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Ferramonti di Tarsia, nel lager dove prevalse l’umanità il ricordo di “memoria, identità e diritti umani”

TARSIA (CS) – Il Comune di Tarsia, insieme alla Direzione del Museo Internazionale della Memoria di Ferramonti di Tarsia, prosegue la sua opera incessante nella organizzazione di varie ed ampie manifestazioni, non solo nel giorno della Memoria ma nell’intera settimana precedente la commemorazione. In particolare, gli eventi rappresentano le due fasi del Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia.

La prima fase, 1940-1943, campo di internamento e prigionia, seconda fase, 1943-1945, campo di “Displaced Persons”. In particolare, il visitatore avrà modo di conoscere le peculiarità della prima fase del Campo di Ferramonti, che lo resero unico nel panorama italiano ed europeo dell’epoca. Così come, si potrà comprendere l’ardore sionistico che pervase lo stesso Campo di Concentramento nella seconda fase. Il tutto proiettato nella fase contemporanea che stiamo vivendo: solo ricordando ciò che è stato si può evitare il ripetersi di tristi eventi in atto attualmente, purtroppo, in Ucraina. Il sindaco di Tarsia, Roberto Ameruso, in stretta collaborazione e sinergia con il Consigliere Delegato alla Cultura, Roberto Cannizzaro, il Direttore del Museo Internazionale della Memoria di Ferramonti di Tarsia, Teresina Ciliberti, il CTS del Museo Internazionale, l’Istituzione Comprensivo Terranova da Sibari ed i volontari della Memoria, hanno programmato una serie di eventi:

 

Il campo di Ferramonti

Ferramonti fu una realtà diversa dai lager nazisti dell’Europa centro orientale. Come sottolinea Ehrman “per i prigionieri passare per Ferramonti significò la salvezza.” Istituito dal regime fascista nel giugno del 1940, nel campo transitarono circa 5000 prigionieri la maggior parte dei quali apolidi di religione ebraica  provenienti da tutta Europa. I primi arrivarono nel 1942 e furono costretti a completarlo con le proprie mani.

“Quello che accadde là dentro ebbe dell’incredibile. In uno spazio senza logica confluirono persone da tutta Europa che seppero superare il dolore, la separazione dalle loro famiglie, solamente grazie alla solidarietà, alla convivenza, alla fratellanza” (Dal corto L’Angelo di Ferramonti, di Pier Luigi Sposato)

Molti degli allora internati, i loro figli e nipoti, ogni 27 gennaio si riuniscono ancora a Ferramonti nel Giorno della Memoria. Raccontano le loro storie ai numerosi presenti e passano il testimone a studenti, a residenti, a visitatori, alle comunità ebraiche di tutto il mondo e alla vicina Comunità Arbëreshë, la minoranza etno-linguistica albanese o, meglio, gli albanesi d’Italia, che ebbero un ruolo fondamentale nel sostentamento e nella salvezza degli internati e che hanno assunto oggi un ruolo di primo piano nella cura della loro memoria. Ogni anno il Campo di Ferramonti, Parco Letterario Ernst Bernhard e le Riserve del Crati accolgono circa 20.000 visitatori.

 

Al momento della promulgazione delle leggi razziali italiane (1938) i circa 10 mila ebrei stranieri apolidi presenti in Italia ebbero l’ingiunzione di lasciare il paese. Gran parte di loro riuscì a partire, ma per poco più di 3000 persone nel maggio 1940 scattò l’ordine di arresto. Molte di loro furono portate a Ferramonti dove li raggiunsero presto altri gruppi in fuga dal nazismo e arrivati nei territori sotto il controllo italiano dalla Yugoslavia alla Grecia, dall’Albania al nord Africa.

Ernst Bernhard fu il primo ad arrivare a Ferramonti

Ernst Bernhard, cui è dedicato il Parco Letterario, fu tra i primi ad arrivare a Ferramonti. Psicanalista di stampo junghiano, esercitava in Italia da tempo. Scappato da Berlino, rifiutato dal Regno Unito, trovò scampo a Roma. A Ferramonti ebbe la possibilità di proseguire i suoi studi mantenendo un carteggio con la moglie Dora che da Roma gli inviava tra le altre cose analisi astrologiche, considerazioni sul quotidiano, appunti sugli incontri di Eranos e poi libri, cibo, vestiario.

Quando fu liberato grazie all’intercessione dell’orientalista, esploratore e storico Giuseppe Tucci, che lo salvò dall’estradizione in Germania, tornò a Roma e contribuì non poco alla ripresa culturale del Paese. Fu lo psicanalista di Adriano Olivetti, Natalia Ginzburg, Amalia Rosselli, Giorgio Manganelli, Giacomo Debenedetti, Roberto Brazien fondatore di Adelphi, Luciano Emmer, Carla Vasio, Vittorio De Seta. Lo stesso Federico Fellini di cui quest’anno ricorre il centenario, andò in analisi da Berhard e lo stesso cineasta raccontò di essere stato fortemente influenzato da Bernhard per 8 /12 e Giulietta degli spiriti.

A Badolato la IV edizione del festival “Insegui l’arte”

BADOLATO (CZ) – Sta per alzarsi il sipario sulla 4^ edizione del festival “Insegui l’arte”, dove per 7 giorni il borgo di Badolato abbraccerà l’arte e la cultura a tutto tondo.

23 mostre, installate in luoghi precedentemente in disuso o abbandonati, a cui l’arte ridarà luce e bellezza e poi concerti, presentazioni di libri, dibattiti, incontri letterari, laboratori di teatro e di pittura.

Il festival, finanziato dalla Regione Calabria, intende riappropriarsi dei luoghi della memoria, è per questo che l’itinerario artistico, lungo il quale verranno allestite le mostre e le installazioni, attraverserà l’intero centro storico, dove il visitatore potrà immergersi, guidato da unamappa, alla scoperta di ruderi, “catoja”, chiese, vecchie dimore e nobili palazzi.

Attraverso le mostre si darà spazio ai talenti emergenti della scena artistica contemporanea calabrese e nazionale “e per farlo – dice il direttore artistico del festival, Josephine Carioti – abbiamo scelto uno spazio alternativo al classico circuito delle gallerie: un contesto libero che esuli dalla visita fine a sé stessa”.

Le antiche vie del borgo verranno animate non solo grazie alla presenza delle installazioni, ma anche e soprattutto alle innumerevoli attività che si susseguiranno durante l’intero arco della kermesse come i vari laboratori ed i momenti di riflessione sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio naturalistico e demo-etno-antropologico. Ci saranno, poi, come sempre gli incontri letterari con gli autori ed infine non mancheranno gli appuntamenti con la musica, il teatro, la danzae l’enogastronomia.

«Il percorso artistico creativo – continua il direttore artistico – diventa motivo di aggregazione e socializzazione grazie alla partecipazione attiva di tutti i giovani coinvolti e di tutte le realtà presenti sul territorio. aE’ per questo che la manifestazione può definirsi “Festival della ri-conoscenza”, che accoglie le diversità e le sostiene attraverso l’inclusione sociale».

Il fitto programma verrà svelato ed illustrato nel dettaglio nel corso della conferenza stampa che si terrà nel borgo di Badolato il 5 agosto alle ore 18:00 in Piazza Municipio, in un incontro all’aperto cui seguirà un piccolo rinfresco.

“A scuola di memoria” domani al Morelli. Tra gli ospiti Clelia Piperno

COSENZA – E’ sicuramente quello di Clelia Piperno il nome più importante tra gli ospiti che interverranno domani, martedì 29 gennaio, alla giornata di riflessione, dal titolo “A scuola di memoria”, in programma alle ore 10,00  al Teatro “Morelli” di Cosenza, per iniziativa della scuola media “Zumbini”, sostenuta dalla Rete Universitaria per il Giorno della Memoria, in collaborazione con Comune di Cosenza,  Comune di Tarsia e con il patrocinio della Camera dei Deputati, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di Napoli Ebraica.

Clelia Piperno dirige il progetto di traduzione del Talmud Babilonese affidata ad un team di circa 70 studiosi affiancati da circa 10 esperti informatici e da uno staff amministrativo.

L’aspetto innovativo del progetto, che lo differenzia da tutte le altre traduzioni del Talmud e di altri testi antichi avvenute nel mondo, è l’intuizione di affiancare ai traduttori un software, ovvero un investimento anche nella progettazione e nello sviluppo di un complesso sistema informatico messo a punto dall’Istituto di Linguistica Computazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa. Questo sistema, chiamato TRADUCO, è un prodotto originale del progetto ed è costantemente supportato dall’esperienza dei ricercatori di linguistica computazionale e dai tecnici informatici del CNR.

Clelia Piperno è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica Mattarella dopo essere stata per la prima volta ad illustrare un progetto italiano alle Nazioni Unite, a Washington e in Argentina.

Il Talmud è un testo millenario vittima di roghi e censure e la sua traduzione in italiano fa parte di un progetto nato nel 2011, grazie all’utilizzo del software “Traduco”. Un testo per la cui conoscenza e divulgazione Clelia Piperno si batte quotidianamente.

La prima traduzione della storia del Talmud, il corpus di usi, leggi e consuetudini ebraiche, di età millenaria, è arrivata negli Stati Uniti.  Dopo la cerimonia del marzo 2016, con la consegna del primo volume tradotto, a Roma, nelle mani del Presidente della Repubblica d’Italia Sergio Mattarella, la delegazione del Progetto Traduzione Talmud Babilonese, ha donato infatti una copia del volume alla Library of Congress, la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America.

Un’ulteriore tappa all’interno di un percorso ancora lungo che porterà alla traduzione completa del testo in italiano, oggi in lingua ebraica e aramaico antico. Un progetto che vede coinvolti qualcosa come 90 traduttori e ricercatori e che è stato reso possibile grazie a un investimento di 11 milioni di euro.

“A scuola di memoria”, in programma domani al Teatro “Morelli”, oltre ad ospitare una conversazione con Clelia Piperno, che chiuderà la manifestazione, sarà ricca di testimonianze per diffondere la conoscenza della Shoah. Tra le testimonianze più attese, anche quella di  Yolanda Bentham.

Si sentirà, inoltre, il profumo dei cedri grazie all’Accademia Internazionale del Cedro, rappresentata dal Presidente Franco Galiano.

Il programma dell’iniziativa prevede i saluti istituzionali del Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, del Vicesindaco ed Assessore alla Cultura, On.Jole Santelli, dell’Assessore alla scuola Matilde Spadafora Lanzino, del Sindaco di Tarsia Roberto Ameruso e della Dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Zumbini 1” Marietta Iusi. Nel corso della mattinata, prevista la proiezione del cortometraggio, girato a Ferramonti di Tarsia “Il sesto senso della memoria”, realizzato, per la regia di Fabrizio Nucci e Nicola Rovito, dall’Istituto comprensivo di Torano Castello-Lattarico, vincitore del primo premio “Ferramonti 2015” e candidato al David di Donatello nello stesso anno. Altri interventi, quelli di Roque Pugliese, referente per la Calabria dell’Unione delle comunità Ebraiche Italiane, di Paolo Paticchio, Presidente dell’Associazione “Treno della memoria” e di Alessandra Carelli della Rete Universitaria Giorno della Memoria dell’Università della Calabria.  A moderare e a legare i diversi momenti della giornata sarà Alba Battista, docente referente del progetto per l’Istituto comprensivo “Zumbini”. Nel corso della manifestazione l’accompagnamento musicale sarà assicurato dall’Orchestra dell’Istituto comprensivo “Zumbini” diretta dal maestro Paolo Fiorillo. Saranno, inoltre,  donate alcune piante di cedro cui gli studenti presenti all’iniziativa affideranno i “biglietti della memoria”. I cedri verranno poi piantati in luoghi simbolo della città di Cosenza.

 

 

Giornata della memoria, Oliverio: «Liberarsi da questo cancro»

LOCRI (RC) – «La Calabria è una regione sfregiata dalla criminalità organizzata. Bisogna liberarsi da questa piovra, da questo cancro». A sostenerlo a Locri è stato il governatore della Calabria, Mario Oliverio. «Bisogna rompere – ha aggiunto – l’intreccio tra economia malata, politica e criminalità organizzata. Si può fare, si deve fare perché in questa meravigliosa Calabria ci sono tante forze sane e potenzialità turistiche e occupazionali da salvaguardare, tutelare e portare avanti. La Regione – ha concluso Oliverio – è impegnata a 360 gradi su tutti questi fronti e non molleremo la presa di un centimetro».

«Manifestare e far sentire alta la voce di un Paese che respinge con forza la cultura della violenza della criminalità organizzata, assume un significato speciale». Lo dichiara in una nota il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. «Infatti, lo sfregio delle scritte apparse sui muri di Locri e gli insulti a Don Ciotti ci dicono che non bisogna mai abbassare la guardia e che solo coltivando la memoria si possono attivare nelle giovani generazioni gli anticorpi necessari a respingere l’infezione di un male sempre in agguato. Da tutte le parti d’Italia dove si celebra questo 21 marzo è forte la testimonianza di affetto e apprezzamento che le persone perbene – maggioranza del Paese – esprimono nei confronti del lavoro che Don Ciotti e Libera svolgono».

«Il primo avversario della mafia è la scuola. Ne è convinta la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, interpellata in merito ai fatti di Locri dove sono apparse in questi giorni scritte contro don Ciotti e la legalità. «Più hai cultura e istruzione, più riesci a contrastare i fenomeni mafiosi, di sopraffazione e di violenza – ha detto la ministra -Stiamo cercando di sostenere sempre di più in quelle realtà la situazioni difficili. Fare le scuole lì è più complesso che farle dove non si ha questo problema. Dobbiamo sostenere le necessità dei docenti che lavorano in quei territori, che peraltro hanno una straordinaria competenza didattica».

Il ricordo delle vittime innocenti di ‘ndrangheta a San Pietro in Guarano

Nel ricordo di tutte le vittime innocenti della ‘ndrangheta. Da sx Primavera, Dalla Chiesa, SavinoA San Pietro in Guarano l’associazione culturale Più di Cento – tana per la legalità, ha riproposto l’annuale esercizio della memoria, ispirato alla giornata organizzata da Libera nel primo giorno di primavera, quest’anno in programma a Locri. Nutrita la presenza al cinema Don Bosco: «Uomini e donne uniti dal ricordo del sacrificio, della generosità, dell’impegno, del dolore – ha detto Salvatore Magarò, promotore dell’iniziativa – Onorando la memoria di chi ha compiuto l’estremo sacrificio nella lotta contro la criminalità organizzata, proiettiamo la speranza, la gioia di vivere, la fede, la volontà di costruire un mondo migliore e più vivibile. Abbiamo un grande debito verso queste persone, da ripagare continuando la loro opera, compiendo il nostro dovere, rispettando le leggi. Dove regnano povertà, emarginazione, disoccupazione e disagio è facile che la malapianta della ‘ndrangheta attecchisca e si sviluppi. Il ricordo ci aiuta a lavorare ogni giorno per estirparla». La Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata dall’Associazione Culturale Più di Cento – Tana per la legalità giunta alla sesta edizione, si è aperta con la lettura delle vittime innocenti di ‘ndrangheta scandite dalla voce del consigliere comunale di Castiglione Cosentino Alessia Primavera. Dopo i saluti del sindaco di San Pietro in Guarano Francesco Cozza e dello stesso Salvatore Magarò, sono intervenuti gli ospiti della manifestazione: il Da sx Manzini e Magaròprocuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini, il vescovo di Cassano allo Jonio monsignor Francesco Savino, Simona Dalla Chiesa, figlia dell’indimenticato Prefetto di Palermo, Francesca Prestia, cantastorie ed autrice de “La Ballata di Lea” dedicata a Lea Garofalo. «Ritengo necessario attivare processi di cambiamento culturale e mentale, che devono incidere nella mentalità e negli stili di vita – ha detto monsignor Savino – E’ l’ora della responsabilità, della cittadinanza attiva, del risveglio delle coscienze. Basta con le coscienze addormentate o dopate e drogate da tutta una serie di condizionamenti – ha aggiunto – Ribellarsi è giusto, ma non individualmente: la battaglia della legalità si vince tutti insieme».
Simona Dalla Chiesa non ha mai smesso la sua attività di sensibilizzazione ai temi del contrasto alla criminalità: «Per me è motivo di commozione ricordare il viso sorridente di mio padre ed una sua frase che, secondo me, all’epoca della sua presenza a Palermo, non era stata compresa a sufficienza: la lotta alla mafia non si fa una città per volta, ma in modo globale” disse a Giorgio Bocca nella sua ultima intervista. La storia, anche dopo decenni, gli ha dato ragione».

Iniziativa contro la ‘ndrangheta con monsignor Savino e Simona Dalla Chiesa

COSENZA – Sarà ospitata a San Pietro in Guarano, l’edizione 2017 della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime della ‘ndrangheta.
Ispirato alla manifestazione nazionale promossa da Libera nel primo giorno di primavera, l’appuntamento è organizzato dall’Associazione Più di Cento – Tana per la legalità, guidata da Salvatore Magarò che inaugurò questa iniziativa nel 2012, da presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta.
giornata della memoria 2017La cerimonia si aprirà con la lettura dei nomi delle vittime della ‘ndrangheta a cura di Alessia Primavera, giovane consigliera comunale di Castiglione Cosentino, e dai saluti del presidente della Provincia di Cosenza Francesco Iacucci e del sindaco di San Pietro in Guarano Francesco Cozza. Seguiranno gli interventi di Simona Dalla Chiesa, figlia dell’indimenticato generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato dalla mafia il 3 settembre 1982, del Procuratore aggiunto del Tribunale di Cosenza Marisa Manzini, del Vescovo di Cassano allo Jonio mons. Francesco Savino e della cantastorie Francesca Prestia. I lavori saranno coordinati da Salvatore Magarò.
La Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime della ‘ndrangheta si svolgerà nel cinema “Don Bosco” mercoledì 15 marzo alle ore 17.

Mattarella a Locri per incontrare i familiari delle vittime della mafia

LOCRI (RC) –  Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 19 marzo incontrerà a Locri i familiari delle vittime innocenti delle mafie in occasione della XXII Giornata della memoria e dell’impegno che si svolgerà il 21 marzo nella stessa Locri e in altri 4000 luoghi d’Italia. Ad annunciarlo don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ed il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva. «Il Presidente Sergio Mattarella – hanno reso noto – ci ha confermato la sua presenza a Locri il 19 marzo, dove incontrerà le centinaia di familiari delle vittime innocenti delle mafie che arriveranno da ogni parte d’Italia, nella tappa verso la XXII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie che si svolgerà il 21 marzo a Locri e in oltre 4000 luoghi d’Italia».

“Identità e Memoria” alla riscoperta della cultura territoriale

 

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CROPALATI (CS)  – Un’interessante azione formativa / informativa realizzata è stata realizzata presso l’ammodernata biblioteca comunale di Cropalati. Un incontro di tipo  intergenerazionale. Un’iniziativa sociale, oltre che culturale, finalizzata a mettere in risalto l’importanza della biblioteca, che deve essere utilizzata non solo come luogo di conservazione e consultazione dei volumi che essa detiene, ma anche come centro di aggregazione sociale in cui è possibile confrontarsi e interagire. Il bisogno di una concreta rivalutazione del  dialetto. La necessità di aprirsi al territorio di appartenenza. Questo l’incipit della valida e ben strutturata mattinata cropalatese dal titolo “Identità e memoria. Alla riscoperta della cultura territoriale”.  Coordinati dal sociologo e giornalista Antonio Iapichino, sono intervenuti vari ospiti, anche provenienti da altri centri del basso Jonio cosentino. Il sindaco della cittadina pre silana, Luigi Lettieri, ha parlato del potenziamento della biblioteca cittadina, avvenuto grazie a un apposito progetto finanziato dalla Regione. Lettieri, inoltre, ha evidenziato l’azione sinergica di quattro “grandi famiglie”: la scuola,  l’Amministrazione comunale, la parrocchia e i Carabinieri”. Il Primo cittadino, inoltre, ha sottolineato che <<non bisogna vergognarsi di parlare la lingua dialettale. Anzi . Essa rappresenta una ricchezza culturale. Le nostre tradizioni”, ha commentato il sindaco Lettieri“vanno portate avanti>>. Il vicesindaco Achiropita Ruperto, ha fatto notare che <<attraverso la collaborazione con la scuola si farà rivivere la biblioteca comunale.  L’amministratrice locale ha finanziato dalla Regione Calabria – Fondo per la cultura – recentemente sono stati acquistati nuovi libri di autori locali, piccoli arredi per una migliore funzionalità del centro, ma si sta procedendo al potenziamento della digitalizzazione dell’archivio della stessa biblioteca, all’interno della quale vi sono moderni computer con connessione a Internet. Insomma, una struttura in cui fare cultura, in chiave moderna>>. Il Vicario dell’Istituto comprensivo “B. Bennardo “, di Cropalati – – Caloveto – Paludi, Vittoria De Luca, ha evidenziato che da gennaio partiranno nuove e interessanti iniziative all’interno della biblioteca comunale, ha parlato della valorizzazione delle origini e del dialetto <<che rappresenta le nostre radici>>.  A giudizio dell’insegnante De Luca il dialetto, a volte, riesce più dell’italiano a meglio rappresentare lo stato d’animo. Allo scopo di sottolineare quest’ultimo aspetto è giunto a Cropalati il poeta rossanese Pietro Pometti, che ha declamato e  commentato numerose poesie in vernacolo. Lo stesso cultore della poesia ha illustrato la definizione di tanti vocaboli dialettali, ormai poco conosciuti. Il professore Pometti ha spiegato che “il calabrese è unico, ma da paese a paese, a volte addirittura da un rione all’altro, variano gli accenti. Nel corso della manifestazione Serena Mammoliti, allieva dell’Istituto musicale “Donizetti di Mirto”, con il suo organetto ha offerto deliziato la folta platea.  Ad arricchire la giornata un intervento artistico – culturale da parte dei docenti Carmela Arcidiacone e Mannina Fontana  dell’Istituto comprensivo  Crosia Mirto che, insieme ad alcuni alunni della stessa scuola guidata dalla dirigente Rachele Donnici, hanno illustrato un proprio lavoro, vale a dire alcuni tableaux vivants del Codex Purpureus Rossanensis. La giornata si è conclusa con intermezzi corali a cura degli studenti Istituto comprensivo  Cropalati – Caloveto – Paludi, guidati dal docente di musica della stessa scuola, Salvatore Mazzei.

Feltrinelli Cosenza, Goldkorn presenta Il bambino nella neve

COSENZA – Continua il ciclo di incontri con gli autori de “La Decina” del Premio Sila’49, edizione 2016. Martedì 13 settembre, ore, ore 18, alla libreria Feltrinelli di Cosenza Wlodek Goldkorn presenta “Il bambino nella neve” (Feltrinelli). Dialoga con l’autore Renate Siebert. Wlodek Goldkorn è stato per molti anni il responsabile culturale de “L’Espresso”. Ha lasciato la Polonia, sua terra nativa, nel 1968. Vive a Firenze. Ha scritto numerosi saggi sull’ebraismo e sull’Europa centro-orientale. È co-autore con Rudi Assuntino di Il Guardiano. Marek Edelman racconta (1998) e con Massimo Livi Bacci e Mauro Martini di Civiltà dell’Europa Orientale e del Mediterraneo (2001) e autore di La scelta di Abramo. Identità ebraiche e postmodernità (2006). Per Feltrinelli ha pubblicato Il bambino nella neve (2016).

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Cos’è la memoria? Cos’è il passato? Cosa resta delle vite e delle morti di chi abbiamo amato, di chi ci ha preceduto? Riflessioni universali, che diventano lancinanti quando si applicano al passato di un ebreo, polacco e comunista, cresciuto nel dopoguerra in una patria che l’ha poi rinnegato.

Wlodek Goldkorn è da molti anni una voce conosciuta della cultura italiana, ha intervistato grandi artisti, scrittori, premi Nobel, e raccontato molte storie – mai la sua personale. Quella di un bambino nato da genitori scampati agli orrori della seconda guerra mondiale, che abitava in una casa abbandonata dai tedeschi in fuga, ancora piena di piatti e mobili provvisti di svastica, che crebbe nel vuoto di una memoria familiare impossibile da raccontare, impossibile da dimenticare, impossibile da vivere.

“Poi, capita che nascano i nipotini. E arriva il momento in cui ci si pone la domanda: come dire loro l’indicibile? Come trasmettere la memoria?” Ecco allora un viaggio di ritorno: a Cracovia, a Varsavia, ad Auschwitz, a Bełz•ec, a Sobibór, a Treblinka. E un viaggio nella memoria, da ricostruire, da inventare, da proiettare nel futuro: i genitori, gli amici, gli eroi e le vittime, il ragazzino che gioca con i compagni nel cortile fingendo di essere ad Auschwitz, l’uomo che sceglie Marek Edelman come maestro di vita, il nonno che deve raccontare ai nipoti la storia. Un viaggio che non ha paura di spingersi nel buio più profondo del Novecento, senza perdere la chiarezza dello sguardo, il disincanto di chi sa che ogni ricordo è anche fantasia, che essere figlio dell’Olocausto non significa immedesimarsi nelle vittime ma deve portare alla rivolta. Senza perdere la forza morale di chi pensa che “la venuta del Messia sarà irrilevante.

E per questo dobbiamo fare come se lo aspettassimo”.

“Ma poi, cosa è Auschwitz? Cosa ne rimane? E cosa deve rimanere? Per me, prima di tutto Auschwitz è un cimitero. Il mio cimitero di famiglia.”gente del Pci nel milanese. Tra i fondatori de «il Foglio», ha pubblicato tra l’altro: Il partito della decadenza (2007), Ascesa e declino della Seconda Repubblica (2012).

Duro attacco ai calabresi, Klaus Davi accusa di aver dimenticato Gianni Versace

VIBO VALENTIA – Duro sfogo di Klaus Davi sul suo profilo Facebook contro la politica calabrese, colpevole di avere rimosso la memoria di Gianni Versace. «Caro mio amato Gianni, tra qualche giorno ricorrerà l’anniversario del Tuo barbaro assassinio. Molto probabilmente tutto passerà sotto silenzio, in Calabria e in Italia”, scrive il giornalista, ricordando lo stilista che probabilmente ha più influenzato il ‘900, assassinato il 15 luglio del 1997 nella sua villa di Miami Beach in circostanze ancora poco chiare (https://www.facebook.com/klaus.davi.9?fref=jewel). “Per lavoro vengo spesso nella Tua terra e nella Tua città. E ogni volta che ci passo le ore è come se sentissi il Tuo respiro, come se Tu mi parlassi e mi raccontassi le bellezze della Tua meravigliosa terra, che non hai mai voluto rinnegare, benché i Tuoi conterranei Ti abbiano costretto ad emigrare, perché per la machista ed ‘eterosessuale’ Calabria un omosessuale era meno tollerabile di un mafioso assassino. Teniamoci pure esseri come i virili (sic) De Stefano – i veri padroni incontrastati della Tua città – ma non un genio come Versace. Lui può andare, anzi deve – scrive il massmediologo- In Calabria nulla parla di Te. Non le strade, non un museo, non una targa rammenta il Tuo genio creativo. Sei scomodo anche da morto, per i Calabresi.

Klaus Davi

A Reggio non c’è neanche più traccia del negozio dove lavoravi con la Tua meravigliosa Mamma, e dove imparavi l’arte del cucire ispirata dal genio greco che lambisce la Tua terra, preso in giro crudelmente dai coetanei che insultavano il Tuo straordinario talento. Neanche la scontata menzione di una via Ti hanno riservato…..vigliacchi”, prosegue Davi nel messaggio affidato al social network pensando al ventennale della sua scomparsa che cadrà nel 2018. “Caro Gianni, la Tua terra non Ti merita, neanche da morto. Quando giro per la Tua città e la gente mi dice di lasciare stare i mafiosi, perché vanno ‘rispettati nella loro privacy’, provo un senso si lancinante desolazione. Ma certo, lasciamoli stare tranquilli, indisturbati, e costringiamo i talenti, ogni giorno, a lasciare la loro terra, come è accaduto con Te…e con altre centinaia…“Spuren hinterlassen”, lasciare tracce e’ la cifra del Poeta, ripeteva il grande scrittore svizzero Max Frisch. Le Tue di tracce, le hanno calpestate e oltraggiate con l’oblio razzista. Caro Gianni, il 15 luglio passerà di nuovo invano. Saremo in pochi che Ti ricorderemo. Una politica insulsa, inutile calpesterà nuovamente il Tuo ricordo. Ti voglio bene, Gianni, io non Ti dimenticherò mai».