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Migranti, Occhiuto: “contributi a famiglie più povere se assistono minori non accompagnati”

CATANZARO – “In Italia manca un modello di accoglienza dei migranti, non siamo stati in grado di crearlo: è un fallimento degli esecutivi che si sono succeduti, in modo particolare delle anime belle della sinistra che hanno governato ininterrottamente negli ultimi anni”.
 
Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un colloquio con “La Stampa”.
 
“Centomila arrivi non possono rappresentare un problema per un Paese con 60 milioni di abitanti, anzi bisognerebbe vederli come un’opportunità. Qui da noi abbiamo tante famiglie sotto la soglia di povertà – spiega -, diamo loro la possibilità di ospitare e assistere un minore non accompagnato, ovviamente con un contributo economico da parte dello Stato. Sarebbe un sistema più funzionale”. 
In passato “si è dovuti intervenire perché in molte regioni si era sviluppata un’industria del profitto, che lucrava sull’accoglienza dei migranti. Altra cosa è costruire un vero modello di accoglienza diffusa e di integrazione, all’insegna della sussidiarietà, per dare la possibilità a giovani e disoccupati di trasformare il problema in un’opportunità”. 
 
Come si è cercato di fare in Calabria dopo la tragedia di Cutro, attraverso “un accordo con l’associazione dei costruttori per la formazione professionale dei migranti, da impiegare nei cantieri edili, in modo da integrarli grazie al lavoro”.  Cosa direbbe, allora, ai colleghi del Nord, che si lamentano perché ora si ritrovano con i migranti accampati per strada? “Noi in Calabria abbiamo sempre accolto tutti in silenzio, con grande solidarietà, ma rispetto le difficoltà degli altri governatori, che devono affrontare realtà diverse, specie nelle aree metropolitane, dove la mancanza di un modello di integrazione ha generato dei ghetti, o ad esempio, nelle stazioni divenute spesso un luogo fertile per la microcriminalità”.  Poi, però, non trattiene una frecciata: “Se si chiede giustamente all’Europa di assumersi le sue responsabilità, poi è necessario che ciascuno, a tutti i livelli, faccia lo stesso esercizio di responsabilità”, sottolinea il governatore Occhiuto.

Decine di migranti sbarcati a Roccella

Nuovo sbarco di migranti, all’alba, nel porto di Roccella Ionica. Dopo l’arrivo di 59 persone di varie nazionalità il giorno di Ferragosto, stamani, al termine di una operazione di soccorso in mare effettuate dalla Guardia costiera, nello scalo portuale sono sbarcati altri 22 profughi, tutti uomini di nazionalità irachena e iraniana.

Sale così a 36 il numero degli sbarchi verificati dall’inizio dell’anno nel porto di Roccella Ionica per un totale di circa quattromila persone.

Al momento dell’individuazione in mare da parte della Guardia costiera di Roccella Ionica, i 22 migranti si trovavano a bordo di una piccola barca a vela localizzata a 44 miglia di distanza dalla costa calabrese.

Da quanto emerso dalle prime indagini effettuate dalle forze dell’ordine, il natante con a bordo i migranti sarebbe partito nella notte di sabato scorso dalle coste della Turchia. 

(Foto di repertorio)

Occhiuto: “sono preoccupato. La Calabria sarà travolta dai migranti nei prossimi mesi”

ROMA – “Non voglio nascondere di essere preoccupato, perché la Calabria nei prossimi mesi rischia di essere travolta”, dichiara il presidente di Regione Roberto Occhiuto in un’intervista al Corriere.

“Già nelle ultime settimane la pressione è stata alta”, afferma, e riporta i dati dell’anno scorso: “Nel 2022 sono approdati da noi 18 mila migrantiIn realtà, molti di più perché spesso qui arrivano alla spicciolata”. Per il governatore, Roma dovrebbe farsi sentire di più. “A parte il Cara di Crotone, non è che in Calabria lo Stato abbia poi una gran presenza su questo tema”, afferma. Occhiuto spera “che possa arrivare un aiuto in modo non solo da poter far fronte a una situazione difficile, ma anche per trasformarla in opportunità”.

E precisa che “persino in una regione dall’alto tasso di disoccupazione come la Calabria, in alcune mansioni gli immigrati possono essere un’opportunità”. “Martedì”, annuncia il presidente, “porterò in giunta un provvedimento per offrire la possibilità per i sopravvissuti di Cutro di essere assunti nelle imprese edilizie. La Regione con le sue risorse della Formazione preparerà queste persone al nuovo lavoro”. Occhiuto vorrebbe poi “che alle famiglie che ospitano minori non accompagnati fosse riconosciuto un aiuto”.

Occhiuto sui migranti: “sono utili alle imprese calabresi che non trovano operai”

GIZZERIA (CZ)  – “La mia personale opinione, so che non è un argomento politicamente corretto rispetto alla parte politica cui appartengo, è che noi dovremmo anche comprare il lavoro dai Paesi del Mediterraneo”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto intervenendo in apertura della seconda edizione degli Stati generali del Mediterraneo incentrati sul tema “Zes Calabria al centro del Mediterraneo” e organizzati dall’Ufficio del Commissario straordinario di Governo della Zes Calabria, Giosy Romano, in collaborazione con la Regione, Unindustria Calabria e la Confederazione italiana per lo sviluppo economico (Cise).

Obiettivo dell’iniziativa, che durerà tre giorni, “è creare – hanno spiegato gli organizzatori – un ponte di dialogo, in un momento cruciale ma strategico per l’area del Mediterraneo, tra decisori pubblici e mondo delle imprese allo scopo di facilitare i rapporti imprenditoriali in corso e incentivarne di nuovi. Un contesto nel quale la Calabria, per la sua posizione, può giocare un ruolo fondamentale“.

“Le imprese calabresi faticano a trovare operai: i migranti sono utili”

“Le imprese calabresi che si occupano di edilizia – ha sostenuto Occhiuto – faticano a volte a trovare operai per le loro imprese, mentre sulle nostre coste sbarcano tanti afghani e tanti pachistani che sono bravissimi in questo tipo di lavoro. Un piano di attrazione degli investimenti ha bisogno anche di manodopera e di un mercato che utilizzi il lavoro che in Calabria non c’è. Lavoro per i calabresi che non ce l’hanno, ma che si apra anche alla possibilità di dare un’occupazione a tanti che vivono in altre parti del mondo. Se noi riuscissimo ad avere una migrazione da domanda, anziché da offerta, dai Paesi che si affacciano su questa sponda del Mediterraneo, potremmo utilizzare questa occasione come una possibilità di grande emancipazione sociale per tante persone che scappano dalla guerra e dalla povertà. E faremmo anche in modo, al contempo, che le aziende italiane e straniere desiderose di insediarsi nell’area retroportuale di Gioia Tauro si possano avvantaggiare della prossimità della Calabria con questa parte del mondo”.

Naufragio Cutro, sale a 66 il bilancio dei morti. I superstiti: “ci hanno buttato in mare”

CUTRO (KR) – Le ricerche dei dispersi non si sono mai fermate. Ieri l’ultima vittima recuperata: un bambino presumibilmente di cinque o sei anni e dopo quest’ultimo ritrovamento, i corpi dei migranti morti nel naufragio di domenica mattina sono 66. I soccorritori sono riusciti a portarlo a riva. Un’altra piccola bara bianca che si aggiunge a quelle sistemate all’interno del Palamilone di Crotone.

I supersistiti: “scafisti ci hanno buttato in mare”

“E’ arrivata questa imbarcazione e siamo stati fatti salire. Iniziato il viaggio, dopo alcune ore la barca ha avuto un’avaria ed il personale dell’equipaggio ha fatto arrivare una seconda imbarcazione sulla quale siamo stati fatti salire mentre ci hanno detto che la prima barca era affondata. L’equipaggio della prima imbarcazione era composto da un siriano e da un pakistano. Quello della seconda imbarcazione era composto da quattro persone (tre turchi ed un pakistano). Ad esse si sono aggiunte le due persone della prima imbarcazione perché nella prima imbarcazione non è rimasto nessuno a bordo”.

Lo dice un superstite agli investigatori il cui racconto è agli atti dell’inchiesta. La seconda imbarcazione, prosegue, era guidata da due turchi e dal siriano i quali si alternavano. Oltre a loro, dell’equipaggio c’era anche un altro turco “che aveva un tatuaggio con la forma di due lacrime sullo zigomo destro, che non guidava ma dava ordini a tutta l’imbarcazione”. Poi c’erano due pakistani, uno che era quello che ha gestito lo spostamento da Jzmir alla prima barca. “Ricordo che tutti e due gestivano la folla sulla seconda imbarcazione e ci facevano salire per respirare un po’ d’aria ogni tanto e per fare i bisogni per poi farci ritornare nella stiva”.

“Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire. Io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco ma lui mi ha strattonato e si è tuffato in acqua; la stessa cosa ho provato a fare con un secondo turco ma lui è riuscito a tirarmi e spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto“.

“Ho provato anche a bloccare il cittadino siriano ma mi è sfuggito. Infine sono riuscito a bloccare un terzo turco, ma solo per poco perché io ho dovuto mettermi in salvo ma poi l’ho rivisto sulla spiaggia, nascosto in mezzo agli altri migranti, fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di polizia che lo hanno fermato”.

“Sono morti quelli che stavano nella stiva”

“Non hanno avuto alcuna via di scampo quando la barca si è infranta sulla secca davanti alla spiaggia. Il mare li ha inghiottiti. Tanti di quelli che erano sul ponte si sono salvati. Poi le onde ci hanno trascinato con i detriti finché siamo riusciti a raggiungere la spiaggia”. Anche questo è il racconto dei sopravvissuti al naufragio di Steccato di Cutro mentre arrivano a piccoli gruppi al Palamilone dove è stata allestita la camera ardente.

Proprio gli scafisti prima dello schianto “quando si sono accorti che la barca era troppo pesante, quando eravamo vicino alla costa, hanno iniziato a buttare le persone in acqua” ha raccontato più di qualcuno. L’attività di supporto è dedicata soprattutto ai minori che hanno dovuto riconoscere mamme, papà o fratellini morti. Ragazzini che restano soli, fermati anche dalle procedure burocratiche per ricongiungersi con i parenti che vivono in Europa.

Strage migranti, Occhiuto: “rotta Jonica sottovalutata, potenziare soccorso in mare”

CATANZARO – “Questa tragedia faccia comprendere il grave errore di sottovalutazione che è stato fatto sulla rotta migratoria tra la Turchia e la Calabria. Come calabresi ci sentiamo abbandonati, perché l’accoglienza dei migranti dipende solo dallo straordinario impegno dei nostri sindaci”.Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un’intervista a “La Stampa”.

“Solo l’anno scorso in Calabria sono sbarcati 18 mila migranti. Anche se, rispetto alla Sicilia, la nostra è una meta meno pubblicizzata, diciamo. Noi non ci siamo mai lamentati, non abbiamo mai soffiato sul fuoco o parlato alla pancia dei calabresi. I quali, del resto, hanno sempre mostrato grande solidarietà nei confronti dei migranti e di questo sono orgoglioso. Forse perché la nostra è una terra che in passato ha patito il fenomeno dell’emigrazione, ma con una differenza: i calabresi partivano verso Paesi che sapevano governare questo fenomeno”.
“Ci si concentra sulle partenze dal Nord Africa, che pure interessano la Calabria, e sulla rotta balcanica, chiedendo a Erdogan di fermare le partenze via terra. Così chi resta bloccato in Turchia prova la traversata via mare, una rotta di cui nessuno parla.

Per non dire dei limiti di Frontex nell’attività di soccorso. Questa missione europea stabilisce come si deve intervenire per i soccorsi, forse dovrebbe definire anche protocolli in ordine ai mezzi da impiegare in caso di condizioni proibitive del mare, come quelle di sabato notte. Non è pensabile che, nel 2023, non si abbiano a disposizione strumenti di soccorso idonei ad affrontare il mare in tempesta. Qui tutti hanno fatto il massimo, ma la tragedia non è stata evitata”.

Poi c’è la gestione dell’accoglienza di chi arriva, su cui vi sentite soli, no? “Assolutamente abbandonati, da tutti i governi nazionali: questo è in carica da fine ottobre, quindi ha poche responsabilità. Mi ha confortato il fatto che il ministro Piantedosi sia venuto ad ascoltare le nostre preoccupazioni e richieste, a cominciare dalla necessità di ridurre le presenze nel centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, che ospita molti migranti in più di quelli previsti”. “Il governo fa bene a lavorare per limitare le partenze, dialogando con i Paesi di origine e di transito, ma l’urgenza è quella di potenziare gli strumenti europei per il soccorso in mare, a legislazione vigente”.

“La rotta turca si è consolidata nel corso degli ultimi anni tra l’indifferenza generale delle istituzioni europee e persino le Organizzazioni non governative non l’hanno presidiata. Si è fatto tanto clamore, ma non c’era una sola Ong a pattugliare quel tratto di mare né nei giorni scorsi e neppure nei mesi precedenti”. Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un’intervista a “La Verità”.

“In Turchia ci sono 5 milioni di profughi, però, l’Europa è riuscita a convincere Ankara ad arginare le partenze lungo la rotta balcanica. Mi chiedo perché non abbia fatto la stessa cosa per la rotta via mare.
Ed è sottovalutata, facendo le dovute eccezioni, anche nel racconto che se ne fa nel nostro Paese. Si parla sempre dei flussi dal Nord Africa, ma la rotta turca viene affrontata poco e male. Eppure noi calabresi da mesi vediamo sbarcare sulla costajonica iraniani, afghani e siriani nel disinteresse generale.

Tutto è demandato alla sensibilità e alla buona volontà di chi sta sul territorio e che se ne occupa senza alcuna lamentela. Spesso si tratta di bambini e di donne che scappano da Paesi in guerra e che cercano una vita migliore. Le vittime di questa sciagura hanno pagato migliaia di euro per inseguire un sogno che, purtroppo, Ii ha condotti alla morte”. “Ho registrato una grande attenzione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ho ringraziato perché è subito venuto in Calabria. Ed è già la seconda volta che viene in un mese. A Piantedosi ho detto chiesto un maggiore supporto delle strutture di governo soprattutto a Roccella Jonica, città che più di altre è stata chiamata negli ultimi anni a gestire l’accoglienza, ma anche di deflazionare il Cara di Isola Capo Rizzuto che vive una situazione di sovraffollamento e che bisogna alleggerire al più presto. Anche in questo caso sono arrivate delle precise rassicurazioni e non ho ragione di pensare che le nostre sollecitazioni non vengano affrontate nell’immediatezza”.

“Mi pare evidente la volontà di volerci aiutare. Lo Stato ha dimostrato di esserci ma siccome il fenomeno dei flussi in Calabria sta diventando gigantesco deve essere ancora più presente. Ma soprattutto mi aspetto una rinnovata presa di coscienza dell’Europa che, presa dagli egoismi nazionali, non ha considerato che le frontiere non possono essere abbandonate a loro stesse. Devo dire però che ho accolto con interesse le dichiarazioni dei vertici dell’Unione europea. Anche perché, credo che ormai sia chiaro a tutti, la trascuratezza di alcune rotte pub generare tragedie come quella di Crotone. Su segnalazione di Frontex, come ha spiegato il ministro Piantedosi, era partita una motovedetta della Guardia di finanza ma é dovuta rientrare in porto a causa del mare forza 7, una condizione di oggettiva difficoltà. Questo però ci fa capire che vanno rafforzati gli strumenti ma anche le misure per il soccorso.
Nel 2023 l’Europa e i Paesi coinvolti da questi fenomeni devono essere in grado di effettuare i salvataggi in mare in qualsiasi condizione”.

Strage di migranti in Calabria: lutto cittadino nelle scuole. Fermati altri due scafisti

CUTRO (KR) – La distesa di teli bianchi da una parte, dall’altra i sopravvissuti avvolti dalle coperte e i teli termici. Un bilancio destinato a salire perchè molte persone sarebbero disperse, una quarantina. I cadaveri sono 59, 21 donne e 26 uomini e tanti i bambini, 14, tra cui due gemellini di pochi anni ed un piccolo di pochi mesi. Intere famiglie spazzate via dalle onde. I sopravvissuti sono 82 e per 22 di questi è stato necessario il trasporto in ospedale. Una persona è in prognosi riservata ed è ricoverata in terapia intensiva. I corpi, dopo la benedizione impartita dal vescovo di Crotone mons. Raffaele Angelo Panzetta, sono stati caricati su carri mortuari e portati nel palasport di Crotone.

Secondo quanto emerso intorno alle 4 di ieri, una telefonata internazionale, proveniente probabilmente dalla stessa imbarcazione, ha provato a dare l’allarme alla Sala operativa del Gruppo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia. A causa di un inglese stentato, però, non sono state fornite indicazioni utili, ma gli operatori hanno comunque capito che poteva essere accaduto qualcosa di grave ed hanno dato l’allarme. Giunti sul posto, i soccorritori si sono trovati davanti ad uno scenario di morte, con la la tragedia che si era già consumata.

La Procura della Repubblica ha avviato un’inchiesta per ricostruire la dinamica della tragedia, ipotizzando i reati di omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Carabinieri e Guardia di finanza, intanto, hanno sottoposto a fermo un cittadino egiziano sospettato di essere uno scafista. E sono i possesso dei documenti di un’altra persona che potrebbe avere fatto parte dell’equipaggio.

Nelle scuole crotonesi, un minuto di silenzio

Sarà osservato un minuto di silenzio alle 11 di oggi, in tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia di Crotone per le persone morte nel naufragio di Steccato di Cutro. A chiederlo è stato il presidente della provincia di Crotone, Sergio Ferrari: “un minuto di raccoglimento, un momento da dedicare alla riflessione, che coinvolga tutti i ragazzi, perché è nostra responsabilità educare, formare, ma anche ascoltare ed interpretare i sentimenti: preoccupazione, dolore, tristezza, rabbia e cercare di comprenderli”.

Intanto tutti i comuni della provincia di Crotone hanno aderito all’iniziativa di proclamare per la giornata di oggi il lutto cittadino come hanno già fatto i comuni di Crotone e Cutro.

Altri due presunti scafisti fermati

Altre due persone sarebbero state fermate, secondo indiscrezioni raccolte in ambienti giudiziari, con l’accusa di essere stati gli scafisti dell’imbarcazione che ieri mattina si è infranta contro una secca davanti la costa di Cutro, nel Crotonese, con la conseguente caduta in mare dei migranti che si trovavano a bordo. sono ancora decine i dispersi e ottanta le persone che si sono salvate. Le due persone che sarebbero in stato di fermo si aggiungono a quella di nazionalità turca già bloccata, con la stessa accusa, nella giornata di ieri.

Intanto è salito il numero di vittime accertate. A rivelarlo a Radio24 è stato il presidente della Regione Roberto Occhiuto che aveva parlato di un altro cadavere recuperato nel corso delle ricerche che sono andate avanti per tutta la notte. In realtà sono altri tre, i corpi recuperati questa mattina nel corso delle ricerche dei dispersi. Si tratta di un uomo è stato trovato sulla spiaggia ad alcune centinaia di metri dal luogo del disastro mentre un altro corpo è stato recuperato in mare, a circa 400 metri dalla riva, da una motovedetta della Guardia costiera. Infine il terzo a Le Castella, a 3,5 miglia marine dal luogo dell’incidente. Il totale delle vittime accertate sale così a 62.

Le ricerche sono condotte dalla Capitaneria di porto di Crotone con l’ausilio di unità del reparto aeronavale della Guardia di finanza e dei vigili del fuoco. Dalle 6 sono entrati in azione i sommozzatori della Guardia costiera e da poco è entrato in azione anche l’elicottero della Capitaneria di porto.

Nuovo maxi sbarco in Calabria: arrivano 456 migranti. Centro di accoglienza al collasso

CROTONE – Sono arrivati al porto di Crotone poco prima dell’alba i 456 migranti che si trovavano a bordo di un grosso peschereccio intercettato dal Roan della Guardia di finanza a 15 miglia dalle coste calabresi. L’imbarcazione, secondo quanto ricostruito dagli uomini dell’ufficio immigrazione della Questura che hanno eseguito le operazioni di sbarco coordinate dalla prefettura di Crotone, era partita 8 giorni fa dalla Libia. A bordo c’erano tra gli altri 40 bambini e 25 donne che sono stati trasbordati su un’unità della Guardia Costiera di Crotone che li ha portati velocemente al porto.

Qui sono stati accolti dalla Croce rossa italiana che ha provveduto al trasferimento al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Il resto dei migranti è arrivato al porto calabrese a bordo del peschereccio. Delle 456 persone la maggior parte, 270 circa, sono egiziane (tra cui 30 minori). Tante le famiglie siriane. I profughi sono stati tutti trasferiti al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto dove la disponibilità di posti è ormai stata abbondantemente superata. Attualmente, con questo nuovo sbarco, ci sono oltre 1.500 persone su una capienza di 641 posti. Nei giorni scorsi la Protezione civile ha montato 100 tende per poter ospitare i profughi.

Sbarchi natalizi, quasi 500 migranti approdano sulle coste calabresi

CROTONE – Quattrocentonovanta migranti sono sbarcati oggi nel porto di Crotone. Un primo sbarco é avvenuto all’alba, con 90 persone giunte a bordo di un veliero che era stato intercettato al largo da una motovedetta del Roan di Vibo Valentia della Guardia di finanza. Un secondo sbarco, che ha interessato altre 400 persone, é stato registrato nella tarda mattinata.

I migranti sono arrivati a bordo di un mercantile battente bandiera russa, il “Mekhanik Herokin”, che li aveva soccorsi al largo della costa crotonese. Le operazioni relative a quest’ultimo sbarco si sono rivelate complesse poiché le dimensioni del mercantile russo erano tali da impedire all’imbarcazione l’attracco in porto. La situazione si è risolta grazie all’intervento della Guardia costiera, alcune motovedette della quale hanno condotto i migranti, 90 per volta, sulla terraferma.

Tra loro molti gli afghani, siriani e minori non accompagnati. Molti anche i bambini arrivati insieme alle loro mamme e le donne in stato di gravidanza, per una delle quali è stato necessario il ricovero nell’ospedale di Crotone. Con i due sbarchi di oggi salgono a cinque gli arrivi di migranti a Crotone nel giro di 24 ore. Il giorno di Natale, infatti, ci sono state tre operazioni di soccorso condotte dal Roan della Guardia di finanza di Vibo Valentia che hanno consentito di trarre in salvo, complessivamente, 289 persone, tra cui 90 minori non accompagnati.

In due giorni il Cara di Isola Capo Rizzuto (Crotone), adibito a Centro di sorveglianza sanitaria per permettere lo svolgimento delle procedure contro la diffusione del Covid, ha dovuto affrontare una situazione difficile, sfiorando il limite della capienza massima. Ivana Mangione, che quale componente della Croce rossa dirige il Centro di sorveglianza sanitaria, ha detto che “i migranti sono arrivati particolarmente provati, disidratati e stremati. Il viaggio che li ha condotti fino alla costa crotonese è durato tra i sei ed i sette giorni e si è svolto in condizioni difficili. Per fortuna solo una persona, al momento, è risultata positiva al Covid”.

Migranti, oltre 50 sbarcano al porto di Cariati. Arrestati due scafisti russi

 

CARIATI (CS) – Nella serata di ieri, a seguito di serrate ed articolate indagini svolte congiuntamente dagli Agenti della Squadra Mobile della Questura di Cosenza, da Militari della Stazione Carabinieri di Cariati e dai colleghi del Commissariato di P.S. di Corigliano Rossano, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto due cittadini di nazionalità russa, D.A. classe 1985 e V.V. classe 1974, per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

In particolare da quanto ricostruito dagli inquirenti, i due sarebbero stati gli skipper della barca a vela di circa quindici metri che nella mattinata di ieri è spiaggiata sulle coste cariatesi e dalla quale sono sbarcati oltre cinquanta cittadini iracheni ed iraniani, verosimilmente di etnia curda, tra cui anche una donna con il proprio figlio di appena cinque anni.

Lo sbarco avvenuto intorno alle ore 08:00 era stato notato da alcuni cittadini che in quel momento si trovavano vicino all’area portuale e che immediatamente hanno dato l’allarme al numero di emergenza 112; da subito Militari dell’Arma si sono prodigati al fine di evitare che i migranti si disperdessero tra le vie del paese e, grazie all’immediato supporto di altro personale dell’Arma dei Carabinieri nonché del Commissariato di P.S. di Corigliano Rossano unitamente ai soccorritori del 118 e personale del Comune di Cariati, venivano prestate le prime necessarie cure del caso.

Caccia e arresto degli scafisti

Poco dopo il verificarsi dei fatti, già alcuni cittadini che avevano assistito allo sbarco, hanno fornito alle forze dell’ordine alcuni elementi in ordine a quelli che sin da subito erano apparsi essere i cd. “scafisti” per cui immediatamente venivano diramate le ricerche.

Gli ulteriori accertamenti, esperiti da personale della Squadra Mobile di Cosenza, permettevano di costruire altresì una serie di importanti e fondamentali elementi inerenti non solo le modalità della traversata da parte dei citati migranti, bensì anche in relazione alla descrizione puntuale di coloro che avevano provveduto ad accompagnarli nella difficile navigazione.

Tali elementi, supportati dalle dichiarazioni delle persone informate sui fatti consentivano l’individuazione di due cittadini russi che nel frattempo avevano fatto perdere le loro tracce ed avevano cercato di contattare un servizio taxi per allontanarsi dalla Calabria: gli uomini dell’Arma dopo serrate ricerche li individuavano lungo una via centrale di Cariati e, dopo averli sottoposti ad identificazione, provvedevano ad unire tutti gli elementi d’indagine sino a quel momento sviluppati. A ciò si aggiungeva il riconoscimento di alcuni cittadini stranieri sbarcati per cui nella prima serata di ieri gli uomini della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri sottoponevano i due cittadini russi al fermo di indiziato di delitto, e su disposizione della competente autorità giudiziaria, al termine delle formalità di rito venivano tradotti presso la casa circondariale di Castrovillari.

Il risultato operativo è stato raggiunto grazie alla tempestività e dalle capacità investigative di tutti gli uomini delle forze dell’ordine nonché grazie alla collaborazione della cittadinanza che, anche in questo caso, è stata certamente preziosa.