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Visitava senza fatture, scoperto un medico evasore

LOCRI (RC) – Al medico sono stati contestati oltre 600mila euro a titolo di somme percepite illecitamente (tra compensi in nero, quota di denaro non versata all’Asp provinciale e somme stipendiali non spettanti). L’attività delle fiamme gialle prende spunto da una segnalazione pervenuta al “117” in cui veniva segnalato che il medico solitamente non emetteva alcuna ricevuta fiscale a fronte dei pagamenti ricevuti per le visite effettuate conclusasi con specifica contestazione della mancata emissione della ricevuta fiscale. I finanzieri venivano inoltre a conoscenza che il medico era autorizzato dall’Asp di Reggio Calabria ad esercitare l’attività libero-professionale in regime di “intramoenia allargata” (cioè presso studi privati al di fuori delle mura ospedaliere). Il fondato sospetto che il medico esercitasse l’attività in regime di “intramoenia allargata” in contrasto con le stringenti normative di legge che regolano la materia veniva puntualmente confermato a seguito della perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica di Locri, che ha diretto le indagini, sottoponendo a sequestro la documentazione inerente l’attività professionale esercitata. La documentazione consentiva la totale ricostruzione delle prestazioni professionali eseguite nei confronti di una moltitudine di pazienti per le quali aveva omesso il rilascio delle previste ricevute sanitarie non documentando all’Asp di Reggio Calabria un totale complessivo di oltre 600mila euro.

Bambina morta a Cosenza, la madre avrebbe tentato il suicidio

COSENZA –  Avrebbe tentato il suicidio, ingerendo barbiturici, la madre della bambina di sette mesi morta a Cosenza, in un’abitazione del centro, a via Molinella. Secondo una prima ricostruzione, a trovare il cadavere della bambina è stato il padre, al suo rientro a casa. L’uomo ha poi trovato la moglie su una poltrona, colta da malore, ed a terra, accanto alla donna, una confezione vuota di barbiturici. Il padre della bambina, un avvocato di Cosenza, ha portato quindi la moglie in ospedale. Secondo una prima sommaria ricostruzione, la donna, 37 anni, di Cosenza, G. L., medico di professione, che soffriva di depressione post partum, ma la notizia non è stata confermata, avrebbe soffocato con un cuscino la figlioletta, di appena sette mesi. Il fatto si è consumato al primo piano di  un palazzo di Via Molinella, angolo Piazza Kennedy, nel centro della città, dove si trovano, per i rilievi, i militari dell’Arma. Il fatto è avvenuto attorno alle 13 di oggi. Sia il padre della bambina che la madre adesso si trovano nella Questura di Cosenza per essere sentiti dagli investigatori della squadra mobile. L’uomo, secondo quanto si è appreso, viene sentito nella speranza che possa fornire indicazioni utili per chiarire cosa sia successo. La bambina, che si chiamava Marianna, sarebbe stata soffocata premendole sul viso un cuscino. Gli investigatori dell’Arma nel frattempo stanno svolgendo un sopralluogo nell’appartamento di via Molinella dove è venuta la tragedia.

Delitto di Cetraro: il cognato della vittima confessa ai carabinieri. Poi fa scena muta davanti al magistrato

Il procuratore capo di Paola Bruno Giordano
Il procuratore capo di Paola Bruno Giordano

PAOLA (CS) – Ha reso una piena confessione ai carabinieri, ma davanti al magistrato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Paolo Di Profio, 47 anni, è l’infermiere indagato per l’omicidio del medico Anna Giordanelli, uccisa ieri a Cetraro mentre faceva jogging. Il cerchio si è rapidamente chiuso intorno a lui quando le indagini hanno accertato che l’uomo covava un odio profondo nei confronti della vittima. Di Profio e la Giordanelli erano cognati. L’infermiere aveva sposato la sorella del medico cetrarese. Poi però i rapporti della coppia si sono incrinati ed è arrivato un divorzio difficile per il quale il Di Profio riteneva Anna Giordanelli responsabile. Per questo ieri sera, quando l’ha incrociata lungo quella stradina davanti al mare, dove la dottoressa amava correre, l’ha affrontata, ha impugnato un piede di porco e l’ha colpita, mortalmente, lasciando lì il corpo riverso in una pozza di sangue. I primi soccorritori hanno pensato inizialmente ad un pirata della strada, ma l’arrivo degli inquirenti e del medico legale hanno chiarito che si trattava di un omicidio consumato con un colpo contundente. L’arma del delitto è stata rinvenuta questa mattina. Nel frattempo il procuratore capo del tribunale di Paola, Bruno Giordano, dopo aver escluso la violenza sessuale e l’aggressione per rapina, si è concentrato sui rapporti familiari. Arrivando rapidamente alla soluzione del caso. Messo alle strette Paolo Di Profio è stato condotto nella caserma dei carabinieri per un interrogatorio. Ed è crollato davanti alle domande rivoltegli dai militari dell’arma. Ha raccontato dei suoi rapporti burrascosi con la moglie e con la cognata, Anna Giordanelli, la vittima. Ed ha confessato. poi però, assistito dall’avvocato Sabrina Mannarino, davanti al Pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’infermiere, dunque, secondo quanto riferito dal suo legale, non ha confermato davanti al magistrato le ammissioni circa le sue responsabilità nell’omicidio che aveva fatto, secondo quanto riferito dagli investigatori, con i carabinieri. Ammissioni che, secondo l’avvocato Mannarino, non sono utilizzabili per formalizzare l’accusa a suo carico perché non confermate davanti al magistrato. Di Profio, comunque, è ancora trattenuto per accertamenti nella caserma dei carabinieri della Compagnia di Paola che conducono le indagini sotto le direttive della Procura della Repubblica. «Il fermo del mio assistito è solo identificativo – ha detto l’avvocato Sabrina Mannarino – A carico di Di Profio, dunque non è stato emesso al momento, né tanto meno è stato eseguito, alcun provvedimento di fermo da parte della Procura della Repubblica. Il mio assistito, dunque, allo stato, riveste soltanto la qualità di indagato».

 

 

Consegna del premio “Rocco Docimo” venerdì al Rendano

COSENZA – L’Amministrazione comunale di Cosenza e la Fondazione “Lilli Funaro” Onlus, hanno istituito, attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa,  il premio annuale “Rocco Docimo”, intitolato alla memoria del prof.Rocco Docimo, medico cosentino, figura di assoluto prestigio nell’ambito della chirurgia nazionale alla quale diede grande lustro anche con la sua attività accademica, esplicata nell’Università di Napoli, dove fu più volte titolare delle cattedre di Chirurgia Geriatrica, Chirurgia d’Urgenza e di Clinica Chirurgica, fino a ricoprire incarichi importanti come, tra gli altri, quelli di Presidente della Società Italiana di Chirurgia, della Società Italiana di Chirurgia d’Urgenza, della Società Italiana di Fisiopatologia Chirurgica e della Società Italiana Chirurghi Universitari. Finalità del premio “Rocco Docimo” è quella di attribuire annualmente il riconoscimento ad un medico cosentino che, nel corso della sua attività, si sia particolarmente distinto sia per le proprie capacità professionali, sia per aver dato lustro alla città di Cosenza. In occasione della sua prima edizione, il premio “Prof.Rocco Docimo” sarà assegnato alla memoria del prof.Giuseppe Mollica “per aver messo sempre il paziente al centro della sua meritoria ed indimenticabile attività di medico”. La consegna del premio “Docimo” avverrà venerdì 6 marzo, alle ore 17,00, nella Sala “Quintieri” del Teatro “Rendano”, nell’ambito del convegno scientifico, organizzato dalla Fondazione “Lilli Funaro”, giunto quest’anno alla sua undicesima edizione e che avrà per tema “Formazione ed Informazione: Oncologia e Territorio in Calabria”.

L’istituzione del Premio “Docimo” è stata fortemente voluta dall’Assessore alla sanità del Comune di Cosenza Massimo Bozzo, che dichiara: “Insieme alla Fondazione “Lilli Funaro” ci è sembrato doveroso istituire un premio che portasse il nome del prof.Rocco Docimo, una delle espressioni più importanti della medicina calabrese al cui magistero si sono formate intere generazioni di medici cosentini. Accanto a questa scelta c’è poi quella di assegnare questo riconoscimento, alla sua prima edizione, alla memoria di un altro medico cosentino scomparso, il prof.Peppino Mollica, anch’egli figura di primo piano della nostra città, dalle indiscusse doti professionali e soprattutto umane”.

Il prof.Mollica nasce a Cosenza il 24 novembre 1930 nel centro storico. Si laurea nel 1956 in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli. Nel 1958 inizia a frequentare l’Ospedale civile dell’Annunziata come tirocinante e, dopo aver sostenuto un concorso, diventa assistente della Divisione di Medicina diretta dal prof.Mario Valentini. Il suo impegno ed il suo carattere aperto e leale gli consentono rapidamente di farsi apprezzare da colleghi e pazienti. In Ospedale cerca in tutti i modi di dare sostanza al suo impegno, distinguendosi per acume clinico e capacità diagnostiche, coniugate ad uno spiccato senso di compartecipazione alla sofferenza del malato, al quale si accosta sempre con grande affetto. Nel 1970 lascia il reparto di Medicina Interna per trasferirsi nella Divisione di Gastroenterologia, appena fondata e diretta dal Prof.Giovanni Manno, con cui nasce una feconda collaborazione professionale ed una grande amicizia. Nel 1983 diventa primario di gastroenterologia presso il presidio ospedaliero “Ferrari” di Castrovillari dove resta per dieci anni. Nel 1994 vince il concorso di primario della Divisione di Gastroenterologia del Presidio ospedaliero dell’Annunziata di Cosenza, coronando il sogno di una vita, ma, purtroppo, prima ancora di prendere servizio, improvvisamente si spegne, nella notte del 2 settembre.

Tribunale di Catanzaro condanna medico per avances a ragazze

La Corte d’appello di Catanzaro conferma la condanna ad un anno di reclusione al medico di Rosarno, Rocco Barresi, accusato di avere aggredito due ragazze che avevano rifiutato le sue avances.
L’episodio, avvenuto a Lamezia Terme, risale al 2005. Barresi e’ stato anche condannato al risarcimento dei danni a favore delle due ragazze. Il medico aggredì anche i carabinieri intervenuti dopo che le vittime si erano presentate nell’ospedale di Lamezia.