantonata fin da subito la pista di un possibile mal funzionamento del sistema gpl della vettura, le indagini dunque si sono concentrate sulla pista di stampo mafioso.